Profilo sintetico riassuntivo
Nato nella frazione Sforzatica di Dalmine (Bg) il 4.2.1911, fdove risiede in via Umberto I° n. 11, fattorino presso gli stabilimenti della Dalmine, poi operaio, sospetto comunista. Scheda biografica aperta l’1.31932. Ha una sorella, Maria, e un fratello, Ernesto. Il 12.5.1931, sulla strada comunale tra Albegno e Dalmine, vengono rinvenuti alcuni manifestini stampati clandestinamente inneggianti al 1° maggio con vignette antifasciste, e giornali («L’Unità» e «Avanguardia»). Le indagini svolte per risalire agli autori, sulle prime non hanno esito. Nel settembre successivo, però, Cavalieri commette l’imprudenza di confidare ad un conoscente, Alfredo Storti (di Alessandro ed Elisa Parimbelli, n. il 18.8.1907 a Sforzatica, sacrista) essere lui l’autore dello spargimento del materiale propagandistico rinvenuto per strada nel maggio precedente. Nel frattempo il brigadiere Francesco De Gasperi, comandante della stazione dei Cc di Dalmine, non avendo mai smesso di indagare sulla questione, nel novembre 1931 rintraccia Storti e lo interroga. Questi, dopo avere inizialmente tergiversato, racconta della confidenza avuta da Cavalieri. Interrogato, Cavalieri scarica la responsabilità su Luigi Leris e per scagionare sé stesso utilizza un alibi che però si rivela presto infondato. La ricostruzione dei fatti che hanno portato all’arresto di Cavalieri è contenuta nel rapporto, inviato al prefetto di Bergamo l’1.12.1931, redatto dal comandante la Divisione dei Cc di Bergamo, maggiore Romano Dalla Chiesa. Nasce da qui la denuncia di Cavalieri alla Commissione Provinciale per il confino di polizia, che il 26.2.1932 lo condanna per un anno al confino politico perché si è dimostrato “un pericolo per l’Ordine Nazionale”, mentre Leris viene condannato a due anni di confino. Cavalieri presenta ricorso contro la sentenza, respingendo gli addebiti e invocando il fatto di essere l’unico sostegno per la sua famiglia. In attesa dell’esito del ricorso, il 17.3.1932 viene tradotto a Marsiconuovo (Pz). Il suo ricorso viene respinto il 20.4.1932, mentre il 14.7.1932 viene arrestato al confino e il 27.7.1932 condannato dalla Pretura di Marsiconuovo a 3 mesi di arresto per inosservanza dell’articolo 186, 8° capoverso del Testo Unico della legge di Ps, con il beneficio della condizionale per due anni. Prosciolto il 15.11.1932 per amnistia nel decennale della marcia su Roma, il 15.1.1933 viene rimpatriato a Bergamo con foglio di via obbligatorio. Viene iscritto nell’elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze. Nel fascicolo sono conservate una sua fotografia in triplice posa e il foglio dactiloscopico con la fotografia in duplice posa, realizzate in Questura a Bergamo il 12.3.1932 dal vice-brigadiere Azzarone e verificate dal vice-commissario di Ps Ruggiero. Nel 1936 lavora come manovale per l’impresa edile Rocca. Dopo un periodo di disoccupazione nel giugno 1939, nell’ottobre 1939 lavora come operaio presso la fonderia Rumi di Bergamo. Nel 1940 lavora come operaio fonditore ed è sposato con Pietra Egnese (n. 1914), dalla quale ha una figlia (Iride, nata nel 1939). Nel 1940 chiede l’iscrizione al Pnf, che però viene rifiutata. Il 17.6.1940 i Cc di Bergamo, a firma del sotto-tenente Domenico Vico, scrivendo alla Questura esprimono parere favorevole alla radiazione di Cavalieri dall’elenco dei sovversivi, ma la radiazione non viene concessa. Il 12.8.1947 viene incluso nell’elenco dei confinati politici durante il regime fascista con la qualifica di sospetto comunista. Cpc, b. 1193, scheda biografica, 1932-1940. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori)