Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Treviglio (Bg) il 8.12.1895, meccanico, comunista, risiede in viale Vittorio Veneto, nella sede della ex cooperativa ferroviaria. Fratello maggiore di Giuseppe, si sposa nel 1926 con Teodolinda Mauri, dalla quale ha due figli, Spartaco e Carla. Inizialmente militante socialista, è molto attivo nella sezione trevigliese del partito, ma nel momento della scissione di Livorno segue la frazione comunista. Macchinista ferroviario, viene licenziato in seguito allo sciopero dell’agosto 1922 e preso di mira dai fascisti locali. Nel febbraio 1923 è azionista della Casa del Popolo. Il 10.2.1923 la Sotto-prefettura di Treviglio indirizza un rapporto alla Questura di Bergamo nel quale si dà notizia di una perquisizione domiciliare a casa di Marta avvenuta agli inizi di febbraio 1923, nel corso della quale viene trovato e sequestrato materiale a stampa: Giovanni Zibordi, Alle donne, edito dalla società editrice Avanti; copia dello Statuto della Sezione socialista di Treviglio; copia dello Statuto del Circolo socialista di Canneto sull’Oglio; 2 cartoline con l’effigie di Tolstoi e di Liebknecht; copie del giornale «L’Eco dei comunisti» di Cremona del settembre 1922; un piccolo quaderno con appunti a lapis del 1921. Nello stesso rapporto viene aggiunto che “dopo lo scioglimento della Sezione socialista in Treviglio non è sorto più nessun organismo di tale partito di nessuna tendenza, e non consta che il Marta sia l’esponente od il fiduciario o sia regolarmente inscritto ad alcun partito, per quanto sia notorio professi idee socialiste”. Nel febbraio 1925 è segnalato tra i comunisti più pericolosi della giurisdizione trevigliese. Lavora in piazza Cameroni presso Michele Setti, titolare della succursale trevigliese della ditta per macchine per cucire Singer e viene sorvegliato. In una relazione al comando dei Cc di Bergamo del 3.12.1926 il capitano dei Cc di Treviglio, Salvatore Capozzi, in considerazione del fatto che Marta è ritenuto “capace di esercitare la propaganda spicciola ed in considerazione del suo passato”, propone che venga ammonito. La proposta non ha seguito, ma il successivo 31.12.1927 il commissario di Ps di Treviglio, Mingione, invia al questore un rapporto nel quale presenta Marta come uno degli ex-sovversivi che, “pur non avendo fatto esplicitamente atto di sottomissione al regime, mostrano sia pure solo apparentemente, di aver accettato, con lodevole senso di disciplina, l’attuale stato di cose”. Inoltre, prosegue il rapporto, è un “assiduo lavoratore di carattere riflessivo e deferente verso le autorità, pur conservando forse, nel suo intimo, le sue idee sovversive, il Marta non esplica nessuna attività antinazionale ed ha smesso ogni contatto con gli elementi di equivoca condotta politica”. Viene costantemente vigilato. Il commissario Mingione, tuttavia, nega che Marta possa essere considerato ‘pericoloso’ e per questo manifesta la sua meraviglia e il suo dissenso per la segnalazione di pericolosità a suo carico ricevuta il 16.12.1927 dalla Questura di Bergamo, osservando che, per il suo passato, lo si possa al massimo ritenere sospetto e, in quanto tale, di aver già provveduto il 17.2.1927 ad imporgli la carta d’identità obbligatoria con le impronte digitali, conservate nel fascicolo. Nonostante il dissenso del commissario di Ps, il 23.1.1928 Marta riceve la notifica di presentarsi per il giorno 27.1.1928 in Questura, dove viene diffidato. Il 22.3.1928 il commissario Mingione, rispondendo ad una nota della Questura del 17.3.1928, scrive che “nulla ho da aggiungere, nei riguardi del Marta, a quanto ebbi a comunicare con nota N. 326 del 31 Dicembre 1927: i connotati si possono rilevare dai cartellini dactiloscopici trasmessi con la stessa lettera”. Il 16.12.1928 la Questura, a firma del questore Giovanni Guarducci, inoltra al prefetto il periodico rapporto di fine anno su Marta. Nel rapporto sono trascritte letteralmente le parole del commissario Mingione del precedente anno, nel quale Mingione dissentiva sulla definizione di Marta come ‘pericoloso’. Nel dicembre 1932 non risulta essersi iscritto al Pnf. Nel gennaio 1935 gestisce una trattoria a Treviglio in vicolo Dell’Era 3. Il 26.1.1935 il maresciallo maggiore a piedi comandante dei Cc di Treviglio, Giovanni Battista Rossi, scrive al questore di Bergamo che Marta ‘non è iscritto al P.N.F.; ma verso lo stesso si è sempre dimostrato simpatizzante; è in buoni rapporti con tutti gli esponenti politici e con tutti gli aderenti alle istituzioni che ci reggono. Ha manifestato più volte il desiderio di inscriversi al P.N.F. ma non sono stati finora appagati i suoi desideri, a causa dei suoi precedenti politici, che poi sembrano fatti apparire ad un tempo soltanto per odi personali. Questo ufficio è del parere che il Marta venga radiato dallo schedario dei sovversivi’. Radiato il 28.1.1935. (G. Mangini)