Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Solza (Bg) il 14.9.1891, bracciante, muratore cementista, socialista. Sposato con Beatrice Biffi, ha 3 figli: Luigia, Carla e Gianluigi. Emigrato in Francia per lavoro, rientra in Italia nel 1927. Alla mezzanotte del 31.3.1928, insieme ad Alberto Zonca, muratore di Solza, entrambi ubriachi, cantano ‘Bandiera rossa’ e gridano “Viva la Russia, vogliamo la libertà”. Dopo il fatto entrambi si allontanano da Solza e fanno perdere le loro tracce. Nonostante la denuncia che ne deriva, i due non vengono colpiti subito da mandato di cattura e ancora il 17.5.1928 la Procura di Bergamo non ha formalizzato il giudizio penale nei loro confronti. Nel frattempo si verifica l’attentato terroristico alla Fiera di Milano e anche i Cc di Bergamo, per il territorio di loro competenza, sono coinvolti nelle indagini, che si riferiscono a tutti i ‘sovversivi’ presenti nelle singole giurisdizioni e, soprattutto, a quelli assenti da esse. Pertanto, dato che Esposito e Zonca si sono allontanati da Solza dopo il fatto del 31 marzo, i Cc si dedicano alla loro ricerca. Emerge così che i due amici si sono recati per lavoro a Morgex, in Valle d’Aosta. I Cc si attivano subito “perché, fermati, venissero inquisiti allo scopo di stabilire eventuale loro partecipazione al delitto di Milano; ma frattanto entrambi si erano allontanati da Morgex per destinazione ignota. Si poté però stabilire che tanto lo Zonca quanto l’Esposito, si trovavano già a Morgex da due giorni quando, il 12 aprile, si verificò il noto attentato”. Il 19.5.1928, comunque, benché ancora latitanti, vengono condannati dalla Pretura di Bergamo a 10 giorni di arresto per le ‘grida sediziose’ del 31 marzo precedente. Il 18.7.1928 viene spiccato nei loro confronti un mandato di cattura. Zonca viene arrestato a Courmayeur il 17.8.1928, mentre Esposito viene arrestato a Torino il 27.10.1928. Nel 1930 si trasferisce per lavoro da Riviera d’Adda a Melfi (Pz), dove rimane fino alla fine del 1932, quando si sposta allo scalo ferroviario di Forenza (Pz), dove rimane fino all’ottobre 1933, poi, fino al 2.12.1934, ad Avigliano (Pz). Dal 3.1.1935 è capo d’arte a Potenza per conto dell’impresa di costruzioni Vitale di Roma. Il 10.9.1935 viene ricoverato nel manicomio ‘Russo’ di Miano (Na) “perché affetto da alienazione mentale”, dove muore il 24.91935 “per paralisi del glosso faringeo”. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia. Cpc, b. 1895, 1928-1935. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori)