Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Boltiere (Bg) il 30.11.1880, operaio. Dopo essere stato per qualche tempo a Milano, nel 1918 si trasferisce a Ciserano (Bg). Sposato con Adelaide Boito, ha due figli, Giovanni e Maria. Apertamente antifascista, viene più volte bastonato dai fascisti di Ciserano, soprattutto da Natale Valsecchi, segretario politico del fascio locale. Nel 1925 o 1926 emigra in Francia, prima a St. Etienne e dal 1931 a Barie (dipartimento della Gironda, Aquitania), lavorando come badilante. In Francia è in relazione con elementi antifascisti e comunisti e dove ospita a casa sua riunioni di antifascisti. Espulso dalla Francia, il 27.1.1936 Vitali rientra in Italia recandosi a Milano, dove risiede in via Bordoni 41 e dove trova lavoro come manovale presso la Compagnia Generale di Elettricità di Milano. Il 14.2.1936 rientrano anche la figlia con il genero. Nel marzo 1936 i Cc di Treviglio trasmettono alla Questura di Bergamo la copia di una lettera del 15.2.1936, conservata nel fascicolo, indirizzata a Ciserano da Barie da parte del fascista Angelo Perletti (n. a Ciserano il 31.12.1899) al fratello Giovanni (di Giuliano e Natalina Paris, n. e residente a Ciserano il 23.10.1904), contadino, nella quale il mittente in particolare, riferisce al fratello di prestare attenzione perché Vitali e famiglia, dei quali parla come dei truffatori che in Francia, oltre ad essere stati condannati dal Tribunale locale per aver venduto alimentari adulterati, hanno lasciato debiti. Inoltre, segnala che Vitali e famiglia sono rientrati in Italia giurando di uccidere Natale Valsecchi e i componenti della sua squadra fascista per vendicarsi delle bastonature da loro inflitte a Vitali prima della sua emigrazione in Francia. La condanna subita in Francia da Vitali risale al 28.6.1932, quando il Tribunale di Barie lo ha condannato a 15 giorni di prigione e 200 franchi di multa. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia, riprodotta il 29.3.1936 dalla Questura di Milano. Non è iscritto al Pnf ma al Sindacato lavoratori dell’industria operai metalmeccanici. Richiesti dalla Questura di Milano di un parere sulla sua possibile radiazione, i Cc non ritengono opportuna la radiazione "mantenendo egli contegno indifferente e chiuso verso il regime e non avendo dato prova di ravvedimento". Ancora vigilato nel 1942. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia. (G. Mangini)