Cattaneo Vittorio Emilio

n. busta
29
n. fascicolo
897
Primo estremo
1943
Secondo estremo
1946
Cognome
Cattaneo
Nome
Vittorio
Altri nomi
Emilio
Presenza scheda biografica
no
Luogo di nascita
Data di nascita
1917/09/19
Livello di istruzione
licenza elementare
Professione
operaio fonditore
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bergamo il 19.9.1917, dove risiede in via Lavanderio 3 con la madre anziana, operaio fonditore, antifascista, celibe, confinato politico. Iscritto al Pnf dal 16.10.1939, dal 1941 la sua iscrizione è sospesa “per morosità nei contributi di rinnovazione della tessera”. Nel corso del 1938 svolge il servizio militare nell’Aeronautica. Richiamato alle armi, nel 1943 fa parte del Deposito 7° Reggimento Fanteria ‘Cuneo’ di stanza a Milano, ma nel luglio 1943 risulta in licenza di due mesi, rinnovabile sulla base della circolare 125730/4 del 9.6.1942, quale operaio fisso presso lo stabilimento aeronautico Caproni’ di Ponte San Pietro (Bg). Il 9.6.1943, nel cassetto del tavolo di un capo-reparto della ‘Caproni’, viene rinvenuto un manifestino a stampa, chiaramente antifascista, intitolato ’10 Giugno’ e firmato ‘Il Comitato provvisorio per il Fronte Nazionale d’Azione’, nel quale si ricorda la responsabilità fascista per la morte di Matteotti e per l’entrata in guerra dell’Italia e si invitano gli italiani di ogni partito ad unirsi per dare il “colpo di grazia” al regime fascista, concludere una pace separata e osservare un minuto di silenzio e di sospensione dal lavoro al fischio della sirena alle ore 10 del 10 giugno. L’allarme suscitato da tale rinvenimento nelle forze dell’ordine fasciste è grande e l’inchiesta per risalire a coloro che sono coinvolti nell’iniziativa è massiccia e capillare e porta all’identificazione di 5 persone: Dante Paci, Angelo Amboni, Guido Carminati, Angelo Tosi e, appunto, Vittorio Cattaneo. Come scrive il questore di Bergamo nel suo rapporto al prefetto del 2.7.1943, “di essi l’aviere Paci rappresentava la vera cellula che, sfruttando la sua posizione di militare e la necessità di doversi sovente recare a Milano per ragioni di servizio, ritirava in detta città dai sovversivi, ai quali era collegato, il materiale di propaganda per portarlo a Ponte San Pietro e diffonderlo tra gli operai. Il Paci, datosi alla latitanza, è oggetto di oculate ricerche”. Paci porta a Ponte San Pietro due copie del volantino citato e le consegna ad Angelo Amboni perché questi le faccia leggere ad altri operai. Una delle due copie viene distrutta dall’operaio Guido Carminati su indicazione della madre, l’altra viene messa nel cassetto del capo-reparto, anche se dalle carte conservate nel fascicolo non emerge chi sia stato, tra Carminati e Cattaneo, ad avere effettivamente collocato il volantino nel cassetto, dato che nelle rispettive deposizioni ciascuno dei due incolpa l’altro. Dall’inchiesta condotta dagli agenti della Questura, inoltre, emerge che già in precedenza Paci aveva portato da Milano materiale a stampa all’interno dello stabilimento di Ponte San Pietro, distribuendolo nell’ordine ad Amboni, Cattaneo e Carminati. Infatti, verso la metà del maggio 1943, Paci aveva diffuso un altro testo, stampato clandestinamente e relativo alla vicenda della fossa di Katin, in cui “sarebbero accusati di mendacio i tedeschi, che avrebbero inventato il fatto per discreditare il popolo russo dinanzi al mondo”. La conseguenza che il questore trae dall’inchiesta e che indica al prefetto, il quale presiede la Commissione provinciale, è questa: “La diffusione di libelli negli stabilimenti C.A.B. di Ponte S. Pietro, verificatasi in due riprese, sta ad attestare l’esistenza della organizzazione sovversiva, il fine propagandistico da essa propostasi e la pericolosità politica degli aderente, due dei quali inscritti anche al P.N.F.”, pertanto vengono invocate “severe misure” contro gli operai coinvolti. Cattaneo, arrestato nello stabilimento Caproni alle 10.30 del 12.6.1943 dagli agenti della Questura di Bergamo Franzo Crimi (guardia scelta di Ps) e Tito Calanca (maresciallo di Ps), viene denunciato alla Commissione Provinciale per il confino di polizia di Bergamo per propaganda antifascista. Lo stesso giorno, alle 11.30, gli agenti Luigi Guidolotti (brigadiere di Ps) e ancora Tito Calanca (maresciallo di Ps), procedono alla perquisizione dell’abitazione di Cattaneo, senza esito, avvenuta alla presenza della madre di Cattaneo. Il 2.7.1943 la Questura informa il comando dei Cc della Compagnia di Bergamo Interna che “il 9 del decorso giugno, l’individuo in oggetto, venuto in possesso di un manifestino sovversivo ne diffondeva il contenuto facendolo leggere ad altri operai dello stabilimento ‘Caproni Aeronautica Bergamasca’ di Ponte S. Pietro. Dalle indagini svolte da quest’Ufficio è risultato che il predetto faceva parte di un gruppo di altri 4 individui e propagandisti abituali di libelli sovversivi, per cui egli, che trovasi associato nelle locali Carcere Giudiziarie, venne denunziato per un severo provvedimento di polizia”. Al termine di tale nota, la Questura incarica i Cc di preparare un rapporto con tutte le informazioni possibili su Cattaneo. Firmato dal capitano Garimberti, i Cc già il 5.7.1943 spediscono alla Questura il rapporto richiesto, in cui ricostruiscono i dati essenziali dell’attività di Cattaneo. Al termine del loro rapporto, i Cc aggiungono che prima dell’arresto Cattaneo “non ha mai dato luogo a rilievi in linea politica. Ciò premesso, si propone che il Cattaneo sia sottoposto ad un mite provvedimento di polizia”. Nonostante la proposta dei Cc, il 7.7.1943 la Commissione Provinciale condanna Cattaneo al confino per 3 anni. Nel verbale della seduta della Commissione viene riportata una sola frase di quanto dichiarato da Cattaneo: “Nella lettura del manifestino sovversivo con altri non ero pervaso da spirito propagandistico, ma solamente da curiosità”. La Commissione, presieduta dal prefetto Luigi Giannitrapani, è composta dal federale fascista Mario Cionini Visani, dal procuratore del Re Angelo Sigurani, dal questore Giuseppe Pumo, dal console della Mvsn Giovanni Ridolfi e dal tenente colonnello di Cc Ugo Marchetti. Dopo la visita medica avvenuta nelle carceri giudiziarie per verificare l’idoneità di Cattaneo a sopportare il confino, avvenuta il 10.7.1943 da parte del dr. Gualteroni, che giudica Cattaneo di sana e robusta costituzione, lo stesso giorno il prefetto scrive al Ministero dell’Interno per comunicare la condanna e proporre una località di terraferma, aggiungendo però che Cattaneo “non è un ex-combattente, è in misere condizioni economiche e non è in grado di provvedere al suo mantenimento”. La destinazione del confino, indicata dal Ministero dell’Interno con un telegramma del 21.7.1943, è la località di Rossina (Ar). L’istanza di tramutare la condanna in ammonizione, presentata in extremis da Cattaneo, viene respinta il 20.4.1943 perché, come scrive la Questura al Ministero dell’Interno, “produrrebbe sfavorevole impressione nell’ambiente fascista e operaio”. Il 22.7.1943 Cattaneo la Questura di Bergamo avvia la pratica per l’affidamento di Cattaneo ai Cc per la traduzione nella località indicata, ma il trasferimento non avviene, perché pochi giorni dopo, il 25.7.1943, cade il regime fascista. Nei giorni successivi l’intera macchina burocratica e poliziesca del fascismo si trova a dover gestire un’incerta e circoscritta transizione dal regime fascista ad un ‘dopo’ che le disposizioni di Badoglio non consentono di individuare con chiarezza. Ne è una conferma proprio la vicenda di Cattaneo, che rimane non solo in carcere, ma ancora nel dubbio di essere internato o meno in virtù della subìta condanna al confino. Lo stesso dubbio caratterizza anche la Questura di Arezzo, che avrebbe dovuto prendere in consegna il confinato Cattaneo nei giorni immediatamente precedenti al 25 luglio e che, dopo la caduta del regime, non riceve ulteriori indicazioni. Così, il questore di Arezzo, De Paola, il 20.8.1943 spedisce un telegramma al collega di Bergamo a proposito di Cattaneo: “pregasi comunicare se seguito recenti disposizioni ministeriali confronti predetto sarà mantenuto provvedimento adottato”. Il giorno dopo, 21.8.1943, la Questura di Bergamo rimette Cattaneo in libertà. Nel settembre 1945 Cattaneo presenta alla Questura di Bergamo la domanda per arruolarsi nel corpo delle guardie di Ps. Per questo, la squadra politica della Questura è chiamata a compilare un documento nel quale siano contenute le informazioni richieste da 13 domande. Il documento deve essere allegato alla domanda del richiedente e trasmesso al Ministero dell’Interno. Il 20.9.1945 i Cc di Bergamo Alta trasmettono il loro parere favorevole al comando degli agenti di Ps di Bergamo . La Questura di Bergamo il 24.5.1946 ricostruisce la vicenda di Cattaneo inviandone la sintesi all’APPIA – Associazione Perseguitati Politici Italiani Antifascisti di Bergamo, che ne aveva richiesto certificazione il 22.5.1946. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori)
Familiari
Cattaneo Pietro (padre)
Ghislandi Angela (madre)
di Celesto e Teresa Rubini, nata a Bergamo il 24.8.1879.
Cattaneo Caterina (sorella)
Nata a Bergamo il 30.12.1919.
Luoghi di residenza
Bergamo Lombardia Italia via Lavanderio 3 (1917/09/19 - )
Fatti notevoli
1943/06
Svolge propaganda antifascista all'interno dello stabilimento Caponi Aeronautica Bergamasca ove lavora
Sanzioni subite
confino politico (1943/07/07 - )
Assegnato al confino per tre anni a Rossina in provincia di Arezzo, ma la caduta del fascismo il 25.7.1943 consente a Cattaneo di essere rimesso in libertà.
Relaz. con altri soggetti
Paci Dante (comunista)
ASBg, Sovversivi
Amboni Angelo Carlo Natale (comunista)
ASBg, Sovversivi
Carminati Guido (comunista)
ASBg, Sovversivi
Tosi Angelo (comunista)
ASBg, Sovversivi
In rubrica di frontiera
no
In bollettino ricerche
no
Esclusione dallo schedario
no