Locatelli Mario


click su un'immagine per ingrandirla o ridurla
n. busta
63
n. fascicolo
1877
Primo estremo
1930
Secondo estremo
1943
Cognome
Locatelli
Nome
Mario
Presenza scheda biografica
no
Luogo di nascita
Data di nascita
1906/10/01
Livello di istruzione
licenza elementare
Professione
scalpellino
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Canonica d’Adda (Bg) l’1.10.1906, scalpellino, antifascista, residente a Brembate Sotto (Bg). La sera del 29.7.1930, insieme allo scalpellino Marino Diani, Romolo Dossi e Battista Rota, tutti ubriachi, in una strada di campagna di Brembate Sotto (Bg) cantano ‘Bandiera rossa’ e inneggiano a Lenin. I quattro vengono arrestati la sera stessa dai Cc di Capriate (Bg) e vengono condannati a 10 giorni di arresto. Nel fascicolo è conservato anche un documento in cui il nome di Locatelli è compreso in un elenco di 19 persone di Brembate Sotto di idee contrarie al regime, datato 9.8.1930. Il 19.8.1930 la Prefettura di Bergamo invia al Cpc la descrizione dei connotati e la riproduzione delle immagini fotografiche di Locatelli. In una piccola bustina gialla sono contenuti gli originali di pellicola Rajar da cui sono tratte le foto. In una nota riservata del 2.9.1930 inviata dai Cc di Bergamo alla Questura, si informa che Locatelli non ha precedenti e che è nota la sua opposizione al regime, tanto che in caso di crisi politica prenderebbe posizione contro fascismo. Definito "ignorante e incapace di esercitare propaganda", viene però sottolineata la necessità di tenerlo sotto osservazione, perché l’aver cantato ‘Bandiera rossa’ in prossimità della "giornata internazionale contro la guerra" indetta dal Pci non viene ritenuto un fatto casuale, tanto da indurre i Cc a suggerire di infliggergli la diffida ai sensi dell’art. 166 della legge Ps. La proposta viene accolta e il 15.11.1930 Locatelli viene diffidato in Questura a Bergamo. Una copia dell’atto di diffida è conservata nel fascicolo. Il 31.7.1933 i Cc di Bergamo, per l’assenza di ulteriori rilievi nei confronti di Locatelli, si rivolgono alla locale Prefettura proponendone la radiazione dallo schedario dei sovversivi. Il giorno dopo, l’1.8.1933, la Prefettura si rivolge in tal senso al Cpc, che il 20.8.1933, con nota n. 441/021448, procede alla radiazione. Tre anni dopo, il 6.5.1936, il Cpc si rivolge alla Prefettura di Bergamo chiedendo notizie su Locatelli, sostenendo di non averne più ricevute dal 1930. La risposta è del 12.5.1936 che, evidentemente, richiama il Cpc alla corrispondenza intercorsa nel 1933, tanto che il 19.6.1936 il Cpc chiude la vicenda con la ratifica della radiazione del 1933. Dieci anni dopo, tuttavia, una nuova vicenda vede coinvolto Locatelli insieme al tramviere Silvio Recchi (fu Paolo e Paola Leopardi, n. Norcia (Pg) il 15.2.1899, domiciliato a Roma in via Ottaviano 25). L’11.1.1943 la Questura di Bologna con una lunga relazione informa il Cpc e le Questure di Roma, Bergamo e Perugia di un fatto accaduto a Imola il 7.1.1943: «Il giorno 8 andante il funzionario di Ps apprese che il giorno precedente verso 18,30 due militari indossanti cappotti di pelliccia come quelli in distribuzione ai combattenti fronte russo si erano presentati nell’ufficio copisteria sito in via Appia e all’impiegata quindicenne Carmelata Tolomea chiesero di fare qualche copia di un manifestino che il Locatelli esibì. L’impiegata accortasi del contenuto ‘disfattista’ del manifestino "decise di non dare corso alla richiesta". I due al ritorno non fecero insistenze e lasciarono il manifestino all’impiegata che poi lo consegnò al principale. I funzionari fatte alcune indagini appurarono che il giorno 7 aveva sostato nello scalo ferroviario di Imola un treno ospedale proveniente dal fronte russo e che il convoglio aveva proseguito per il capoluogo per servizio di disinfezione; l’impiegata inoltre aveva notato che sul berretto portavano il fregio con la croce rossa e quindi trattavasi di personale di assistenza al treno. I due furono così identificati ed essi "fecero spontaneamente presente ai loro superiori quanto innanzi detto". Il Recchi interrogato in Questura ammise di aver trovato nel gabinetto lungo la tratta Trento-Verona "un foglietto che per formato e colore gli sembrò uno dei soliti lunari porta-fortuna", lo raccolse e più tardi provò a leggerlo assieme a Locatelli, che trattenne lo stampato. Solo il giorno dopo a Imola, Recchi chiese a Locatelli cosa ne avesse fatto. Interrogato Locatelli conferma quanto sopra aggiungendo che: "rilevato che il manifestino conteneva cose false e insussistenti, pensò di farne fare una copia (non alcune copie, secondo la versione della Carmelata), desiderando, da un lato distruggere il foglio stampato, e dall’altro, essere in grado, a guerra ultimata, di dimostrare in eventuali discussioni, le esagerazioni della propaganda russa". Protesta sua buona fede comprovata dal fatto che avrebbe lasciato lo stampato alla ragazza consigliandola di strapparlo. "Il Locatelli ha dichiarato ancora che nessun motivo politico l’aveva indotto ad agire nel modo anzidetto, in quanto ben altro avevano appreso i feriti e tutti i militari di servizio sul treno, durante la permanenza al fronte russo, dalla propaganda bolscevica". Il volantino, di cui l’originale è spedito al MI e in copia dattiloscritta agli altri uffici, è stato certamente lanciato da aerei nemici nelle nostre linee in Russia perché accenna alla recente battaglia di Stalingrado e incita i nostri combattenti a darsi prigionieri promettendo loro salva la vita. Il convoglio è costituito dal treno ospedale n. 4 del Sovrano Militare Ordine di Malta il cui comandante maggiore barone Catalano Antonino dell’Oliveto fu Felice, cavaliere di Giustizia dell’Ordine di Malta (da Vizzini, Catania), come pure il medico Capo tenente Musmeci Roberto fu Francesco di anni 36 da Catania, hanno fatto presente "che tutto il personale del convoglio come pure i feriti trasportati al fronte russo hanno appreso ben altri argomenti dalla propaganda nemica". Definiscono i due militari persone serie e tranquille. Tuttavia qualche conterraneo del Locatelli ha insinuato che "in passato avrebbe subito qualche traversia di carattere politico". Perciò il Locatelli è stato fermato e fatto associare alle prigioni del locale Comando 6^ compagnia di sanità a disposizione di questo ufficio in attesa di informazioni della Questura di Bergamo. Analoghe informazioni si richiedono per il Recchi per cui però non si è ravvisata necessità di fermo. Si fa presente comunque che i due militari "hanno per lo meno mancato di correttezza e disciplina, in quanto avrebbero dovuto informare del rinvenimento e consegnare il manifestino ai loro superiori". Il Ministero inoltre valuterà se riferire il caso al Comando dell’Associazione dei Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta per l’eventuale dispensa dei predetti dal servizio cui sono addetti come elementi di non sicuro affidamento. Ft. Questore». In seguito alla segnalazione, le Questure di Perugia, Roma e Bergamo si attivano per raccogliere tutte le informazioni disponibili su Locatelli e Recchi. La Questura di Perugia il 31.1.1943 informa il Cpc e quelle di Bologna, Bergamo e Roma che Recchi, in precedenza contadino, dal 1925 si è trasferito a Tuscania (Vt) e che non ha mai dato luogo a rilievi. Per parte sua, l’8.2.1943 la Questura di Roma informa quelle di Bologna, Perugia, Bergamo e Viterbo, nonché l’Ispettore Generale di Pubblica Sicurezza di Bologna, che Recchi (di Paolo e Paola Leonardi, è nato ad Ancarano di Norcia (Pg) il 15.2.1899), è tramviere e risiede a Roma da vari anni in via Ottaviano 25 senza aver mai dato luogo a rilievi. Iscritto al Pnf, è sposato con 5 figli minori. Dopo una settimana di silenzio, il 13.2.1943 il Ministero dell’Interno sollecita la Questura di Bergamo a mandare informazioni su Locatelli. Il giorno dopo, 14.2.1943, i Cc di Capriate S. Gervasio informano i Cc di Treviglio e la Questura di Bergamo che Locatelli ha conseguito la licenza elementare, è celibe, vive in via Risorgimento a Brembate Sotto, non ha precedenti penali, non frequenta elementi fascisti: "Più volte, antecedentemente al 1930, è stato chiamato al dovere con mezzi persuasivi dai fascisti del luogo. Spesso e volentieri, prima del richiamo alle armi, si intratteneva in discussioni politiche e benché non dimostrasse apertamente la sua contrarietà al regime, ne traeva argomenti che si possono definire tali". Il 22.3.1943 un telegramma del Ministero dell’Interno al prefetto di Bergamo informa che nulla osta al rilascio di Locatelli e che l’episodio in questione è stato riferito all’Ordine di Malta. Il 7.7.1943 la Questura di Bergamo informa i Cc di Fara d’Adda-Capriate che, con decreto penale del 27.4.1943 emesso dal giudice relatore del Tribunale Militare Territoriale di Bologna, Locatelli è stato condannato a 6 mesi di reclusione militare, con sospensione condizionale della pena per 5 anni, per aver omesso di informare le autorità dell’esistenza del manifesto di propaganda ‘disfattista’. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia. (G. Mangini, R.Vittori)
Familiari
Locatelli Rinaldo (padre)
Ravellini Girolama (madre)
Luoghi di residenza
Brembate Sotto Lombardia Italia via Risorgimento
Fatti notevoli
1930/07/29 - 1930/07/29
La sera del 29.7.1930, insieme a Marino Diani, Romolo Dossi (b. 36) e Battista Rota (b. 92), tutti ubriachi, in una strada di campagna di Brembate Sotto (Bg) canta ‘Bandiera rossa’ e inneggia a Lenin.
1943/01/07 - 1943/01/07
Insieme ad un altro militare, Silvio Recchi, la sera del 7.1.1943 cerca di far riprodurre in una copisteria di Roma un volantino, di provenienza sovietica, lasciato da militari italiani di ritorno dal fronte russo.
Sanzioni subite
arresto (1930/07/29 - )
Condannato a 10 giorni di arresto.
diffida (1930/11/15 - )
carcere (1943/04/27 - )
Condannato a 6 mesi di carcere, con sospensione condizionale della pena per 5 anni.
Relaz. con altri soggetti
Recchi Silvio
Dossi Romolo
ASBg, Sovversivi
Rota Battista
ASBg, Sovversivi
Diani Marino
ACS, Cpc, b. 1766
Esclusione dallo schedario
Data di esclusione
1933/08/20
Documentazione allegata
fotografia