Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Piacenza il 19.2.1884. Non è mai stato all’estero. Avvocato, sposato con Maria Oggero, è padre di Carla Maria Lucia e di Alberto Maria Carlo. È alto 1.84. Figlio di un funzionario dell’amministrazione finanziaria dello Stato, poi intendente di finanza, che lavora in varie città d’Italia, Zilocchi segue la famiglia nei suoi vari spostamenti. Da Piacenza a Chieti e a Parma, dove frequenta il ginnasio, poi a Mantova, dove il padre conclude la sua attività professionale. Dall’ottobre 1907 si trasferisce a Bologna, in via Sant' Isaia 36, dove si laurea in Giurisprudenza nel 1908, e dal marzo 1909 si trasferisce a Bergamo come avvocato, raggiungendo il fratello Alberto, psichiatra, che già lavora presso l’ospedale psichiatrico locale. A Bergamo abita in via Sant' Orsola 11. Nelle sue memorie Zilocchi spiega le ragioni della sua precoce adesione al socialismo, che definisce “una religione tipicamente cristiana”. L’inizio del suo impegno politico avviene a Milano nel 1906, in occasione del Primo Congresso Internazionale Studenti Universitari, in cui dichiara pubblicamente la sua adesione al socialismo, presentata come l’effetto della sua precoce consapevolezza delle diseguaglianze sociali, determinata dalla giovanile frequentazione, durante le vacanze estive, di un’affittanza agricola condotta da uno zio paterno a Castelbarbato, nella pianura parmense, insieme al fratello Alberto, laureato all’Università di Parma, maggiore di nove anni. In quelle vacanze estive il giovane Zilocchi osserva precocemente che in quel luogo non c’erano vecchi, dato che l’età media, a causa della miseria, era intorno ai cinquant’anni. Frequenta l’Università di Bologna negli anni che vedono gli scioperi agricoli nel parmense guidati da Alceste De Ambris (1904) e quelli di Molinella (Bo) e Argenta (Fe). A Bergamo diventa amico di Emilio Gallavresi, (Caravaggio, 1856-1931), tra i primi esponenti del socialismo in bergamasca che, come scrive lo stesso Zilocchi, partito come “dottore in legge e impiegato di ruolo in Prefettura”, lascia l’impiego governativo e si dedica ad organizzare leghe contadine nel territorio di Caravaggio. Per vivere attinge al patrimonio di famiglia e, per contrastare l’iniziativa del movimento sociale cattolico organizzato da Nicolò Rezzara, cerca uno sviluppo in senso cooperativistico del suo lavoro creando cooperative di consumo e produzione a Caravaggio, Calvenzano, Mozzanica, Pontirolo, Capriate. L’11.12.1912 Zilocchi parla in un comizio a Lecco sul tema ‘I ferrovieri e la guerra’, mentre il 28.12.1913 a Sarnico (Bg) alle ore 13 in un teatro parla sul tema della disoccupazione. Nell’aprile 1916 fa domanda per essere nominato sottotenente della Milizia Territoriale e, ottenuta la nomina, viene destinato a Lecco, ma poi viene mandato in congedo perché riformato. É contrario alla guerra ma durante il conflitto si astiene dal manifestare pubblicamente le sue idee. Socialista unitario, collabora a l’«Avanti». Dopo la prima guerra mondiale entra nella massoneria per il tramite di un fascista bergamasco, ma vi rimane per pochi mesi. Rimane infatti molto deluso dall’ambiente massonico: ha assistito a 5 o 6 riunioni di Loggia, semideserte, durante le quali venivano lette circolari in cui veniva affermato l’obbligo di non occupare le sedute con argomenti di carattere politico, e l’unica volta che si è discusso di elezioni amministrative, è stato per dire che veniva lasciata libertà d’azione ai singoli. In seguito la loggia viene chiusa, poco prima dello scioglimento della massoneria per decreto governativo. Componente della direzione del Psi, diviene deputato al parlamento nazionale nella XXV legislatura (1.12.1919-7.4.1921) e consigliere comunale di Bergamo. Si dimette dal Psi e dalla carica di deputato nel 1922, prima della marcia su Roma, per la crisi del partito stesso. Diventa di nuovo deputato al parlamento nazionale nella XXVI legislatura (11.6.1921-25.1.1924), durante la quale è membro della Giunta per le elezioni dal 20.6.1921 al 23.11.1922. Dopo il fallito attentato a Mussolini del 4.11.1925 da parte del socialista Tito Zaniboni, deplora con forza l’attentato stesso definendo vili gli attentatori ma, nonostante questo, in tale occasione non solo viene arrestato, ma il 6.11.1925 il suo studio di via Monte Grappa a Bergamo viene perquisito, senza esito. Anche la sua abitazione di via Nullo 35 viene perquisita, con il ritrovamento e il sequestro di 40 opuscoli di “propaganda sovversiva”. Viene sorvegliato anche durante i brevi periodi di vacanza, come quando dal 26 al 29.9.1926 si reca con la moglie presso l’albergo ‘Alle Alpi’ di Comelico Superiore, nei pressi di Pieve di Cadore (Bl), da dove viene segnalato alla Questura di Bergamo dalla Sotto-prefettura locale. Nel dicembre 1926 viene diffidato e nel gennaio 1927 ricorre contro la diffida: nel fascicolo è conservato il bellissimo testo del suo ricorso. Nel settembre 1929 è domiciliato in via Santa Lucia 53, mentre nel luglio 1930 risulta risiedere, sempre a Bergamo, in via Bezzecca 6. Nell’agosto 1930 la Mvsn di Brescia segnala alla questura di Bergamo che Zilocchi è in rapporti con Pietro Alberti, ex sindaco socialista di Orzinuovi (Bs). Il 24.3.1932 il tenente Mario Simonetti della compagnia dei Cc di Bergamo scrive alla questura proponendo la cancellazione del nome di Zilocchi dall’elenco dei sovversivi, perché è vero che “è stato Deputato socialista, ma di tale funzione conserva semplicemente il ricordo, senza svolgere ulteriori azioni, anzi è in continuo contatto ed in ottimi rapporti con le varie autorità dalle quali è ben stimato ed in particolare con i Magistrati locali”. Il 29.3.1932, tuttavia, il brigadiere Calanca della questura di Bergamo indirizza al questore il suo parere negativo a proposito della richiesta dei Cc, rilevando che “dopo l’avvento del fascismo al Potere si è quasi subito ritirato dalla vita politica non dando quindi più luogo a rimarchi dedicandosi solo alla professione. Considerando però che lo Zilocchi fu in passato uno dei più quotati socialisti in Bergamo e provincia e nella massa riscuoteva fama illimitata per la sua frequente propaganda sovversiva, perciò non si ritiene, per il momento, radiarlo dall’elenco dei sovversivi”. Nel 1932 abita a Redona in via Bezzecca 6, mentre nel marzo 1935 abita in via Verdi 5, dove ancora risiedeva nell’agosto 1943, e lo studio d’avvocato penalista è presso la sua abitazione. Nel luglio 1936, in occasione della morte in Africa Orientale di due fascisti bergamaschi molto noti, Giannino Camploj e Antonio Locatelli, sulla rivista «La Voce di Bergamo» del 10.7.1936 compare questo breve trafiletto: “L’avv. Carlo Zilocchi, per onorare la memoria dei cari scomparsi ing. Giovanni Camploj e on. Antonio Locatelli, ha versato all’Istituto ortopedico Matteo Rota la somma di lire 200”. Durante i 45 giorni del governo Badoglio, il 9.8.1943 il prefetto di Bergamo Giannitrapani spedisce un telegramma urgentissimo al questore di Bergamo: “Prego voler trasmettere con la massima urgenza rapporto informativo concernente l’On. Avv. Carlo Zilocchi, residente a Bergamo proposto per l’eventuale conferimento di un importante incarico amministrativo”. Dal 1956 non accetta più cariche e incarichi di partito e nel 1964 inizia a redigere le sue memorie, che avranno per titolo 'Memorie di un socialista (1905-1965)'. Muore a Bergamo il 9.6.1966. (G. Mangini)