Occioni Giovanni Battista, detto Frio


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n. busta
79
n. fascicolo
2369
Primo estremo
1926
Secondo estremo
1943
Cognome
Occioni
Nome
Giovanni
Altri nomi
Battista detto Frio
Presenza scheda biografica
Luogo di nascita
Data di nascita
1888/02/22
Livello di istruzione
licenza elementare
Professione
operaio
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Cene (Bg) il 22.2.1888, falegname, comunista, fratello minore di Alessandro Occioni (b. 70), a sua volta antifascista. Emigrato in Germania, Francia, Svizzera e Belgio, il 31.1.1912 subisce una prima condanna all’estero dalla Corte d’Appello di Nancy, 18 mesi per lesioni volontarie. Nel 1926 viene segnalato dalle autorità consolari italiane in Francia come pericoloso e in grado di compiere attentati. Il 2.10.1928 viene arrestato in Lussemburgo, a Esch-sur-Alzette, dove sconta 2 mesi di prigione per falso in atto pubblico per la fabbricazione, insieme ad altri, di documenti falsi. Il 9.1.1929 viene accompagnato alla frontiera con il Belgio. Tornato in Francia, viene inserito in RF nel giugno 1929. In Francia è più volte condannato all’espulsione, alla quale si sottrae e per questo arrestato e condannato al carcere e poi espulso di nuovo. Rientra in Italia nel dicembre 1934. La sua scheda biografica viene compilata a partire dal 19.4.1935 perché il 4.2.1935 a Cene canta in pubblico canzoni antifasciste e grida ‘Viva Lenin’. Arrestato dai Cc e denunciato, il 15.4.1935 la Commissione Provinciale di Bergamo lo assegna al confino per un anno per atteggiamento antinazionale. Nell’occasione gli viene scattata una fotografia in doppia posa, presente nel suo fascicolo. Il 6.5.1935 giunge nella colonia penale di Ventotene, dove il 21.5.1935 viene arrestato dai Cc per ubriachezza e contravvenzione agli obblighi del confino, per questo tradotto nelle carceri giudiziarie di Napoli, da dove il 23.7.1935, a fine pena, viene riportato a Ventotene. Il giorno dopo, 24.7.1935, viene arrestato e denunciato in stato d’arresto alla Pretura di Napoli ancora per contravvenzione agli obblighi del confino. Il giorno successivo, 25.7.1935, viene condannato a due mesi di arresto. Analoga sentenza, questa volta di sei mesi di arresto, viene emessa contro di lui il 5 agosto 1935. Il 24.1.1936 viene riportato da Napoli a Ventotene. In occasione della proclamazione dell’impero, il 26.5.1936 viene liberato dal confino per atto di clemenza di Mussolini. Tornato a Cene, convive con la sorella Maria vedova Guerini e trova lavoro in una cava di pietre. A Cene litiga con il fratello Alessandro per motivi di interesse, colpendolo con un bastone. Denunciato, il Tribunale di Bergamo lo condanna a 4 mesi di reclusione il 5.4.1937, quando si trova già in carcere. Infatti, poche settimane dopo il rientro a Cene, si reca a Canelli e ad Asti per lavorare come falegname. Il 19.10.1936, nella trattoria ‘Dogana’ della frazione Quarto d’Asti, dopo aver offerto da bere a due avventori, si lamenta di non poter espatriare di nuovo per via delle paghe migliori che si possono avere all’estero, per questo afferma doversi sempre dire “Viva Lenin e abbasso Mussolini”. Ne sorge una discussione con un operaio fascista che riferisce la cosa ai Cc dai quali, il giorno successivo, 20.10.1936, viene rintracciato e arrestato con l’accusa di grida sediziose e offese al capo del governo. Al momento dell’arresto viene perquisito e gli viene trovato addosso il passaporto del cognato Giacomo Guerini, defunto marito della sorella. Il 3.11.1936 la Commissione Provinciale di Asti lo condanna per manifestazione sovversiva al confino per 5 anni, da scontare nella colonia penale delle isole Tremiti (Fg), dove giunge nel gennaio 1937. Anche alle Tremiti viene arrestato e condannato al carcere in più di un’occasione: per ubriachezza, per contravvenzione alle norme del confino e, il 21.7.1937, per aver partecipato ad una manifestazione contro l’obbligo del saluto romano e per questo imprigionato nelle carceri di Lucera (Fg), da dove viene trasferito alla colonia penale di Ponza il 27.6.1938. Il 9.4.1938 il comandante della compagna dei Cc di Bergamo, capitano Giuseppe Passanisi, dati i precedenti di Occioni, esprime parere contrario alla radiazione dallo schedario dei sovversivi, trattandosi di “elemento irriducibilmente avverso al Regime”. Nel giugno 1939, mentre è al confino a Ponza, scrive al Ministero dell’Interno chiedendo, a pena scontata, di essere trasferito in una località della terraferma per poter lavorare e così aiutare la famiglia. Richiesta di un parere in proposito la Questura di Bergamo, questa si rivolge ai Cc, che rispondono il 15.7.1939. Infatti, il sotto-tenente Bruno Villagrossa dei Cc di Bergamo riferisce su di lui alla Questura di Bergamo scrivendo che si tratta di “persona molto pericolosa per la società: di facile irritabilità e molto violenta. Il motivo che l’Occioni adduce, a soddisfatta giustizia, di essere trasferito in comune di terraferma, per poter lavorare e aiutare la famiglia, non corrisponde a verità, poiché egli non ha famiglia. I di lui genitori sono deceduti già da tempo; ha un fratello ed una sorella, ma tanto l’uno quanto l’altra sono sposati e hanno famiglia a sé e non sono in alcun rapporto col confinato. L’Occioni suindicato è un comunista spietato e dalle autorità di Cene è ritenuto pessimo elemento e di non possibile redimibilità”. Alterna condanne al carcere per contravvenzioni agli obblighi del confino con la carcerazione per il confino stesso, fino alla caduta del fascismo il 25.7.1943, che lo coglie alle Tremiti. Rilasciato con foglio di via obbligatorio il 23.8.1943 rilasciato dal comune di Manfredonia (Fg) che scade dopo 5 giorni, giunge a Bergamo presentandosi in questura il 26.8.1943. Rientrato a Cene, su di lui viene ripristinata la vigilanza. Cpc, b. 3578, 1926-1943, scheda biografica. ACS, Confino politico, b. 721, fasc. 11020. (G. Mangini, R. Vittori)
Familiari
Occioni Luigi (padre)
Nato nel 1857, mugnaio.
Nicoli Maria (madre)
Cucitrice
Occioni Alessandro (fratello)
Nato a Cene (Bg) il 26.4.1883
Occioni Giuseppe (fratello)
nato a Cene il 30.1.1885, morto il 29.3.1885.
Occioni Angelo (fratello)
Nato a a Cene il 4.5.1891, morto il 19.5.1891.
Occioni Maria Rosa (sorella)
Nata a Cene il 6.12.1892, vedova Guerini.
Luoghi di residenza
Cene Lombardia Italia
Fatti notevoli
1935/02/04 - 1935/02/04
Il 4.2.1935 a Cene (Bg) canta in pubblico canzoni antifasciste e grida ‘Viva Lenin’. Arrestato dai carabinieri e denunciato, il 15.4.1935 la Comm.ne prov.le di Bergamo lo assegna al confino per 1 anno per atteggiamento antinazionale.
1936/10/19 - 1936/10/19
Il 19.10.1936, nella trattoria ‘Dogana’ della frazione Quarto d’Asti, dopo aver offerto da bere a due avventori, si lamenta di non poter riespatriare per via delle paghe migliori che si possono avere all’estero, e per questo afferma doversi sempre dire ‘Viva Lenin e abbasso Mussolini’. Ne sorge una discussione con un operaio fascista che riferisce la cosa ai carabinieri dai quali, il giorno successivo, 20.10.1936, viene rintracciato e arrestato con l’accusa di grida sediziose e offese al capo del governo.
Sanzioni subite
confino politico (1935/04/15 - 1936/05/26)
il 15.4.1935 la Comm.ne prov.le di Bergamo lo assegna al confino per 1 anno per atteggiamento antinazionale.
confino politico (1936/11/03 - )
Il 3.11.1936 la Commissione Provinciale di Asti lo condanna per manifestazione sovversiva al confino per 5 anni, da scontare nella colonia penale delle isole Tremiti (Fg), dove giunge nel gennaio 1937.
carcere (1937/07/21 - )
Arrestato il 21.7.1937, perché mentre si trova al confino nell'isole Tremiti, partecipa ad una manifestazione contro l’obbligo del saluto romano e per questo è imprigionato nelle carceri di Lucera (Fg).
In rubrica di frontiera
In bollettino ricerche
Informazioni
da fermare
Esclusione dallo schedario
no
Documentazione allegata
foto segnaletica polizia (duplice scatto fotografico) foto segnaletica polizia (datata 1931)
Altre fonti archivistiche
(ACS-CPC) Archivio centrale dello Stato (Roma), Casellario Politico Centrale
Busta 3578, Fascicolo
(ACS, C) Archivio centrale dello Stato (Roma), Confino politico
Busta 721, Fascicolo 11020
Riferimenti bibliografici
Antifascisti Cpc 1998, vol. 13
riferimento pag. 347