Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Treviglio (Bg) l’1.11.1912, residente a Sforzatica di Dalmine, operaio meccanico, comunista. Entra nell’organizzazione giovanile del Pci già nel 1929, a 17 anni. L’11.5.1931, sulla strada comunale Albegno-Lallio, vengono rinvenuti circa 250 copie dei giornali «Unità» e «Avanguardia» e manifestini inneggianti al 1° maggio, lanciati da Luigi Leris insieme a Giuseppe Cavalieri. I sospetti e le ricerche si appuntano subito su Leris in quanto fratello di Angelo Leris (1905-1985), comunista in quel momento in stato d’arresto e detenzione a Milano e nell’autunno successivo condannato a 8 anni di carcere. Luigi, però, fino al momento del proprio arresto, data la sua giovane età risultava apolitico e incensurato e, al momento, latitante. Il giorno dopo, 12.5.1931, viene arrestato. Nella circostanza redige e firma una dichiarazione secondo la quale, al momento in cui accadevano i fatti che gli vengono contestati, si stava incontrando con alcune persone che avrebbero potuto testimoniare in proposito; aggiunge inoltre di essersi ritirato a casa alle ore 21 senza più uscire. Insieme alla dichiarazione di Leris ci sono anche le testimonianze della madre, Angela Caglioni, e di Carlo Palazzini, Alessandro Zucchetti, Mario Nembrini, che però contengono affermazioni in contrasto con quanto detto da Leris, soprattutto per quanto riguarda i tempi delle azioni da lui asserite. I sospetti dei Cc trovano modo di trasformarsi in certezze pochi mesi dopo. A novembre, infatti, il complice di Leris, Cavalieri, avendo bevuto, confida il suo coinvolgimento nella vicenda al sacrista Alfredo Sorti (di Alessandro e Elisa Parimbelli, n. a Sforzatica il 18.8.1907), che a sua volta ne parla ad un’altra persona, non citata nelle carte del fascicolo, che ne riferisce ai Cc, i quali aprono una nuova inchiesta. Interrogato, nella sua dichiarazione dell’8.11.1931 Cavalieri getta la responsabilità del lancio di giornali e manifestini sulle spalle di Leris. Il 14.11.1931 il tenente dei Cc Mario Simonetti trasmette il suo rapporto al questore di Bergamo in questi termini: "Il Cavalieri ha precisato che verso le ore 20 dell’11 maggio si trovò in via Donizetti di Sforzatica col Leris, col quale si accompagnò per via Dante fino all’inizio di via Umberto I, ove si lasciarono, rimanendo d’accordo che si sarebbero trovati dopo una ora allo stesso punto per andare a bere insieme. Ma all’appuntamento il Leris mancò. Il mattino successivo verso le ore 8 il Leris stesso incontrato il Cavalieri sul viale Principe Amedeo e richiesto del perché non si era fatto trovare all’appuntamento, disse che era stato occupato a spargere la sera precedente i manifestini sovversivi perché suo fratello Angelo, noto comunista, trovavasi in prigione per ragioni politiche. Il Leris saputosi ricercato dall’Arma si è dato alla latitanza. Si trasmette una di lui fotografia per le ricerche". Il prefetto di Bergamo, Egisto Terzi, il 14.11.1931 informa il Ministero dell’Interno, Direzione Generale di P.S. Divisione Affari Generali Riservati sui nuovi sviluppi della vicenda. L’1.12.1931 i Cc di Bergamo, tramite il maggiore comandante della divisione Romano Dalla Chiesa, trasmettono un dettagliato rapporto riservato al prefetto, in cui riassumono la situazione sino a quel momento, secondo cui "giorni orsono persona del luogo riferiva all’Arma di Dalmine che tal Sorti Alfredo di Alessandro e di Parimbelli Elisa, n. il 18.8.1907 a Sforzatica, sacrista, era a conoscenza di particolari circa il lancio di manifestini sovversivi avvenuto la sera dell’11 maggio!". Il comandante dei Cc di Dalmine, brigadiere a piedi Francesco De Gasperi, rintraccia Sorti e lo fa parlare, esce così il nome di Cavalieri che, rintracciato a sua volta, come detto scarica tutta la responsabilità su Leris che, ricercato, si è reso irreperibile allontanandosi da casa, né la perquisizione domiciliare rivela alcunché. Oltre al padre Francesco, operaio e alla madre Angela Caglioni, casalinga, residenti a Sforzatica in via C. Colombo 8, Leris ha un fratello, Angelo, n. a Treviglio l'1.7.1905, operaio meccanico, comunista, attivo propagandista, condannato dal Tribunale di Bergamo il 29.9.1926 la 2 mesi due e 15 giorni di carcere e a 50 lire di multa per istigazione all’odio fra le classi sociali per avere, nella notte dal 28 al 29.1.1926, diffuso manifestini alla fermata del tram a Dalmine. Arrestato il 21.11.1927 dai Cc di Dalmine, Angelo Leris viene condannato al confino per 4 anni e il 15.2.1928 parte per la colonia di Lipari, ma il 26.3.1928 ottiene la commutazione di pena in ammonizione per 2 anni. Il 12.8.1930 viene nuovamente arrestato e denunciato quale sospetto autore della diffusione di manifestini propagandistici nella la notte dal 4 al 5.8.1930 sulla strada Sforzatica-Dalmine, ma poi assolto per non aver commesso il fatto. L’8.4.1931 viene ancora arrestato dalla Questura di Milano per attività di propaganda. In seguito Angelo Leris sarà segretario della federazione del Pci di Bergamo e, dal 1950 al 1952, segretario generale della Cgil di Bergamo. La sorella Maria, sposata Ghilardi, nata a Treviglio il 10.9.1892, risiede a Dalmine in via Mariano, mentre la sorella Anna, sposata Pedrini, nata a Treviglio il 30.8.1897, risiede a Dalmine in località Case Rosse. Cavalieri, nonostante il suo tentativo di scagionarsi, è fortemente sospettato di aver collaborato con Leris ed è in attesa di denuncia al Tribunale Speciale. Dal momento della fuga di Leris nel novembre 1931 inizia, da parte della polizia fascista, un cospicuo lavoro di indagini e richieste di informazioni a tutti gli organismi territoriali competenti, ma Leris rimane irreperibile. Nel gennaio 1932 si sospetta una corrispondenza tra lui e la sorella Anna, da cui risulterebbe la presenza di Leris a Barcellona, in Spagna, ma da una verifica fatta in casa della sorella non risultano tracce di tale corrispondenza. Sempre nel gennaio 1932 Leris, proprio in virtù della sua irreperibilità, viene proposto per il confino di polizia da parte dei Cc di Bergamo perché "una volta rientrato al paese natìo potrebbe svolgere attiva propaganda sovversiva, specialmente nel paese di Sforzatica centro industriale importante per la vicinanza degli stabilimenti siderurgici di Dalmine". Pertanto, il 12.1.1932 il questore di Bergamo, Giannitrapani, denuncia Leris, contumace, e con lui Cavalieri, alla Commissione Provinciale per il confino di polizia: "Lo spargimento dei manifestini, che indubbiamente sono stati forniti da emissari del partito comunista, non lascia dubbi sulla pericolosità dei due amici la cui attività fu certamente rivolta a contrastare l’azione dei poteri dello Stato e tale, comunque, da recare nocumento agli interessi nazionali, e li denuncio pertanto per il confino di polizia a’ sensi dell’art. 181 n. 3 del Testo Unico delle leggi di P.S.". In seguito a ciò, il 26.2.1932 si riunisce la Commissione Provinciale, composta dal nobiluomo dr. comm. Mario Oliviero Caccialupi, vice-prefetto; dal comm. Roberto Buonvino, procuratore del Re; dal comm. Vincenzo Giannitrapani, questore; dal cav. Romano Dalla Chiesa, maggiore e comandante della divisione dei Cc; dal cav. Antonio Bonafede, seniore in rappresentanza del comandante della XIVa legione Mvsn di Bergamo; infine, dal cav. Guido Masiero, commissario di Ps, segretario. La Commissione infligge 2 anni di confino a Leris per aver svolto attività diretta a contrastare e ostacolare l’azione dei poteri dello Stato. In seguito Cavalieri avrà un anno di confino. Leris, tuttavia, nell’ottobre 1932 beneficia dell’amnistia del decennale. La sua irreperibilità dipende dal fatto che alla fine del 1931, anche per sfuggire all'arresto, viene inviato dal Pci in Unione Sovietica, dove per 3 anni frequenta la scuola leninista di Mosca. Rientrato in Italia nel 1934, compie missioni di partito in diverse città, finché il 14.1.1935 il questore di Torino segnala a tutti i questori del Regno di averlo arrestato come emissario del Pci, trovandolo in possesso di una carta d’identità falsa intestata allo studente Francesco Brivio. Lo stesso giorno il questore di Bergamo telegrafa a Torino comunicando tutti i dati che riguardano Leris. Per parte sua, il 15.1.1935 la Questura di Torino trasmette copia della fotografia di Leris a Bergamo. Anche il questore di Cuneo risponde a Torino, il 15.1.1935, scrivendo che Leris, sotto il falso nome di Francesco Brivio, ha pernottato in un albergo di Brà (Cn) la notte del 22.11.1934, non avendo con sé bagaglio ma un pacco avvolto in carta scura. Il 28.2.1935 la Questura di Torino informa quella di Bergamo che Leris ha dichiarato di aver trascorso 2 anni di latitanza in Francia, da dove è rientrato in Italia nella seconda metà del settembre 1934. Allegato c’è un lungo rapporto su Leris e sui suoi compagni, inviato al Tribunale Speciale e relativo, oltre che a Leris, a Carlo Sacchetti (di Angelo e Margherita Raffaele, nato a Cesena il 10.2.1914, calzolaio, residente a Torino in via Val S. Martino 4 (Cpc b. 4514, 1935-1940) e Angelo Rigotti (di Carlo e Maria Mariotto, nato a Cortazzone d’Asti il 13.12.1889, residente a Torino in via Agostino Lauro 72, Cpc, b. 4330, 1935-1942). In seguito alla perquisizione dell’abitazione di Leris a Torino in via Mazzini 27, vengono trovati opuscoli comunisti nascosti in una cartella di cuoio: Programma dell’Internazionale Comunista, Gioventù Comunista, Due mondi di Stalin, Lo stato operaio, copie dell’«Avanguardia», del «Soccorso Rosso», di «Battaglie Sindacali», dell’«Unità». Deferito al Tribunale speciale, il 28.1.1936 è condannato a 20 anni di carcere, che inizia a scontare tra tra Fossano (Cn), Castelfranco Emilia (Mo) e Portolongone (oggi Porto Azzurro, in provincia di Livorno). Non riacquista la libertà neppure dopo il 25.7.1943: recluso in una zona controllata dai tedeschi, non viene messo in libertà. Nel febbraio 1944 viene trasferito dal carcere di Portolongone a quello di Parma, ma in seguito ad un bombardamento, riesce a liberarsi nel maggio successivo. Unitosi ai partigiani in montagna, diviene commissario politico della 12.a e poi della 31.a Brigata Garibaldi. Al momento della Liberazione è commissario politico della Divisione “Val Ceno”. Decorato con la medaglia d’argento al valor militare. Morto a Parma il 27.2.1991. Cpc, b. 2773, 1932-1943, scheda biografica. (G. Mangini)