Luciani Domenico


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n. busta
64
n. fascicolo
1923
Primo estremo
1933
Secondo estremo
1939
Cognome
Luciani
Nome
Domenico
Presenza scheda biografica
no
Luogo di nascita
Data di nascita
1908/09/20
Livello di istruzione
licenza elementare
Professione
operaio
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Nossa (Bg) il 20.9.1908, operaio, sovversivo. Alle 18 del 17.5.1933 Valerio Magni di Nossa percorre via IV Novembre del paese, quando sente provenire dall’interno dell’abitazione di Francesco Felappi le voci dello stesso Felappi e di Luciani, che cantano la prima strofa di ‘Bandiera Rossa’. Proseguendo il suo cammino incontra Mario Bassanelli, al quale riferisce il fatto. I due tornano insieme nei pressi dell’abitazione di Felappi e sentono il suono di un organetto e il grido ‘Viva la Russia’. Magni e Bassanelli vanno a denunciare l’accaduto ai Cc, che effettuano subito un sopralluogo, trovando Luciani e Felappi. Interrogati, Felappi nega mentre Luciani ammette di aver cantato ‘Bandiera Rossa’ e di aver gridato ‘Viva la Russia’. Arrestati, i due vengono condotti in carcere a Clusone e i Cc redigono un rapporto alla Questura in cui propongono l’ammonizione, in particolare per Luciani, ritenuto responsabile anche di alcuni furti. Nella relazione al prefetto del giugno 1933, il questore rileva che Luciani non ha precedenti politici, ma il fatto acquista rilievo perché svolto in luogo privato, dando in tal modo sfogo ‘ad un intimo sentimento’, inoltre, ‘reso di pubblica regione, ha destato una certa impressione nella popolazione di Nossa’. Si invoca pertanto un ‘opportuno’ provvedimento di rigore. L’1.7.1933 Luciani viene ammonito e Felappi diffidato negli uffici della Questura di Bergamo, mentre il 23.8.1933 il prefetto comunica il provvedimento al Ministero dell’Interno. Il 10.12.1933 il podestà di Nossa inoltra alla Questura l’istanza di Luciani per la cancellazione del suo nome dall’elenco dei sospetti politici e il proscioglimento dall’ammonizione. Luciani si dichiara pentito e assicura che in futuro non ripeterà simili gesti, professando devozione alla patria e al regime fascista. I Cc di Clusone il 18.12.1933 informano la Questura che Luciani tiene buona condotta ma ritengono prematuro il proscioglimento dall’ammonizione perché sono trascorsi solo 6 mesi. Luciani e il podestà di Nossa, Felice Ravasio, però, non demordono e l’1.3.1934 il Comune di Nossa trasmette di nuovo l’istanza per la revoca dell’ammonizione, sulla base dell’argomentazione che, mentre commetteva il fatto, Luciani "trovavasi in uno stato anormale, ubbriaco, e che fu spinto all’errore commesso in seguito a istigazione dei pessimi compagni che frequentava in quel tempo i quali avveduti della ingenuità e semplicità del Luciani lo istigarono in modo da fargli commettere ciò che in stato normale non sarebbe stato capace di esporre". Il podestà aggiunge che, benché figlio di un cittadino francese, al momento della leva Luciani si è presentato alla chiamata alle armi e, al momento, tiene buona condotta e "si attiene scrupolosamente alle prescrizioni". Un mese dopo, il 7.4.1934, con toni analoghi a quelli del podestà, a sostegno della richiesta di proscioglimento i Cc di Clusone si rivolgono alla Questura, rilevando che Luciani è pentito, ravveduto e si attiene alle prescrizioni, non ha un’occupazione stabile "per cause indipendenti dalla sua buona volontà" e perciò solo saltuariamente riesce a lavorare come manovale, la sua famiglia è nullatenente, non riceve sussidi anche se riceve due razioni di minestra giornaliere dall’E.O.A. Vive con la madre, casalinga, e ha 6 fratelli, di cui due disoccupati. Il fratello Antonio è iscritto alla Mvsn, mentre i più giovani Giuseppe e Carlo sono iscritti agli avanguardisti. I Cc di Clusone sono favorevoli ad accogliere l’istanza ‘"anche per dare al Luciani maggior agio di cercarsi un’occupazione stabile fuori comune che lenirebbe il disagio economico della sua famiglia". Il 23.4.1934 la Commissione provinciale, per la cessazione delle cause per cui il provvedimento era stato preso, ordina la revoca della misura di sicurezza. La Commissione è composta da Mario Oliviero Caccialupi, vice-prefetto e facente funzione di presidente; Roberto Buonvino, procuratore del re; Vincenzo Giannitrapani, questore; Angelo Testa, console della Mvsn; Cesare Celle, capitano dei Cc; Giuseppe Ramelli di Viele, commissario di Ps. Il 24.10.1936 i Cc di Clusone inviano alla Questura le notizie essenziali sulla situazione di Luciani in quel momento: dal 28.9.1936 risiede a Clusone in via S. Giovanni 2, lavora a Nossa nell’azienda De Angeli Frua, vive con la moglie, tiene buona condotta, ha fatto domanda di iscrizione al Pnf che è stata respinta ma simpatizza per il regime, viene dato parere favorevole alla radiazione, che però avviene solo il 30.9.1939. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia. (G. Mangini, R. Vittori)
Familiari
Luciani Giovanni (padre)
Capitanio Luigia (madre)
Luciani Antonio (fratello)
Luciani Giuseppe (fratello)
Luciani Carlo (fratello)
Luoghi di residenza
Nossa Lombardia Italia (1908 - 1936) Clusone Lombardia Italia (1936/09/28 - )
Fatti notevoli
1933/09/17 - 1933/09/17
Alle 18 del 17.5.1933 canta ubriaco la prima strofa di ‘Bandiera Rossa’ e grida ‘Viva la Russia’.
Sanzioni subite
ammonizione (1933/07/01 - 1934/04/23)
Relaz. con altri soggetti
Felappi Francesco
ASBg, Sovversivi
In rubrica di frontiera
no
In bollettino ricerche
no
Esclusione dallo schedario
Data di esclusione
1939/09/30
Documentazione allegata
fotografia