Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bergamo l’11.7.1918, antifascista, nel 1938 abita in via Cucchi 3. Tra febbraio e marzo 1941 viene assunto in servizio presso la locale Intendenza di Finanza e, su richiesta di informazioni sul di lui da parte del prefetto di Bergamo Francesco Ballero, il questore l’8.3.1941 risponde che “risulta di buona condotta morale e politica senza precedenti sfavorevoli in questi atti. E’ di razza ariana inscritto al G.U.F. dal 1.12.1938”. Bruni viene arrestato l’11.10.1941, insieme al fratello Roberto, a Giuseppe Taino e a Virgilio Caffi con l’accusa di aver svolto propaganda per deprimere e distruggere il sentimento nazionale a Bergamo dal novembre 1940 all’ottobre 1941 mediante scritte murali, come quella a carbone su Porta San Giacomo: “Italiani ribellatevi! Il fascismo e la guerra porteranno alla rovina”. Inoltre, sono imputati di avere offeso il prestigio e l’onore di Mussolini a diverse riprese e in concorso fra loro, e di aver nottetempo imbrattato con liquido marrone l’effigie del duce sull’ara dei caduti fascisti nel giardino antistante gli uffici comunali della città, tanto che il mattino dopo era stato necessario transennare e coprire la scultura perché i bergamaschi facevano la fila per vedere. Il 2.12.1941, il Tribunale Speciale da Roma chiede alla Questura e al comando dei Cc di Bergamo informazioni su Bruni e la Questura risponde il giorno dopo con una nota, predisposta dal maresciallo di Ps Tito Calanca e controfirmata dal questore, in cui si dice che Bruni, pur iscritto al Guf, ha sempre dimostrato dubbia fede fascista, inoltre è figlio di un professionista noto esponente dell’antifascismo locale, il quale all’epoca del movimento assisiano nella sua qualità di Presidente della Associazione Combattenti era legato strettamente alla corrente antinazionale dell’Italia Libera, ed anche al momento è ritenuto di sentimenti contrari al Regime, sentimenti questi, che indubbiamente hanno avuto deleteria influenza sull’educazione e sui sentimenti del figlio”. Il Tribunale Speciale, nella circostanza composto dal presidente Gaetano Le Metre (luogotenente generale Mvsn), dal giudice relatore Gioacchino Milazzo e dai giudici Ugo Colizza, Carlo Bergamaschi, Emilio Palmeri, Torello Pompili, Alessandro Alvisi, emette la sua sentenza il 3.3.1942, con la quale Bruni, insieme a Giuseppe Taino e Virgilio Caffi, viene condannato a 3 anni di reclusione (gli altri due a 4 anni), mentre suo fratello Roberto Bruni viene assolto per insufficienza di prove e Gino Antonucci per non aver commesso il fatto, entrambi scarcerati lo stesso giorno. Per i primi 4 l’imputazione è: “concorso nel delitto di cui agli art. 110 e 272 capov. I° C.P. per avere in concorso fra loro, mediante scritte murali, praticate in Bergamo dal novembre 1940 all’ottobre 1941, svolta propaganda per distruggere e deprimere il sentimento nazionale”; per tutti, “di concorso nel delitto di cui agli art. 81, 110, 282 CP per avere, nelle stesse circostanze di tempo e di luogo, in diverse riprese ed in concorso fra loro, con lo stesso sistema e mediante imbrattatura della effigie del Duce, posta sull’Ara dei Caduti fascisti di Bergamo, offeso il prestigio e l’onore del Capo del Governo”. Durante la detenzione Bruni chiede di poter scrivere ai suoi famigliari e alla fidanzata (Anna Fumagalli), così l’8.4.1942 la Direzione Generale di Ps di Roma chiede alla Prefettura di Bg di compiere indagini sui 18 nominativi indicati Bruni: Luigi Bruni, padre (fu Francesco e Amalia Mesioni, nato a Staiti, Reggio Calabria, il 4.9.1888); Maria Artifoni, madre (fu Luigi ed Elisa Perico, nata a Bergamo il 3.2.1892); Roberto Bruni, fratello (nato a Bergamo l’8.11.1914, celibe); Amalia Bruni, sorella (nata a Bergamo il 25.7.1913, celibe), tutti residenti in via Cucchi 3; Bianca Artifoni, zia (nata a Bergamo il 20.7.1904, nubile), e Gioconda Artifoni, zia (nata a Bergamo il 17.8.1898, nubile), abitanti in via Aldo Lusardi 8, Bergamo; Innocenza Bruni, zia (nata a Staiti, Reggio Calabria, il 22.6.1887), via Arena 6, Bergamo; Lia Artifoni Lombardini, zia (nata a Bergamo il 23.4.1894), e Mario Lombardini, cugino divenuto (figlio di Alberto e Beatrice Fagnani, nato a Bergamo il 14.8.1932), via Camozzi 22, Bergamo; Umberto Bruni, zio (impiegato), via San Gallo 7, Milano; Concettina De Angelis in Bruni fu Domenico, zia (casalinga); Ettore Bruni, cugino (studente); Nicolina Bruni, cugina (studentessa); Silvia Bruni, cugina (studentessa), questi ultimi Bruni abitanti tutti in via San Gallo a Milano; allo stesso indirizzo vivono Arturo Chierici, zio (fu Eugenio, orchestrale); Giulia Bruni in Chierici, zia (casalinga); Antonietta Chierici, cugina (studentessa); infine, Anna Fumagalli, fidanzata (di Giambattista ed Eugenia Foresti, nata a Bergamo il 19.9.1921, nubile, studente), via Maglio del Lotto 1, Bergamo. Su questi nomi vengono fornite informazioni dalla Questura di Bergamo il 4.4.1942, come risulta dalle parentesi tonde accanto ai nomi. Sui parenti Bruni residenti a Milano, è la Prefettura di Milano che il 30.4.1942 invia alla Direzione Generale di Ps e alla Prefettura di Bergamo i nomi della famiglia abitante in via S. Gallo 7, dei quali si dice che sono ariani e cattolici, di regolare condotta in genere e senza precedenti agli atti. Il 2.7.1942 la Direzione Generale di Ps informa la Prefettura di Bergamo che Bruni ha chiesto di poter avere un colloquio con la fidanzata e chiede parere in proposito-La risposta è favorevole e viene trasmessa a Roma il 9.7.1942. La stessa procedura si ripete con lettera da Roma del 17.11.1942 e risposta favorevole da Bergamo il 28.11.1942, e il 31.12.1942 e 15.1.1943. Il 16.7.1943 la Direzione Generale di Ps informa la Prefettura di Bergamo che la madre di Bruni “ha fatto pervenire un’istanza intesa ad ottenere la concessione del beneficio della liberazione condizionale in favore del figlio. Il Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, il Giudice di Sorveglianza e il Consiglio di Disciplina, all’uopo interpellati, hanno espresso parere favorevole all’accoglimento di tale istanza. Ciò premesso, si prega di far conoscere il proprio avviso”. Nel frattempo il 25.7.1943 cade il fascismo e il 30.7.1943 il prefetto di Bergamo fa sapere al Cpc che esprime parere favorevole alla liberazione di Bruni, detenuto a Castelfranco Emilia (Mo). Le cose vanno un po’ per le lunghe, dato che il 18.8.1943 la Questura di Modena manda un espresso alla Questura di Bergamo in cui si dice: “Richiamando disposizioni impartite Ministero pregasi telegrafare a vista se possa inoltrarsi Autorità Giudiziaria proposta grazia et conseguente immediata scarcerazione detenuto casa reclusione Castelfranco Emilia Bruni Eugenio di Luigi e di Maria Artifoni, nato a Bergamo 11/7/1918 ivi domiciliato, condannato con sentenza cessato Tribunale Speciale in data [..] ad anni tre reclusione per reati articoli 110, 272 CPV I° 81, 110, 282 C.P.. nell’affermativa precisare modalità rimpatrio liberando e cioè se con foglio via obbligatorio o traduzione. Il Questore A. Papa”. Da Bergamo si risponde il 21.8.1943 per l’immediata scarcerazione con foglio di via obbligatorio, rilasciato dal Comune di Castelfranco Emilia nella stessa data, con l’obbligo di presentarsi di persona entro tre giorni alla Questura di Bergamo. Tornato a Bergamo, dopo l’armistizio Bruni decide col fratello Roberto di raggiungere le prime formazioni partigiane, unendosi nel settembre 1943 alla banda di Ettore Tulli e successivamente, dopo il suo scioglimento, cercando di raggiungere le formazioni presenti in Val Canovina, intorno al Lago Maggiore. Lungo il percorso vengono intercettati dalle guardie forestali fasciste nei pressi di Luino e consegnati alle SS. Rinchiusi nel carcere di San Vittore a Milano, vengono poi avviati al campo di concentramento di Bolzano-Gries e infine deportati a Dachau, dove Roberto muore di stenti e di tifo petecchiale il 13.2.1945. Eugenio riesce a salvarsi e nel secondo dopoguerra esercita l’avvocatura come penalista, continuando la militanza politica prima nel Psdi e poi nel Psi, rivestendo la carica di membro del Direttivo provinciale e di consigliere comunale di Bergamo. E’ stato anche presidente della locale Società di Mutuo Soccorso, oltre che promotore e attivissimo presidente del Comitato antifascista bergamasco. Morto a Bergamo il 15.7.2010. Cpc, b. 862, 1942-1943. (R. Vittori)