Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Calvenzano (Bg) il 15.1.1903, dove risiede in via Umberto I n. 1, sovversivo, operaio presso gli stabilimenti Pirelli. Risiede a Brignano Gera d’Adda (Bg) in via Borgorato 11. Sposato con Margherita Mulazzani, nel 1940 ha 3 figli: Paolo, Fausto e Maria. L’1.1.1923 si iscrive al Pnf di Calvenzano e fa anche parte della XIV legione della Mvsn, poi passa al fascio di Brignano Gera d’Adda, al quale si iscrive anche il più giovane dei suoi fratelli, Mario. Mantiene la sua iscrizione fino al 1929, quando non rinnova la tessera annuale per mancanza di mezzi economici. Nel contesto di un’ampia azione di polizia, il 21.7.1931 viene arrestato insieme ad altri con l’accusa di far parte di una cellula del Pci, il cui era quello di radicarsi sul piano organizzativo nel territorio di Treviglio e dintorni. L’8.10.1931 i Cc di Treviglio riferiscono alla Questura di Bergamo che Blini “di carattere chiuso e taciturno, non aveva amicizie né frequentava osterie e conduceva vita modesta e regolare, senza dar luogo a rimarchi, talché la notizia dell’avvenuto suo arresto, destò non poca meraviglia fra i dirigenti fascisti di Brignano, che lo ritengono tuttavia elemento non sospettabile politicamente”. A capo della struttura organizzativa individuata dalla polizia fascista figura l’operaio Giovanni Bonomi di Treviglio il quale, interrogato, confessa di aver assegnato ad Ambrogio De Ponti il ruolo di capo-cellula per Treviglio, a Francesco Lazzarini per Arzago, a Ernesto Fontana per Calvenzano, a Giovanni Colombi per Arcene e, appunto, a Blini per Brignano Gera d’Adda. Tranne Lazzarini, arrestato il successivo 26.7.1931, gli altri vengono subito incarcerati ai Bergamo. Le loro abitazioni vengono perquisite alla ricerca di stampe e materiale propagandistico ma, come scrive il 31.8.1931 il questore di Bergamo Guarducci al Procuratore Generale presso il Tribunale Speciale, non c’è alcun ritrovamento “comprovante l’organizzazione delittuosa, poiché la massima parte dell’attività antinazionale veniva a trovare la sua prima attuazione, non già nelle sedi di domicilio dei singoli individui nominati cellule dal Bonomi, ma sul treno operaio, durante il percorso da Treviglio a Milano e viceversa, sul quale il Bonomi e tutti gli altri viaggiavano ogni giorno per recarsi la mattina al lavoro e per ritornare la sera a casa. In tali circostanze di tempo e di luogo il Bonomi trovava agevole l’esplicazione della propria attività sovversiva in quanto trovandosi insieme ai propri compagni di lavoro egli poteva avvicinare quelli che riteneva più prossimi e comunque più proclivi ai propri princìpi politici e svolgere con essi la propaganda delle idee comuniste la quale si effettuava con la consegna di stampe sovversive e con incarico di diffonderle fra gli altri conoscenti”. Nel caso di Blini, come scrive ancora il questore Guarducci, il coinvolgimento emerge “nella forma e nell’intensità della propaganda la quale può anche apparire timida, ma non meno efficace, indiretta e comunque meno decisiva di quella del Bonomi”. Per questo, insieme a Giovanni Maria Colombi e a Giovanni Mombrini, dopo essere stati denunciati il 1.9.1931 al Tribunale Speciale, il 21.11.1931 lo stesso Tribunale delibera la scarcerazione dei tre “per insufficienza di indizi di reità”. Blini trova lavoro come contadino, prima presso la Cascina Nuova e poi presso la Cascina Ruffini di Canonica d’Adda (Bg), dove si trasferisce definitivamente il 30.1.1936. Nel 1940 lavora come operaio presso l’Industria Composteria Stampati di Canonica d’Adda. Radiato nel 1940. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia in doppia posa. (G. Mangini, R. Vittori)