Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bergamo il 23.1.1908, ha frequentato la scuola fino alla classe terza elementare. Nel 1925 risiede in via Torretta 20 a Bergamo presso i propri genitori, ha un fratello, Riccardo, e una sorella, Maria Angela. Lavora come operaio verniciatore presso la carrozzeria Angeli di Bergamo. E’ tra i primi organizzatori del PCdI a Bergamo con Stuani, Bonomi e Perico. Abbonato a «L’Unità» e attivo propagandista nell'ambiente operaio, diviene ben presto segretario provinciale della Federazione giovanile comunista. Secondo la testimonianza di Luigi Leris contenuta nella sua autobiografia ‘Pagine di vita rivoluzionaria’, fino al 1924 Barcella è tra i più attivi animatori del Circolo culturale ricreativo ‘Il Risveglio’ di via Quarenghi, inoltre in quel periodo fa parte anche del Comitato federale del PCdI. Il 2.4.1925 viene sorpreso alla Camera del Lavoro di Bergamo durante una riunione con altre persone del mondo politico e sindacale dell’opposizione politica e sociale. Arrestato, viene rimesso in libertà la sera stessa. Il 20.11.1925 viene arrestato dagli agenti della Questura di Bergamo e insieme ad altri comunisti bergamaschi denunciato all’autorità giudiziaria per i reati di cui agli art. 118 e 134 C.P., cioè “per istigazione a delinquere contro le persone e le proprietà ed associazione a delinquere”. Il 19.2.1926 viene messo in libertà provvisoria dalla Procura Generale di Milano per scadenza di termini e rinviato al Tribunale di Bergamo. L’1.12.1926 la Commissione Provinciale di Bergamo lo condanna a 3 anni di confino di polizia e il Ministero degli Interni il 12.12.1926 comunica che la destinazione del confino è quella di Lampedusa. Nella stessa circostanza sono mandati a Lampedusa anche altri sovversivi bergamaschi, come il sindacalista rivoluzionario Alessandro Caglioni, i comunisti Battista Bonomi, Giuseppe Beltrami, Guido Galimberti, gli anarchici Gaetano Ghirardi ed Egidio Corti. Il 20.12.1926 viene tradotto alla colonia di Lampedusa. Il 23.1.1927 viene trasferito da Lampedusa a Pantelleria e il 9.3.1927 da Pantelleria a Ustica, dove giunge il 12.3.1927. Nel frattempo, il Tribunale di Bergamo, con sentenza 18.6.1926, lo condanna a 8 mesi di detenzione e Lire 550 di ammenda in base all’articolo 135 C.P., che tramuta in carcere la pena pecuniaria. L’appello presentato a Milano viene respinto e il 24.12.1927 la condanna viene confermata. Così, il 2.2.1928 viene internato nel carcere di Ustica per scontare gli 8 mesi di detenzione, uscendone l’1.7.1928. Viene poi trasferito da Ustica a Ponza, dove giunge il 29.7.1928. Trovandosi in gravi difficoltà economiche a causa dell’invio del figlio al confino, il 28.3.1929 la madre di Barcella, con il consenso di Mussolini, riceve un assegno di 400 lire. Nell'aprile 1929 Barcella usufruisce della libertà condizionata. L’8.4.1929 viene fatto partire per Bergamo, dove giunge accompagnato il 10.4.1929, subito portato in Questura e diffidato. Nella stessa circostanza viene liberato da Ponza anche Giuseppe Santo Beltrami, che risiede a Bergamo in via Zambonate 11, mentre Barcella risiede in via Conventino. Il 3.5.1929 Barcella si presenta al Distretto Militare di Bergamo e lo stesso giorno viene inviato al Comando del 70° Reggimento Fanteria di Arezzo, dove il 5.9.1930 completa gli obblighi militari. Stando alla testimonianza di L. Leris, Barcella ricostituisce una cellula comunista in città e, in occasione di una licenza, è tra i partecipanti alla riunione clandestina del PCdI bergamasco che nel luglio 1930 si tiene nel bosco di Redona, dove intervengono una ventina di rappresentanti di gruppi e cellule della provincia. Al termine del servizio militare rientra a Bergamo e torna al suo precedente impiego di operaio verniciatore, ma la ditta Angeli, qualche tempo dopo, rimasta senza lavoro, è costretta a licenziarlo. Il 23.3.1931 chiede il nulla osta per recarsi in Tripolitania per lavoro, ma non se ne fa nulla perché non ha un regolare contratto di lavoro. Nel 1934 abita in via Borgo Palazzo 78, ha una sorella nubile e un fratello, Riccardo che nel 1925 svolge il servizio militare in aviazione a Tagliedo (Mi), a sua volta di idee sovversive. Continua a svolgere attività militante clandestina anche negli anni successivi, nonostante l'attenta vigilanza della polizia, che lo ritiene molto pericoloso. Se ne ha conferma anche dal fatto che sull’ultimo lato del foglio finale della scheda color arancione che contiene i documenti che costituiscono il suo fascicolo, è presente una striscia di carta dattiloscritta del 3.9.1939, copia di un documento indirizzato al Ministero dell’Interno – Direzione Generale di Pubblica Sicurezza, in cui lo si segnala, nell’eventualità della guerra, per un eventuale invio al confino politico a causa della sua particolare e reale ‘pericolosità’. Il 27.12.1940 viene fermato perché sospettato di essere l’autore di scritte antifasciste apparse il 25.12.1940 su diversi muri e strade della città. Il giorno dopo fa istanza al questore per essere rimesso in libertà, ma il 29.12.1940 è ancora in carcere. Celibe, convive con la madre ed è compreso nella categoria delle persone da arrestare in determinate circostanze. Il 6.1.1941 risiede in via Borgo Palazzo 78 e lavora come verniciatore presso la S.A.C.E. di via 28 ottobre. Nell’estate 1941 si trasferisce in via Quarenghi. Fermato il 18.9.1941, viene rinchiuso nelle carceri giudiziarie “per indagini di Polizia Politica” e solo il 30.9.1941 viene interrogato in Questura, perché sospettato di avere imbrattato il monumento dedicato alla rivoluzione fascista nel centro di Bergamo, ma lui nega decisamente di esservi coinvolto, ed è la verità, dato che i responsabili sono altri. Questo il testo della sua dichiarazione: “Dichiaro che nulla posso dire quanto è avvenuto nel monumento della Rivoluzione fascista, la notte dal 13 al 14 corrente, come anche nulla posso dire di quello che è accaduto all’effige del Duce qualche giorno dopo nella frazione di Valtesse. Esercito il mestiere di verniciatore presso lo stabilimento S.A.C.E. di questa città e dopo terminato il mio lavoro esco rare volte di casa. Non ho altro da aggiungere”. Nel marzo 1942, come rileva il maresciallo di Ps Calanca, “non dà luogo a rilievi in linea politica”. La sua vigilanza termina nel 1942. Durante i 45 giorni del 1943 pubblica su «La Voce di Bergamo» (n° del 3.9.1943) un articolo sulla condizione operaia. Nel 1944 fa parte del Comitato di agitazione sindacale in rappresentanza del Pci, nel 1945-46 è uno dei componenti della segreteria della Camera del Lavoro. Nel fascicolo sono conservate una foto-tessera, due foto scattate dalla polizia e altre due foto nel cartellino dactiloscopico con la relativa fotografia, realizzato a Palermo il 21.8.1927 e trasmesso alla Prefettura di Bergamo il 12.10.1927. Insieme al cartellino di Barcella vengono trasmessi anche quelli di G. Beltrami, B. Bonomi e G. B. Pansera. Cpc, b. 333, 1925-1941, scheda biografica. ACS, Confino Politico, b. 62, fasc. 933. (G. Mangini, R. Vittori)