Profilo sintetico riassuntivo
Nata a Bergamo il 12.12.1884. Antifascista, vedova del marito Rovetta, vive a Bergamo in via Fara 7 e lavora come donna di servizio. Agli inizi di agosto 1928, parlando dei fascisti dice che "starebbero bene tutti bruciati, quella brutta gente" e, a proposito degli attentati di Roma e Bologna contro Mussolini, aggiunge che "lo volevano ammazzare, se anche lo avessero ucciso non avrei fatto una lacrima". Le comari del suo stabile, Paolina Masini vedova Rovetta ed Enrica Copler in Sironi, interrogate in proposito, prontamente confermano, la prima come testimone diretta e la seconda come testimone di casi simili accaduti in precedenza, sempre con la Ranica protagonista. La Copler aggiunge che la Ranica ha anche detto che "se l'avessero ammazzato, avrebbero fatto bene, perché è lui che con la miseria ha rovinato l'Italia; se potessi me lo metterei sotto il sedere". Viene quindi denunciata per frasi oltraggiose contro Mussolini e il fascismo, arrestata e in questura, il 29.9.1928 viene fotografata. Il commissariato di Città Alta ricostruisce l'accaduto per il questore in una nota informativa del 3.9.1928, osservando che la Rovetta è abituata ad esternazioni antifasciste sapendo che gran parte del vicinato è antifascista, soprattutto nelle occasioni delle manifestazioni pubbliche del fascismo, quando dice male di Mussolini, della milizia e dei gerarchi locali. Con sentenza 1.2.1930 viene condannata a 6 mesi di reclusione e a 500 lire di multa. In una nota della Questura di Bergamo si dice che non viene iscritta al Casellario perché non è pericolosa, ma in realtà è iscritta al Cpc. Tuttavia, il 30.12.1933 il commissario di Ps di Città Alta, a proposito della Ranica scrive al questore che "sostanzialmente trattasi di una donna di limitatissima cultura, perciò la si ritiene alquanto priva di discernimento. Continua però a dimostrarsi apatica nei riguardi del Regime e non è meritevole d'essere radiata dal novero dei sovversivi". La radiazione avviene l'11.11.1940. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia in doppia posa realizzata in Questura il 29.9.1928. Cpc, b. 4224, 1928-1940. (G. Mangini)