Zambianchi Ezio Attilio Alberto


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n. busta
118
n. fascicolo
3518
Primo estremo
1923
Secondo estremo
1945
Cognome
Zambianchi
Nome
Ezio
Altri nomi
Attilio Alberto
Presenza scheda biografica
no
Luogo di nascita
Data di nascita
1892/05/08
Luogo di morte
Bergamo
Data di morte
1945/12/22
Livello di istruzione
laurea Lingua francese e Giurisprudenza
Professione
insegnante
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a San Zenone Po (Pv) il 8.5.1892, socialista. Nel 1911 consegue a Milano il diploma di maestro e nello stesso anno si trasferisce a Bergamo come istitutore presso il collegio Paleocapa. L’anno successivo vince il concorso per un posto di insegnante elementare a Bergamo, dove inizia la sua attività didattica. Combatte nelle prima guerra mondiale come caporale maggiore di fanteria. In guerra riporta una menomazione per la quale gli verrà corrisposta una pensione statale. Al termine della guerra riprende l’insegnamento ma inizia anche l’attività politica con il Psi, inimicandosi subito i fascisti bergamaschi. Nel 1920 presso l’Università di Pavia consegue l’abilitazione all’insegnamento della lingua francese. Il 9.11.1922 si sposa con Maria Brambilla a San Zenone Po. Il 27.2.1923 la Questura di Pavia scrive a quella di Bergamo segnalando che “l’insegnante Zambianchi Ezio di S. Zenone Po risulta propagandista rivoluzionario tanto che in conseguenza della propaganda si attirò l’odio della sua popolazione, e fu quindi costretto ad allontanarsi dal suo paese di origine. É ritenuto individuo pericoloso politicamente”. Alle 10 della mattina del 26.1.1923 viene eseguita una perquisizione nell’abitazione di Zambianchi e della sua famiglia nelle case popolari di via Umberto I 27 da parte degli agenti della Questura di Bergamo, allo scopo “di rinvenire armi e munizioni non denunziati”, e questo “in seguito a sospetti avuti”. L’esito della perquisizione è negativo per quanto riguarda armi e munizioni. Nella stanza di Zambianchi, però, vengono rinvenuti e sequestrati un registro delle sedute della CdL, una tessera socialista e sette lettere indirizzate a Zambianchi. La Questura di Bergamo, dopo aver preso visione del materiale sequestrato, in una nota interna su Zambianchi rileva: “Segretario locale Sezione socialista. Pericolosissimo: dai verbali risulta uomo pronto a organizzare l’azione e pronto all’azione. É da considerarsi nemico del governo e delle istituzioni”. Coerentemente con questo giudizio, il 9.2.1923 la Questura di Bergamo lo segnala come elemento molto pericoloso a quella di Pavia, sua provincia di nascita, richiedendo eventuali, ulteriori informazioni, dato che “si è rivelato un sovversivo audace e nemico del governo e dello Stato, che sarebbe pericolosissimo in caso di moti. Ne informo la S.V. per opportuna conoscenza, e con preghiera di favorirmi informazioni sui precedenti e sulla condotta morale e politica del medesimo”. La Questura di Pavia, a firma del questore Rinaldo Gigante, scrive a sua volta a quella di Bergamo il 27.2.1923 in questi termini: “L’insegnante Zambianchi Ezio di S. Zenone Po risulta propagandista rivoluzionario tanto che in conseguenza della propaganda si attirò l’odio della sua popolazione, e fu quindi costretto ad allontanarsi dal suo paese d’origine. È ritenuto individuo pericoloso. Non ha pendenze penali”. Tra le carte del fascicolo intestato a Zambianchi è presente anche un foglio volante a stampa dell’Associazione Generale di Mutuo Soccorso di Bergamo del dicembre 1923, che contiene i risultati delle votazioni interne avvenute in quel mese: “Elezioni Parziali Dicembre 1923. Consiglieri: 1. Adaini Carlo 2. Boffelli Emilio 3. De Ambrosis rag. Emilio 4. Greatti Ermenegildo 5. Molteni Pietro 6. Riva Natale 7. Viscardi Pietro”. In seguito al fatto che il suo nome compare nelle carte sequestrate al maestro socialista bolognese Giovanni Bitelli (Cpc, b. 668, 1905-1942, scheda biografica) durante un’irruzione a sorpresa, effettuata dalla Prefettura di Bologna ad una riunione di socialisti il 30.12.1923, lo stesso giorno il questore di Bologna chiede a quello di Bergamo di procedere ad una perquisizione a casa di Zambianchi, insegnante nella scuola elementare di via A. Da Rosciate 13. La perquisizione viene eseguita già il giorno dopo, 31.12.1923, e porta al sequestro di una lettera dell’onorevole socialista bresciano Domenico Viotto (1887-1976), di due del segretario politico nazionale del Psi Tito Oro Nobili (1882-1967), una personale datata Roma 17.12.1923 e una diretta ai militanti socialisti datata Roma 19.12.1923, e di una cartolina del ragionier Angeletti (Roma, via del Tritone 102), ma non viene trovato “alcuno scritto o documento comprovanti attività contro poteri statali”. Le lettere sequestrate sono nel fascicolo. Il 9.4.1925 Zambianchi viene trovato insieme ad altri in una riunione del circolo socialista massimalista di via Zambonate 23, poi chiuso per motivi di ordine pubblico. In questo periodo è revisore della CdL di Bergamo. Nel 1926 tutte le sere si reca a Stezzano dalla propria moglie Maria Brambilla, a sua volta insegnante elementare. La coppia ha due figli, Lucia e Giancarlo. Il 18.12.1926 viene diffidato ai sensi degli articoli 168 e 185 del Testo Unico delle leggi di Ps e di conseguenza munito della carta d’identità ai sensi dell’art. 3 della stessa legge. Nel settembre 1927 da via Umberto I° si trasferisce a Colognola al Piano, in via Bergamo 27, casa Brignoli, mentre il 23.8.1928 viene iscritto in RF con il n° 8754 come oppositore. Nel gennaio 1929 da Colognola si trasferisce nelle Case Popolari di via Carnovali 80, a Porta San Bernardino. In quel momento è insegnante elementare nella classe quarta della scuola comunale Tre Passi. Nell’ottobre dello stesso 1929, però, si dimette per essere assunto, dietro concorso, come insegnante di lingua francese presso l’Istituto tecnico ‘Vittorio Emanuele II’ di Bergamo, la stessa scuola dove insegnano Ada ed Ernesto Rossi. Il 27.4.1930 il Cpc scrive al prefetto di Bologna che nei propri atti non rinviene alcunché al nome di Zambianchi, e chiede di esserne informato. Nello stesso anno è segnalato come oppositore e tra le persone da arrestare in determinate circostanze e come insegnante di francese presso l’Istituto tecnico di Bergamo. Il console della Mvsn, 15a legione Upi di Brescia, Augusto Bastianon, il 23.8.1930 scrive alla Questura di Bergamo che Zambianchi era molto amico di Pietro Alberti, ex-sindaco socialista di Orzinuovi (Bs), in quel momento residente a Milano. Sempre nel 1930 si laurea in Giurisprudenza, ancora presso l’Università di Pavia. Nel 1932 lascia l’insegnamento di lingua francese presso l’Istituto Tecnico per insegnare la stessa materia presso il Collegio Sant’Alessandro. Nel 1933 viene modificata la ragione della sua iscrizione nella RF: anziché ‘da arrestare’ diviene ‘da segnalare e vigilare’. Nel giugno 1934 è ritenuto degno di essere radiato dall’elenco degli oppositori della provincia di Bergamo, tanto che, per “cessati motivi di iscrizione”, viene revocata anche la sua presenza nella RF, benché continui ad essere incluso nell’elenco dei sovversivi. Nel 1935 risulta avere anche un proprio studio in via Garibaldi 23 insieme al prof. Tagliarini. Nel 1937 risiede in via Fra’ Damiano 20, nel 1940 è insegnante privato di lingua francese, continua ad essere vigilato e risiede in via Monte Ortigara 3. Il 16.2.1945 dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato viene trasmesso alla Questura repubblicana di Bergamo l’ordine di cattura per Zambianchi, così come per Alessandro Tiraboschi, Aristide Piccinini e Pietro Taschini. L’accusa è quella di “avere in Bergamo, sul finire del 1944, organizzato una federazione del partito socialista italiano di unità proletaria, aderente al Comitato di Liberazione nazionale, Centrale di Milano, che si proponeva lo scopo di costituire bende armate e squadre d’azione per compiere atti di sabotaggio negli stabilimenti industriali, ponti, linee di comunicazione, deposito merci e viveri, alfine di sovvertire violentemente i poteri costituiti dello Stato ed eventualmente favorire l’occupazione nemica”. Zambianchi però, come Tiraboschi, Piccinini e Taschini, è irreperibile. Infatti, il 23.2.1945 due agenti della Questura repubblicana di Bergamo, dopo averlo invano cercato, redigono un rapporto in cui scrivono che, “poiché il Zambianchi si è dato latitante abbiamo redatto il presente verbale di vane ricerche”. Alle ricerche viene interessata anche la Questura di Torino, ma il 31.3.1945 da parte del procuratore generale del Tribunale Speciale, generale avv. Amedeo Gibilaro, viene inoltrato l’ordine di cessate ricerche perché Zambianchi “è stato assolto dal reato attribuitogli per non aver commesso il fatto”. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia. Zambianchi è stato il primo prefetto di Bergamo dopo la Liberazione, nominato il 26.4.1945. Muore a Bergamo il 22.12.1945. Cpc, b. 5499, fasc. 064719, 1924-1940. (G. Mangini)
Familiari
Zambianchi Angelo (padre)
macellaio, n. il 21.11.1856.
Ferrari Lucia (madre)
Maestra elementare.
Brambilla Maria (moglie)
Insegnante elementare.
Zambianchi Lucia (figlia)
Zambianchi Giancarlo (figlio)
Luoghi di residenza
San Zenone Po Lombardia Italia (1892 - 1911) Bergamo Lombardia Italia (1911 - 1945)
Fatti notevoli
1915 - 1918
Combatte nelle prima guerra mondiale come caporale maggiore di fanteria. In guerra riporta una menomazione per la quale gli verrà corrisposta una pensione statale.
1945/02/16 - 1945/03/31
Il 16.2.1945 dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato viene trasmesso alla questura repubblicana di Bergamo l'ordine di cattura per Zambianchi, così come per Alessandro Tiraboschi, Aristide Piccinini e Pietro Taschini. L'accusa è quella di 'avere in Bergamo, sul finire del 1944, organizzato una federazione del partito socialista italiano di unità proletaria, aderente al Comitato di Liberazione nazionale, Centrale di Milano
1945/04/26 - 1945/12/22
Primo prefetto di Bergamo dopo la Liberazione, nominato il 26.4.1945.
Sanzioni subite
perquisizione (1923/01/26 - 1923/01/26)
Alle 10 della mattina del 26.1.1923 viene eseguita una perquisizione nell'abitazione di Zambianchi di via Umberto I 27 da parte degli agenti della questura di Bergamo
perquisizione (1923/12/31 - 1923/12/31)
Perquisizione del 31.12.1923, che porta al sequestro di una lettera dell'onorevole socialista bresciano Domenico Viotto (1887-1976), di una del segretario politico nazionale del Psi Tito Oro Nobili (1882-1967) e di una cartolina del ragionier Angeletti (Roma, via del Tritone 102).
diffida (1926/12/18 - 1926/12/18)
ordine di cattura (1945/02/16 - 1945/03/31)
Il 16.2.1945 dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato viene trasmesso alla questura repubblicana di Bergamo l'ordine di cattura per Zambianchi, con l'accusa di 'avere in Bergamo, sul finire del 1944, organizzato una federazione del partito socialista italiano di unità proletaria, aderente al Comitato di Liberazione nazionale, Centrale di Milano. Il 31.3.1945 viene inoltrato l'ordine di cessate ricerche perché Zambianchi 'è stato assolto dal reato attribuitogli per non aver commesso il fatto'.
Relaz. con altri soggetti
Bitelli Giovanni
ACS, Cpc, b. 668
Viotto Domenico
ACS, Cpc, b. 5434, fasc. 024393
Nobili Tito Oro
ACS, Cpc, b. 3552
Alberti Pietro
ASBg, Sovversivi
Tiraboschi Alessandro
ASBg, Sovversivi
Piccinini Aristide
ASBg, Sovversivi
Taschini Pietro
In rubrica di frontiera
In bollettino ricerche
Esclusione dallo schedario
no
Documentazione allegata
fotografia Lettere di Domenico Viotto, Tito Oro Nobili, ragionier Angeletti foglio volante a stampa (Associazione Generale di Mutuo Soccorso di Bergamo del dicembre 1923, con i risultati delle votazioni interne avvenute in quel mese: 'Elezioni Parziali Dicembre 1923. Consiglieri: 1. Adaini Carlo 2. Boffelli Emilio 3. De Ambrosis rag. Emilio 4. Greatti Ermenegildo 5. Molteni Pietro 6. Riva Natale 7. Viscardi Pietro'. )
Altre fonti archivistiche
(ACS-CPC) Archivio centrale dello Stato (Roma), Casellario Politico Centrale
Busta 5499, Fascicolo 064719
(INSMLI, AICVAS-pp) Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione, Cln provinciale di bergamo, sezione fotografic
Busta 20 f. 282, Fascicolo
Riferimenti bibliografici
CLN Bergamo 1945/46