Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Chignolo d’Isola (Bg) il 18.11.1906, residente a Redona in via Castello 78, muratore, comunista. Scheda biografica aperta il 19.5.1926. Ha frequentato la terza classe elementare. Membro fin dalla sua costituzione della Federazione giovanile comunista di Bergamo nel 1925, a causa della propaganda e della diffusione di manifestini e stampati comunisti, viene arrestato il 18.11.1925 insieme ad altri. Il 19.11.1925 viene scarcerato per scadenza di termini e rinviato a giudizio, in attesa della definizione della data dell’udienza. Nel frattempo è chiamato alle armi il 5.3.1926. Incorporato il 20.4.1926 nell’11° Reggimento Artiglieria da Campagna di stanza ad Alessandria, viene subito riformato e il 7.5.1926 rientra a Redona. Per effetto dell’arresto del 18.11.1925, il Tribunale di Bergamo il 18.6.1926 lo condanna a un anno, un mese e 15 giorni di carcere e al pagamento di una multa di 916 lire “pel delitto di cui all’art. 135 C.P.”. Contro tale condanna Galimberti ricorre subito in appello, il cui esito però tarda. Intanto l’1.12.1926, ritenendolo pericoloso per l’ordine dello Stato, la Commissione Provinciale per il confino di polizia di Bergamo - composta dal prefetto Carlo Solmi, dal procuratore del Re Vincenzo Zampelli, dal questore Giovanni Brandi, dal comandante della 14a legione della Mvsn Battista Marconi, dal capitano dei Cc Francesco Liberanome - lo condanna a 3 anni di confino. Le motivazioni della condanna sono le seguenti: “è dedito alla propaganda spicciola dei suoi principii politici fra i compagni di lavoro”; “ha sempre curata la diffusione di manifestini e stampati di propaganda, specie antimilitarista”; “nel novembre 1925 fu arrestato con altri sovversivi per i reati di cui agli articoli 118 e 135 Cod. Pen.”; “è deciso avversario del regime”. Al provvedimento Galimberti oppone subito ricorso, sostenendo di aver abbandonato ogni attività politica. A questo proposito, il 19.12.1926 il capo della polizia Bocchini scrive un telegramma al prefetto di Bergamo chiedendo se le parole del ricorso corrispondano al vero. Un rapporto dei brigadieri di Ps Pietro Bruno, Tito Calanca e Luigi Guidolotti, conferma che dopo la scarcerazione del 19.11.1926 “si è completamente disinteressato di qualsiasi attività politica”. Nonostante questo, dal 1927 è confinato politico a Lampedusa, dal 6.4.1927 a Ustica. Nel frattempo Galimberti aveva presentato ricorso contro la condanna al confino, che però viene respinto dalla Commissione d’Appello del 5.10.1927. Poche settimane dopo, l’8.12.1927, con un anno e mezzo di tempo dalla sua formulazione, la Corte d’Appello di Milano respinge il ricorso contro la sentenza del Tribunale di Bergamo del 18.6.1926. Per effetto di ciò, il 13.1.1928, su richiesta del procuratore del Re di Bergamo, a Ustica Galimberti viene incarcerato per scontare la pena detentiva. Dimesso dal carcere di Ustica il 23.11.1928, dal 29.11.1928 è trasferito a Ponza, dove giunge il 7.12.1928. Nel maggio 1927 la madre di Galimberti, Natalina Colleoni, aveva chiesto al Ministero dell’Interno la concessione di un sussidio per le sue difficili condizioni economiche. Il 20.1.1929 il Ministero dell’Interno le concede un sussidio di 400 lire, erogato dal Banco di Napoli. Liberato per fine pena l’11.2.1930, Galimberti giunge a Bergamo il 14.2.1930. Negli anni Trenta risiede in via Leone XIII 25 e lavora come muratore alle dipendenze del fratello capomastro. Una nota della Questura di Bergamo del 14.11.1930 lo definisce di idee anarchiche senza però farne propaganda, ma nel 1931 viene ribadita la sua posizione comunista. Nel novembre 1933 l’Ovra arresta a Milano il comunista bellunese Giovanni Giorgetti (Cpc, b. 2426), rappresentante di commercio. L’inchiesta che ne deriva porta all’individuazione della rete dei contatti di Giorgetti, rivolta alla ricostituzione di una struttura organizzativa comunista. Tra i nomi che emergono dall’inchiesta c’è anche quello di Galimberti, che nel febbraio 1934 viene a sua volta arrestato e il 2.3.1934 denunciato al Tribunale Speciale “per i delitti contro i poteri dello Stato”. Va rilevato che mentre l’attività investigativa dell’Ovra è in svolgimento, giungendo anche all’arresto di Galimberti, la Questura di Bergamo ne è completamente all’oscuro, tanto che negli stessi giorni, alla data del 10.2.1934, la sua scheda biografica annota: “Continua a non dar luogo a rilievi con la sua condotta politica pur conservando le sue idee. Nessuna variazione da segnalare dopo l’ultimo cenno”. La successiva segnalazione sulla scheda biografica è del 19.4.1934 e riporta l’avvenuta denuncia di Galimberti al Tribunale Speciale del mese precedente. Altri 4 comunisti bergamaschi sono arrestati nel contesto della stessa operazione di polizia, i cui nomi vengono comunicati il 10.3.1934 alla Questura di Bergamo dal capo dell’Ovra, l’ispettore generale di Ps Francesco Nudi: Alessandro Zanetti, Carolina Pesenti, Emilio Zanardini. L’1.5.1934, tuttavia, Galimberti viene prosciolto in camera di consiglio dal Tribunale Speciale perché risultato estraneo all’attività organizzativa di Giorgetti. Nel comunicare al questore di Bergamo la notizia del proscioglimento, il brigadiere Tito Calanca della squadra politica della Questura l’8.8.1934 scrive che “Galimberti è comunista di vera fede ed è ritenuto pericoloso per l’ordine nazionale e quindi si propone che venga sempre mantenuto nell’elenco delle persone da arrestare in determinate occasioni”. La sorveglianza nei suoi confronti è costante, ma negli anni successivi sulla sua scheda biografica non compaiono segnalazioni, tanto che il 12.6.1940 il capitano Giuseppe Passanisi, comandante della Compagnia dei Cc di Bergamo, trasmette un’informativa alla Questura, nella quale scrive che Galimberti “dal 1934 a questa parte, non ha svolto nessuna attività sovversiva, o comunque contraria al Regime. Nella vita privata si comporta bene dimostrandosi attivo lavoratore attaccato alla famiglia. Segue le direttive dettate dal Regime verso il quale, in questi ultimi anni si è mostrato favorevole e non manca di intervenire alle manifestazioni nazionali e patriottiche. Avvicina volentieri persone iscritte al P.N.F. dalla quali cerca di farsi benvolere. L’atteggiamento attuale del Galimberti fa pertanto ritenere che si sia almeno in parte ravveduto dalle sue vecchie idee politiche”. Nell’ottobre 1940 risulta sposato con figli. Nel giugno 1941 Galimberti chiede l’iscrizione al Pnf, ma la sua domanda non viene accolta per via dei suoi precedenti. L’ultima segnalazione sulla sua scheda biografica è del 12.4.1942: “Continua a non dar luogo a rilievi”. Dopo l’8.9.1943 entra in clandestinità e con il nome di ‘Barbieri’ partecipa alla Resistenza in territorio bergamasco nella 53a Brigata ‘Garibaldi’, dislocata tra Lovere e la val Seriana. Aggregato alla squadra comandata da Giorgio Paglia, prende parte a tutti i più importanti scontri della zona. Il 17.11.1944 però il suo gruppo è sorpreso alla Malga Lunga (sul Monte di Sovere) dai reparti della legione fascista ‘Tagliamento’. Nello scontro a fuoco che segue, i partigiani hanno la peggio ed i pochi sopravvissuti alla battaglia vengono catturati. Due di loro, il russo Starich e il giovane Mario Zeduri, 'Tormenta', feriti durante il combattimento, vengono giustiziati immediatamente, mentre gli altri vengono trasportati a Lovere, processati e condannati a morte il 19.11.1944. Due giorni dopo, il 21.11.1944, Galimberti viene condotto al Cimitero di Costa Volpino con Andrea Caslini, Giorgio Paglia ed i russi Semion Kopcenko, Alexander Nogin e Ilarion Eranov. Vengono tutti fucilati da un plotone d’esecuzione composto dai militi fascisti della stessa legione ‘Tagliamento’. Le sue ultime lettere alla famiglia prima della fucilazione sono state pubblicate da Piero Malvezzi e Giovanni Pirelli. Dopo la liberazione, il rifugio della Malga Lunga è stato adibito a Museo della Resistenza. Nel fascicolo sono conservate due fotografie di Galimberti: una in doppia posa scattata alla colonia di Lampedusa l’11.3.1927 e incollata sulla sua scheda segnaletica insieme alle impronte digitali, l’altra, sempre in doppia posa, scattata successivamente in data imprecisata. Cpc, b. 2239, 1926-1941, scheda biografica, denunciato al Tribunale Speciale. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori)