Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Vertova (Bg) il 10.8.1862, capomastro, antifascista. Nella notte tra l’1 e il 2.8.1930, sulla strada provinciale tra Vertova e Nossa (Bg), Terzi e Vincenzo Locatelli, operai, vengono sorpresi da una squadra di fascisti che, in occasione della giornata del 1° agosto, controllano il territorio locale. Ritenuti antifascisti, Terzi e Locatelli vengono colpiti con ripetuti colpi di bastone, che producono a Terzi ferite multiple alla testa guaribili in 10 giorni, e a Locatelli lesioni multiple, pure alla testa, guaribili in oltre un mese. Contro gli aggressori viene sporta denuncia all’autorità giudiziaria. I fascisti responsabili dell’aggressione sono il vigile urbano di Vertova, Angelo Gualdi di Giuseppe, Giovanni Zanchi di Giuseppe, Cesare Castelli fu Giovanni, Francesco Ciceri fu Luigi, Attilio Bellini fu Angelo (che esplode un colpo di pistola in aria per allontanare alcune persone accorse in aiuto degli aggrediti), Andrea Donà di Giuseppe, Santino Guerini fu Giovanni, Pietro Maffei fu Giovanni, Andrea Marchesi fu Teodoro e il segretario politico del fascio di Vertova, Gaetano Rinaldi fu Francesco, imputati di lesioni gravi premeditate. Nel ricostruire e spiegare l’episodio al Ministero degli Interni, la Prefettura di Bergamo nella sua relazione del 7.5.1931 presenta l’aggressione come sostanzialmente giustificata, scrivendo che, soprattutto in relazione a Terzi, le motivazioni degli aggressori non sono infondate: “Intemperante e provocatore, facile alla critica, non si è astenuto da apprezzamenti e da atteggiamenti che, data la sua condizione economica e la sua posizione sociale, non possono non influire sull’animo dei giovani. Il Locatelli appare più circospetto del Terzi, ma per la sua assiduità con questi, per le compagnie che frequenta e per l’assenteismo assoluto da tutte le cerimonie e manifestazioni si rende altrettanto sospetto di ostilità al regime”. Inoltre, i due aggrediti vengono presentati come antifascisti che “si abbandonano spesso a discussioni di carattere politico che degenerano talora in vere e proprie critiche oltre che alle autorità locali anche al governo nazionale e turbano l’ambiente fascista locale con la loro opera deleteria e sobillatrice, particolarmente pericolosa e dannosa in questi momenti di crisi economica ed in ambiente eminentemente operaio”. Per queste ragioni il prefetto di Bergamo, pur rilevando che i due non hanno precedenti, osserva che talvolta esagerano nel bere e per questo sono già stati diffidati dai Cc, e propone che venga loro inflitta anche l’ammonizione. Il Ministero risponde una settimana dopo, il 14.5.1931, concordando sulla proposta dell’ammonizione. La Commissione Provinciale di Bergamo, perciò, convoca Terzi nei locali della Prefettura di Bergamo “perché segnalato come irriducibile avversario degli esponenti del regime e delle Autorità di Vertova, denigratore del Governo Nazionale ed elemento provocatore, visto l’art. 167, 168 e 169 del TU intima a Terzi Giuseppe a comparire alle ore 15,30 del giorno 2 giugno 1931 dinanzi alla Commissione nei locali della Regia Prefettura”, con invito a presentare le proprie difese. La Commissione, tuttavia, delibera di soprassedere nell’individuazione di eventuali provvedimenti, “sia in attesa dell’esito del procedimento a carico dei responsabili della aggressione patita dai medesimi il 2 agosto u.s., sia per procedere ad un supplemento di istruttoria sui precedenti e la condotta politici del Terzi e del Locatelli”. La sospensiva di un eventuale provvedimento contro i due antifascisti è inconsueta, data la facilità con cui, in quasi tutti gli altri casi, la Commissione Provinciale procede all’assegnazione di condanne. Ciò dipende proprio dalla denuncia penale pendente contro gli aggressori di Terzi e Locatelli, perché una eventuale condanna degli aggressori da parte dell’autorità giudiziaria avrebbe reso improponibile un provvedimento di polizia contro gli aggrediti. Non era infatti pensabile che due distinti organi giudicanti dello Stato potessero condannare, per lo stesso episodio, l’uno gli aggressori e l’altro gli aggrediti, dato che la bastonatura subita dai due operai non poteva essere contemporaneamente legittima e illegittima. Per la Commissione Provinciale, l’unica possibilità rimasta cui appigliarsi per condannare Terzi era quella di basarsi su eventuali precedenti, e in effetti tale ipotesi viene presa in considerazione, ma la Questura di Bergamo già il 16.5.1931, cioè prima della seduta della Commissione, comunica che nel casellario giudiziario non risulta nulla a carico di Terzi. La questione non può quindi trovare una soluzione formale, per questo viene tenuta in sospeso, tanto che il successivo 26.1.1932 la Prefettura di Bergamo comunica al Ministero degli Interni che il procedimento penale a carico di Terzi e Locatelli non ha ancora avuto luogo. Il tempo però lavora a favore di una soluzione che consenta in primo luogo di non condannare gli aggressori fascisti, nello stesso tempo e in secondo luogo di chiudere la vicenda anche per Terzi. Il rapporto dell’8.8.1933 inviato al Cpc dal prefetto di Bergamo, dunque, comunica ufficialmente che la Commissione Provinciale rinuncia al proposito di infliggere l’ammonizione a Terzi, sia perché si è estinta l’azione penale contro gli aggressori per intervenuta amnistia, sia perché “gran parte” (quindi non tutti) degli addebiti a carico di Terzi si sono rivelati infondati. Inoltre, aggiunge il prefetto, nei due anni trascorsi dagli episodi in questione Terzi ha dato prova di ravvedimento, quindi anche i rilievi che contro di lui, secondo il prefetto, si sono rivelati fondati, vengono lasciati cadere e nello stesso mese di agosto 1933 viene radiato. Terzi ha preso un sacco di legnate, i responsabili sono stati identificati e denunciati ma non sono stati puniti, lui stesso viene ‘perdonato’ di alcune delle ‘ragioni’ che, agli occhi della giustizia fascista, rendevano ‘legittime’ quelle legnate, le quali, evidentemente, non erano ancora ritenute sufficienti ad estinguere le sue ‘colpe’ agli occhi della ‘giustizia’ fascista. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia. Cpc, b. 5077, f. 093976, 1931-1943. (G. Mangini, R. Vittori)