Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Brembate Sotto (Bg) il 24.9.1901, consegue una licenza tecnica. Capomastro, è definito comunista ‘pericoloso’. Il padre è scalpellino e la madre magliaia. Ha due fratelli, Romeo e Dante, entrambi nati in Canton Ticino (Svizzera), a Lodrino di Riviera, dove la famiglia si era trasferita poco tempo dopo la nascita di Amleto. Dopo la partenza per la Svizzera di Amleto e di Romeo con i genitori, avvenuta nel 1914 con destinazione Goldach (Cantone San Gallo), sul lago di Costanza, il fratello Dante viene affidato alla zia materna, Alessandrina Rosa. In seguito Romeo viene espulso dalla Svizzera e nel 1925 lavora a Milano come operaio e risiede a Brembate Sotto presso la nonna materna Teresa Finardi. Amleto, dal canto suo, nel 1917 aderisce alla Federazione svizzera della Gioventù Socialista e poi, sempre in Svizzera, nel 1918 si iscrive al Psi nella sezione di Rorschach-Arbon. Nel 1920 anche lui, come il fratello, viene espulso dalla Svizzera per i suoi ‘principii socialisti avanzati’, mentre il resto della famiglia continua a risiedere a Goldach. Dopo l’espulsione Amleto rientra a Brembate Sotto, dove nel luglio 1920 tiene qualche conferenza e distribuisce l’opuscolo 'Nuovo Canzoniere Illustrato' dell’editore Arturo Frizzi di Mantova. Nell’agosto 1920 è ad Asiago (Vi) come segretario di quella Camera del Lavoro e il 18.8.1920 la Questura di Vicenza chiede a quella di Bergamo informazioni ‘sulla condotta morale e politica’ di Locatelli. Nel 1920 è iscritto al Partito Socialista di Bassano Veneto (Vi). Come risulta dal suo foglio matricolare, conservato presso l’Archivio di Stato di Bergamo con il n° 23234, viene chiamato alle armi il 14.9.1920. Nel febbraio 1921, infatti, è soldato nel 3° Reggimento Artiglieria da Montagna, distaccato a Merano presso la 9a Batteria. Come soldato è mandato anche in Libia. Viene congedato il 2.9.1922. Rientrato nella vita civile, nell'ottobre 1922 viene nominato segretario della Fiom di Dalmine. Da questo momento, insieme ad Alessandro Tasca, nato a sua volta a Brembate Sotto, svolge intensa propaganda tra gli operai di Brembate che lavorano presso lo stabilimento Dalmine, con i quali si riunisce alla sera in piccoli gruppi, in stalle o case private. Per questa ragione il 23.1.1923 il nuovo prefetto di Bergamo, Decio Samuele Cantore, scrive al comandante dei Cc di Bergamo di dar luogo ad una vigilanza accurata, usando se necessario anche modalità eufemisticamente definite ‘speciali servizi’, volti allo scopo di una ‘decisa repressione’ perché, come scrive il prefetto, "è noto che la classe dei metallurgici è la più irriducibilmente sovversiva e quindi occorre una azione speciale perché non devono avere il modo, né il tempo di organizzarsi e, soprattutto, di nuocere. Qualora per impedire l’attività criminosa di essi occorrano speciali servizi o provvedimenti prego fare le proposte del caso perché ogni insidiosa manovra dei sovversivi deve essere non solo seguita, ma sventata e colpita col massimo rigore così da dare la precisa sensazione che ogni tentativo occulto o meno dei nemici dello Stato trovi vigile e decisa repressione negli organi del Governo". In questo periodo Locatelli diviene amico e sodale anche dell’operaio anarchico Antonio Croci, nato nel 1888 e originario di Bagnacavallo (Ra), Croci si trasferisce prima a Monza, poi a Milano e infine negli stabilimenti di Dalmine, dove è uno dei più attivi organizzatori dello sciopero del marzo 1919 e dove è anche presidente dell’Associazione di Mutuo Soccorso tra gli operai. Per la loro attività politica e sindacale, Locatelli e Croci sono sotto il costante controllo delle forze dell’ordine e dei fascisti di Dalmine. Così, per sottrarsi al controllo poliziesco e alle minacce fasciste, con pestaggi e devastazioni delle sedi sindacali, nel marzo 1923 Locatelli è costretto a lasciare Dalmine per trasferirsi presso la CdL a Parigi, dove abita in boulevard Charonne 195, adiacente al cimitero del Père-Lachaise. In Francia lavora in un magazzino di mobili e in alcune fabbriche. Tra il 1923 e il 1924 è anche segretario di una sezione parigina del Psi e collabora al giornale «La voce socialista». Durante il suo soggiorno parigino, seguendo la frazione terzinternazionalista del Psi, aderisce al Pci. Nel dicembre 1924 viene espulso dalla Francia per le sue attività politiche e sindacali. Giunge in Italia il 3.1.1925, risiede a Milano, Bastioni Porta Garibaldi 1 e lavora come segretario della lega tessile di Gallarate, affiliata alla CdL di Milano. Riprende a frequentare Antonio Croci che, per le stesse ragioni di Locatelli, nel frattempo si è trasferito con la famiglia di nuovo a Monza, in via Lorenzo Manzoni 28, trovando lavoro come operaio presso la Società Anonima Ferriere Lombarde di Sesto San Giovanni. Locatelli si iscrive alla sezione di Milano del Pci. Nei primi mesi del 1925 viene arrestato varie volte: il primo arresto avviene il 22.3.1925 mentre partecipa ad una riunione clandestina del Pci in un cascinale di proprietà di Francesco Bai nei pressi di Gallarate. Riportato a Milano, il 27.3.1925 la Questura locale chiede informazioni a quella di Bergamo sui suoi precedenti e poi rilasciato. Il 5.4.1925 viene sorpreso a Brembate Sotto e arrestato per misure di Ps perché, all’ora in cui viene trovato, in paese era in corso una riunione della federazione fascista locale per celebrare l’anniversario della fondazione di quel fascio: la giustificazione dell’arresto è che, dati i suoi precedenti, la sua presenza avrebbe potuto provocare incidenti. Chiamato a comparire il 7.4.1925 in Questura a Bergamo, Locatelli ricostruisce brevemente il suo curriculum. Il 18.4.1925 viene di nuovo arrestato nello stesso luogo e per la stessa ragione del 22 marzo precedente e, analogamente, il 29.4.1925 viene sorpreso insieme ad altri in aperta campagna e trovato in possesso di manifesti stampati clandestinamente, che incitano all’astensione dal lavoro in occasione del 1° maggio. Nel maggio 1925 risiede ancora a Milano. Il 6.5.19125 viene arrestato perché il giorno prima aveva partecipato ad una riunione comunista. Nell’ottobre 1925 la Questura di Bergamo incarica la Sotto-prefettura di Treviglio di rintracciarlo perché Locatelli si è reso irreperibile. Il 6.11.1925 il sotto-prefetto di Treviglio risponde che non è stato possibile rintracciarlo, aggiungendo di ritenere improbabile che Locatelli si sia recato a Dalmine, perché "egli vi è conosciuto, ciò che costituisce per lui grave pericolo, ed anche perché gli amici di una volta, che egli aveva colà, oggi non lo tollererebbero più". Nella sua risposta, inoltre, il sotto-prefetto sottolinea l’amicizia di Locatelli con l’anarchico Antonio Croci, definito "compagno indivisibile al Locatelli" e, proprio per questo, "sembra più ragionevole ritenere che il ricercato si mantenga a contatto con il Croci aggirandosi verso Sesto San Giovanni ove il Croci stesso si occupò appena trasferitosi da Dalmine". La Questura di Milano, interpellata per averne notizie, il 5.12.1925 informa il questore di Bergamo che Locatelli non risiede affatto a Monza presso Croci e che il suo nome vi è sconosciuto. In realtà Locatelli si è recato clandestinamente in Francia e nel giugno 1926 l’Ambasciata italiana di Parigi lo segnala come membro del Comitato Centrale Antifascista e della Commissione Esecutiva Centrale dei Gruppi Italiani di Lavoro Comunisti in Francia. Questa segnalazione determina l’apertura della sua scheda biografica da parte della Prefettura di Bergamo il 29.6.1926. Nominato fiduciario comunista della zona delle Bocche del Rodano, Locatelli viene espulso dalla Francia ma, per l’inosservanza del decreto di espulsione, nell’ottobre 1926 viene arrestato dalla Surété e incarcerato per 6 giorni. Nel fascicolo sono conservate 5 cartoline postali illustrate, inviate da Locatelli alla nonna materna a Brembate Sotto tra l’ottobre e il novembre 1926 da diverse località, solo con i saluti: da Avignone (3.10.1926) e da Marsiglia (22.10.1926); altre due vengono indirizzate sia alla nonna Teresa Finardi che al fratello Dante da Parigi (27.10.1926) e da Bruxelles (6.11.1926). Rientrato in Italia, nel 1927 parte in treno, senza documenti di viaggio, da Milano per Vienna, dove prende alloggio nella cosiddetta ‘baracca degli aviatori’ (Luftschifferbaracke) dell’arsenale del X° distretto della capitale austriaca. Arrestato dalla polizia viennese, il 27.4.1927 viene sottoposto "ad un severo interrogatorio presso il Commissariato di Polizia di Favoriten", come riferisce la direzione di polizia di Vienna al Ministero degli Esteri italiano nel settembre successivo. Durante l’interrogatorio "egli indicò di essere fuggito dall’Italia essendo perseguitato da parte delle autorità italiane quale aderente del movimento comunista. Egli vuole trattenersi in Austria soltanto sino acché avrà ricevuto denaro da parte dei suoi parenti, per proseguire poi per la Francia. Egli venne punito da parte della Polizia per trasgressione delle prescrizioni in materia di passaporto e vennero iniziate contro di lui le pratiche per l’espulsione. Egli partì da Vienna prima della fine di queste pratiche". Dall’Austria si trasferisce di nuovo in Francia, dove svolge intensa attività antifascista. Nell’ottobre 1927 è sempre attivamente ricercato dai Cc i quali, il 25.10.1927, a firma del comandante della compagnia di Bergamo, capitano Francesco Liberanome, informano la Questura di aver negato il passaporto per la Svizzera alla nonna materna nel timore di un incontro con il nipote, benché la ragione della richiesta fosse quella di far visita a Goldach alla figlia malata. Nella stessa nota si informa che il padre di Locatelli risiede sempre a Goldach ed è ancora sotto mandato di cattura per diserzione, essendo emigrato in Svizzera nel 1914 e non essendo rientrato in Italia in occasione della chiamata militare per la prima guerra mondiale. Nel 1928 Locatelli viene segnalato in Belgio, ma nel maggio 1928 il Comitato Centrale del Pci, dato che Locatelli è stato espulso da tutti i paesi dove si è recato (Francia, Belgio, Svizzera, Lussemburgo, Austria, Germania), viene inviato a Mosca per frequentarvi la Scuola Internazionale Leninista. Va detto, inoltre, che dal momento del suo primo ingresso in Francia fino al suo arrivo in Urss, Locatelli è stato agente del Soccorso Rosso Internazionale, a contatto con gran parte della rete europea di tale organizzazione, in particolare con Willi Trostel (1894-1942), Marino Bodenmann (1893-1964), comunisti svizzeri, e con il tedesco Willy Münzenberg (1889-1940). Secondo un’informativa del maggio 1931 del vice-console italiano di San Gallo (Svizzera), Locatelli sarebbe rientrato in Italia nel corso del 1929, anno nel quale viene iscritto in RF, ma ciò non risponde al vero, dato che si trova in Unione Sovietica. Il 22.10.1931 la Direzione Generale della Ps del Ministero dell’Interno – DAGR, scrive al prefetto di Bergamo per avere informazioni su di lui, descritto come "capomastro, statura alta, corporatura regolare, colorito bruno, capelli castani, naso grosso". Viene iscritto in BR nel 1931 con il n. 6150. Nel 1932 è segnalato in Svizzera, ma anche questa notizia non ha fondamento. Nel 1935 il Comintern lo invia in Brasile, dove il 5.11.1935 giunge per ultimo tra i componenti di un gruppo rivoluzionario, nel quale il suo compito specifico è quello di istruttore e responsabile militare. Il progetto del gruppo è infatti quello di dar luogo ad una sorta di sollevazione rivoluzionaria sotto la guida del militante comunista brasiliano Luis Carlos Prestes (1898-1990) e della moglie di Prestes, l’ebrea tedesca comunista Olga Benario (1908-1942), con il supporto di militanti comunisti brasiliani, argentini, inglesi, tedeschi e americani, tra i quali però vi è un doppiogiochista, che tradisce il gruppo e determina il fallimento del tentativo. Locatelli è l’unico che riesce a malapena a mettersi in salvo, rifugiandosi prima in Argentina e rientrando poi in Europa, a Parigi, dove giunge nel giugno 1936. La vicenda del tentativo di insurrezione militare comunista in Brasile è nota, ma è stato lo studioso brasiliano William Waack a portare per primo alla luce, nel 1993, il ruolo di Locatelli nella vicenda della fallita insurrezione. La ricerca di Waack, basata su inediti materiali d’archivio, conservati nell’ex Urss, è stata poi approfondita dal lavoro degli studiosi statunitensi R.S. Rose e Gordon D. Scott, uscito nel 2010. Sull’insurrezione brasiliana del 1935, drammaticamente sventata dalla polizia del presidente brasiliano Getulio Vargas, in particolare dagli uomini del capo della polizia e simpatizzante nazista Filinto Müller, esiste una relazione di Locatelli del 20.7.1936, conservata negli archivi ex-sovietici. Si tratta di un bilancio dell’esperienza brasiliana redatto per Dmitri Manuilskj, segretario del Comintern dal 1926 al 1943, diretto superiore di Locatelli. Nella sua relazione questi dichiara apertamente che i rivoluzionari brasiliani non erano preparati per il tentativo e non era all’altezza di esso nemmeno lo stesso Prestes, l’uomo che avrebbe dovuto guidare l’insurrezione. Lo scritto di Locatelli, però, se fosse giunto a Mosca così come era stato redatto, avrebbe messo in cattiva luce non solo il gruppo comunista brasiliano e il leader Prestes, ma soprattutto lo stesso Manuilskj, che dell’iniziativa brasiliana aveva la responsabilità politica. Per questo, prima del rientro di Locatelli a Mosca, per non correre a sua volta seri pericoli, Manuilskj pretende da Locatelli una riscrittura della relazione sottoponendolo ad un ricatto: se Locatelli non avesse modificato le sue parole, sarebbe stato accusato di avere avuto una relazione omosessuale con un compagno canadese al momento del suo rientro a Parigi dal Brasile. Una tale accusa, nell’Urss staliniana degli anni Trenta e, in particolare, nel periodo delle ‘purghe’ staliniane, non sarebbe stata priva di effetti. Locatelli accetta di modificare la relazione e nella seconda stesura aggiunge rilievi autocritici sulla propria sottovalutazione della reale e deficitaria situazione brasiliana. É probabile che le prove per le accuse di omosessualità siano state fabbricate ad arte da Manuilskj allo scopo di costringere Locatelli ad una rettifica per lui essenziale, ma la questione dell’identità omosessuale di Locatelli rimane irrisolta. Di certo, vera o falsa che fosse, rimane il fatto che è stata usata contro di lui da Manuilskj in modo ricattatorio. Rientrato in Urss, grazie all’aiuto di Togliatti riesce ad ottenere di lasciare l’Urss senza conseguenze: da Mosca, nel novembre 1936, cioè un anno dopo la sua missione brasiliana, viene infatti inviato in Spagna per sostenere militarmente le milizie repubblicane contro i golpisti del generale Franco, assumendo l’incarico di commissario politico della compagnia italiana del 2° battaglione ‘Garibaldi’ della XIV Brigata, organizzata in Andalusia da Aldo Morandi (pseudonimo di Riccardo Formica). Secondo le testimonianze di due miliziani italiani, Locatelli è stato ucciso in combattimento il 24.12.1936 a Perales del Rìo, nei pressi di Getafe. Le testimonianze in questione, tuttavia, non riguardano materialmente la morte di Locatelli, ma il suo non essere più rientrato al reparto: di fatto, la sua morte è un’ipotesi ragionevole ma non ha nessun effettivo testimone oculare. Tuttavia, soprattutto in considerazione dell’esperienza brasiliana e della tensione sorta tra lui e Manuilskj, è anche possibile che Locatelli abbia voluto accreditare, grazie alla complice testimonianza dei suoi due compagni, la notizia della sua morte per sottrarsi definitivamente, sotto un’altra identità, al controllo di Mosca, esercitato tramite la capillare sorveglianza dei suoi agenti, molto attivi anche in Spagna. Nel frattempo, la polizia fascista italiana continua la ricerca delle sue tracce. I Cc di Treviglio informano la Questura di Bergamo di non avere notizie su di lui, dato che ai parenti di Brembate Sotto Locatelli non fornisce notizie di sé almeno dal 1931. Il 3.3.1937 il Cpc si rivolge al prefetto di Bergamo riferendo che, secondo fonti fiduciarie, Locatelli è volontario in Spagna nelle ‘milizie rosse’ e per questo vengono richieste "riservate ed accurate indagini" per sapere dove si trovi esattamente, con chi sia in relazione e se i parenti ricevano rimesse di denaro dall’estero. Incaricati di queste indagini dalla Questura, i Cc di Treviglio il 21.3.1937 trasmettono un dettagliato rapporto sulla famiglia Locatelli, in cui viene ricostruita la struttura parentale. I genitori di Locatelli risiedono ancora a Goldach, da dove hanno mandato ad Alessandrina Rosa 4 vaglia postali di 50 lire l’uno tra il dicembre 1936 e il febbraio 1937. I Cc sospettano che l’invio sia stato voluto dal Dante Locatelli per la zia Alessandrina facendolo figurare come effettuato dal padre, dato che questi vive in misere condizioni economiche, anche se Dante, vivendo a Occhieppo Inferiore (Bl), non avrebbe avuto motivo di effettuare un tale giro postale, inutilmente complicato, tra l’Italia, la Svizzera e ancora l’Italia. In un successivo rapporto alla Questura di Bergamo del 25.4.1937, però, i Cc di Treviglio, a firma del tenente Mario Fantini, ignorando la (presunta) morte di Amleto Locatelli, formulano un’altra ipotesi, scrivendo che l’invio di denaro sopra citato provenga dal Soccorso Rosso Internazionale e non dal Locatelli, dato che questi "nel passato, non ha mai inviato denaro ai parenti residenti in Italia". Il prefetto di Bergamo il 29.4.1937 ne informa il Cpc e il prefetto di Vercelli. Quest’ultimo viene incaricato di svolgere indagini su Dante Locatelli, fratello di Amleto. Il 19.5.1937 la Prefettura di Vercelli informa il Cpc e il prefetto di Bergamo che Dante Locatelli vive a Occhieppo Inferiore, è scalpellino, è sposato con Quintina Ramella Pollone e ha due figlie, di 7 e 3 anni, è stato milite delle camicie nere nella settima centuria in Tripolitania dall’1.1.1927 al 7.11.1928, non è iscritto al Pnf ma simpatizza per il fascismo, non ha corrispondenza epistolare con il fratello, ma la Prefettura locale sottopone a controllo la sua corrispondenza. Per la Prefettura di Bergamo, alla data del 25.3.1943, Amleto Locatelli risulta ancora all’estero. Nel fascicolo sono conservate le 5 cartoline postali illustrate sopra citate e spedite da diverse località francesi (Avignone, Marsiglia, Parigi) e una da Bruxelles, solo con i saluti e inviate da Locatelli alla nonna materna. Cpc, b. 2804, 1920-1941, scheda biografica. (G. Mangini)