Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Caravaggio (Bg) il 17.1.1887, avvocato, socialista massimalista, celibe, scheda biografica a partire dal 15.9.1924. Immatricolatosi nel 1909 con il n. 5210 all’Università di Torino, si laurea in Giurisprudenza il 23.11.1912. Durante la guerra di Libia (1911-1912) tiene numerose conferenze nei comuni del circondario trevigliese contro la guerra e il governo giolittiano. Nel 1912 viene condannato dalla Pretura di Treviglio (Bg) a 12 lire di ammenda per rifiuto di obbedienza all’autorità e il 16.10.1913 ad un’ammenda di 16 lire per la stessa ragione (trasgressione dell’art. 434 del codice penale). Nel 1914 viene denunciato per contravvenzione alla legge sul bollo. Il 29.3.1914, dalle 16 alle 16.30, nella piazza di Covo (Bg) tiene una pubblica conferenza davanti a circa 100 persone, senza incidenti, e lo stesso giorno ne tiene un’altra, dalle 19 alle 19.40, davanti a circa 150 persone ad Antegnate (Bg) in casa Pizzigoni, nella quale parla degli stessi argomenti trattati a Covo, e cioè del processo in corso contro il quotidiano socialista «Avanti!» e contro le ingenti spese militari della guerra di Libia, che hanno peggiorato le condizioni economiche dei cittadini, invitando gli uditori ad organizzarsi per il futuro per evitare il ripetersi di simili situazioni. Il 24.2.1915 la Pretura di Treviglio lo assolve dall’imputazione di adulterio per insufficienza di prove. Il 5.4.1915 è arrestato e condannato per oltraggio ai Cc, in seguito amnistiato. Agli inizi del 1916 inoltra al comando del distretto militare di Milano la domanda per essere nominato sottotenente di complemento di commissariato. La trafila burocratica della domanda prevede l’inoltro della stessa dal distretto militare di Milano alla Sotto-prefettura di Treviglio e da questa ai Cc di Treviglio, che devono provvedere alla raccolta delle informazioni su Petro' richieste dal distretto militare. I Cc inviano un sintetico rapporto su vicende giudiziarie, posizioni politiche e situazione economica di Petro', formulando infine un giudizio complessivo, per il quale la sua posizione sociale "non è pertanto da ritenersi compatibile con la qualità di ufficiale, ed inoltre è convinzione generale che egli intenda conseguire tale nomina per continuare la propaganda antimilitarista". Più di un anno dopo, il 15.6.1917, il prefetto di Bergamo incarica il sottoprefetto di Treviglio di verificare se è vero che Petro' stia svolgendo propaganda contro la guerra nelle campagne di Caravaggio. In quel momento, però, è sotto le armi come sottotenente e da 5 mesi non è stato visto in paese, è caporale nel 14° Fanteria, 2° Battaglione, Zona di guerra. Il 29.2.1920, promossa dalla sezione socialista di Fara d’Adda (Bg), tiene una pubblica conferenza su Le lotte dei lavoratori, senza alcun incidente. Dal 1920 al settembre 1922 è assessore del Comune di Caravaggio, quando l’amministrazione cittadina è retta dai socialisti. Nel giugno 1921 chiede il permesso di portare con sé una rivoltella ma, data la sua posizione politica, il permesso viene rifiutato. Tiene numerose conferenze, è in corrispondenza con i dirigenti nazionali del Psi, pubblica articoli sul giornale socialista «La Giustizia», nonché su riviste e periodici socialisti italiani e stranieri. Insieme all’anarco-sindacalista Giuseppe Papini di Treviglio, con il quale era seduto ad un tavolino del caffé Bramati sul Sentierone di Bergamo, alle 14.30 del 13.10.1922 viene aggredito e colpito a bastonate da un gruppo di fascisti. Nel corso del 1922 si trasferisce a Milano, dove ha studio professionale in via S. Damiano 12, mentre la sua abitazione è in via Canova 17 presso la sorella Maria, vedova di Rodolfo Spotti, ex-consigliere comunale socialista di Milano. La Questura di Milano nel 1923 gli nega il porto d’armi in quanto socialista. Nello stesso anno viene incluso nell’elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze. Il 12.12.1924 il deputato fascista Tobia Ceserani, capo degli squadristi trevigliesi, su carta intestata ‘Camera dei Deputati’ da Roma scrive una lettera al sotto-prefetto di Treviglio, al quale chiede collaborazione e vigilanza nei confronti di alcuni antifascisti di Caravaggio che, emigrati in Francia, rientrando in Italia si fermano a Milano ospiti di Petro', Banfi, Papini, Colombo. Secondo le informazioni confidenziali ricevute da Ceserani, l’obiettivo del gruppo è quello di organizzare un comitato per la propaganda clandestina in vista delle elezioni amministrative del 1925. L’11.2.1928 il commissario aggiunto di Ps di Treviglio, Mingione, scrive al questore di Bergamo richiamando una precedente segnalazione dei Cc di Treviglio del novembre 1926, nella quale veniva richiesto un "severo provvedimento di polizia". A tale richiesta, osserva il commissario Mingione, "per ragioni a me ignote" non è seguito alcun provvedimento e intanto Petro', pur residente a Milano, "continua ‘ad aver contatto con elementi sovversivi di Caravaggio residenti a Milano, con i quali anzi organizzerebbe delle manifestazioni antifasciste attuate dai loro amici residenti in Caravaggio". Pertanto, viene di nuovo richiesto un provvedimento anche per "calmare lo spirito pubblico di Caravaggio, il cui Podestà e la cui sezione fascista chiedono che il Petro' sia messo in condizioni di non poter nuocere con la sua attività antinazionale". Il questore di Bergamo inoltra la richiesta al prefetto, che il 22.2.1928 scrive al prefetto di Milano una lettera che contiene toni ultimativi, affermando che è in corso una campagna pubblica rivolta a screditare l’onorevole Tobia Ceserani, podestà di Caravaggio, orchestrata da alcuni caravaggesi residenti a Milano: oltre a Petro', vengono indicati Giuseppe Colombo (residente a Zelo Buon Persico), Mario Banfi (residente a Milano), Francesco Asperti (residente a Trenno), i quali, prosegue la lettera, erano già stati proposti nel dicembre 1926 per provvedimenti di polizia in quanto sovversivi pericolosi ma ‘risparmiati’ in quanto fuori dalla giurisdizione bergamasca. Le indagini poliziesche portano ad individuare nel comunista Achille Stuani, già in stato di arresto, la figura di riferimento degli altri antifascisti caravaggesi operanti a Milano e in relazione con quelli residenti a Caravaggio. Viene perciò richiesto il confino per Stuani e una severa diffida per gli altri, dei quali si intende impedire i contatti con l’area dell’antifascismo caravaggese. Nel caso i provvedimenti richiesti alla Prefettura di Milano non venissero presi nei confronti dei nominativi indicati, il prefetto di Bergamo, "riprendendo in esame le prime denuncie corroborate dalle ultime conoscenze a loro carico li denuncierà senz’altro per l’assegnazione al confino". Il prefetto di Milano risponde l’8.3.1928 assicurando di aver fatto ammonire Petro', Banfi e Asperti, mentre Colombo, residente a Zelobuonpersico, è stato segnalato ai Cc della giurisdizione di Lodi. Va segnalato che alla diffida inflitta a Petro' segue una lettera da Roma del 5.4.1928 e scritta da Augusto Turati, dal 1926 al 1930 segretario politico del Pnf, a Carlo Solmi, prefetto di Bergamo, per chiedere ragione della diffida inflitta a Petro'. La mancata risposta di Solmi induce Turati, l’11.5.1928, a scrivergli una seconda lettera, cortese ma ferma, per sollecitare la risposta sulle motivazioni della diffida politica inflitta a Petro'. Secondo una nota della Questura del 21.6.1929, Petrà si disinteressa di politica e si dimostra "simpatizzante per il Governo Nazionale e pel Regime", e la sorveglianza nei suoi confronti è stata attenuata. Nel dicembre 1930 abita a Milano in via Ospedale 1, dove rimane fino al 1935, quando sposta la residenza e lo studio professionale in via Cerva 18, mentre nel dicembre 1936 risulta essersi trasferito in corso di Porta Vittoria 55, vicino al palazzo di giustizia. Nel 1941 abita allo stesso indirizzo ed è sorvegliato. Le segnalazioni cessano con l’ultima nota del 12.4.1942. Cpc, b. 3905, 1924-1942, scheda biografica. (G. Mangini)