Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Treviglio (Bg) il 9.5.1899, due mesi dopo la morte del padre. Residente in vicolo Dell’Era 4 a Treviglio, fuochista meccanico, socialista, fratello minore di Giovanni Marta, a sua volta incluso nell'elenco dei sovversivi. In seguito a perquisizione domiciliare effettuata l’11.10.1926, viene sequestrata una cartolina con il ritratto di Matteotti. Interrogato il 15.11.1926 dal commissario di Ps sulla provenienza della cartolina sequestrata, così risponde: "La cartolina sequestratami l’ho acquistata a Milano, avanti lo stabilimento Pirelli, in via Adda, all’epoca del delitto Matteotti, da uno dei molti venditori ambulanti che sostavano avanti lo stesso stabilimento e vendevano cartoline e fotografie dell’On. Matteotti in tutti i formati, liberamente in pubblico. Mi ricordo anche che vi era molta ressa di acquirenti. Non ricordo se l’abbia pagata 20 o 30 centesimi, né so precisare il giorno. Ricordo solo che mi ero trovato in quella via a passare mentre mi recavo dalla mia fidanzata, certa Ronchi Gina, abitante in via Adda, in pensione presso un’ortolana. Avevo poi depositata la cartolina a casa in qualche angolo ed ora non ricordavo affatto più di averla. Non nascondo di avere un tempo professate idee socialiste. Ma da circa tre anni non mi occupo più affatto di politica, ed ho modificato completamente i miei sentimenti. Ciò lo può dimostrare la condotta che tengo da molto tempo. Sono solo ed ho la vecchia madre da mantenere e non mi occupo più affatto di altro. Letto, confermato e sottoscritto". Un mese dopo, il 14.11.1926, viene fermato a Treviglio da due agenti di Ps, il maresciallo Michele Pastorello e il brigadiere Gregorio Calabrò, "per misure di Ps e per chiarimenti" e portato nelle carceri locali, per essere poi diffidato e rilasciato il 15.12.1926 "non essendo emerse responsabilità nei suoi confronti". Tuttavia, in una relazione del 29.12.1926 al commissario di Ps di Treviglio e da questo inoltrata alla Questura di Bergamo il 31.12.1926, il brigadiere Calabrò lo ritiene "persona di pessima condotta politica", dato che a suo avviso si tratta di un propagandista comunista che "tuttora esplica con intelligenza la sua propaganda antigovernativa", pertanto viene indicato come meritevole di essere assegnato al confino di polizia "per evitare che continui a fare propaganda sovversiva eliminando un soggetto pericoloso per l’ordine pubblico". La proposta non viene accolta ma Marta viene continuamente sorvegliato. Il 26.10.1927 i Cc di Treviglio si recano alla stazione ferroviaria e, all’arrivo del treno da Milano che riporta a casa i lavoratori trevigliesi, perquisiscono Michele Manenti (socialista unitario), Pierina Patander (comunista), Luigi Bellinzaghi (comunista), Alfredo Guerini (comunista), Giovanni Battista Marta, e, appunto, Giuseppe Marta. In seguito alla perquisizione delle loro abitazioni, solo nell’abitazione di Giuseppe Marta vengono rinvenuti e sequestrati "due opuscoli di carattere sovversivo", ma nel rapporto non ne vengono indicati i dati bibliografici. Il 12.3.1932 in un telegramma dei Cc di Treviglio al Commissario di Ps è scritto che Marta "presentemente non si occupa di politica". Radiato nel 1933. (G. Mangini)