Bolis Antonio Bortolo


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n. busta
14
n. fascicolo
452
Primo estremo
1933
Secondo estremo
1942
Cognome
Bolis
Nome
Antonio
Altri nomi
Bortolo
Presenza scheda biografica
no
Luogo di nascita
Data di nascita
1911/11/08
Livello di istruzione
licenza elementare
Professione
contadino manovale
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Erve (Bg) il 8.11.1911, dove risiede nella frazione Pratomolone al n. 2, contadino e poi manovale, sovversivo, socialista, orfano di guerra perché suo padre è morto in seguito ad una malattia contratta sotto le armi durante la prima guerra mondiale. Ha due sorelle, Luigia e Emma Giannina. Secondo la ricostruzione effettuata dalla Questura di Bergamo e trasmessa il 30.7.1933 al Prefetto, la sera del 1° maggio 1933, a Erve, Bolis è con i cugini Arturo Francesco Bolis, Pietro Ernesto Bolis e Pietro Bolis, tutti contadini di Erve, “avendo un po’ bevuto, andavano cantando ad ora tarda per le strade del paese, delle canzoni popolari e poiché alcuni abitanti si affacciarono alle finestre protestando contro i disturbatori, essi uscirono con frasi di sfida e minaccia inneggiando anche al primo maggio ed alla bandiera rossa”. Quello che viene ricostruito nel passo citato è l’atto conclusivo di una giornata di lavoro, durante la quale i 4 cugini hanno lavorato al trasporto di legna, tramite una teleferica, dalla località Piazza ad Erve. Il compenso per il lavoro svolto sono stati 5 litri di vino. La vicenda in questione, in realtà, è il risultato dell’intreccio tra la situazione affettiva di uno dei giovani Bolis, le convinzioni politiche di tutti e quattro e l’effetto dell’alcool. I quattro vengono fermati solo alcuni giorni dopo dai Cc di Calolzio. I successivi interrogatori vengono condotti dal tenente Eusilde Merello, comandante la stazione dei Cc di Bergamo, insieme al maresciallo capo a piedi Pietro Della Torre, comandante della stazione dei Cc di Calolziocorte, il quale si alterna con il brigadiere Riccardo Benatti dei Cc di Bergamo Bassa. Gli accusati ammettono di aver gridato “evviva il primo maggio” ma negano di aver inneggiato anche alla bandiera rossa. Nel fascicolo sono conservate non solo le copie del verbale d’interrogatorio di ognuno di essi, ma anche di numerosi altri testimoni. In particolare, nel verbale di Pietro Ernesto Bolis, vengono citati alcuni passi di qualche canzone cantata dal gruppo di amici, come “Dammi le mie lettere con dentro il ritratto i baci che ti ho dato non li ricordo più”; “Donna sei volubile”; “Donna senza cuore tu mi hai giurato amore con tanta falsità”. I passi citati, in realtà, costituiscono l’adattamento canoro di una ben precisa situazione esistenziale che riguarda Pietro Bolis. Tra le persone chiamate dai Cc a testimoniare, infatti, viene convocata anche Lucia Valsecchi, una diciannovenne di Erve, che il 20.6.1933 dichiara: “Da 10 mesi circa ero fidanzata a certo Bolis Pietro di Carlo e per varie ragioni sono venuta nella determinazione di lasciarlo, ciò che ho fatto il 18 aprile 1933. Rimasero in mio possesso una quindicina delle sue lettere e due fotografie perché non mi azzardavo a consegnargliele personalmente in quanto aveva promesso di picchiarmi. Dopo 15 giorni circa ho consegnato le lettere e fotografie al parroco di Erve perché si compiacesse farle recapitare al Bolis suddetto. Sono sicura che le lettere e fotografie sono state consegnate al Bolis”. La testimonianza resa il 19.6.1933 dal segretario politico del fascio locale, nonché podestà di Erve, Carlo Alberto Amigoni, fornisce ulteriori elementi che contribuiscono a delineare il quadro complessivo: “la sera del 1° dopo aver bevuto del vino si sono diretti verso la frazione Cereda per recarsi alle loro abitazioni nell’altra di Pratomolone. Giunti in Cereda, verso le ore 22.30 – 23 circa, hanno cantato diverse canzoni e schiamazzato, specie indirizzando le canzoni di una giovane del luogo ex fidanzata di Bolis Pietro di Carlo. Data l’ora tarda i giovani sono stati invitati dalla popolazione del luogo ad andarsene a casa, ma essi gridarono ancora di più insultando le persone che si erano affacciate e gridando evviva il 1° maggio. Essi si allontanarono verso le ore 24 circa. Il 3 maggio c.a. li chiamai in comune rimproverandoli e ritenendo che la cosa non fosse grave, per aver detto evviva il 1° Maggio, mi limitai ad invitarli per gli schiamazzi fatti, a versare la somma di L. 400 complessiva a beneficio delle opere assistenziali. Subito non aderirono; poscia si decisero ed accettarono; ma sino ad oggi non hanno versato nulla. L’11 Giugno 1933 venni a conoscenza che essi avevano gridato anche ‘Bandiera Rossa’ per cui riferii verbalmente, in qualità di Segretario Politico, il fatto alla Federazione Provinciale Fascista, il 13 andante in occasione della mia venuta a Bergamo”. Al termine della lunga escursione dei testimoni, il tenente dei Cc Eusilde Merello spedisce il 10.7.1933 il suo rapporto finale sulla vicenda alla Questura di Bergamo. Nel rapporto del 30.7.1933 redatto dal questore per il prefetto, i 4 cugini vengono definiti “di carattere un po’ spavaldo” ma immuni da precedenti; tuttavia, “poiché la manifestazione avvenne proprio nella ricorrenza del primo maggio e fece penosa impressione tra la quieta e laboriosa popolazione di Erve”, il questore ne propone l’ammonizione. In realtà Bolis viene diffidato il successivo 7.8.1933. Il 15.11.1934 il tenente dei Cc di Bergamo, Aniello D’Oro, informa la Questura che Bolis non è iscritto al Pnf e “non ha dato alcuna priva di ravvedimento”. La stessa considerazione viene fatta dal tenente dei Cc di Bergamo Emilio Scoccia il 12.10.1936 e il 23.11.1938. Nel 1938 Bolis risulta sposato con Ernesta Bolis. Con un’informativa del 23.9.1941 indirizzata alla Questura, il tenente Angelo Magistri dei Cc di Bergamo ne propone la radiazione dallo schedario dei sovversivi perché “da qualche anno e precisamente dal 1935, il Bolis frequenta compagnie di fascisti, prende parte alle cerimonie patriottiche, ed è entrato in simpatia a tutti gli appartenenti al P.N.F.”. Tuttavia, nello stesso documento, poche righe prima del passo appena citato, si rileva che Bolis “negli anni 1919, al 1925, militò nel partito socialista come semplice gregario, non risulta abbia svolto propaganda in seno al Partito stesso”. Si tratta di un’affermazione priva di senso, dato che Bolis nel 1919, quando cioè avrebbe iniziato la sua militanza socialista, aveva solo 8 anni. Nel fascicolo è conservata la sua carta d’identità obbligatoria come sospetto politico e una sua fotografia. Radiato nel 1942. (G. Mangini, R. Vittori)
Familiari
Bolis Giovanni (padre)
Morto in seguito ad una malattia contratta sotto le armi durante la prima guerra mondiale.
Galizzi Francesca (madre)
Bolis Emma Giannina (sorella)
Nata a Erve il 5.5.1913.
Bolis Luigia (sorella)
Nata a Erve l’8.7.1915
Bolis Ernesta (moglie)
Nata nel 1915.
Luoghi di residenza
Erve Lombardia Italia frazione Pratomolone (1911 - )
Fatti notevoli
1933/05/01
La sera del 1° maggio 1933, insieme ai cugini, tutti ubriachi inneggiano al 1° maggio e cantano 'Bandiera rossa'.
Sanzioni subite
diffida (1933/08/07 - )
Relaz. con altri soggetti
Bolis Arturo Francesco
ASBg, Sovversivi
Bolis Pietro Ernesto
ASBg, Sovversivi
Bolis Pietro
ASBg, Sovversivi
In rubrica di frontiera
no
In bollettino ricerche
no
Esclusione dallo schedario
Data di esclusione
1942
Documentazione allegata
fotografia carta d’identità come sospetto politico