Rigobello Eligio, detto Lenin


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n. busta
96
n. fascicolo
2932
Primo estremo
1923
Secondo estremo
1946
Cognome
Rigobello
Nome
Eligio
Altri nomi
detto Lenin
Presenza scheda biografica
Luogo di nascita
Data di nascita
1894/10/06
Livello di istruzione
licenza elementare
Professione
calzolaio
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Lendinara (Ro) il 6.10.1894, calzolaio, socialista, fratello di Eleuterio, Eliezer, Ermete detto Ermo (n. a Lendinara il 10.10.1900, calzolaio), a loro volta socialisti, trasferiti con la famiglia a Villanova del Ghebbo (Ro). I fratelli Rigobello sono nipoti di Elino Chinaglia, zio materno e fervente socialista, n. a Fratta Polesine nel 1861, ex ispettore delle ferrovie, fino al 1923 residente ad Ambivere (Bg), poi trasferito a Milano. Rigobello ha frequentato la scuola fino alla seconda elementare ed è stato segretario della sezione socialista di Villanova del Ghebbo. Il 4.3.1922 il Tribunale di Rovigo lo condanna a 10 mesi di reclusione per lesioni e violenza. Ha collaborato con il periodico socialista unitario di Rovigo "La lotta" (1899-1922) fino alla chiusura del giornale nell'agosto 1922, incaricandosi della vendita e della diffusione. Si allontana da Villanova del Ghebbo il 14.4.1923 per recarsi a Milano e da qui si dirige a Bergamo, dove nel 1923, insieme al fratello Eleuterio, gestisce una calzoleria in via Silvio Spaventa 2, 'La Veneta'. Dalla Questura di Bergamo viene più volte segnalato senza però rilievi di tipo politico fino al febbraio 1931, quando ottiene il passaporto per l'estero ed emigra in Francia. Nel giugno 1931 viene segnalato a Lione, dove frequenta il Café Comptoir du Dauphiné, cours Gambetta 3. Sempre a Lione, tra il giugno e il luglio 1931 incontra e riconosce Ignazio Zagarella, residente a Tolone, accusandolo di essere una spia fascista, ma l'altro nega e gli fornisce il biglietto da visita, dal quale risulta essere il presidente della federazione ex-combattenti italiani naturalizzati francesi. La sera del 1.11.1931 a Lione gli esuli antifascisti Enrico Giannetti, Alfredo Bonsignori, Manlio Malin, Adriano Vanni, Gaetano Bertini, Ludovico Rossi e Socrate Franchi aggrediscono a bastonate e insultano i fascisti Salvatore Tancredi, impiegato del Consolato italiano a Lione, e De Girolamo, reduci dalla commemorazione, tenuta dall'on. Paolucci, degli anniversari della vittoria nella prima guerra mondiale e della marcia su Roma. La sera dopo, 2.11.1931, viene arrestato perché sospettato di aver partecipato all'aggressione dei due fascisti anche perché cugino di uno degli aggressori, il chimico Manlio Malin, già sindaco socialista di Villanova del Ghebbo e amico di Giacomo Matteotti. Malin era stato costretto ad espatriare per sfuggire alle minacce fasciste. Non essendo stato riconosciuto, Rigobello viene rilasciato e diffidato dallo svolgere attività politica. Nel gennaio 1932 risiede a Lione in rue de la République ed è iscritto alla locale sezione socialista unitaria. Nonostante la diffida, continua a svolgere propaganda antifascista e a frequentare il circolo anarchico 'Sacco e Vanzetti', per questo verso la fine del gennaio 1933 viene espulso dalla Francia. La notizia della sua espulsione determina in Italia la sua iscrizione in RF con il n° 27484. Privo della carta d'identità, cerca di sottrarsi all'espulsione vivendo nascosto, protetto da amici e militanti socialisti, fino al giugno 1935 quando, trovato dalla polizia ancora a Lione in un caffè abituale ritrovo di antifascisti, viene arrestato e tradotto in carcere. Nel giugno 1936 è ancora a Lione, libero e in rapporto con alcuni anarchici residenti nella città francese. Tra le carte del fascicolo è conservata una lettera da Lione con il timbro postale del 14.8.1936, intercettata dalla polizia fascista e scritta da Rigobello al fratello Ermete a Villanova del Ghebbo, con cui risponde al fratello che chiedeva informazioni sulla guerra di Spagna. Con scrittura stentata e commistione linguistica italo-francese, cerca di fornire una versione delle vicende della guerra di Spagna alternativa a quella fornita in Italia dalla pubblicistica fascista, che detiene il monopolio dei mezzi di informazione: "Tutte le notizie italiane la presse Borghese e fascista pubblicano false notizie per moralizzare i rivoluzionari. Ribelli vincano Mussolini è provocatore duna guerra mondiale a inviato 21 avion a ribelli in qui sono stati battuti dai caciatori francesi nel pasando nella colina francese Maroco. Perché li Italia queste cose non so sanno". Nel fascicolo è contenuta anche la trascrizione dattiloscritta, eseguita il giorno 1.9.1936 dalla Questura di Rovigo e fornita in copia a quella di Bergamo, di un manifestino stampato a cura del partito comunista e indirizzato 'Agli Italiani all'estero', allegato alla lettera sopra citata, in cui si esortano gli italiani residenti all'estero a sottoscrivere a favore del popolo spagnolo in lotta contro le truppe franchiste, per contrastare l'aiuto militare fornito da Mussolini ai militari golpisti spagnoli. Nel dicembre 1936 viene segnalato come aderente a 'Giustizia e Libertà'. Una sua lettera del 13.3.1937, intercettata e trascritta dalla polizia fascista, è indirizzata a Olinto Boarato di Villanova del Ghebbo e ricalca i temi e la scrittura di quella indirizzata al fratello Ermete, già citata. Nel giugno 1937 risulta sempre iscritto al partito socialista italiano e impegnato nella raccolta di fondi per le milizie anti-franchiste. Nello stesso mese di giugno la Questura di Rovigo intercetta una sua lettera del 13.6.1937 da Lione al fratello Ermete, a Villanova del Ghebbo, nella quale, oltre ad alcuni consigli sul comportamento da tenere in pubblico e in privato, esprime la convinzione, diffusa in Francia, che l'Italia cerchi di provocare la guerra ma che, in tale eventualità, verrebbe sconfitta. Nel maggio 1938 da Lione spedisce due buste contenenti ritagli di giornali comunisti ad Antonio Fasolini e Guglielmo Zorzi, negozianti di calzature e pellami di Bergamo da lui conosciuti all'epoca del suo soggiorno in città anche se favorevoli al regime fascista. Le buste sono intercettate a Torino dalla polizia postale per il controllo della corrispondenza 'sospetta' proveniente dall'estero. Il 26.2.1939 un informatore riferisce che Rigobello è stato convocato dalla polizia francese, che gli ha imposto di scegliere tra il lasciare immediatamente la Francia oppure mettersi al servizio della stessa polizia francese per l'attività di delazione nei confronti sia degli anarchici locali che degli italiani fascisti della zona di Lione e di Villeurbanne. Rigobello avrebbe accettato la collaborazione con la polizia essendo sprovvisto di mezzi per fare diversamente. Da questo momento in poi non ci sono più notizie su di lui. L'ultima nota nei suoi confronti risale al 28.12. 1941. Nel fascicolo sono conservate 3 cartoline illustrate degli anni Trenta spedite dalla Francia al fratello Eleuterio, degli anni trenta. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia. Cpc, b. 4328, 1923-1941, erroneamente definito anarchico (in realtà è socialista), scheda biografica, documentazione fotografica. (G. Mangini)
Familiari
Rigobello Francesco (padre)
Chinaglia Angela (madre)
Chinaglia Elino (zio materno)
Elino Chinaglia (b. 29), zio materno e fervente socialista, n. a Fratta Polesine nel 1861, ex ispettore delle ferrovie, fino al 1923 residente ad Ambivere (Bg), poi trasferito a Milano.
Rigobello Eleuterio (fratello)
Rigobello Eliezer (fratello)
Rigobello Ermete (fratello)
detto Ermo
Luoghi di residenza
Villanova sul Ghebbo Veneto Italia (? - 1923) Bergamo Lombardia Italia (1923 - 1931) LIone Francia (1931 - ?)
Fatti notevoli
Collabora con il periodico socialista unitario di Rovigo «La lotta» (1899-1922) fino alla chiusura del giornale nell'agosto 1922, incaricandosi della vendita e della diffusione.
1931/11/01
La sera dell'1.11.1931 a Lione gli esuli antifascisti Enrico Giannetti, Alfredo Bonsignori, Manlio Malin, Adriano Vanni, Gaetano Bertini, Ludovico Rossi e Socrate Franchi aggrediscono a bastonate e insultano i fascisti Salvatore Tancredi, impiegato del Consolato italiano a Lione, e De Girolamo, reduci dalla commemorazione, tenuta dall'on. Paolucci, degli anniversari della vittoria nella prima guerra mondiale e della marcia su Roma.
1933
Verso la fine del gennaio 1933 viene espulso dalla Francia.
Sanzioni subite
diffida (1931 - )
Relaz. con altri soggetti
Malin Manlio (antifascista)
ACS, Cpc, b. 2959
Boarato Olinto (antifascista)
In rubrica di frontiera
Informazioni
1933, n. 27484
In bollettino ricerche
no
Esclusione dallo schedario
no
Documentazione allegata
fotografia corrispondenza (Lettera al fratello Ermete (Villanova del Ghebbo) spedita da Lione il 14.8.1936. Lettera ad Olinto Boarato (Villanova del Ghebbo) spedita da Lione il 13.3.1937. Lettera al fratello Ermete (Villanova del Ghebbo) spedita da Lione il 13.6.1937. Maggio 1938, buste con ritagli di giornali comunisti spedite a Bergamo ai negozianti Antonio Fasolini e Guglielmo Zorzi.)
Altre fonti archivistiche
(ACS-CPC) Archivio centrale dello Stato (Roma), Casellario Politico Centrale
Busta 4328, Fascicolo
Riferimenti bibliografici
Mariotto 1998
riferimento M. Mariotto, «La lotta», come fonte storica del movimento operaio e contadino, in Nicola Badaloni, Gino Piva e il socialismo padano-veneto, a cura di Giampietro Berti, Associazione Culturale Minelliana, Rovigo 1998.