Profilo sintetico riassuntivo
Nato il 10.7.1889 a Trezzo sull’Adda (Mi), dove risiede, sposato con due figli, lavora come operaio allo ‘Stabilimento Tessili Italiani’ di Crespi d’Adda (Bg). Nel biennio 1920-21 è socialista, poi si iscrive al Pnf, sospetto politico. Il 30.3.1938, Colombo si trova nei gabinetti dello stabilimento dove lavora in compagnia del muratore Pietro Geremia Teli. Parlando del discorso sulle forze armate pronunciato la sera precedente da Mussolini, i due lo commentano e, secondo l’accusa che verrà rivolta loro, si lasciano andare a critiche sull’operato di Mussolini, che Colombo avrebbe anche definito come autore di discorsi che fanno “andare giù i coglioni”. I due non sanno che sono ascoltati dall’operaio fascista Luigi Manenti (di Pietro e Genoveffa Barzaghi, nato il 20.12.1899 a Capriate San Gervasio), a sua volta presente nei gabinetti ma non visto dagli altri due. Questi, uscito, viene scorto da Colombo e Teli, ma si allontana senza dir nulla e il giorno successivo riferisce ciò che ha sentito al segretario del fascio di Capriate San Gervasio, Giovanni Pisoni. Colombo e Teli vengono arrestato il 30.4.1938 e detenuti nelle carceri giudiziarie di Bergamo dall’1.5.1938. Tutti i protagonisti della questione vengono interrogati tra il 31.3.1938 e l’1.4.1938 dal maresciallo maggiore Giulio Pozzi presso la stazione dei Cc di Treviglio. I verbali delle loro deposizioni vengono trasmessi in copia al Ministero dell’Interno perché indichi gli eventuali provvedimenti. Tali verbali sono presenti nel fascicolo. Le deposizioni di Colombo e Teli, evidentemente concordate tra loro, sono in netto contrasto con quella di Manenti, fatta propria anche dal fascista Pisoni. La questione verrà risolta dalla decisione del Ministero dell’Interno. Nel frattempo, la moglie di Colombo, Rosa Maria Angela Presezzi (sposata a Trezzo sull’Adda il 13.12.1914) il 7.5.1938 scrive personalmente una lettera al questore di Bergamo chiedendo il rilascio del marito. A sua volta ma parecchi giorni dopo, il 17.5.1938, il vicario foraneo di Trezzo d’Adda, don Basilio Grazioli, presentandosi “come Padre Spirituale di questa mia popolazione di Trezzo e quindi anche dei meno buoni”, indirizza una lettera al questore di Bergamo chiedendo il rilascio di Colombo come “atto di bontà”. La lettera è registrata in ingresso in Questura il 18.5.1938, ma Colombo è stato rilasciato il giorno prima, come laconicamente annota a lapis blu lo stesso questore sulla lettera del sacerdote. Il 16.5.1938 il Ministero dell’Interno aveva ordinato la scarcerazione di Colombo e di Teli per mancanza di riscontri nelle accuse mosse nei loro confronti dall’operaio Manenti. Scarcerati il 17.5.1938. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori)