Profilo sintetico riassuntivo
Nato a San Salvatore Monferrato (Al) il 19.5.1885, falegname, anarchico, poi sindacalista rivoluzionario, dal 1940 iscritto al Pnf. Il Tribunale di Alessandria il 12.12.1904 lo condanna a 11 mesi e 20 giorni di reclusione, poi ridotti in appello a 3 mesi e 3 giorni il 27.2.1905 per affissione di manifesti sovversivi. La sua scheda biografica è redatta dalla prefettura di Alessandria a partire dal 15.6.1908, quando risiede a Sampierdarena (Ge), dove lavora come falegname e frequenta anarchici e socialisti rivoluzionari. Frequenta la locale CdL, in particolare nella sezione antimilitarista. Nel dicembre 1908 si reca a Parigi, da dove rientra a San Salvatore M. l’11.5.1909. Nei giorni seguenti tiene una conferenza privata sull’anarchia nei locali della Società Operaia del comune di Castelletto Scazzoso, ora Castelletto Monferrato (Al). Una seconda conferenza sullo stesso tema, prevista nei giorni seguenti a San Salvatore M., non viene autorizzata dal prefetto di Alessandria. Il 29.5.1909 si sposa a San Salvatore M. con Valentina Camurati (di Pietro, n. nel 1888). Il giorno 1.6.1909 marito e moglie si trasferiscono a Parigi, dove frequentano insieme ambienti anarchici. Ritornano a San Salvatore Monferrato il 15.5.1909. Dopo un breve soggiorno a Cornigliano Ligure (Ge), il 5.9.1911 i coniugi Nosengo, via Parigi, partono per New York, dove N. lavora come ebanista e dove dirige la lega degli ebanisti italiani. Al R. Console generale d’Italia a New York si dichiara rivoluzionario e fautore delle unioni di mestiere dei lavoratori, che perseguono i loro legittimi interessi e, qualora fosse necessario, devono anche essere imposti con la forza. Il 20.5.1917 rientra con la moglie da New York a San Salvatore M. Agli inizi del 1919 si trova a Dalmine come operaio presso lo stabilimento Franchi Gregorini, dove svolge, su posizioni sindacaliste rivoluzionarie e come figura di riferimento dell’Usi, un ruolo fondamentale nelle lotte operaie del febbraio e marzo 1919 insieme ad Antonio Croci e Giovanni Battista Pozzi. Gli obiettivi di lotta sono: diminuzione dell'orario settimanale di lavoro da 48 a 44 ore, sabato inglese, aumento dei minimi salariali e delle medie di paga; legittimazione dell'organizzazione sindacale; settimana integrale di paga; ore straordinarie pagate al 100 per cento; richiesta del parere operaio su miglioramenti utili allo sviluppo dell'industria. Fa parte della Commissione interna dello stabilimento di Dalmine che organizza uno sciopero per il 12 marzo, al quale però non seguono risposte da parte aziendale. Il pomeriggio del 14.3.1919 Nosengo tiene un comizio davanti a tutti i dipendenti dello stabilimento di Dalmine, affermando tra l’altro che nessuno sarebbe uscito dagli impianti senza una risposta della direzione dell’impresa alle rivendicazioni operaie. Ne deriva l’occupazione della fabbrica con la continuazione della produzione a cura delle maestranze operaie, con la bandiera tricolore issata sul pennone dello stabilimento. Per il periodo dell’occupazione ‘produttiva’ dello stabilimento di Dalmine, Nosengo diviene il nuovo presidente del comitato direttivo e Croci il nuovo direttore tecnico, secondo la logica anarco-sindacalista dell’autogestione degli impianti da parte operaia.
Dopo le giornate del marzo, Nosengo lascia il lavoro a Dalmine ed entra a far parte della Giunta esecutiva della Uil con Guido Galbiati, Giovanni Mapelli, Ercole Miani e Mario Razzini. Nell’ottobre 1919 partecipa a Forlì al congresso della Uil e in quell’occasione viene nominato segretario del congresso, intervenendo nel dibattito sul tema del protezionismo doganale. Nel giugno 1922 diviene segretario dell’Unione Sindacale Milanese, recandosi per questo tutti i giorni da Bergamo a Milano, tanto che la Questura milanese il 12.6.1922 ne chiede notizie a quella di Bergamo. Nel 1926 è segretario della Associazione Inquilini di Bergamo, mostrandosi avverso al regime fascista, tanto che, sospettando che in virtù di tale carica Nosengo svolgesse nascostamente propaganda antifascista, la Prefettura di Bergamo scioglie l’associazione e la ricostituisce con altri dirigenti. Nel 1927 è socio della Società Anonima Chimica Tessile di via S. Bernardino 37, insieme a Ghislandi e al ragionier Emilio Baracchetti, ex-combattenti assisiani e antifascisti. Nel 1927 dalla Questura è ritenuto anarchico, nel 1928 socialista, ritenuto elemento “pericoloso in caso di moti”. Domiciliato a Bergamo, nel 1927 abita in via S. Lazzaro 2, mentre nel 1928 risiede in via Carnovali 2 in una villetta di sua proprietà. Nel 1928 lavora come rappresentante di commercio di generi alimentari, nel gennaio 1932 è assunto come commesso viaggiatore della ditta ‘Pfaff’ produttrice di macchine da cucire. Nel 1934 è rappresentante di generi alimentari, mentre nel 1935 è impiegato presso il dazio di consumo di Bergamo. Fa parte della categoria delle persone da arrestare in determinate circostanze, dalla quale però viene radiato nel dicembre 1935. Dal 1936 al 1940 continua ad essere vigilato con attenzione ma non ci sono annotazioni sul suo conto. Nel 1940 è impiegato negli uffici del dazio di consumo a Bergamo. Il 10.7.1940 si iscrive al Pnf con anzianità dal 23.3.1925 quale ex combattente, e viene perciò radiato dal novero dei sovversivi della provincia. Nel 1952 figura come segretario del sindacato dei lavoratori del commercio presso la CdL di Bergamo. Muore a Sorisole (Bg) il 2 aprile 1975. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia tratta dal documento d’identità. Cpc, b.3559, 1908-1940, scheda biografica. (G. Mangini, R. Vittori)