Profilo sintetico riassuntivo
Nato ad Almé con Villa (Bg) il 20.11.1893. Si trasferisce a Sorisole (Bg) e poi a Petosino (Bg). Nel 1905, a 12 anni, emigra in Francia, dove il 20.12.1910 subisce una condanna a 10 giorni di carcere per lesioni personali. Rimane in Francia fino al 1913, quando rientra in Italia per compiere il servizio militare. Il 20.5.1916, con sentenza del Tribunale Militare di Milano, è condannato a un anno di reclusione per insubordinazione e violenza verso un sottufficiale e un carabiniere (pena espiata). Si sposa, in data e luogo imprecisati, con la cittadina svizzera Ida Schmidt (fu Giovanni e Lina Ledermann, n. a Spiez, cantone di Berna, il 26.3.1894), dalla quale ha tre figli (Adelaide, Bruna, Gabriele). Nel 1919 si trasferisce in Lussemburgo, dove lavora come minatore. L’1.3.1921, nel frattempo, il Tribunale Militare di Milano lo condanna a 10 anni di reclusione militare con la condizionale per diserzione in tempo di guerra, pena poi amnistiata. Rientrato di nuovo in Francia, il 16.4.1926 il Tribunale di Verdun lo condanna a 4 mesi di prigione per furto. Nell’agosto 1928 è ancora in Lussemburgo, a Differdange (cantone di Esch-sur-Alzette) dove sembra gestisca un locale pubblico. Il 14.12.1928 si stabilisce in Olanda, a Heerlen (provincia del Limburgo). Il 26.3.1929 il Consolato italiano di Rotterdam scrive direttamente alla Prefettura di Bergamo per avere notizie precise su Tironi, segnalato come espulso da Svizzera, Francia e Lussemburgo, allo scopo di informare la polizia della città olandese di Heerlen, che gli ha concesso la licenza di aprire un’osteria. Il 26.1.1934 i Cc di Bergamo informano la Questura che Tironi non fornisce sue notizie ai parenti e che si ritiene gestisca il locale ‘Italiaansch Wiyn Restaurant’ a Heerlen in Stationstraat 38. Come informa il console italiano nel novembre 1939, dopo aver lasciato Heerlen ha risieduto per qualche tempo a Rotterdam. Lascia la famiglia, moglie e tre figli, per i continui litigi e, con un passaporto rilasciato dal Consolato di Rotterdam, il 15.9.1939 attraverso il Brennero rientra a Petosino presso il padre, per cercare lavoro in Italia. Su sollecitazione del Cpc, nei suoi confronti viene subito disposta sorveglianza. Il 23.4.1940 la Prefettura di Bergamo informa la Questura di aver ricevuto un esposto, scritto in lingua tedesca, da parte della moglie Ida Schmidt contro Tironi, la quale richiede l’intervento delle autorità affinché Tironi torni in famiglia per provvedere ad essa. In effetti, la sua famiglia è stata rimpatriata dall’Olanda perché priva dei mezzi di sussistenza. La Questura incarica subito i Cc di occuparsi della vicenda e i Cc riferiscono il 4.5.1940. Nel loro rapporto i Cc tratteggiano molto male la figura di Tironi, definito di cattiva condotta morale e politica (benché, nella documentazione conservata nel fascicolo, di elementi ‘politici’ non ce ne siano): conduce vita dissoluta, ha portato alla rovina la famiglia, è poco amante del lavoro. A Bergamo lavora come ambulante di chincaglieria, ma il guadagno lo spende in “vino e donne” e, al momento, si trova in carcere per violenza e resistenza nei confronti dei Cc. La sua famiglia, giunta a Bergamo da Heerlen, ottiene un sussidio dal Comune e un piccolo appartamento in affitto. La moglie e le due figlie sono disoccupate, mentre il figlio Gabriele trova lavoro come meccanico nei cantieri aeronautici di Ponte San Pietro. Il 15.11.1940 il Tribunale di Bergamo condanna Tironi ad un anno di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale, mentre viene assolto dall’accusa di maltrattamenti in famiglia per insufficienza di prove. La proprietaria dell’appartamento dove vive la famiglia di Tironi, Angela Tua vedova Locatelli, dopo essersi rivolta al gruppo rionale fascista ‘Benedetti’ e all’avvocato Carsana, il 22.1.1941 fa istanza al questore perché la famiglia Schmidt-Tironi lasci al più presto l’appartamento perché insolvente e per il cattivo comportamento, non meglio specificato, nei suoi confronti. Il 30.1.1941 Ida Schmidt riceve la diffida a lasciare l’appartamento di proprietà Tua di via Broseta 36 entro febbraio. Nel giugno 1941 Tironi risulta abitare in via Bianzana 18 e lavora come venditore ambulante. Anche in questo caso, come già in altri, nel fascicolo non è presente alcun documento che dimostri l’attività politica di Tironi, che appartiene alla categoria di persone dal comportamento morale e sociale deviante e comunque ai margini della società, ciò che li trasforma in sovversivi agli occhi degli apparati repressivi dello Stato. (G. Mangini, R. Vittori)