Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bergamo il 14.6.1887, disfattista. Risiede a Bergamo in via Baioni 2, sposato il 2.2.1911 con Ancilla Zanchi, ha 3 figli: Giacomo, nato a Sofia in Bulgaria, pulitore; Renzo, tipografo, e Angelina. Lavora come operaio fuochista presso gli stabilimenti di Dalmine (Bg), iscritto al Pnf, confinato. Viene arrestato per ‘disfattismo’ il 22.11.1941. La ragione dell’arresto sta nel fatto che Colleoni, nel mese di ottobre 1941, racconta ad altre persone un episodio da lui ascoltato a sua volta da altri, secondo cui un macellaio di Bergamo avrebbe avuto una contravvenzione per avere venduto due chili di carne fresca in un giorno proibito ad una donna che ne aveva bisogno per il figlio malato. Il macellaio, di fronte alla multa subita, avrebbe affermato che allora andava multato anche il federale di Bergamo, che aveva fatto lo stesso acquisto in un giorno proibito. Questa storia viene raccontata da Ernesto Marchesi, guardia notturna agli stabilimenti di Dalmine ma residente a Vertova (Bg). Velocemente diffusa nel resto del paese da altre persone, la notizia giunge alle orecchie del federale di Vertova, Dolci, che il 17.11.1942 ne scrive al diretto interessato, il federale di Bergamo Gino Gallarini (nel fascicolo è conservato il suo biglietto da visita), che segnala la vicenda alla Questura. E’ lo stesso questore Giuseppe Pumo ad condurre personalmente le indagini, prima recandosi a Vertova il 21.11.1941 per raccogliere le testimonianze delle persone del posto segnalate dal federale di Vertova, poi convocando il giorno dopo in Questura Colleoni e Marchesi, che al termine dell’interrogatorio vengono rinchiusi nelle carceri giudiziarie di Bergamo. Il 15.12.1941 Colleoni viene condannato dalla Commissione Provinciale per il confino di polizia di Bergamo ad un anno di confino. Stessa sorte tocca a Marchesi, che viene inviato per un anno a Carunchio (Ch), mentre Colleoni viene inviato a Introdacqua (Aq), dove giunge il 20.1.1942. Il 27.2.1942 la moglie di Colleoni, dopo un primo tentativo nel mese di dicembre 1941, scrive per la seconda volta al prefetto di Bergamo, Francesco Ballero, per chiederne la liberazione, osservando che il marito che ha già scontato due mesi di carcere preventivo e uno di confino e che la famiglia è in grave difficoltà economica. Il 12.3.1942 il Ministero dell’Interno comunica che l’istanza di clemenza avanzata dalla moglie è stata respinta, ma pochi giorni dopo, il 28.3.1942, Colleoni ottiene la libertà condizionata “per atto di clemenza del Duce” e il 2.4.1942 rientra a Bergamo. Il 12.8.1947 viene inserito nell’elenco dei confinati politici durante il regime fascista con la qualifica di apolitico. Nel fascicolo sono conservate due copie di una sua fotografia tratta dalla carta d’identità. Cpc, b. 1407, 1941-1942. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori)