Profilo sintetico riassuntivo
Nata a Fara d’Adda (BG) il 22.10.1897, casalinga, domestica, operaia, vedova di Carlo Fumagalli, sorella di Giovanni Enrico Casazza, sospetta politica, comunista, confinata. Nel 1937 risulta residente a Susello di Ghiffa (No), dove giunge il 3.8.1936 per lavorare come operaia in uno stabilimento cotoniero, con ciò provvedendo al sostentamento proprio e della figlia Vanda Fumagalli, nata a Fara d’Adda il 10.11.1923. É in relazione con Angelo Villa (fu Antonio) di Fara d’Adda, comunista, che spesso si reca a trovarla a Susello di Ghiffa. Nel maggio 1937 chiede alla Questura di Novara il rilascio del passaporto per la Francia, che però le viene rifiutato. Nell’agosto 1937 la Questura di Novara informa quella di Bergamo di aver ricevuto da Parigi (datato 21.8.1937) un documento anonimo diretto al fascio di Ghiffa, e proveniente da Bagnolet (Francia), nel quale si accusa la Casazza di essere in relazione colla sezione di Parigi del partito comunista, di nascondere in casa una bandiera rossa e di voler tentare l’espatrio con passaporto falso. La Questura di Novara dispone subito una perquisizione domiciliare in casa della Casazza, dove effettivamente viene ritrovato un drappo rosso con ricamate alcune scritte nere. Per questo, nell’ottobre 1937 la Commissione Provinciale di Novara la condanna a 3 anni di confino, che sconta a Montefusco (Av) e dove, in occasione della visita di Hitler in Italia, viene fermata e trattenuta dall’1 al 12.5.1938. Da Montefusco il 17.7.1938 viene trasferita a Forino (Av). Nel settembre 1939 la figlia Vanda, dopo aver già tentato nel marzo 1938, chiede ancora il proscioglimento della madre, ma la richiesta è di nuovo respinta. Nel marzo 1940 Casazza viene trasferita a Ventotene dove, appena giunta, chiede e ottiene di corrispondere con la sorella Luigia, il fratello Defendente la cugina Gioconda Casazza (residenti a Fara d’Adda) e la cognata Luigia Fumagalli (di Giovanni e Carolina Magni, nata a Cassano d’Adda il 7.12.1870, dove risiede). A Ventotene conosce il confinato politico Armando Ferraresi, con il quale si sposa l’anno successivo. Lasciato il confino, si presenta il 22.9.1940 alla Questura di Bergamo e il giorno dopo al Comune di Fara d’Adda. Tuttavia, non avendo potuto ottenere assistenza ai parenti residenti a Fara d’Adda, si trasferisce presso il fratello Giovanni Enrico a Sesto San Giovanni (Mi) in via Monti e Tognetti 21. Nel maggio 1941 viene autorizzata a recarsi a Ventotene con la figlia Vanda Fumagalli per sposarsi con il confinato Armando Ferraresi. Nel 1942 risiede a Monza in via Borghetto 4 e lavora come domestica. Il 24.1.1942 viene fermata perché, in seguito ad una perquisizione nella sua abitazione di Monza, vengono trovati 2 piccoli foglietti di carta su ognuno dei quali ad inchiostro era scritto “abbasso Hitler – abbasso la guerra”. Dopo una prova calligrafica, Casazza confessa di essere l’autrice delle scritte, che giustifica con un momento di abbattimento morale per la mancanza di mezzi di sostentamento. Il 16.3.1942 la Commissione Provinciale di Milano per il confino di polizia, presieduta dal prefetto Carlo Tiengo, la condanna a 3 anni di confino politico in quanto pericolosa per gli ordinamenti politici dello Stato. Confinata politica a Potenza, nell’aprile 1942 chiede di poter corrispondere con la figlia Vanda, residente a Monza in via Borghetto 4, con il marito Armando Ferraresi (fu Baldassarre), nato nel 1890 a Roma e confinato politico a Ventotene e con il fratello Defendente, residente a Fara d’Adda in Vico Chiuso 5. Il 17.4.1942 la Questura di Potenza chiede informazioni sui destinatari alle Questure di Bergamo e Milano e all’ufficio di Ps di Ventotene per valutare se concedere o meno il permesso della richiesta corrispondenza. Il 2.8.1947 viene inclusa con la qualifica di comunista nell’elenco dei confinati politici durante il regime fascista. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia in triplice posa e una in duplice copia del 1942. Cpc, b. 1140, 1937-1942. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori)