Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Treviglio (Bg) il 19.9.1901, operaio alla Pirelli di Milano, comunista. Risiede a Treviglio in via Cavallotti 17. Due suoi fratelli sono morti nella prima guerra mondiale. La sua scheda biografica viene aperta il 30.3.1931. Arrestato il 22.7.1931, viene denunciato al Tribunale Speciale. Il questore di Bergamo Guarducci il 31.8.1931 invia al procuratore generale presso il Tribunale Speciale di Roma una dettagliata relazione sull'inchiesta che ha portato all'arresto di De Ponti. L'inchiesta, svolta dalla Prefettura di Milano sull'esistenza di una rete organizzativa comunista, ne accerta la presenza anche nella zona di Treviglio. A Milano viene arrestato il responsabile della zona di Treviglio, l'operaio comunista trevigliese Giovanni Bonomi. Interrogato, Bonomi dichiara di aver nominato capo della cellula di Treviglio proprio De Ponti; di quella di Arzago, un altro trevigliese, Francesco Lazzarini; di quella Brignano Gera d'Adda, Giovanni Blini; di quella di Calvenzano, Ernesto Fontana; di quella di Arcene, Giovanni Colombi, tutti operai alla Pirelli. Tranne Lazzarini, assente, vengono tutti arrestati e tradotti a Bergamo a disposizione della questura il 23.7.1931. Tre giorni dopo viene arrestato anche Lazzarini. Le indagini, dopo l'arresto di tutti i componenti del gruppo, si indirizzano alla ricerca di materiale propagandistico, che però non viene trovato nelle case degli arrestati perché l'azione di proselitismo si svolgeva principalmente sul treno tra Treviglio e Milano. Bonomi, in particolare, a Milano è in rapporto soprattutto con Giuseppe Biscuola e Girolamo Mantovani, arrestati dalla Questura di Milano, dai quali era stato nominato appunto capo gruppo della zona di Treviglio e dintorni. Il 25.2.1932 il Tribunale Speciale condanna De Ponti ad un anno di reclusione "quale responsabile di appartenenza ad associazione comunista". Non ha precedenti penali e sul suo conto non vi sono rilievi morali, anche se la Questura, nel compilare la sua scheda biografica, aggiunge che ha "rivelato tendenze al bere". Insieme a lui vengono condannati Giovanni Bonomi di Santo (3 anni e 2 mesi, pena maggiorata rispetto agli altri perché recidivo), Francesco Lazzarini di Giovanni Battista (1 anno), Giuseppe Ernesto Fontana fu Pietro (assolto per non provata reità). De Ponti, e insieme a lui Bonomi e Lazzarini, viene assolto dall'accusa di avere svolto propaganda, ma condannato per l'appartenenza all'organizzazione comunista. Detenuto dal 23.7.1931 ed avendo scontato oltre metà della pena, il 4.3.1932 scrive a Mussolini per ottenere la grazia, promettendo di sottostare alle leggi del regime fascista, dichiarandosi pentito e mostrandosi preoccupato per le difficili condizioni dei suoi anziani genitori. Per effetto di tale domanda, si innesca un iter burocratico per cui il Ministero dell'Interno incarica la Questura di Bergamo di verificare come sarebbe accolta in sede locale, a Treviglio, l'eventuale grazia concessa a De Ponti. La Questura a sua volta si rivolge ai Cc di Treviglio per ottenere l'informazione richiesta a livello centrale. La risposta dei Cc, scritta dal maresciallo maggiore a piedi e comandante interinale della tenenza, Enrico Casalini, è del 12.4.1932: la grazia sarebbe accolta favorevolmente perché De Ponti in precedenza non aveva mai manifestato tendenze sovversive e i genitori, ormai anziani, vivono con le 90 lire della pensione percepita per i due figli morti in guerra, denaro da cui vanno tolte le 275 lire annue per l'affitto di casa, pertanto il ritorno del figlio allevierebbe la disagiata condizione dei genitori. Liberato per condono pena il 23.7.1932 dal carcere di Avellino, rientra a Treviglio e viene sorvegliato. È compreso nell'elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze fino al dicembre 1935, quando ne viene radiato per la sua condotta. Tutti i giorni va da Treviglio a Milano in bicicletta per cercare lavoro e qualche volta si ferma a dormire nella casa milanese della sorella Giuseppina in via Ciaia 6. Nell'aprile 1936 si ferma stabilmente presso la sorella, ma nel giugno dello stesso anno torna a Treviglio perché trova lavoro come operaio presso l'industria chimica Baslini, presso la quale era ancora occupato nel 1941. Risiede in via Adigraat 17. Nel 1937 si sposa con Maria Ferrandi, dalla quale ha un figlio nel corso del 1938. Non vi sono ulteriori segnalazioni su di lui fino al 7.2.1942. Il 19.4.1943 viene segnalato ancora per 'buona condotta'. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia. (G. Mangini)