Paci Dante


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n. busta
80
n. fascicolo
2397
Primo estremo
1943
Secondo estremo
1944
Cognome
Paci
Nome
Dante
Presenza scheda biografica
no
Luogo di nascita
Data di nascita
1921/03/28
Luogo di morte
Bergamo
Data di morte
1944/07/21
Professione
impiegato
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Sforzatica (Bg) il 28.3.1921, residente a Bergamo in via Moroni 23, impiegato, aviere. Comunista, dagli inizi del 1943 fa parte della direzione clandestina del partito per la zona bergamasca. Insieme ad Angelo Amboni, Vittorio Cattaneo, Guido Carminati e Angelo Tosi, Paci viene individuato dalla polizia fascista al termine delle indagini svolte in seguito al ritrovamento, nel cassetto del tavolo di un capo-reparto dello stabilimento ‘Caproni Aeronautica Bergamasca’ di Ponte San Pietro (Bg), di un manifestino a stampa intitolato ’10 Giugno’ e dedicato alla memoria dell’assassinio di Matteotti e all’esortazione alla mobilitazione antifascista. Il ritrovamento del manifestino avviene il 9.6.1943 e da subito iniziano le indagini della polizia fascista attraverso una serie di interrogatori rivolti al personale delle Officine ‘Caproni’. Per questo motivo Paci si allontana dal campo di aviazione di Ponte San Pietro dal 13.6.1943, entra in clandestinità e si dirige prima nella zona di Lovere (Bg), per spostarsi poi nell’area di Lecco fino al momento dell’armistizio. Il brigadiere di Ps Luigi Guidolotti e il maresciallo di Ps Tito Calanca, lo stesso 13.6.1943, giorno dell’allontanamento di Paci, ne perquisiscono l’abitazione alla presenza della sorella minore Anita, senza esito. Il 15.6.1943 il questore Pumo invia un telegramma cifrato di Stato alle Questure di Brescia, Varese, Como, Cremona e Verona, segnalando la scomparsa di Paci. Il 19.6.1943 la Questura di Bergamo fa eseguire dal fotografo Alessandro Terzi di via Guido Paglia 27 la riproduzione in 30 copie del suo ritratto fotografico. L’1.7.1943 il questore di Bergamo si rivolge al comando della 14a legione della Mvsn di Bergamo, al comando dei Cc di Bergamo e di Treviglio, al comando della Guardia di Finanza di Bergamo, alla squadra politica e alla squadra mobile della Questura di Bergamo, alle Questure di Milano, Brescia, Como, Cremona, Sondrio, Varese, Vicenza, Verona e Pavia, indirizzando il seguente testo: “Si prega disporre l’arresto e l’accompagnamento presso quest’ufficio dell’aviere disertore in oggetto generalizzato responsabile di propaganda sovversiva. Per facilitarne le ricerche si unisce una copia del di lui ritratto fotografico significando che è stata già richiesta la di lui iscrizione sul bollettino delle ricerche”. Nel suo rapporto del 2.7.1943 al prefetto, il questore di Bergamo ricostruisce in sintesi la dinamica degli eventi che hanno portato la polizia fascista a ricercare Paci per arrestarlo: “Il 9 del decorso giugno, nel cassetto del tavolo d’un capo-reparto dello stabilimento ‘Caproni Aeronautica Bergamasca’ di Ponte S. Pietro, fu rinvenuto un manifestino a stampa portante per titolo ’10 Giugno’, a firma ‘Il Comitato Provvisorio per il Fronte Naz. D’Azione’. Il manifestino, di contenuto antifascista ed antinazionale, dopo avere ricordato l’assassinio di Matteotti e l’entrata in guerra dell’Italia, attribuendo al Fascismo la responsabilità dei due eventi, invita gli italiani, di qualunque partito, ad unirsi per dare il colpo di grazia al Regime Fascista e per concludere la pace separata ed, infine, ad osservare 2 minuti di silenzio e di sospensione dal lavoro al fischio della sirena delle ore 10 del giorno 10, anniversario della morte di Matteotti e della dichiarazione di guerra. Il rinvenimento del libello in un opificio di guerra ha giustamente allamato l’Autorità di P.S., che particolarmente si preoccupò delle conseguenze che l’incitamento al disordine avrebbe potuto avere nei riflessi dell’ordine pubblico, della guerra e del fronte interno, ove la propaganda disfattista avesse fatto breccia nella gran massa degli operai. Compresa, perciò, dell’assoluta necessità di stroncare all’inizio l’azione disgregatrice dei partiti sovversivi sulle maestranze dello stabilimento ausiliario, l’Autorità di Polizia intervenne col massimo rigore e, attraverso indagini difficili e laboriose, svolte in un ambiente chiuso, restivo e diffidente, riuscì a scoprire un’organizzazione di operai che aveva lo scopo di diffondere tra la maestranza libelli sovversivi, creare uno spirito antifascista e tener viva l’ostilità contro il Regime”. Proseguendo nel suo rapporto, il questore scrive che, insieme ad Angelo Amboni, Vittorio Cattaneo, Guido Carminati e Angelo Tosi, “l’aviere Paci rappresentava la vera cellula che, sfruttando la sua posizione di militare e la necessità di doversi sovente recare a Milano per ragioni di servizio, ritirava in detta città dai sovversivi, ai quali era collegato, il materiale di propaganda per portarlo a Ponte S. Pietro e diffonderlo tra gli operai. Il Paci, datosi alla latitanza, è oggetto di oculate ricerche. Così per il manifestino in questione risultò accertato che il Paci lo portò da Milano e ne introdusse nello stabilimento 2 copie, consegnandole al suo adepto Amboni Angelo, perché le passasse in lettura agli altri operai, come infatti avvenne. Delle due copie, poi, una fu distrutta dall’operaio Carminati Guido, indotto a far ciò dalla madre, e l’altra fu collocata nel cassetto del capo-reparto dallo stesso Carminati o dal Cattaneo Vittorio, non essendo stato possibile precisare la cosa per divergenza di deposizione del Carminati e del Cattaneo, affermando il primo di averne ricevuto un solo esemplare, ed insistendo il secondo nella versione di avergliene invece dati due. Nel corso delle indagini risultò accertato che anche in precedenza il Paci aveva portato da Milano stampe sovversive, passate in lettura agli operai Amboni, Cattaneo e Carminati, nello stesso ordine di precedenza. Fu così assodato che una quindicina di giorni prima era stato diffuso tra detti operai altro libello, stampato pure alla macchia, trattante l’episodio ‘fossa di Catin’. In esso, stando alle dichiarazioni degli stessi operai, sarebbero stati accusati di mendacio i tedeschi, che avrebbero inventato il fatto per discreditare il popolo russo dinanzi al mondo. La diffusione di libelli negli stabilimenti C.A.B. di Ponte S. Pietro, verificatasi in due riprese, sta ad attestare l’esistenza della organizzazione sovversiva, il fine propagandistico da essa propostosi e la pericolosità politica degli aderenti, due dei quali inscritti anche al P.N.F.”. La ricerca di Paci si svolge anche nella città di Vicenza, dove in via Fusinato 41 risiede lo zio materno Augusto Passani, ombrellaio, ma questi dichiara di aver visto per l’ultima volta il nipote nel settembre 1942, ospitato in occasione di una sua licenza di 5 giorni, senza poi averne più avuto notizia. Dopo l’8.9.1943 Paci è a Milano per dirigere il Fronte della Gioventù regionale, per poi tornare, nel mese di ottobre, tra la bergamasca e il lecchese, partecipando allo scontro a fuoco con le forze nazi-fasciste al Pizzo d’Erna tra il 17 e il 20.10.1943, al termine del quale si rifugia in Val Brembana in territorio bergamasco, per poi passare in Val Seriana. Il 28.12.1943 giunge a Zambla (Bg) con i suoi uomini della 171a brigata ‘Garibaldi’. Nella notte del 16.1.1944 con altri 13 partigiani viene arrestato dal Comando della Gnr fascista al roccolo di Poldo Gasparotto, al Passo della Crocetta, sul Colle di Zambla. Il 22.1.1944 viene trasferito a Bergamo nel carcere di Sant' Agata, in Città Alta. Nel febbraio la madre di Paci chiede di poter vedere il figlio, senza ottenere il permesso. In carcere Paci viene interrogato e torturato a lungo, senza però rivelare alcunché. Il 17.4.1944 la madre fa battere a macchina un “Promemoria per il Capo della provincia” in cui scrive: “La madre del giovane Paci Dante fu Augusto, nato il 28 Marzo 1921, arrestato per motivi politici, che trovasi alle carceri di S. Agata, chiede a nome del figlio il suo arruolamento nell’Esercito Repubblicano. In un colloquio col capo della Provincia le era stato promesso di poter visitare il figlio, invece ciò non le è stato concesso. Chiede ancora di poter visitarlo. Passani Elisa Ved. Paci via Moroni n. 23 Bergamo”. Sullo stesso foglio, a mano con inchiostro verde e con la data del 20.4.1944, è scritto il seguente appunto: “Per ordine del Sig. Questore, ho comunicato alla istante che il capo della Provincia – stante la gravità del fatto e i precedenti del figlio – non può prendere in considerazione la domanda”. Il diniego del permesso a visitare il figlio viene comunicato alla madre, negli uffici della Questura di Bergamo, il 25.4.1944. In seguito alla cattura di Paci, la Questura repubblicana di Bergamo il 28.4.1944 invia alle altre Questure coinvolte un telegramma per la revoca della richiesta di ricerca, inoltrata il 17.6.1943. Paci viene fucilato la mattina presto del 21.7.1944. Insieme a Paci vengono fucilati anche Mario Aldeni e Silvio Belotti. La fucilazione viene eseguita dai militi della Gnr fascista. Dopo averne ricevuto comunicazione già lo stesso 21.7.1944 dal brigadiere Guidolotti della squadra politica della Questura, il 23.11.1944 il questore Casadei da Bergamo scrive al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato – Ufficio Istruzione – Sezione di Milano, il seguente testo: “Il detenuto Paci Dante, a seguito della proditoria uccisione avvenuta in questo capoluogo il 19 luglio corr. anno dello squadrista Favettini Giovanni, venne – con altri due elementi sovversivi – presentato al Tribunale Straordinario militare riunitosi nella notte dal 20 al 21 luglio e condannato alla pena capitale. La sentenza è stata eseguita alle prime ore del 21 luglio c. a. nei pressi del locale Cimitero Unico”. Nel fascicolo è conservato un documento manoscritto, anonimo e senza data, presumibilmente di pugno dello stesso Paci, scritto a lapis blu (in alcuni tratti assai sbiadito) su tre distinti fogli di carta leggera, a proposito del quale, nel fascicolo, non ci sono indicazioni su dove e quando sia stato ritrovato: “Vi dispenso dalle presentazioni, noi non osserviamo quest’uso. Compagni! Noi, operai e abitanti di …… accompagnati dalle nostre donne, dai nostri fanciulli e dai nostri genitori affranti dalla vecchiaia andiamo verso l’inferno per domandargli giustizia e soccorso, siamo ridotti alla miseria, siamo perseguitati, sovraccaricati e stremati da un lavoro superiore alle nostre forze; siamo oltraggiati si insulta (?) la dignità umana siamo trattati come schiavi. L’idea di patria! L’idea di patria non è altro che una idea di convenzione, idea ristretta in confronto all’idea dell’umanità che deve sostituire tutto per noi”. Nel fascicolo sono presenti anche fotografie di Paci con riproduzioni in 30 eseguite il 19.6.1943 dal fotografo Alessandro Terzi. Ci sono altre due fotografie, una di lui sorridente, l’altra in divisa da aviere con altre 3 persone: Paci è il primo da sinistra. (G. Mangini, R. Vittori)
Familiari
Paci Augusto Angelo (padre)
Passani Elisa (madre)
nata a Bergamo il 10.6.1923
Paci Anita (sorella)
Nata a Bergamo il 10.6.1923.
Luoghi di residenza
Bergamo Lombardia Italia via Moroni 23
Fatti notevoli
1943 - 1943
Militante comunista, da vita ad una cellula antifascista presso lo stabilimento 'Caproni Aeronautica Bergamasca' di Ponte San Pietro. Scoperto, si da alla clandestinità, prima a Lovere e poi a Milano.
1943/09 - 1944/07/21
Dopo l'8.9.1943 entra nelle formazioni partigiane, prima nel territorio lecchese e poi nella valli bergamasche, fino ad entrare nella 171^ Brigata Garibaldi. Catturato dalle forze fasciste nel gennaio 1944, viene fucilato il 21.7.1944.
Sanzioni subite
carcere (1944/01/16 - 1944/07/21)
Il periodo carcerario termina con la sua fucilazione ad opera della Gnr fascista avvenuta il 21.7.1944 nei pressi del cimitero di Bergamo.
Relaz. con altri soggetti
Amboni Angelo Gaetano (antifascista)
ASBg, Sovversivi
Cattaneo Vittorio (antifascista)
ASBg, Sovversivi
Carminati Guido (antifascista)
ASBg, Sovversivi
Tosi Angelo (antifascista)
ASBg, Sovversivi
Aldeni Mario (partigiano)
Belotti Silvio (partigiano)
In rubrica di frontiera
no
In bollettino ricerche
no
Esclusione dallo schedario
Data di esclusione
1944
Documentazione allegata
Fotografia di gruppo con altri commillitoni Ritratto fotografico a mezzo busto. Ritratto a mezzo busto Tre foglietti in carta velina manoscritti con matita bleu quasi sicuramente di mano di Dante Paci. Si tratta di brevissimi appunti frammentari di un probabile discorso con brevi elenchi di parole
Altre fonti archivistiche
Isrec, Fondo Alonzi
Busta 14, Fascicolo a
Testimonianze
Malenza, Antonio
intervistato da Angelo Bendotti e Giuliana Bertacchi il 1984/10/01
Dopo l’8 settembre fa parte del gruppo di Dante Paci stanziato al colle di Zambla. Catturato nel rastrellamento del gennaio 1944, inviato in Germania, riesce a rientrare in Italia e si unisce alla Brigata GL XXIV maggio, di cui sarà caposquadra.
Riferimenti bibliografici
Bendotti 2015
Bendotti, Della Torre 1995
riferimento p. 50.
http://www.anpi.it/donne-e-uomini/dante-paci/