Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Gazzaniga (Bg) il 5.2.1888. Frequenta l’Università di Bologna nel periodo 1911-1915, dove matura la sua adesione al socialismo. In una memoria successiva dell’8.7.1927 scrive che a Bologna in quegli anni le idee socialiste erano entrate nelle aule universitarie e gli stessi insegnanti ne erano portatori, tuttavia, parlando di sé, scrive che “restai sempre un socialista sentimentale (…) non partecipai mai alla vita politica attiva. Non fui mai iscritto a nessun partito, non esplicai nessuna attività politica né sui giornali né in pubblico, sia con discorsi che con propaganda spicciola”. Oltre agli studi in legge, a Bologna frequenta per un biennio anche l’Istituto di Antropologia diretto dal prof. Fabio Frassetto (1876-1953), con l’intenzione di dedicarsi alla carriera nella polizia giudiziaria. Il 31.7.1915 la Prefettura di Bergamo informa la Sotto-prefettura di Clusone che pochi giorni prima, durante un concerto al Teatro Nuovo, il pubblico aveva chiesto all’orchestra di suonare la ‘Marcia Reale’, ma durante l’esecuzione del brano Tiraboschi rimaneva seduto. Alla richiesta di alzarsi aveva risposto che non intendeva muoversi, ma gli insulti e le minacce ricevuti lo avevano costretto ad uscire dal teatro. Partecipa alla prima guerra mondiale come ufficiale di complemento, aiutante in prima al comando del Reggimento di Fanteria con l’ex tenente Antonio Giudici di Clusone e, dopo l’armistizio, fa parte della milizia territoriale di Bergamo nel 78° Reggimento Fanteria comandato dal centurione Zecchini. Nell’agosto 1919 la Sotto-prefettura di Clusone informa la Prefettura che egli “è di carattere chiuso e poco comunicativo, non fa propaganda in paese, e nemmeno risulta ne faccia fuori e durante i suoi brevi soggiorni in Gazzaniga conduce vita molto ritirata” e non è ritenuto pericoloso. Un’informazione analoga viene trasmessa dai Cc di Clusone alla Sotto-prefettura locale, e cioè che conduce vita ritiratissima, è un eccentrico e non frequenta la società né luoghi di ritrovo, passa le sue giornate in compagnia dei fratelli in una cascina sul monte Bue ma, pur non svolgendo attività politica, “è però un socialista estremista. La sua famiglia cerca di tenere celato la sua presenza a Gazzaniga”. La famiglia Tiraboschi, che commercia in tessuti e cascami, provvede al suo mantenimento. Nel corso degli anni Venti si sposta di frequente in diverse località per ricerche storiche sull’antenato Girolamo Tiraboschi. Alla fine del 1920 si trasferisce a Ferrara dove però, benché la citta fosse una delle roccaforti del socialismo emiliano, frequenta solo i principali fascisti della città (l’avvocato Guerrini, gli avvocati Barbieri e Baccarini, il prof. avvocato Marcello Finzi e Sergio Panunzio). Nel 1922 è a Ferrara in vicolo Leoncorno 4 presso la sig.ra Maria Bossi; nel 1923 a Falconara Marittima presso l’oste Giovanni Stefanelli; dal 1923 al 1925 è a Modena in vicolo Frassone 4 presso Maria Stanzani; nel 1926 vive insieme alla moglie a Modena in via S. Michele 5, non fa propaganda e non frequenta antifascisti; nello stesso anno si sposta a Bologna fuori porta d’Azeglio 39 presso il sig. Coletta e in via F. Malaguti 21 presso il cappellano della Maddalena. Nel 1927 rientra a Gazzaniga dove “le giornate le trascorro nelle biblioteche della città, le notti in casa, ritirandomi tutte le sere alle 8,30 o 9. I periodi d’assenza dalle località soprascritte li passavo in famiglia”. Quando è ospite a Modena di Maria Stanzani, il 14.3.1925 l’abitazione viene perquisita dagli agenti della Questura di Modena, senza esito, e in tale circostanza Tiraboschi dichiara di aver avuto idee ‘sovversive’ negli anni precedenti. A Modena si iscrive all’Associazione Nazionale degli ex-combattenti. Rientra a Gazzaniga (Bg) nel marzo 1927, dove risiede in via Umberto I 49, e collabora con il cugino avvocato Alessandro Tiraboschi a Bergamo nello studio di via San Giacomo 12, casa Fenaroli. Dietro richiesta della Questura di Bergamo, nell’aprile 1927 il podestà di Gazzaniga fa compilare a Tiraboschi una sorta di curriculum che ricostruisca la sua attività e giustifichi i suoi spostamenti negli anni appena trascorsi. Tiraboschi risponde con uno scritto molto schematico, non entra nei dettagli dei suoi rapporti personali che i suoi interlocutori avrebbero certo desiderato. Osserva inoltre di aver “simpatizzato fino al 1919 per i partiti indistintamente che miravano principalmente alla elevazione morale, intellettuale, materiale delle classi povere, senza aver però mai avuto la tessera di nessun partito politico”, fatta eccezione per il sostegno dato al cugino Alessandro Tiraboschi quando questi era candidato socialista alle elezioni politiche del 1919 per Bergamo e “gli ultimi 3-4- giorni mi interessai per la riuscita del parente. (..) Con ciò ha inizio e termine la mia vita politica attiva”. Approfitta della circostanza per chiedere la revoca della disposizione a suo riguardo circa le impronte digitali sulla sua carta d’identità. In linea con questa richiesta, l’8.7.1927 scrive una lettera autografa direttamente al questore chiedendo che gli venga revocata la dizione ‘indiziato politico’ e, per sostenere la richiesta, ricostruisce il suo percorso politico e intellettuale a partire dagli anni universitari. In particolare, cita la sua esperienza a Ferrara e giudica molto positivi i rapporti con i fascisti locali, tanto da essersi avvicinato per loro tramite al fascismo. La sua simpatia “s’accrebbe sempre più quando constatai che per esso la classe degli umili conquistava la sua cittadinanza nello Stato. E perché, mi si può obiettare, non si è iscritto al partito fascista? Perché non è mai stata nel mio temperamento la vita politica combattiva. D’altronde una prova tangibile dei miei sentimenti politici è l’iscrizione da vari mesi all’Associazione nazionale combattenti di Modena”. Sulla sua carta d’identità, rilasciata dal comune di Gazzaniga il 17.12.1927 viene impressa la scritta ‘Sospetto linea politica’. L’11.9.1928 presenta ricorso, controfirmato dal podestà di Gazzaniga, Enrico Bontà, per ottenere la revisione della sua posizione nell’ambito dei ‘sovversivi’ allo scopo di ottenere la radiazione. Anche il comando dei Cc di Clusone è favorevole al provvedimento. Nel gennaio 1929 la Questura di Bergamo comunica la radiazione di Tiraboschi ai Cc e al podestà di Gazzaniga, raccomandando però di continuare la vigilanza su di lui per verificare la sincerità delle sue dichiarazioni. Tuttavia la Questura di Bergamo non ha fatto i conti con il Ministero dell’Interno che, benché con un anno di ritardo, il 22.1.1930 scrive alla Prefettura di Bergamo che “a norma delle disposizioni che regolano il servizio schedario, si prega disporre che in avvenire le radiazioni dallo schedario dei sovversivi avvengano dietro nulla osta di questo Ministero che potrebbe avere motivi speciali per non condividere il parere degli uffici proponenti”. Nel 1946 viene nominato sindaco di Albino (Bg). Cpc, b. 5103, f. 086704, 1912-1931. (G. Mangini, R. Vittori)