Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Grancona (Vi) il 4.9.1898, graduatore di vetro, anarchico. Figlio di un mugnaio, risiede con i genitori a Sesto San Giovanni (Mi). Ha tre fratelli: Ettore Antonio (n. 1891 a Grancona), antifascista; Antonio Giovanni (n. 13.6.1909), anarchico, e Luigi (n. 16.5.1901), anarchico individualista. Agli inizi del 1920, a Sesto San Giovanni, partecipa alla costituzione di un gruppo giovanile anarchico con Tranquillo Pusterla (n. 1903), Paolo Lico (n. 1903), Gracco Bosia (n. 1902), Omero Sbrana (n. 1888), Pietro Zibardi (n. 1878). Il gruppo ha la propria sede a Sesto in via Acciaierie 10. La sera del 6.3.1922 Lico e Pusterla collocano due bombe cariche di polvere nera, prodotte dalla SIPE - Società Italiana Prodotti Esplodenti, contro la sede di Ps di Sesto San Giovanni. Le due bombe vengono poste sul davanzale di una finestra, ma lo scoppio anticipato degli ordigni maciulla le mani di Pusterla. Questi rivela alle guardie di Ps il nascondiglio degli esplosivi presso la sede della Falck, li attribuisce al gruppo anarchico e denuncia i compagni come mandanti e corresponsabili. Durante il processo Peotta rifiuta strenuamente ogni imputazione. Al termine del dibattimento, l'8.7.1922, Pusterla viene condannato a 2 anni e mezzo di carcere, mentre Peotta, insieme agli altri, viene assolto per insufficienza di prove. Dopo l'assoluzione continua la sua attività di anarchico militante nella zona di Sesto San Giovanni come diffusore della rivista «Pagine Libertarie» su incarico dell’anarchico milanese Carlo Molaschi (1886-1953), come mostra la lettera di quest’ultimo del 30.12.1922 conservata nel fascicolo. In seguito Peotta si trasferisce a Parigi presso il fratello Luigi, dove rimane fino alla fine del 1924. Nel gennaio 1925, in seguito al sequestro della corrispondenza di alcuni anarchici di Trento effettuato dalla polizia fascista, che sospettava la probabile costituzione di un'organizzazione comunista anarchica in Trentino e Venezia Giulia, il suo nome viene trovato tra i corrispondenti di Pietro Paterno, ferroviere anarchico di Trento. Rientrato in Italia, Peotta prende domicilio a Treviglio (Bg) e dal 2.2.1925 lavora come operaio graduatore di vetro nella 'Soffieria Murano', una società industriale la cui sede principale è a Milano in corso Porta Nuova 34 ma che ha uno stabilimento appunto a Treviglio. Una volta al mese, nel fine settimana, si reca a Sesto San Giovanni per visitare i genitori. Dal gennaio 1927 si iscrive al sindacato fascista di categoria della provincia di Bergamo. In seguito all'arresto del fratello Luigi, avvenuto a Bruxelles nel 1927 per le vicende della banda Pollastro, viene a sua volta arrestato dalla Questura di Milano, portato a Casale Monferrato per essere interrogato sul conto del fratello e nell'ottobre 1927 proposto per il confino politico da parte dei Cc di Monza. Liberato il 9.11.1927, l' 8.5.1928 si sposa a Treviglio con Maria Moriggi, mentre il 21.6.1928 la Commissione Provinciale di Bergamo per il confino di polizia (composta dal comm. dr. Carlo Witzel, vice-prefetto, presidente; cav. dr. Luigi Giannone, vice-questore; cav. Pietro Testani, maggiore comandante la divisione Cc di Bergamo; cav. dr. Luigi Granata, sostituto procuratore del Re; cav. Luigi Zecchini, centurione della Mvsn), nonostante la proposta di confino, gli infligge l'ammonizione per 2 anni grazie al fatto che Peotta presenta un’efficace memoria difensiva, nella quale confuta punto per punto tutto ciò che gli viene contestato dai Cc di Sesto San Giovanni, che non lo conoscono perché vi è assente da anni e non producono fatti su cui basare la richiesta di confino, ma solo sospetti generici, mentre i Cc di Treviglio, che lo sorvegliano, ne parlano bene. L'ammonizione viene sospesa il 19.12.1929 per l’interessamento del segretario politico fascista di Treviglio, Pino Vitali, che il 17.5.1929 si rivolge al Commissario di Ps di Treviglio affermando l’avvenuto ravvedimento di Peotta, che conduce vita ritirata e dedita al lavoro. Nell'aprile 1931 ospita per alcuni giorni a Treviglio, a casa sua, la compagna di suo fratello Luigi, l'anarchica Caterina Piolatto (cfr. b. 81), che dopo pochi giorni ritorna ad Alessandria. La mattina del 29.5.1931, alle ore 7, gli agenti di Ps di Treviglio Angelo Gorni e Antonio Grisafi procedono alla perquisizione dell’abitazione trevigliese di Peotta, senza esito. Nel frattempo, nel biennio 1929-1931, in collaborazione con l’ingegnere francese Sergent mette a punto una macchina, poi brevettata, in grado di stampare automaticamente diciture, immagini e decorazioni su fiale e tubetti di vetro, porcellana, ecc. Questa novità tecnologica desta l’interesse dell’imprenditore e commerciante Georges Bloow (n. Parigi nel 1887), francese ma residente a Rio de Janeiro, dov’è proprietario della ditta Rio Arte, un’officina per decorare materiali vetrosi oltre che per vari lavori nell’ambito della decorazione. Fino a quel momento la fabbrica lavorava a mano, per questo Bloow è molto interessato all’invenzione di Peotta, al quale scrive il 10.7.1931 da Rio offrendogli di acquistare la macchina e chiedendogli di recarsi in Brasile per curarne l’impianto e gestire la produzione. Il 18.7.1931 il console italiano a Rio certifica l’autenticità della richiesta di Bloow alla presenza della controfirma di due testimoni della colonia italiana a Rio de Janeiro, Francesco Cuneo (n. 1886) di origini genovesi, nipote di G. B. Cuneo (compagno di Garibaldi nel periodo sudamericano) e Giobatta Olivieri (n. 1887), originario di Ovada (Al), che garantiscono per Bloow. Per poter accettare la proposta ricevuta dal Brasile, il 29.8.1931 Peotta scrive al segretario politico del Pnf di Treviglio, chiedendo un appoggio per ottenere la concessione del passaporto, che avrebbe potuto essergli negata per i suoi precedenti. Pochi giorni dopo, il 2.9.1931, il segretario politico fascista scrive al Commissario di Ps di Treviglio caldeggiando la concessione del passaporto, sottolineando sia la totale estraneità di Peotta a qualunque attività politica, sia l’impegno e la qualità professionale del suo lavoro. Con regolare passaporto rilasciato il 7.2.1932 dal Prefetto di Bergamo e il nulla osta del Cpc, il 16.2.1932 lascia Treviglio per Genova, dove due giorni dopo si imbarca sul piroscafo ‘Duilio’ diretto a Rio de Janeiro presso F. Cuneo, mentre la moglie si trasferisce presso i suoceri a Sesto San Giovanni. Il 26.8.1932 risulta risiedere presso l’hotel Savoia, rua Senador Dantas 87, lo stesso indirizzo di Francesco Cuneo. Con una nota del 24.2.1935, il Cpc riferisce che il suo indirizzo a Rio de Janeiro è praca Tiradentes 83, 2° piano, che lavora come rappresentante di una ditta di articoli sanitari e che è ritenuto buon lavoratore. L'ultima notizia che lo riguarda è del 18.1.1940, fornita ancora dal Cpc, secondo la quale vive a Rio del tutto appartato dalla colonia italiana, astenendosi da ogni attività politica e dedicandosi allo sviluppo di una piccola fabbrica di conta-gocce, tubi per pastiglie medicinali e simili artefatti di vetro. Radiato nel 1940. Cpc, b. 3845, 1931-1940, (G. Mangini)