Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bergamo il 3.5.1898, meccanico e idraulico, anarchico, scheda biografica. Ha due fratelli, Italo e Giuseppe (n. 1902), quest’ultimo nel 1927 lavora a La Spezia come meccanico, e tre sorelle: Maria, n. 1899, abitante a Bergamo in via Sant’Alessandro 52, impiegata presso la Banca Industriale, il 19.12.1927 dal Commissario di Ps di Città Alta viene definita “donna che trascorre la sua vita in ufficio, chiesa e casa”; Santa, sposata con Angelo Gasperini, dal 17.6.1933 si trasferisce con la famiglia da Albino a Bergamo in via Roma 22 nel palazzo de «l’Eco di Bergamo»; l’altra, di nome Angela Rosa Maria detta Lina, n. Bergamo il 21.2.1887, dal 1927 è a Cremona impiegata presso lo stabilimento del torrone Sperlari, nel 1936 torna a Bergamo in viale Vittorio Emanuele 37 e lavora presso la ditta di prodotti medico-farmaceutici SALF di via Ghislanzoni. Non ancora diciottenne, Vitali partecipa alla prima guerra mondiale, dalla quale, come scriverà anni dopo ad una sorella, riporta un’esperienza dolorosa e terribile che radicalizza la sua visione politico-sociale e che in nome di un profondo bisogno di giustizia sociale lo porta ad aderire all’anarchismo. Risiede a Bergamo nella parte alta della città, in via Tassis 22. Nella notte del 14.5.1921 viene fermato perché sorpreso ad affiggere sui muri di Bergamo i manifesti della Uai - Unione Anarchica Italiana, che inneggiano all’immancabile vittoria dell’anarchia. La conseguente perquisizione domiciliare non ha esito. Tra il 1922 e il 1923 emigra clandestinamente in Francia. Il Tribunale di Rouen, con sentenza del 17.4.1924, lo condanna ad un mese di prigione per furto. Come risulta dall’epistolario dell’anarchico Luigi Fabbri, pubblicato a cura di Roberto Giulianelli nel 2005, Vitali a Parigi è in contatto con il pittore anarchico Felice Vezzani (1855-1930) e con l’anarchico Raffaele Schiavina (1894-1987), noto anche con lo pseudonimo di Max Sartin, che a Parigi fonda e dirige il settimanale «Il Monito» (24.10.1925-1.8.1929). Nel luglio 1927 in Francia si incontra, su invito di Vezzani, oltre che con Schiavina anche con l’anarchico Luigi Fabbri e la sua famiglia. Nell’estate 1927 si trasferisce in Olanda al servizio di una compagnia di navigazione, per la quale viaggia verso il continente nord-americano, ma già nel dicembre del 1927 torna in Francia. Il 19.7.1928 il suo nome viene inserito in BR con la scheda n° 53446. Si sposa con Héloise Hennequin (Heloise Charlotte Claire, di Albert e Flora Deamilly, n. a Harbonnières, in lingua piccarda Harbounière, dipartimento della Somme, regione Alta Francia, il 26.6.1894), che dopo il matrimonio conserva la cittadinanza francese e dalla quale ha una figlia, Flora. Nel 1933 si trasferisce ad Algeri, da dove il 19.3.1935 indirizza alla sorella Lina una lettera, intercettata alla posta di Bergamo e trascritta, nella quale scrive che sua figlia Flora verrà inviata appunto presso la zia per farla studiare nella città lombarda. Nel settembre 1935 è ancora ad Algeri, dove continua a professare idee anarchiche. Il Consolato generale di Algeri lo convoca più volte ma Vitali non si presenta. Nella città nord-africana c’è una numerosa colonia di antifascisti italiani, molti comunisti e anarchici, che allo scoppio della guerra civile spagnola decidono di arruolarsi volontari contro le truppe franchiste. Il nome di Vitali, a questo proposito, emerge il 5.9.1937 in Questura a Bergamo dall’interrogatorio dell’anarchico Italo Battista Fatutti, che dichiara di averlo conosciuto a Barcellona: “Fra gli italiani che ho conosciuti a Barcellona, ricordo un certo Vitali, bergamasco, che ha la moglie ad Algeri. Egli disse che faceva parte del gruppo di assalto e che era ritornato in permesso dal fronte del Cimitero di Huesca”. Anche nella testimonianza di un altro reduce della guerra di Spagna, l’anarchico Vindice Rabitti, il nome di Vitali è ricordato come componente del gruppo d’assalto al cimitero di Huesca nel giugno 1937. La testimonianza di Rabitti è però imprecisa quando associa il nome di Vitali anche alla battaglia di Almudévar, svoltasi nel novembre 1936 quando Vitali non era ancora giunto in Spagna. Rabitti, ex-componente degli Arditi del popolo di Bologna nel 1921, è comunque un testimone significativo perché era in Algeria dal 1932, dove lo aveva conosciuto. Rabitti era stato tra i primi ad accorrere in Spagna già nel luglio 1936, al momento del golpe militare franchista, ed era stato tra gli organizzatori della Colonna Ascaso, combattendo poi sul fronte aragonese nelle battaglie di Monte Pelato (agosto 1936), Almudevar (novembre 1936), El Carrascal (aprile 1937) e Huesca (giugno 1937) agli ordini di Libero Battistelli, Mario Angeloni, Carlo Rosselli. Vitali a sua volta aveva raggiunto il fronte repubblicano spagnolo partendo da Algeri e transitando da Perpignano il 6.12.1936 in compagnia degli anarchici Adelmo Godani e Silvio Casella, dirigendosi poi verso Barcellona. A Perpignano i tre anarchici italiani avevano avuto l’assistenza dell’anarchico Giuseppe Pasotti, figura-chiave per il transito e l’aiuto a molti miliziani italiani e svizzeri ticinesi che intendevano raggiungere la Spagna dalla Francia. Nel novembre 1938 la Questura di Bergamo cerca ma non riesce a trovare una fotografia di Vitali, il quale solo nel dicembre 1938 è segnalato come combattente nelle Brigate Internazionali e, per questo motivo, solo il 6.12.1938 viene disposto il controllo riservato della posta diretta all’indirizzo di Bergamo della sorella Lina e della figlia Flora in viale Vittorio Emanuele 37. Il giorno dopo, 7.12.1938, il suo nome viene iscritto nell’elenco delle persone da arrestare. Il giorno dopo ancora, l’8.12.1938, il Cpc informa il prefetto di Bergamo che, dopo essersi fermato circa due mesi in rue de Piccardi 2, Vitali lascia Algeri per ignota destinazione. Il 7.8.1939 la moglie Hèloise Hennequin, con passaporto francese, giunge a Bergamo da Algeri per visitare la figlia e riparte il 27.8.1939 raggiungendo il marito. Il 18.10.1941 la Questura di Bergamo comunica al direttore provinciale Poste e Telegrafi di Bergamo che il provvedimento del riservato controllo della corrispondenza diretta a Flora, Lina e Rosa Maria Vitali, emanato il 6.12.1938, è revocato. La caduta del fascismo, la fine della seconda guerra mondiale e il sorgere dell’ordinamento democratico e repubblicano, nel caso di Vitali non significano affatto la fine del controllo poliziesco. Infatti, con una disposizione interna firmata dal questore di Bergamo G. Masiero, il 29.8.1949 l’iscrizione di Vitali sul BR non viene eliminata ma solo modificata: dove dal 1938 compariva l’indicazione ‘da arrestare’, ora viene scritto ‘vigilanza’. La vigilanza viene mantenuta a lungo: l’11.9.1959 la Questura di Parma segnala a quella di Bergamo che pochi giorni prima, il 7.9.1959, Vitali ha preso alloggio all’albergo ‘Stella d’Italia’ di Parma, ripartendo il mattino successivo per ignota destinazione. Vitali muore a Bergamo il 4.7.1983. Cpc, b. 5450, fasc. 008047, 1928-1941. Il suo nominativo non è compreso nel libro dell’Istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimento operaio, 'K1B45 lombardi e ticinesi per la libertà in Spagna', Vangelista, Milano 1975. É presente invece sul sito dell’Aicvas, nella sezione ‘La Spagna nel nostro cuore. Biografie degli antifascisti italiani in Spagna’, p. 494, e nel DBAI, vol. II, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 2004, pp. 689-690. (G. Mangini)