Tomasoni Graziano Battista


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n. busta
115
n. fascicolo
3466
Primo estremo
1937
Secondo estremo
1944
Cognome
Tomasoni
Nome
Graziano
Altri nomi
Battista
Presenza scheda biografica
no
Luogo di nascita
Data di nascita
1910/12/17
Livello di istruzione
licenza elementare
Professione
oste
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Castione della Presolana (Bg) il 17.12.1910. Ha un fratello, Giovanni Gregorio, e una sorella, Antonia Natalia, entrambi non sposati. Lavora come oste, con lui collabora la moglie Caterina Migliorati, dalla quale ha avuto due figli, Giovanni Maria e Barbara. Alle 24 del 22.8.1937 Graziano Battista Tomasoni, in compagnia di un altro Tomasoni, Bortolo Giovanni, per strada gridano “Viva la Russia. Viva Matteotti. Viva la nostra Lega”. A questo punto entra in scena un altro Bortolo Tomasoni (fu Tomaso e Tomasina Armanni, n. a Castione il 5.12.1894, domiciliato a Bratto e iscritto al Pnf dal 1932), che la sera di due giorni dopo, mentre si trova nell’albergo dei fratelli Ferrari a Bratto, racconta ad un altro Tomasoni, Pietro (fu Francesco e Maria Bendotti, n. a Castione il 15.9.1894, muratore domiciliato a Bratto e iscritto al Pnf dal 1932), che due sere prima, appunto il 22 agosto, uscito dal dopolavoro aveva incontrato il primo Bortolo Tomasoni, il quale si rivolgeva ad un secondo Pietro Tomasoni (fu Antonio, n. il 4.8.1898, giardiniere, iscritto al Pnf dal 1926), lì presente, dicendogli “Tu che comandi qualche cosa, non potresti farmi restituire le mille lire del prestito che ho fatto da quel ‘purcel de chel to’ padrù’ (da quel maiale del tuo padrone) alludendo con ciò a S.E. il capo del governo”, aggiungendo poi che erano “una manica di maiali tutti assieme” e, allontanandosi, pronuncia le frasi citate sopra, alle quali si unisce appunto Graziano Battista Tomasoni. Sulla base di questa testimonianza del primo Pietro Tomasoni, i Cc interrogano il secondo Bortolo Tomasoni, cioè l’uomo che avrebbe riferito l’episodio al primo Pietro Tomasoni. Senonché, il secondo Bortolo Tomasoni nega di aver riferito le frasi citate dal primo Pietro Tomasoni, ma conferma di aver incontrato il secondo Pietro Tomasoni e i primi due Tomasoni di questa storia, Bortolo e Graziano Battista. Questi ultimi due, completamente ubriachi, lo apostrofano con il termine ‘carbonaro’ mentre lui, il secondo Bortolo Tomasoni, per evitare inutili discussioni li invita ad andarsene. I due si allontanano e poco dopo li sente che cantano e gridano e, tra le parole da loro proferite, distingue la parola ‘Matteotti’. I Cc interrogano anche il secondo Pietro Tomasoni, il giardiniere a cui i due ubriachi si sarebbero rivolti, e questi conferma le loro frasi (sulla restituzione del prestito al porco ecc. e le frasi in cui veniva citato Matteotti). L’1.9.1937 i Cc procedono all’arresto del primo Bortolo Tomasoni e di Graziano Battista Tomasoni, i quali però negano ogni addebito, ammettendo solo l’incontro con il secondo Pietro Tomasoni ma non con il secondo Bortolo Tomasoni, aggiungendo di aver cantato solo una canzone popolare. Il secondo Bortolo Tomasoni, per parte sua, interrogato dall’ispettore di zona dei fasci, Maurizio Romelli, conferma di aver sentito i due gridare distintamente la frase sulla Russia, su Matteotti ecc. I Cc, considerando che i testimoni sono di buona condotta e che il secondo Bortolo Tomasoni ha per nipote la moglie del primo Bortolo Tomasoni e che perciò non ci sono rancori che possano rendere poco credibili le testimonianze, accreditano come effettivamente avvenuto l’episodio. Pertanto i due accusati vengono denunciati alla Commissione Provinciale per l’assegnazione al confino di polizia, che si riunisce l’11.10.1937, ma l’assegnazione al confino non c’è, così come non ci sono altri tipi di provvedimenti e i due imputati sono rimessi in libertà. Come scrive il 24.10.1937 il prefetto di Bergamo Toffano al ministero riferendosi agli accusati, la commissione ‘non ha ritenuto sufficientemente provata la loro responsabilità, richiedendo un supplemento d’indagini. Ulteriori accertamenti all’uopo praticati sono risultati piuttosto favorevoli agli imputati, poiché è stato stabilito che l’unico teste di accusa trovavasi la sera del fatto ubriaco e perciò le sue dichiarazioni sono da ritenersi poco attendibili’. Tuttavia, dato che i due hanno tenuto un comportamento “dubbio e sospetto”, la Commissione propone la diffida per Graziano Tomasoni perché ha buoni precedenti, mentre per Bortolo Tomasoni, disertore di guerra già condannato nel 1918 alla fucilazione, propone l’ammonizione, attendendo però indicazioni in proposito da parte del Ministero. Nel caso di Graziano Tomasoni entra in gioco anche una lettera dattiloscritta dalla moglie che, per cercare di alleggerirne la posizione, scrive di essere madre di due figli piccoli in cattive condizioni di salute, nega che il marito abbia mai espresso pareri contrari al regime e, in nome dei figlioletti, supplica clemenza cercando anche di evidenziare il diverso spessore morale del marito rispetto all’altro accusato. Come già accennato all’inizio, la risposta del Ministero, firmata da Carmine Senise, all’epoca vice-capo della polizia, è datata 4.12.1937 e fa notare che nel primo rapporto della Prefettura di Bergamo del 15.9.1937 le accuse sembravano “sufficientemente provate da più testimonianze”, mentre nel secondo del 24.10.1937 compare un solo testimone, poco attendibile. Senise ricorda che una sola testimonianza, per giunta inattendibile, non è sufficiente per giungere ad un provvedimento; inoltre, si richiama la Prefettura, in fatti simili, a svolgere indagini “esaurienti e complete fin da quanto i fatti stessi vengono riferiti a questo Ministero (..) e si eviti il caso che le prove raccolte a carico di detti accusati appaiano poi alla Commissione Provinciale, alla quale sono stati denunciati, insufficienti ed inattendibili, come viene poi a risultare da ulteriori indagini che potevano essere eseguite prima”. Nel fascicolo non ci sono tracce di provvedimenti successivi. Anche Graziano Battista, come Bortolo Tomasoni, doveva partire per la Germania nella primavera del 1941 per lavoro, ma il viaggio non c’è stato perché ricoverato all’ospedale. Cpc, b. 5129, f. 130184, 1937-1943. (G. Mangini, R. Vittori)
Familiari
Tomasoni Giovanni Maria (padre)
Silvestri Barbara (madre)
Tomasoni Giovanni Gregorio (fratello)
Nato il 27.7.1907.
Tomasoni Antonia Natalia (sorella)
Nata il 2.3.1915.
Migliorati Caterina (moglie)
Nata a Castione della Presolana il 23.5.1914.
Tomasoni Giovanni Maria (figlio)
Nato il 4.3.1936.
Tomasoni Barbara (figlia)
Nata il 14.6.1937.
Luoghi di residenza
Castione della Presolana Lombardia Italia (1910 - ?)
Fatti notevoli
1937/08/22
Alle 24 del 22.8.1937, in compagnia di Bortolo Giovanni Tomasoni, per strada gridano 'Viva la Russia. Viva Matteotti. Viva la nostra Lega'.
Relaz. con altri soggetti
Tomasoni Bortolo Giovanni (politica)
ASBg, Sovversivi
In rubrica di frontiera
no
In bollettino ricerche
no
Esclusione dallo schedario
Data di esclusione
1941
Altre fonti archivistiche
(ACS-CPC) Archivio centrale dello Stato (Roma), Casellario Politico Centrale
Busta 5129, Fascicolo 130184