Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Stezzano (Bg) il 14.9.1891, sacerdote. Curato a Romano di Lombardia (Bg) dal 1915, promuove scioperi delle maestranze delle imprese locali e dirige l’ufficio del Segretariato del Popolo di Romano dal 1915 al 1923. Sostenitore del Ppi, collabora con il conte Dino Secco Suardo e con la redazione del settimanale «L’idea popolare. Settimanale del Comitato provinciale di Bergamo del P.P.I.» (1923-1925). Dopo l’avvento del fascismo prosegue la sua attività, per questo viene minacciato dai dirigenti del fascio di Romano, tanto che viene picchiato dai fascisti locali e nel febbraio 1923 deve lasciare Romano e rifugiarsi a Bergamo, dove il 17.9.1924 trasferisce anche formalmente la sua residenza. A Bergamo è coadiutore nella parrocchia di Sant’Alessandro in Colonna, mentre la sua abitazione è in vicolo Macellerie 2. Le relazioni di polizia sul suo conto parlano di “regolare condotta morale, dando però molto a desiderare sulla condotta politica”. A Bergamo viene costantemente sorvegliato e il 15.4.1927, in un suo rapporto al prefetto, il maggiore Pietro Testani, comandante della divisione dei Cc di Bergamo, ritiene che don Teani vada diffidato, il che accade il 6.6.1927, con relativa notifica il 13.6.1927. Il 23.8.1928 viene segnalato in RF quale oppositore del Regime. Nel giugno 1929 si reca a Roma in pellegrinaggio con il clero ed è segnalato sia in arrivo da Bergamo che in partenza da Roma. Nel periodo 1926-1930 collabora clandestinamente con Ernesto Rossi, insegnante presso l’Istituto tecnico commerciale ‘Vittorio Emanuele II’ di Bergamo, nascondendo sotto l’altare della chiesa di Sant’Alessandro in Colonna la stampa clandestina che gli veniva fornita da Rossi e poi da lui distribuita soprattutto al clero locale. Il 17.4.1931 il Cpc chiede notizie al prefetto di Bergamo sulla sua attività. Il prefetto risponde che il sacerdote è nell’elenco dei sovversivi pericolosi di categoria III, cioè da arrestare in determinate contingenze. In risposta a questa indicazione, con una nota del 30.5.1931 il Cpc scrive al prefetto di Bergamo esprimendo insolita cautela, probabilmente perché si tratta di un sacerdote e i Patti Lateranensi sono recenti: “Poiché il provvedimento dello arresto preventivo, in determinate contingenze è, certamente, un provvedimento grave, da quanto codesta Prefettura ha riferito con la nota controcitata, non emergerebbero elementi sufficienti a giustificare l’inclusione del Teani, nello elenco dei pericolosi alla Cat. III. Si prega di riesaminare la pratica e raccogliere, eventualmente altri elementi, tenendo presente le disposizioni della circolare 441/011197 del 28 giugno c.a. sui criteri da seguire nella compilazione degli elenchi in parola. Si rimane in attesa di riscontro”. La risposta del prefetto giunge un mese dopo, il 6.6.1931. Il prefetto ribadisce, per la provincia di Bergamo, l’inclusione di don Teani nella categoria indicata insieme a Ezio Zambianchi, Arturo Cattaneo, Giuseppe Gavazzeni, Domenico Gennati, Dino Secco Suardo e Amedeo Cominetti. Dello stesso avviso è anche il tenente colonnello Pietro Testani, comandante dei Cc di Bergamo, che il 15.5.1931 scrive al Cpc osservando che don Teani, incensurato, “è di buona condotta morale. Ha sempre professato e professa tuttora idee popolari. Fu inscritto al Partito Popolare di cui fu uno degli esponenti per la provincia. Intelligente, colto, buon parlatore, fu attivo propagandista ed è ritenuto capace di svolgere ancora efficace propaganda in tal senso (..) è elemento pericoloso e si ritiene che in caso di perturbamenti dell’ordine pubblico possa essere capace di organizzare masse per azioni violente e delittuose. Pertanto si ritiene opportuno che il medesimo non sia cancellato dall’elenco delle persone da arrestarsi in determinate contingenze”. Di fronte a tali indicazioni, il 27.6.1931 il Cpc risponde laconicamente al prefetto: “Si prende atto di quanto l’E.V. ha riferito con la prefettizia a margine nei confronti del Teani”. Il 27.7.1932 don Teani, che risiede in via Macellerie 2 ed è coadiutore nella parrocchia di Sant’Alessandro in Colonna, allegando il proprio biglietto da visita scrive una lettera autografa al prefetto nella quale chiede di poter ottenere il passaporto per potersi recare in pellegrinaggio a Lourdes per la prima volta in vita sua, lamentando che in Questura gli sia stato opposto il suo essere un diffidato politico, a fronte del fatto che la diffida risale ad alcuni anni addietro e che la sua attività da allora è esclusivamente pastorale. Accade però che tra la fine di luglio e l’inizio di agosto 1932 a Bergamo ci sia l’avvicendamento tra il prefetto Egisto Terzi, che viene collocato a riposo, e il nuovo prefetto, Luigi Cambiaggio, che gli subentra. Il nuovo prefetto non conosce ancora la situazione locale. Per questo, ricevuta la lettera di don Teani, il prefetto Cambiaggio si rivolge subito alla Questura per averne informazioni. Il 2.8.1932 il brigadiere Calanca risponde che, riguardo al periodo di dimora a Bergamo, don Teani risulta “di regolare condotta morale, immune da precedenti penali, politicamente, per quanto non abbia mai dato luogo a lagnanze, si è sempre dimostrato di sentimenti non favorevoli al Regime. Egli è segnalato fra gli oppositori del Regime attuale. In quanto al nulla osta, al rilascio del passaporto per la Francia, per il pellegrinaggio a Lourdes, si lascia la S.V. Ill.ma a decidere in proposito”. Il prefetto non vuole correre rischi e il giorno dopo, 3.8.1932, chiede lumi sul da farsi al Cpc, che l’11.8.1932 con lettera riservata urgente risponde concedendo il nulla osta al rilascio temporaneo a don Teani del passaporto per la Francia. Il successivo 17.5.1933, già iscritto nella categoria delle persone da “arrestare in determinate circostanze”, don Teani viene collocato in quella delle persone “da segnalare e vigilare”. Dal 20 al 23.3.1934 si reca a Roma, segnalato dalla locale Questura. Il 21.3.1934 il maresciallo Manganaro della Questura di Bergamo redige una nota nella quale, dato che don Teani non si occupa più di politica, propone di radiarlo dall’elenco dei sovversivi. Sullo stesso foglio, in calce al testo battuto a macchina del maresciallo Manganaro, c’è un appunto del 5.5.1934 scritto a lapis dal questore: “Si faccia possibile per depennazione rubrica frontiera e conseguenza radiazione oppositori”. Il 10.5.1934 il prefetto scrive al Cpc chiedendo la radiazione di don Teani dall’elenco degli oppositori della provincia. Il Cpc il 5.6.1934 la concede. La Questura di Bergamo il 12.6.1934 chiede la revoca dell’inscrizione di don Teani nella RF per “cessati motivi inscrizione”. Tuttavia, in una nota del 12.12.1934 il brigadiere Calanca osserva che “trattandosi di sacerdote che ha un passato molto combattivo in seno al disciolto partito popolare, si esprime per il momento parere contrario per la radiazione dallo schedario dei sovversivi”. Nel 1936 don Teani viene nominato direttore della parrocchia di Sant’Alessandro in Colonna e bibliotecario della parrocchia stessa. Ancora il 12.11.1936 l’agente di Ps Santonocito è contrario alla radiazione perché don Teani non ha “fino ad oggi dato prova di ravvedimento” e lo stesso poliziotto scrive la stessa cosa il 7.9.1939. Il Cpc chiede ulteriori notizie il 22.10.1939 e il 3.11.1939 c’è la risposta, nella quale si scrive ancora che don Teani non smette di essere antifascista. Il 20.10.1942 il Cpc chiede notizie per eventuali proposte di provvedimenti, osservando che le ultime informazioni risalgono appunto al 3.11.1939. La risposta del brigadiere Luigi Guidolotti, il 5.11.1942, informa che don Teani può essere proposto per la radiazione e il 6.11.1942 il prefetto scrive in tal senso al Cpc. Nel fascicolo sono conservate alcune sue fotografie. Cpc, b. 5053, f. 091911, 1931-1942. (G. Mangini, R. Vittori)