Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Martinengo (Bg) il 7.9.1903, residente a Treviglio, cascina S. Martino, operaio alla Pirelli di Greco Milanese. Prende parte all'attività di propaganda del partito comunista nelle province di Milano e Bergamo. Su tale attività viene svolta una minuziosa inchiesta da parte della Prefettura di Milano, che accerta la presenza della rete organizzativa comunista anche nella zona di Treviglio. In seguito alle rivelazioni dell'elettricista Giuseppe Biscuola, imputato in altro processo, le autorità di polizia acquisiscono informazioni su alcuni operai della Pirelli di Greco Milanese che svolgono propaganda comunista tra Bergamo e Milano. Emerge così che Bonomi, responsabile della zona di Treviglio, è stato reclutato con promesse di miglioramento economico dall'operaio Girolamo Mantovani, imputato con Biscuola, anch’egli operaio Pirelli. Bonomi faceva propaganda sul treno degli operai provenienti da Bergamo mentre si recavano al lavoro, partecipando anche a riunioni a Milano e Treviglio con Biscuola e Mantovani. Arrestato a Milano il 22.7.1923 e interrogato, Bonomi dichiara di aver nominato capo della cellula di Treviglio Ambrogio De Ponti; di quella di Arzago, un altro trevigliese, Francesco Lazzarini; di quella Brignano Gera d’Adda, Giovanni Blini; di quella di Calvenzano, Ernesto Fontana; di quella di Arcene, Giovanni Colombi, tutti operai alla Pirelli. Tranne Lazzarini, assente, vengono tutti arrestati e tradotti a Bergamo a disposizione della questura il 23.7.1931. Nel corso degli interrogatori si dichiara contrario al comunismo e pentito delle sue azioni.
Denunciato al Tribunale Speciale in base agli articoli 270 e 272 del Codice Penale (associazione comunista e propaganda a mezzo stampe di tale associazione), ne viene condannato con sentenza del 25.2.1932 a 3 anni e 2 mesi di reclusione e a 2 anni di libertà vigilata. Pochi giorni dopo, l'1.3.1932, in una lettera dattiloscritta Bonomi si dichiara “assai pentito del reato commesso, per cui fu trascinato da indegni compagni” e chiede di essere graziato dal rimanente della pena trovandosi la moglie e una figlia in cattive condizioni economiche. La dichiarazione viene raccolta dal capitano dei Cc Giuseppe Martelli a Roma. La grazia viene concessa dal Duce, come risulta dalla lettera n. 31143/110495 del Ministero degli Interni - Cpc al Tribunale Speciale e al Prefetto di Bergamo del 15.5.1932. Ne segue la liberazione per condono condizionale con Regio Decreto del 6.6.1932, come risulta dalla lettera del 30.6.1932 inviata dalla Questura di Bergamo al Commissario di Ps di Treviglio. Sottoposto a libertà vigilata, il 15.1.1933 viene incluso nell’elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze, ma nello stesso mese viene prosciolto anche dalle misure di sicurezza. Dai rapporti periodici che si susseguono trimestralmente fino al 1942, risiede a Treviglio, mantiene condotta 'regolare', ma già dal 1936 risulta favorevole al regime e ligio alle direttive del governo. Cpc, b. 739, 1932-1942. ACS, Polizia Politica, b. 164, f. 37. (R. Vittori)