Tiraboschi Alessandro Antonio Luigi

n. busta
114
n. fascicolo
3449
Primo estremo
1894
Secondo estremo
1945
Cognome
Tiraboschi
Nome
Alessandro
Altri nomi
Antonio Luigi
Presenza scheda biografica
Luogo di nascita
Data di nascita
1873/05/15
Luogo di morte
Bergamo
Data di morte
1961
Livello di istruzione
laurea Giurisprudenza
Professione
avvocato
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bergamo il 15.5.1873, avvocato, socialista. Scheda biografica. Il padre Antonio (1936-1883), bibliotecario, linguista, storico e demologo, è stato uno dei maggiori studiosi italiani delle lingue e delle culture locali. Alessandro si sposa con Giulia Gregori (fu Giulio, nata a Trescore Balneario), dalla quale ha 3 figli: Ruggero Bruno (n. Bergamo, 27.4.1919), Alessandra (n. Bergamo, 23.6.1923), Rosaspina (n. Bergamo, 3.4.1928). Dopo essersi diplomato al liceo 'Sarpi' al termine dell'anno scolastico 1890-91, dove manifesta già le sue simpatie socialiste, si iscrive nell’anno accademico 1891/92 all’Università di Pavia come uditore. Nell’anno accademico 1892/93 si trasferisce all’Università di Siena. Durante l’anno accademico 1893/94 si trasferisce all’Università di Perugia, da cui ottiene il foglio di congedo per l’Università di Padova il 19.2.1894. In tutte queste sedi è iscritto al corso di Giurisprudenza. Viene ammesso al 3° anno di corso all’Università di Padova con delibera del 24.2.1894 della facoltà di Giurisprudenza, e iscritto con matricola 73/P. In tutte le sedi universitarie da lui frequentate frequenta attivamente esponenti socialisti, svolgendo propaganda. Un esempio significativo è quello di Siena. Con un telegramma dell’11.4.1894 al prefetto di Bergamo, il prefetto di Siena, avvocato Cesare Balladore, scrive: “Prego favorirmi informazioni relative a Tiraboschi Alessandro di codesta città qui studente leggi che fa sfacciata propaganda socialista lascio vossignoria di giudicare opportunità informarne di lui parenti”. Il giorno stesso il prefetto di Bergamo risponde: “Studente Tiraboschi Alessandro figura fra i socialisti più operosi ferventi questa città immune precedenti penali famiglia informatissima dispiacente procedimenti figlio impossibilitata correggerlo”. Il prefetto di Siena, al momento del suo intervento, ignora che a quella data Tiraboschi ha già lasciato Siena, per Perugia prima e per Padova poi, ma la sua presa di posizione è assai significativa. Nel corso degli anni Novanta, mentre è studente universitario, collabora al periodico satirico dialettale «Ol Giopì», uscito a Bergamo a partire dal 1894 e diretto dal sarto Teodoro Piazzoni. Nel corso del 1897 si stacca dal «Giopì» per fondare un foglio analogo, «Ol Martì Picio», diretto da Ferruccio Piazzoni, figlio di Teodoro, il cui primo numero esce il 24.12.1897 e l’ultimo il 21.7.1898. Tiraboschi sostiene l’esame di laurea all’Università di Padova il 16.11.1899 con una tesi dal titolo ‘Dell’alienabilità delle servitù prediali indipendentemente dal consenso del proprietario del fondo servente’, con voto 93/110. Dopo la laurea esercita l'avvocatura a Bergamo. Qualche giorno dopo il 1° maggio 1903 tiene una conferenza a Treviglio sulla festa dei lavoratori. Scrive spesso sul periodico socialista di Bergamo «Il Pensiero», esprimendovi le proprie posizioni socialiste rivoluzionarie. In occasione dell’eccidio di Torre Annunziata (Na) del 31.8.1903, la CdL di Bergamo organizza per il successivo 11.10.1903 un comizio di protesta in cui interviene tra gli altri a nome del Circolo socialista. In occasione dello sciopero generale del settembre 1904, proclamato dalla Cdl di Milano in seguito ai numerosi morti causati dalla repressione da parte delle forze dell’ordine di alcune manifestazioni popolari in diverse aree del paese, anche a Bergamo si genera una fortissima tensione politica all’interno del Psi tra la componente riformista, rappresentata soprattutto da Federico Maironi, sostenuto da Turati, molto critica verso l’iniziativa dello sciopero generale, e la componente rivoluzionaria, rappresentata soprattutto da Tiraboschi, favorevole invece all’iniziativa, tanto che nel comizio di chiusura della campagna elettorale in vista delle elezioni politiche del 6.11.1904, tenuto al Teatro Nuovo di Bergamo con la presenza di Turati e davanti ad una platea gremitissima, Tiraboschi sostiene che Maironi e Turati non si possano definire socialisti. In quell’anno Tiraboschi lavora da associato nello studio dell'avvocato Carlo Previtali, a sua volta socialista rivoluzionario. Nel 1905, oltre che assistere sul piano legale gli operai della officina fonderia Magrini in sciopero, Tiraboschi è segretario della sezione di Bergamo dell'Associazione Internazionale del Libero Pensiero, fondata in Italia negli anni precedenti da Arcangelo Ghisleri, che tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta era stato l’insegnante di Storia di Tiraboschi presso il liceo Sarpi. Fa anche parte della sezione di Bergamo della Società Umanitaria e della Società di Cultura Popolare, per conto delle quali organizza conferenze popolari, inoltre viene eletto alle elezioni amministrative del luglio 1905 per il Comune di Bergamo come rappresentante di minoranza. Nel corso del 1907 assiste gli operai del Cotonificio Reich di Torre Boldone (Bg) per il loro sciopero. Una nota interna del 12.9.1907 della Questura di Bergamo informa che Tiraboschi risiede in città con la madre in via Porta Dipinta 25, è socialista rivoluzionario, non dirige alcun giornale ed è molto stimato in città. Con una nota riservata del 10.12.1907, il Ministero degli Interni lamenta di non aver più avuto informazioni su di lui dopo il giugno 1894. Per le elezioni del marzo 1909 è candidato socialista nel collegio di Sarnico (Bg), ma non viene eletto. Da 1908 al 1914 a Bergamo è consigliere comunale di minoranza. Nel settembre 1911 il Circolo socialista bergamasco, che al suo interno esprime posizioni politiche assai eterogenee, delibera comunque di inviare proprio Tiraboschi, su posizioni rivoluzionarie, come rappresentante al XII Congresso nazionale socialista, convocato in via straordinaria a Modena dal 15 al 18 ottobre 1911 e determinato dalla guerra di Libia, su cui il Psi prende posizione contraria all’intervento militare. Una nota del 7.2.1912 della Questura osserva che “Tiraboschi continua a professare in questa città idee sovversive. Esercita la professione di avvocato, e come tale difese ultimamente alcuni scioperanti tipografi resisi responsabili di attentato alla libertà del lavoro e di oltraggi ad Agenti. É tuttora consigliere comunale della minoranza”. Il 24.2.1912 il prefetto di Bergamo scrive al sotto-prefetto di Clusone informandolo del fatto che Tiraboschi deve tenere una conferenza a Ponte Nossa (Bg) nel salone teatro di Antonio Ravasio sul tema “I vantaggi dell’Organizzazione”; il prefetto chiede anche di mandare un agente a seguire la conferenza per poi redigerne un resoconto che fornisca anche informazioni sull’organizzazione della classe operaia di Ponte Nossa. Anche se l’intervento di Tiraboschi non è a Ponte Nossa bensì a Parre (Bg), il sotto-prefetto di Clusone incarica i Cc di Clusone di riferire sullo svolgimento della conferenza. Due giorni dopo, il 26.2.1912, i Cc redigono il rapporto richiesto dal prefetto: la conferenza si è svolta dalle ore 20.35 alle 21.30 e l’oratore, “presenti 200 operai circa, spiegò loro quanto sia opera efficace unirsi in lega di resistenza, per far fronte ad eventuali scioperi. Non vi furono contradditori, né l’ordine pubblico venne turbato”. Tiraboschi partecipa poi al congresso del Psi di Reggio Emilia del 7-10 luglio 1912: in qualità di consulente legale della sezione di Bergamo del sindacato dei ferrovieri, rappresenta il personale delle Tramvie Bergamo-Sarnico-Lovere, in quel momento in stato di agitazione sindacale. Nel congresso si verifica l’espulsione dal Psi di alcuni esponenti della componente riformista in seguito alla netta prevalenza della componente massimalista, soprattutto per iniziativa di Benito Mussolini. Il prefetto di Bergamo il 12.7.1912 informa il Cpc della partecipazione di Tiraboschi al congresso socialista. Nel fascicolo è conservata anche una copia del quotidiano «L’Eco di Bergamo» del 6-7 settembre 1912, che a pagina 2 riporta un articolo, intitolato 'L’avv. Tiraboschi in soccorso dell’on. Pavia a Soresina. Le farse dell’intransigenza socialista', polemico nei confronti di Tiraboschi. Questi, presentando la propria candidatura a Soresina (Cr) per le elezioni politiche in competizione con il cattolico Miglioli e con il radicale on. Angelo Pavia (sottosegretario di Stato ai Lavori Pubblici), secondo il quotidiano tenterebbe di realizzare una manovra anti-cattolica ai danni di colui che, in quel momento, «L’Eco di Bergamo» ancora definisce “l’amico nostro avv. Miglioli”. Il giornale ipotizza infatti che, all’ultimo momento, Tiraboschi avrebbe finito per ritirare la sua candidatura allo scopo di far confluire i suoi voti sul candidato radicale. In realtà le cose vanno diversamente: le elezioni si tengono nel 1913 e vedono in azione il patto Gentiloni. A Soresina il candidato socialista si presenta effettivamente, ma non è Tiraboschi, bensì Costantino Lazzari, che però verrà superato sia dal deputato uscente – appunto Angelo Pavia – sia e soprattutto dal candidato cattolico Guido Miglioli, di gran lunga vincitore della prova elettorale. Anche Tiraboschi, che nel marzo 1913 entra a far parte del Consiglio d’amministrazione dell’«Avanti», è candidato alle elezioni previste per ottobre, presentato dal Circolo Socialista per il collegio di Bergamo. Il 16.4.1913, puntualmente, il prefetto di Bergamo conferma al Ministero dell’Interno sia l’ingresso nel Coniglio d’amministrazione dell’«Avanti» che la candidatura alle elezioni. Nel giugno 1913 un articolato fronte di forze sindacali organizza, insieme al Circolo Socialista bergamasco, un comizio “in difesa delle pubbliche libertà e contro nuovi progetti militari” e l’oratore è Tiraboschi. Il 26.10.1913 si tengono le elezioni politiche generali e Tiraboschi viene nettamente superato dal candidato moderato. Nella primavera del 1914 prende posizioni nettamente contrarie alla guerra. Il 23.4.1914 il delegato Ps di Stradella (Pv) si rivolge al prefetto di Bergamo chiedendo informazioni su di lui, dato che vi terrà una conferenza “nei festeggiamenti socialisti del 1° Maggio”. Il 29.4.1914 il prefetto di Bergamo risponde che Tiraboschi “è persona di buona condotta morale. Nonostante che professi idee socialiste, che di esse faccia attiva propaganda, qui gode buona fama. É oratore facondo, talvolta vivace ma non violento, e verso queste autorità si dimostra persona educata”. Il 4.5.1914 il delegato Ps di Stradella ringrazia il prefetto di Bergamo per le informazioni ricevute e informa che Tiraboschi ha tenuto due conferenze per il 1° maggio, una a Stradella, l’altra a Canneto Pavese, “spiegando il significato della festa del Primo Maggio, magnificando l’operato del partito socialista contro la guerra e facendo infine caldo appello ai compagni, perché, con oblazioni volontarie e abbonamenti al giornale, aiutino l’«Avanti!» che è in deficit. Anzi esplicitamente si disse mandato qui dall’ «Avanti!», della quale affermò che è consigliere d’amministrazione, per raccogliere fondi fra i numerosi compagni di questa plaga, avvertendo che non tutte le province sono come quelle di Pavia, Reggio e Novara, che in quella di Bergamo, ad esempio, la propaganda socialista non attecchisce, che egli, come propagandista, sa quanta fatica i propagandisti socialisti ivi incontrano nell’esplicare l’opera loro. Si mantenne sempre nella legalità e non diede luogo ad alcun incidente”. Nei giorni dello scambio di informazioni poliziesche tra Stradella e Bergamo, Tiraboschi partecipa come delegato al XIV° congresso nazionale del Psi tenutosi ad Ancona (26-29 aprile 1914), dove si verifica una netta affermazione della componente massimalista e rivoluzionaria del partito e lui stesso, nel pomeriggio del primo giorno congressuale, il 26 aprile, propone un ordine del giorno in cui chiede di approvare le relazioni presentate per sostenere l’operato della direzione massimalista uscita dal congresso di Reggio Emilia del 1912 e, insieme, l’operato di Mussolini alla direzione del quotidiano «L’Avanti!», organo del partito. Al termine della giornata la proposta di Tiraboschi viene poi inserita in quella di Francesco Ciccotti, che la ricomprende in un contesto più ampio e approvata dal congresso. Pochi giorni dopo, il 6.5.1914, il prefetto di Bergamo informa il Ministero dell’Interno che Tiraboschi ha partecipato al congresso socialista e vi ha proposto l’ordine del giorno appena ricordato. In seguito ai fatti che determinano e caratterizzano la cosiddetta ‘settimana rossa’ (7-14 giugno 1914), anche a Bergamo si verificano manifestazioni popolari, durante le quali lo stesso Tiraboschi prende pubblicamente la parola. Inoltre, come scrive il prefetto al Ministero dell’Interno il 21.6.1914, “si interessò in favore degli arrestati durante le manifestazioni che ebbero qui luogo pei fatti di Ancona, e poi sostenne la loro difesa davanti a questo Tribunale”. In tale circostanza si verifica un avvicinamento organizzativo nella protesta tra la componente socialista, fino a quel momento divisa al suo interno, e quella del sindacalismo rivoluzionario, fino a quel momento assai critico nei confronti del Psi. Pochi giorni dopo, accomunati dalla convergenza politica emersa anche al congresso di Ancona, Tiraboschi invita Mussolini a Bergamo e il direttore dell’«Avanti!» il 19 giugno tiene una conferenza sul socialismo. Le posizioni politiche dei due, tuttavia, si dividono molto presto in seguito all’adesione di Mussolini all’intervento dell’Italia nella prima guerra mondiale. Ne è prova l’articolo di Tiraboschi 'Contro le deviazioni di Mussolini', comparso sull’organo settimanale della federazione provinciale socialista di Bergamo «Vita nuova» del 24.10.1914. Tra la fine del 1914 e l’inizio del 1915 è tra i principali artefici della ricostituzione della CdL di Bergamo e il 18.4.1915 prende la parola in occasione della inaugurazione della CdL, della quale è consulente legale insieme a Carlo Zilocchi. La Prefettura ne informa il Ministero dell’interno un mese dopo, il 15.5.1915. Nel contesto della prima guerra mondiale e, in particolare, a causa della posizione contraria alla guerra del partito socialista, in una nota riservata inviata il 24.2.1917 da Roma al prefetto di Bergamo dal Ministero dell’Interno - Direzione Generale di Pubblica Sicurezza - Ufficio Riservato n. 3151-R, si informa che in una riunione della direzione del partito socialista tenuta a Roma nel dicembre 1916, sono stati nominati alcuni fiduciari incaricati di intensificare l’azione del partito e di curare lo sviluppo del movimento socialista. Per Bergamo il fiduciario è Tiraboschi, per questo se ne chiede la vigilanza. Alcuni giorni dopo, il 5.3.1917, la nota riservata ministeriale dal prefetto di Bergamo viene trasmessa anche ai sotto-prefetti di Treviglio e Clusone e ai Cc di Bergamo. Circa un anno dopo, con un telegramma del 20.2.1918, il prefetto di Bergamo informa il questore di Roma che Tiraboschi è in partenza per Roma, dove ha recapito presso il Ristorante Umberto, e così ne descrive l’aspetto: “statura leggermente alta corporatura robusta capelli baffi castani colorito roseo con cappello nero floscio porta occhiali. Ha occhio sinistro difettoso”. La settimana dopo, con un telegramma del 27.2.1918, la Questura di Roma informa la Prefettura di Bergamo che Tiraboschi è ripartito per Bergamo. Nell’aprile 1919, secondo una nota della Prefettura di Bergamo inviata al Ministero dell’Interno il 24.4.1919, Tiraboschi interviene più volte in alcuni comizi tenuti sul territorio bergamasco a sostegno delle rivendicazioni del proletariato. Inoltre, in un incontro privato tenutosi a Romano di Lombardia nello stesso periodo, insieme al deputato socialista massimalista, antigiolittiano, consigliere comunale a Milano, giornalista e critico d’arte Guido Marangoni (1872-1941) prende la parola sul tema della ‘Lega delle Nazioni’ (recte: Società delle Nazioni), come annota la Prefettura, “intrattenendosi anche circa la riorganizzazione del partito socialista”. Il Psi, in effetti, sta attraversando una fase di profonda trasformazione. Nel convulso dopoguerra (occupazione delle fabbriche da parte degli operai e delle terre da parte dei contadini in numerose aree del territorio), anche per la spinta derivata dall’affermazione della rivoluzione d’ottobre, al XVI congresso socialista (Bologna, 5-8.11.1919) ancora una volta si afferma la componente massimalista e alle elezioni politiche del 16.11.1919 si verifica un significativo successo elettorale del partito. Tiraboschi, tuttavia, non si riconosce nell’orientamento assunto da un numero crescente di socialisti, favorevoli all’ingresso nell’Internazionale Comunista o Comintern, che prevede però l’espulsione dei riformisti dal partito e l’assunzione del nome ‘comunista’ e non più di quello ‘socialista’. Per questo, in vista del XVII congresso socialista, previsto a Livorno dal 15 al 21.2.1921, Tiraboschi partecipa al convegno di Reggio Emilia del 10-12.10.1920. In tale convegno la componente cosiddetta ‘concentrazionista’, alla quale il socialista bergamasco si riferisce, predispone un documento nel quale, pur confermando l’adesione del partito al Comintern, si rifiuta l’adozione meccanica del modello bolscevico per la realizzazione del socialismo, si rivendica la positività del lavoro politico e organizzativo svolto dal partito, si sostiene la necessità di mantenerlo unito e si afferma il mantenimento del nome. Pochi giorni dopo, il 20.10.1920, il prefetto di Bergamo informa il Ministero dell’Interno che Tiraboschi “ha partecipato al convegno centrista di Reggio Emilia, e fu eletto a tenerne la presidenza in concorso con altri”. Inoltre, aggiunge la nota prefettizia riferendosi alle elezioni amministrative del 1920, “nelle recenti elezioni comunali di questa città è stato eletto consigliere, nella minoranza. Continua a spiegare opera attiva nelle vertenze operaie. In quella dei meccanici, ha sostenuta la necessità della resistenza. Si è interessato della agitazione del personale addetto alle ferrovie secondarie e di quella dei tramvieri dipendenti dalla locale Azienda municipale. Dimora tuttora in via Porta Dipinta, n. 25”. La documentazione conservata nel fascicolo presenta una lacuna che va dal 1920 al 1925. Nel corso di tali anni Tiraboschi nel 1921 viene nominato presidente dell’Associazione di Mutuo Soccorso di Bergamo, che manterrà fino allo scioglimento voluto dal fascismo; viene anche eletto deputato alla Camera per il partito socialista unitario per la XXVI legislatura (11.6.1921-25.1.1924). Si ripresenta come candidato socialista unitario per le successive elezioni politiche dell’aprile 1924 ma non viene eletto. Per aver partecipato alle manifestazioni di protesta per l’assassinio di Matteotti, al quale si era avvicinato politicamente, viene arrestato e passa alcuni giorni in prigione. La documentazione nel suo fascicolo riprende il 17.6.1925, quando una nota informativa della Questura di Bergamo, firmata dagli agenti Luigi Guidolotti, Tito Calanca e Sante Jacobazzi, riferisce che Tiraboschi è abbonato sia al quotidiano «L’Avanti!» che al periodico «La Giustizia», sorto a Reggio Emila e organo dei socialisti unitari, poi edito a Milano. In seguito all’attentato compiuto da Tito Zaniboni contro Mussolini il 4.11.1925, tutti i ‘sovversivi’ vengono arrestati e le loro abitazioni perquisite. Questo vale anche per Tiraboschi. Già il 5.11.1925, cioè il giorno successivo all’attentato, l’azione poliziesca si svolge in modo sistematico e capillare. In serata il brigadiere di Ps Guidolotti e l’agente Jacobazzi ‘da ordini superiori’ procedono al fermo di Tiraboschi nella sua abitazione in viale Vittorio Emanuele 18, mentre il mattino dopo, alle 8.30 del 6.11.1925, gli stessi agenti di Ps, alla presenza della moglie Giulia Gregori, effettuano una perquisizione domiciliare, della quale redigono immediato rapporto nella stessa giornata: “abbiamo proceduto ad una minuta perquisizione domiciliare perché sospetto detentore armi e documenti sovversivi. La perquisizione ha avuto esito negativo”. Inoltre, nella stessa giornata del 6.11.1925, al prefetto di Bergamo perviene anche il rapporto del commissario di Ps Arnaldo De Franceschi sulla perquisizione, effettuata alle ore 9 quasi in contemporanea con quella domiciliare, dello studio legale di Tiraboschi, situato nel palazzo del Credito Italiano, per “addivenire al rintraccio, e relativo sequestro, di armi e di quanto potesse avere relazione ad attività massonica, socialista, comunque contraria alle attuali istituzioni e governo. Alla perquisizione assistettero le signorine di studio: Frisari Guia di Mauro e Veronesi Dolores di Giuseppe. Fu verificato, attentamente, quanto si contiene sul tavolo, nelle scansie, nei vari tiretti. Non furono trovate armi. Lo studio è colmo di colti di clienti, di libri e pubblicazioni legali. Ho proceduto al sequestro di una fotografia dell’On. Matteotti, di un quadro col ritratto di esso onorevole e la riproduzione delle parole di Filippo Turati «era il più forte e il più degno: doveva essere il più atrocemente colpito...». Inoltre, n. undici tessere del Partito Socialista italiano al nome del Tiraboschi, altra di ammissione dello stesso Tiraboschi al convegno nazionale socialista in Bologna del 16.5.1915, relazione del Segretario del Convegno Nazionale del Partito Socialista Unitario Italiano, marzo 1925, la relazione sulla situazione politica di Gino Baldesi e Filippo Turati allo stesso Convegno, due opuscoletti “Il vindice sacrificio di G. Matteotti celebrato da Filippo Turati”, l’opuscoletto “Matteotti” di Pietro Gobetti, l’opuscoletto di Matteotti “Il Fascismo della prima ora”, l’opuscoletto “Una pagina di Martirio” di Genuzio Bentini, la relazione di Claudio Treves “Partito e Sindacato” al sopra menzionato convegno. Furono sequestrati, poi, un foglio con “alcune disposizioni che si propongono pel nuovo statuto”, un foglio di carta della Camera con una specie di cifrario, una azione di lire cento della Società An. Ed. Socialista “Avanti”, lettera 14.1.1924 dell’On. Matteotti a Tiraboschi, lettera di Molteni all’On. Tiraboschi, copia di lettera dell’Amministrazione della Giustizia, corrispondenza varia, minute di articoli e corrispondenze. Quanto precede venne da me ritirato e portato in Questura. Letto, confermato e sottoscritto”. Del materiale sequestrato a Tiraboschi e minuziosamente elencato da De Franceschi non c’è traccia nel fascicolo. Lo stesso 6.11.1926 la Questura di Firenze informa quella di Bergamo che “per opportuna notizia e per eventuali accertamenti, comunico che da un elenco di sottoscrittori al 20 febbraio 1926 per la tacitazione dei creditori della Società Anonima “La Giustizia” di Milano, recentemente qui sequestrato, rilevansi i seguenti nomi di persone appartenenti a codesta Provincia con l’ammontare del contributo versato. Tiraboschi On. Avv. Alessandro, Bergamo L. 1.000; N. N. a mezzo On. Tiraboschi, Bergamo L. 3.000; Avv. D. Gennati, Bergamo L. 2.000”. Dal 20.7.1928 al 2.9.1938, attraverso 29 segnalazioni della Prefettura di Bergamo (2 del 1929, 2 del 1930, 1 del 1931, 1 del 1932, 2 del 1933, 5 del 1934, 4 del 1935, 4 del 1936, 2 del 1937, 5 del 1938), non ci sono rilievi di polizia nei suoi confronti. Nel 1930 il suo studio è presso la sua abitazione. La trentesima nota, dell’1.10.1938, rileva che “da molti anni non si occupa di politica, serbando regolare condotta. Essendo venute a mancare le caratteristiche di pericolosità, il Tiraboschi, in seguito ad autorizzazione ministeriale n. 69341/86707 del 16 settembre 1938, è stato depennato dallo schedario dei sovversivi, continuando a rimanere nel novero dei sovversivi da vigilare”. Nel periodo indicato, tuttavia, e più precisamente nell’ottobre 1935, si colloca un interessante episodio che però non avrà seguito. Infatti, la Direzione Generale di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno il 2.10.1935 invia al prefetto di Bergamo il seguente telegramma: ‘Pregasi urgentissime informazioni condotta precedenti morali politici professione condizione economica sociale data iscrizione P.N.F. Tiraboschi Alessandro per carica Sindacale. Il Capo della Polizia Bocchini’. Dato che Tiraboschi non ha mai avuto nessun tentennamento filo-fascista, l’interessamento del Ministero non è facile da spiegare, così come non è facile capire a quale carica sindacale si riferisse il telegramma citato. Si potrebbe forse ipotizzare un intervento del senatore fascista bergamasco Giacomo Suardo, l’uomo che aveva battuto Tiraboschi e gli altri candidati bergamaschi nelle elezioni del 1924, come indirettamente suggerirebbe il testo della risposta fornita da Bergamo a Roma alla Direzione Generale di Pubblica Sicurezza già due giorni dopo, il 4.10.1935. La bozza di base del testo, conservata nel fascicolo, viene redatta dal brigadiere Calanca in servizio alla questura di Bergamo: “Pregiomi comunicare alla S.V. Ill.ma che il soprascritto risulta di buona condotta morale. Politicamente in passato, e precisamente fino al 1926, prese parte attiva al movimento del partito socialista unitario del quale è stato anche Deputato al Parlamento. É inscritto fra gli affigliati a partiti sovversivi biografati. Il Tiraboschi dal 1926 ad oggi non ha più dato luogo a rimarchi con la sua condotta politica disinteressandosi di qualsiasi attività politica. É di condizioni economiche floride e socialmente è ritenuto buono sotto ogni rapporto. Professionalmente riscuote buona fama ed estimazione per la sua capacità professionale e per la sua onestà. É legale della Congregazione di Carità di Bergamo ove è Presidente S.E. il conte Giacomo Suardo. Il predetto Tiraboschi non è inscritto al Pnf ma verso lo stesso Partito si dimostra favorevole affiancando persone fasciste”. Nel fascicolo non ci sono altri documenti che consentano un approfondimento di questo episodio. In ogni caso, sono proprio le parole del brigadiere Calanca, che descrivono Tiraboschi come ormai da tempo del tutto estraneo all’attività politica, che spiegano perché il prefetto di Bergamo, il 5.9.1938, con il rapporto 03439 propone al Cpc di togliere la qualifica di ‘schedato’ a Tiraboschi, che, come ricordato in precedenza, il Cpc accoglie il 16.11.1938. Durante il fascismo non sono solo i poliziotti e i carabinieri a sorvegliare ‘sovversivi’ e oppositori, c’è anche una parte della popolazione che si impegna ad osservare, ascoltare e riferire a fascisti e polizia. Accade anche ai danni della famiglia di Tiraboschi. Infatti, su carta intestata ‘Partito Nazionale Fascista - Federazione dei fasci di combattimento - Bergamo’, il 7.11.1941 giunge in Prefettura un pro-memoria, a sua volta giunto nella sede fascista come una vera e propria delazione. Il testo è il seguente: “Promemoria. Da fonte attendibile viene segnalato che nell’abitazione dell’Avv. Tiraboschi, sita in Viale Vitt. Emanuele 18, si nota da qualche tempo un movimento di persone, per lo più giovani studenti, che si radunerebbero in detto locale su invito del figlio dell’avv. Tiraboschi, studente universitario. Questi, per quanto iscritto al Guf si dimostrerebbe elemento politicamente assai tiepido e per nulla fidato. Si vuole che risenta notevolmente della influenza del padre, notoriamente esponente dell’antifascismo socialista locale, già deputato dello stesso partito socialista. Chi fa la segnalazione si dice mosso dalla preoccupazione di non vedere ‘traviati’ giovanissimi elementi, appartenenti a famiglie di ottima reputazione, perché si ha ragione di ritenere che i discorsi, le conversazioni e i conciliaboli che si svolgono in casa Tiraboschi scivolino facilmente sul piano politico. Sta di fatto che in un giorno dell’agosto scorso, verso il 26, in casa Tiraboschi si radunarono diversi giovani studenti che si abbandonarono a manifestazioni chiassose nel corso delle quali fu distintamente udita la seguente frase: ‘Dio salvi l’Inghilterra’, seguita da un nutrito battimani. Per quanto la stagione fosse calda, in quella occasione tutte le finestre e le porte erano ermeticamente chiuse. Il padrone di casa dell’avv. Tiraboschi è l’industriale Testa di Gandino”. Questa informativa di fonte fascista genera accertamenti da parte della Prefettura. Infatti, tra le carte conservate nel fascicolo c’è anche una nota informativa del successivo 12.11.1941, le cui notizie sono attribuite al ‘ragionier De Ambrosis’. Si tratta di Emilio De Ambrosis, che conosceva bene Tiraboschi essendo stato uno dei consiglieri dell’Associazione Generale di Mutuo Soccorso di Bergamo di cui Tiraboschi era stato presidente e con il quale aveva anche rapporti professionali. Interrogato sulle possibili presenze in casa Tiraboschi, De Ambrosis fornisce alcune informazioni, qui trascritte alla lettera: “Avv. Poloni, avv. Cavalli, avv. Cernuschi potrebbero essere stati in casa del Tiraboschi il 26/8. - Avv. Poloni. Il 26/8 (S. Alessandro) onomastico dell’on. si bevette e si mangiarono dei dolci. L’avv. Poloni, presente, non intese nulla. Non c’erano studenti; Tiraboschi, già deputato socialista, via V. Emanuele 18, frequenta il caffè Nazionale S.A. di cui è presidente. Ha un figliolo studente universitario. É amico del Conte Suardo, Pres. del Senato. L’avv. Invernizzi frequenta la casa di Tiraboschi. Col 1° Dic. 41 il figlio di Tiraboschi sarà chiamato alle armi. La signora dell’avv. Invernizzi è frequentatrice della casa Tiraboschi”. A completamento del quadro informativo raccolto dalla Prefettura c’è anche la nota del giorno dopo, 13.11.1941: “La signora Invernizzi afferma che la Sig. Tiraboschi è di sentimenti fascisti. Il 26 agosto fu festeggiato l’onomastico dell’on. Tiraboschi. Essa però non vi fu presente. Da tanto tempo, anche per la disgrazia avuta del figlio, non si reca in casa Tiraboschi”. Tuttavia, a conclusione delle indagini, la delazione si risolve in nulla, come viene scritto nella nota informativa interna della Prefettura del 18.11.1941, secondo cui non risponde al vero quanto segnalato dai fascisti locali, né sul figlio né sul padre Tiraboschi. Gli ultimi documenti conservati nel fascicolo coincidono con le ultime fasi della seconda guerra mondiale. Il 16.2.1945 viene spiccato un mandato di cattura nei confronti di Tiraboschi per ordine del procuratore generale del Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, avv. Amedeo Gibilaro, un ex-avvocato militare in pensione richiamato in servizio. Tiraboschi, insieme ad Ezio Zambianchi e ad Aristide Piccinini, è accusato di “avere in Bergamo, sul finire del 1944, organizzato una federazione del partito socialista italiano di unità proletaria, aderente al Comitato di Liberazione nazionale, Centrale di Milano, che si proponeva lo scopo di costituire bende armate e squadre d’azione per compiere atti di sabotaggio negli stabilimenti industriali, ponti, linee di comunicazione, deposito merci e viveri, alfine di sovvertire violentemente i poteri costituiti dello Stato ed eventualmente favorire l’occupazione nemica”. La settimana successiva, il 23.2.1945, la Questura repubblicana di Bergamo redige il verbale di ‘vane ricerche’ nei confronti di Tiraboschi, che risulta risiedere in viale Italia n. 18, cioè allo stesso indirizzo di viale Vittorio Emanuele, rinominato in senso anti-monarchico dal fascismo repubblicano. Il verbale viene poi trasmesso l’1.3.1945 al giudice istruttore del Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato - Posta da Campo 749. Pochi giorni dopo il procuratore generale Gibilaro chiede alla Questura di Bergamo se Tiraboschi ed Ezio Zambianchi siano stati arrestati oppure no. L’ultimo passaggio si compie il 12.4.1945 quando, su carta intestata ‘Tribunale Speciale per la difesa dello Stato - Procura generale’, Posta da Campo 749, ancora Gibilaro scrive al questore di Bergamo: “Comunico che con sentenza del Giudice Istruttore in data odierna Tiraboschi Alessandro è stato assolto dal reato attribuitogli per non aver commesso il fatto. É pertanto revocato l’ordine di cattura emesso a carico del predetto in data 16/2/1945 XXIII. Si prega cotesto Ufficio di voler provvedere alla restituzione dell’ordine di cattura medesimo”. In realtà Tiraboschi è stato attivo in città nel contribuire ad organizzare la Resistenza. Alla morte di Ezio Zambianchi, primo prefetto di Bergamo liberata su nomina del Cln, avvenuta il 22.12.1945, gli viene proposto di subentrargli nella carica ma Tiraboschi rifiuta. Nel 1945, comunque, ricostituisce l’Associazione di Mutuo Soccorso, che presiederà fino alla morte, avvenuta nel 1961. Cpc, b. 5103, f. 086703, 1907-1942, scheda biografica. (G. Mangini, R. Vittori)
Familiari
Tiraboschi Antonio (padre)
Nato nel 1936, morto nel 1883, bibliotecario, linguista, storico e demologo, è stato uno dei maggiori studiosi italiani delle lingue e delle culture locali.
Vergani Clementina (madre)
Gregori Giulia (moglie)
Di Giulio, n. a Trescore Balneario
Tiraboschi Ruggero Bruno (figlio)
N. Bergamo il 27.4.1919.
Tiraboschi Alessandra (figlia)
N. Bergamo il 23.6.1923.
Tiraboschi Rosaspina (figlia)
N. Bergamo il 3.4.1928.
Tiraboschi Antonio (cugino)
Luoghi di residenza
Bergamo Lombardia Italia (1894 - 1961)
Fatti notevoli
1894 - 1894
Segnalato dal prefetto di Siena quale propagandista socialista.
1904/11/03 - 1904/11/06
Nel novembre 1904, in vista delle elezioni del giorno 6, chiude la campagna elettorale socialista polemizzando duramente con Federico maironi e Filippo Turati, ai quali non riconosce la qualifica di socialisti.
1911/10/15 - 1911/10/18
Partecipa come delegato al XII congresso straodinario del Psi a Modena del 15-18 ottobre 1911.
1912/07/07 - 1912/07/10
Partecipa come delegato al XIII congresso del Psi di Reggio Emilia del 7-10 luglio 1912.
1913/03 - 1913/03
Nel marzo 1913 entra a far parte del Consiglio d'amministrazione dell'"Avanti".
1914/04/25 - 1914/04/29
Ppartecipa come delegato al XIV° congresso nazionale del Psi di Ancona il 26-29 aprile 1914.
1919/11/05 - 1919/11/08
Partecipa come delegato al XVI congresso socialista di Bologna del 5-8.11.1919.
1921/06/11 - 1924/01/25
Viene eletto deputato alla Camera per il partito socialista unitario per la XXVI legislatura (11.6.1921-25.1.1924).
1935/10 - 1935/10
Nell'ottobre 1935 il capo della polizia Bocchini si interessa a Tiraboschi per un ipotetico incarico sindacale che però non avrà seguito.
Sanzioni subite
carcere (1924 - 1924)
Sconta alcuni giorni di prigione per aver partecipato ad una manifestazione di protesta contro l'assassinio di Giacomo Matteotti.
perquisizione (1925/11/06 - 1925/11/06)
Nella stessa giornata del 6.11.1925 subisce due perquisizioni, una domiciliare e una presso il proprio studio legale, entrambe senza esito, anche se dallo studio vengono sequestarti documenti (tessere socialiste, opuscoli, corrispondenza) relativi alla militanza socialista di Tiraboschi.
Relaz. con altri soggetti
Ghisleri Arcangelo (repubblicano)
ASBg, Sovversivi
Piazzoni Teodoro (repubblicano)
Piazzoni Ferruccio (repubblicano)
Maironi Federico (socialista)
Turati Filippo (socialista)
Previtali Carlo (socialista rivoluzionario)
Mussolini Benito
Zilocchi Carlo (socialista)
Marangoni Guido (socialista)
ACS, Cpc, b. 3014
Suardo Giacomo (fascista)
De Ambrosis Istria Emilio
Zambianchi Ezio Attilio Alberto (socialista)
In rubrica di frontiera
no
In bollettino ricerche
no
Esclusione dallo schedario
Data di esclusione
1938
Altre fonti archivistiche
(ACS-CPC) Archivio centrale dello Stato (Roma), Casellario Politico Centrale
Busta 5103, Fascicolo 086703
Riferimenti bibliografici
Direzione PSI 1914
Turati 1924
Gobetti 1924
Matteotti 1924/a
Bentini 1925
Treves 1925
Tiraboschi 1914