Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Robecco d’Oglio (Cr) il 28.12.1878, studia a Cremona e lavora come maestro elementare dal 1901. Si sposa il 24.9.1910 a Due Miglia (Cr) con Maria Giuditta Pedroni, dalla quale ha due figli, Enrica Carla e Daniele Luigi. Riformato dal servizio militare perché claudicante. Nei primi anni del Novecento è politicamente attivo a Cremona nelle fila del Psi, anche come componente della Commissione provinciale esecutiva. Vincendo per esami il relativo concorso, dal 6.12.1912 si trasferisce da Cremona a Bergamo, dove deve assumere l’incarico di direttore generale, nonché di maestro, delle civiche scuole elementari. Nonostante la vittoria nel concorso, nell’ottobre 1914 la sua nomina non è ancora avvenuta. Il fatto viene attribuito alla militanza socialista massimalista di Cominetti, pertanto in città il Psi organizza un pubblico comizio di protesta contro la mancata nomina, tra i relatori è presente anche il deputato socialista Giuseppe Soglia, direttore generale delle scuole di Reggio Emilia. Cominetti risiede a Bergamo in via Tiraboschi 8, poi in via Pignolo 115 e dall’ottobre 1931 in via Baioni 23. La sera del 28.9.1920 ad Alzano Maggiore (Bg) tiene una conferenza davanti a 300 persone sul tema “Elezioni Amministrative”. In vista delle elezioni politiche previste per il 15.5.1921, nel collegio elettorale di Bergamo-Brescia Cominetti si presenta candidato insieme agli altri candidati per Bergamo: Emilio Gallavresi, Alessandro Tiraboschi, Ezio Zambianchi, Carlo Zilocchi. Per la campagna elettorale tiene numerosi comizi, senza però riuscire eletto. Abbonato all’«Avanti», le autorità di Ps lo ritengono tra le figure di maggior influenza del socialismo bergamasco. Dal giugno 1921 è uno degli esponenti degli ‘Arditi del Popolo’, vere e proprie squadre di difesa proletaria, fondate a Roma da Argo Secondari e sorte anche a Bergamo per iniziativa di Aristide Piccinini, in risposta alle continue aggressioni fasciste verso gli esponenti del movimento operaio organizzato. Nel corso del 1922 pubblica due necrologi su «La Rivista di Bergamo», fondata in quello stesso anno da Alfonso Vajana, dedicati a due educatori, Giuseppe Mazzola (marzo 1922) e Alberto Cavezzali (ottobre 1922). Il 5.2.1923 viene perquisita la sua abitazione, senza esito, mentre la sera del 17.4.1925, quando abitava in via Pignolo 115, viene sorpreso dagli agenti di Ps in una riunione del Circolo socialista massimalista di via Zambonate 23, poi chiuso per ‘motivi di ordine pubblico’. Viene incluso nella categoria di persone da arrestare in determinate circostanze. Nonostante questo, pochi giorni dopo, il 28.4.1925, gli viene assegnato un riconoscimento professionale, una medaglia d’oro assegnatagli dal Commissario Steiner, R. Provveditore agli studi della Lombardia, per le benemerenze acquisite nel “campo delle assistenze infantili” (come riporta la «Rivista di Bergamo» del maggio 1925 a p. 2239). L’1.12.1926 viene denunciato alla Commissione Provinciale per il confino di polizia, che lo condanna a 3 anni, il 13.12.1926 viene arrestato e il 17.12.1926 viene destinato a Lagonegro (Pz), dove viene portato il 20.12.1926. A quest’epoca i due figli di Cominetti frequentano il ginnasio. L’arresto e la condanna portano il Comune di Bergamo, del quale fino a quel momento Cominetti era dipendente, a considerarlo decaduto dal suo ruolo, corrispondendogli una modesta pensione. Il 28.12.1926 la Questura di Bergamo invia un telegramma al Ministero dell’Interno nel quale è scritto che la conferma che Cominetti sia un irriducibile avversario del fascismo è stata fornita dal “sovversivo Gagiossi Giovanni fermato nello scorso agosto”. In effetti Gagiossi, interrogato dopo essere stato arrestato, afferma che Cominetti, insieme a Ezio Zambianchi e a Giuseppe Facchinetti, è tra i pochi che hanno continuato a dirigere i pochi militanti rimasti del partito socialista massimalista a Bergamo. La difesa di Cominetti presenta appello, il 15.1.1927 il Ministero dell’Interno comunica che il confino viene commutato in ammonizione e il 18.1.1927 viene riportato sotto scorta a Bergamo, dove arriva il 20.1.1927 e dove gli viene inflitta l’ammonizione, attiva fino al dicembre 1928. Proprio l’ammonizione costituisce un oggettivo ostacolo alla ripresa di un’attività lavorativa da parte di Cominetti, che dopo il suo rientro dal confino per vivere è costretto a dedicarsi all’insegnamento privato, dato che la pensione che riceve dal Comune di Bergamo è insufficiente per il mantenimento della sua famiglia. Proprio per questo il 3.4.1927 presenta ricorso alla Commissione Provinciale per la revoca dell’ammonizione, ma il 14.5.1927 la Commissione si dichiara incompetente perché il provvedimento è stato preso dalla Commissione centrale d’appello. Il 18.6.1927 presenta al Prefetto una seconda istanza, che però non viene presa in considerazione. Il 3.8.1927 si ricovera nella casa di cura del prof. Gilberti di via Quarenghi per un intervento chirurgico, resosi necessario in seguito alla durezza fisica del viaggio di ritorno a Bergamo dal confino di Lagonegro. Il 16.1.1928 il questore di Bergamo, Giovanni Guarducci, scrive al prefetto rilevando che Cominetti continua ad essere tenacemente socialista e antifascista, perciò il questore è contrario ad ogni atto di clemenza nei suoi confronti. In tal senso si esprime 2 giorni dopo anche la Commissione Provinciale. Il 23.8.1928 viene incluso in RF con il n° 8409 quale oppositore del regime. Nel novembre 1928 è autorizzato a recarsi a Robecco d’Oglio per la morte del padre. Nell’evidente intento di costringere il suo interlocutore ad una formale presa di posizione, l’1.12.1928 Cominetti scrive una lettera al presidente della Commissione Provinciale, il prefetto Solmi, informandolo che, dato che in quello stesso giorno scadono i due anni dei vincoli derivanti dall’ammonizione da lui subita, da quel momento si sarebbe ritenuto totalmente sciolto dal provvedimento a meno di comunicazioni contrarie, che in effetti non ci sono. Il 5.6.1934 il brigadiere Calanca, della squadra politica della Questura, osservando che Cominetti è di età avanzata, vive appartato e si disinteressa di politica, ritiene che lo si possa radiare dall’elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze, ma sul foglio del rapporto di Calanca il questore il 7.6.1934 di suo pugno scrive: “Conosciuto da me personalmente. Capacissimo di dirigere rivolte armate. Resti nell’elenco delle persone da arrestare”. L’attenzione poliziesca nei confronti di Cominetti rimane costante fino alla fine della sua vita. Il 21.12.1934 il brigadiere Calanca redige un ulteriore rapporto su di lui, che conclude così: “Il professor Cominetti conduce vita molto ritirata anche per la sua avanzata età e rare volte va fuori di casa anche perché molto occupato per le continue lezioni di ripetizione che egli dà agli alunni ed alunne delle scuole Magistrali”. Cominetti muore il 19.1.1935 nella sua abitazione di via Baioni 23. La Questura non manca di mandare un proprio uomo ai suoi funerali, il brigadiere Tito Calanca, che il 22.1.1935 così riferisce al Questore: “Pregiomi riferire alla S.V. Ill/ma che ai funerali del soprascritto, svoltesi ieri alle ore 16, hanno partecipato circa 400 persone composte di insegnanti, maestri, professori, amici e persone della stessa fede fra i quali si è notato l’Avvocato Vajana Alfonso, Avv. Gennati Domenico, che reggevano i cordoni; la professoressa Rossi Ada, Piccinini Aristide, Maladosa Edoardo, Rocchi Agostino, Perico Ettore, Pansera Battista, Bacis Giovanni, Patelli Luigi, Balicco Andrea, Ghibesi Bernardo ed altri che è sfuggito il nome fra i partecipanti. Sopra la bara vi era un cuscino di viole celeste, più un piccolo cuscinetto di garofani granata”. Nelle lettere che Ernesto Rossi dal carcere si scambiava con sua moglie Ada, saputo da questa della morte di Cominetti, da Rossi denominato ‘Professor Letture’, esprime il dispiacere per la sua morte e la stima che provava per lui. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia. Cpc, b. 1428, 1915-1935. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori)
Documentazione allegata
fotografia da documento identificativo
(1 fotografia (riproduzione))
corrispondenza
(rapporto del 5.6.1934 del brigadiere Calanca: Cominetti vive oramai appartato, disinteressato alla politica ed in età avanzata, tanto da ritenere che lo si possa radiare dall’elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze; con annotazione manoscritta del Questore, in data 7.6.1934: “Conosciuto da me personalmente. Capacissimo di dirigere rivolte armate. Resti nell’elenco delle persone da arrestare”.)
corrispondenza
(rapporto del 22.1.1935 del brigadiere di PS Calanca sui funerali di Cominetti: “Pregiomi riferire alla S.V. Ill/ma che ai funerali del soprascritto, svoltesi ieri alle ore 16, hanno partecipato circa 400 persone composte di insegnanti, maestri, professori, amici e persone della stessa fede fra i quali si è notato l’Avvocato Vajana Alfonso, Avv. Gennati Domenico, che reggevano i cordoni; la professoressa Rossi Ada, Piccinini Aristide, Maladosa Edoardo, Rocchi Agostino, Perico Ettore, Pansera Battista, Bacis Giovanni, Patelli Luigi, Balicco Andrea, Ghibesi Bernardo ed altri che è sfuggito il nome fra i partecipanti. Sopra la bara vi era un cuscino di viole celeste, più un piccolo cuscinetto di garofani granata”)