Papini Giuseppe Antonio


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n. busta
82
n. fascicolo
2459
Primo estremo
1909
Secondo estremo
1943
Cognome
Papini
Nome
Giuseppe
Altri nomi
Antonio
Presenza scheda biografica
Luogo di nascita
Data di nascita
1881/03/10
Luogo di morte
Treviglio (Bg)
Data di morte
1955/10/12
Livello di istruzione
licenza elementare
Professione
tramviere sindacalista impiegato
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Treviglio (Bg) il 10.3.1881, tramviere, sindacalista rivoluzionario, anarchico. Scheda biografica dal 30.12.1924. Ha un due fratelli contadini, Gaetano Gerolamo e Luigi Gaetano, che vivono a Treviglio in Vicolo Chiuso 6, e tre sorelle, Angela Maria, Maria Rosa, Elisabetta Maria detta Bettina. Di famiglia contadina, frequenta le scuole elementari, per il resto la sua è cultura da autodidatta. Fin da giovane, infatti, benché contrastato dalla famiglia, legge giornali ed opuscoli 'sovversivi', formandosi una coscienza sociale e politica che lo porta ad aderire al movimento socialista su posizioni massimaliste e libertarie, in particolare nell'ambito del sindacalismo rivoluzionario. Dopo vari lavori, è conduttore di tram per la Società Tramways Interprovinciali, a Treviglio, Monza, Bergamo. A Treviglio promuove la costituzione di leghe operaie, nel 1898 quella dei muratori, in seguito quelle di tramvieri, contadini, calzolai. Al rientro dal servizio militare, prestato in artiglieria e congedato come sergente, porta con sé Maria Christillin, che sposa il 31.12.1904 e dalla quale ha due figli, una femmina (n. 1906) e un maschio di nome Libero. Alla morte della moglie nel 1918 si risposa con Francesca Togni (n. a Calcio il 15.7.1895). Nel gennaio 1909 è nel comitato esecutivo del Circolo socialista 'Scalarini', da lui fondato, sempre a Treviglio, mentre la moglie gestisce un'osteria che diventa non solo ritrovo per i militanti socialisti locali, ma un luogo dove Papini svolge propaganda sindacalista. Nel luglio 1909 le maestranze del bottonificio E. Fossati e C. di Treviglio, in agitazione per la revoca degli aumenti salariali decisa dalla proprietà, indicano in lui il proprio rappresentante sindacale. Sempre a Treviglio fa parte del gruppo anticlericale e antimilitarista 'Ferrer'. Il 12.9.1909 a Bergamo presiede il comizio, tenuto nel cortile della CdL, per festeggiare il vessillo ufficiale della stessa CdL. In tale occasione si limita a leggere le adesioni, dichiarando di lasciare al altri dallo “scilinguagnolo spedito” il compito di tenere discorsi. Nel pomeriggio si reca in Città Alta, in piazza Garibaldi, per analogo comizio. Dal 18.10.1911 si trasferisce da Treviglio a Bergamo. Nel febbraio 1912, in seguito al sequestro della rivista settimanale bolognese «L’Agitatore» (1910-1913), risulta nell’elenco degli abbonati. Con la ripresa della conflittualità operaia nel bergamasco, nel febbraio 1913 si costituisce un Comitato di propaganda e azione sindacale per la ricostituzione della CdL di Bergamo, in crisi organizzativa dal 1910 e in faticosa ripresa nel 1911. Papini fa parte di tale Comitato insieme ad Alessandro Caglioni, Aristide Piccinini e Agostino Rocchi, sindacalisti rivoluzionari in netta polemica con Psi e Cgl. In esso Papini propone di avanzare al Comune di Bergamo la richiesta, formalizzata nel maggio successivo, di un locale da adibire a CdL. La ricostituzione della CdL è voluta da socialisti e sindacalisti, però tra i due gruppi vi è una dura polemica sulla questione dello sciopero generale: l'11.8.1913, in un comizio a Bergamo in solidarietà con gli scioperanti di Milano, Papini sostiene la necessità dell'azione sindacale e la valenza rivoluzionaria dello sciopero generale. Dall'autunno 1913 il Comitato di propaganda e lo stesso Papini aderiscono ufficialmente all'Usi: pur facendo parte delle leghe operaie di Treviglio dei muratori e dei tagliapietre, aderisce all'Usi a titolo personale, perché i soci delle due leghe trevigliesi sono riformisti. Diverso il caso della sezione del sindacato ferrovieri italiani di Bergamo, di cui Papini è segretario: l'adesione all'Usi, in questo caso, è compatta. La notizia dei fatti di Ancona della cosiddetta ‘settimana rossa’ del giugno 1914 riavvicina i militanti dell'Usi e del Psi bergamasco, che aderiscono allo sciopero generale, e Papini tiene numerosi comizi antimilitaristi. In agosto, in rappresentanza dei ferrovieri, entra in un Comitato operaio istituito per rendere sempre più operativa l'unità d'azione sindacale. Alla fine di dicembre 1914 si ricostituisce la CdL di Bergamo, che riprende ufficialmente le proprie attività nel gennaio 1915. Oltre a far parte della Commissione di propaganda insieme al fornaio anarchico Luigi Marcassoli e all'operaio metallurgico Merenda, è segretario del Consiglio generale camerale. Licenziato nel corso del 1913 dall'azienda tramviaria con la motivazione dello scarso rendimento ma in realtà a causa del suo impegno politico e sindacale, lavora per qualche tempo in un saponificio di Bergamo, fino a quando, nell’agosto 1915, viene richiamato sotto le armi a Nettuno (Rm) con il grado di sergente di artiglieria antiaerea. Il suo arrivo a Nettuno è preceduto da una segnalazione al Ministero dell’Interno sul suo conto del 25.8.1915 del prefetto di Bergamo, che lo presenta come “immancabile in tutte le manifestazioni di carattere sovversivo”. Durante il periodo militare viene promosso maresciallo e proposto per la nomina a sottotenente, non accolta per i suoi precedenti politici e sindacali. Nel primo dopoguerra riprende l'attività sindacale nella CdL, dove è segretario della sezione lavoratori della terra. In ottemperanza al concordato nazionale firmato a Roma il 27.9.1919 sui minimi salariali, con la mediazione della Prefettura il 5.10.1919 a Bergamo viene firmato l'accordo tra industriali e sindacati metallurgici, che prevede anche l'istituzione di una Commissione arbitrale paritetica per i casi di licenziamento. Di tale commissione fanno parte gli industriali Enrico Battaggion, Rodolfo Pomé e Giuseppe Silva e, per gli operai, oltre allo stesso Papini, A. Rocchi e A. Piccinini. Dopo il convegno nazionale straordinario della Fiom a Firenze del 9-10.11.1919, dove i delegati torinesi ottengono il riconoscimento del ruolo dei consigli di fabbrica come legittima e riconosciuta rappresentanza operaia sorta nella lotta della Fiat, Papini pubblica nel n° del 22.11.1919 de «La Fiaccola» (1919-1921), organo della CdL di Bergamo, un articolo su significato e scopo dei consigli operai. Sulla stessa rivista pubblica numerosi altri articoli, sia di carattere generale che locale. È attento all'esperienza italiana dei consigli operai sullo sfondo di quella dei soviet, sul cui modello insurrezionale intende basare la preparazione dello sciopero generale. Nel corso del 1920 sostiene gli operai cementisti della ditta Ing. Ghislandi di Bergamo, scesi in sciopero, e gli operai addetti ai lavori per l'impianto idroelettrico del Gleno nell'alta Val Seriana (Bg): per quest'ultima vertenza il 26.5.1920 viene arrestato dai Cc e poi rilasciato. È attivo propagandista della CdL nell'area della bassa bergamasca intorno a Treviglio, in particolare nel corso del secondo semestre del 1920. Infatti, dalle 12.30 alle 13.30 del 6.7.1920 a Calvenzano tiene una conferenza sul tema 'La terra ai contadini' davanti a circa 50 persone: nella conferenza, come riferisce nel suo rapporto al prefetto il maggiore dei Cc di Bergamo Paolo Annoni, presente al comizio, Papini sostiene la necessità dell’organizzazione contadina sull’esempio dei soviet russi per poter ottenere la terra. L’11.7.1920, dalle 9 alle 10, davanti a circa 200 tra contadini e muratori, tiene una conferenza a Cividate sul tema Disoccupazione – Organizzazione. Lo stesso maggiore Annoni, già tra i presenti a Calvenzano la settimana precedente, così riassume al prefetto di Bergamo l’intervento di Papini: “Rappresentò necessità organizzazione per ottenere lavoro disoccupati anche colla forza obbligando i ricchi fare prestiti al Comune essendo impossibilitato governo sussidiare Comune stesso. Nessun incidente”. Alcuni giorni dopo, il 23.7.1920, dalle 21.30 alle 22.15, davanti a 200 persone tiene a Mozzanica la conferenza Terra ai contadini, sempre con il maggiore dei carabinieri Annoni tra il pubblico. Il 26.7.1920 a Cortenuova (Bg) parla sul tema Disoccupazione e terra ai contadini alla presenza di circa 100 persone, senza incidenti. Il 3.8.1920, alla presenza di 60 persone, tiene a Torre Pallavicina la conferenza Patti colonici ed organizzazione di classe. Il 13.8.1920, dalle 20 alle 22, a Mozzanica (Bg) tiene una conferenza sul tema Elezioni Amministrative, incitando i circa 200 presenti a votare per il partito socialista, nella prospettiva di favorire la distribuzione della terra ai contadini iscritti alla lega socialista aderente alla CdL, senza incidenti. Il 2.9.1920, davanti a circa 150 persone, dalle 20.30 alle 21 a Calvenzano (Bg) tiene una conferenza di circa 30 minuti, ancora sul tema La terra ai contadini. Il 7.11.1920, dalle 16 alle 17.30, parla ad Antegnate davanti a 100 persone sul tema Eguaglianza sul lavoro e, al termine, invita i presenti a festeggiare il 3° anniversario della rivoluzione d’ottobre, come riferisce al prefetto il capitano dei carabinieri Pietro Testani. La fine del biennio rosso, l'inizio delle violenze delle squadre fasciste e l'avvento del fascismo al potere costringono il movimento operaio al ripiegamento. Nel corso del 1922 Papini viene aggredito due volte dai fascisti: la prima il 25 settembre, a Caravaggio, dal notabile locale e poi deputato fascista Tobia Ceserani, come ritorsione per un articolo di Papini sulla rivista «Azione Proletaria», organo della CdL di Bergamo, e la seconda il 13 ottobre a Bergamo, aggredito intorno alle 14.30 da un gruppo di 7 o 8 fascisti nei locali del Caffé Bramati, sul Sentierone, nel centro di Bergamo, insieme all'avvocato socialista Enrico Petro'. Papini, bastonato ripetutamente alla testa, viene portato all’ospedale, medicato, giudicato guaribile in 15 giorni e poi accompagnato alla stazione da agenti di Ps per poter lasciare in sicurezza la città. Un terzo tentativo di aggressione avviene a Treviglio nel gennaio 1923. Per sottrarsi alla violenza fascista, pur mantenendo la residenza a Treviglio dal marzo 1923 è costretto a cercar lavoro a Milano, dove diviene membro aggiunto della giunta esecutiva dell’Unione Sindacale Italiana (Usi). A Milano trova alloggio in via Borsieri 5 presso un’anziana signora, e anche nel capoluogo lombardo viene costantemente sorvegliato. Svolge vari lavori: prima è operaio presso la fabbrica di grassi Plateo di corso S. Gottardo 11, poi fattorino presso lo studio del deputato repubblicano Eugenio Chiesa. Dal maggio 1923 al mattino è impiegato alla Cooperativa Suburbana, poi denominata Azienda Consorziale dei Consumi del Comune, di via De Cristoforis 13, creata nel 1917 dal sindaco socialista di Milano, Emilio Caldara, a tutela dei consumatori vendendo loro direttamente i prodotti, e al pomeriggio lavora presso il magazzino di una ditta di spedizioni in via Panfilo Castaldi. Aderisce formalmente all’Usi, con sede in via Fieno 9, di cui diviene membro della giunta esecutiva. Inoltre, costituisce ed è segretario del Comitato 'Profilius', cioè del Comitato pro figli dei carcerati politici d’Italia, con sede a Milano in via Achille Mauri 8, il cui scopo è appunto quello di assistere i figli dei carcerati politici. Dopo aver chiesto inutilmente il passaporto alla Prefettura di Bergamo, nel novembre 1924 si reca clandestinamente a Parigi su incarico della commissione esecutiva dell’Usi, sia per chiarire la posizione di alcuni compagni emigrati sulla loro permanenza o meno nell’Usi, sia per raccogliere materiali a stampa e fondi per la propaganda e per le famiglie dei confinati. Per raggiungere la Francia sale su un treno merci nei pressi della stazione di Ventimiglia per eludere la sorveglianza degli agenti di frontiera italiani, e scende prima di Mentone per eludere quella dei francesi. Probabilmente si reca a Marsiglia, dove risiede il fratello della sua prima moglie, Joseph Christillin, per averne aiuto. Raggiunta Parigi, si incontra con gli anarchici Giovanni Dettori (1899-1937, morto nella battaglia di Teruel durante la guerra civile spagnola) e Alberto Meschi (1879-1958), ex-segretario della CdL di Carrara, e con il sindacalista rivoluzionario Vittorio Masserotti (1881-1950), segretario della Fédération Nationale des Travailleurs de l'Industrie et du Bâtiment (Fntib) di Parigi, nonché componente del Comitato pro vittime politiche e del Comitato d'emigrazione dell'Usi in Francia. Da Masserotti riceve denaro per il Comitato per l'assistenza ai figli dei carcerati politici. Il 12.12.1924 il Consolato italiano di Parigi gli rilascia il passaporto per il rientro in Italia. Dopo aver ricevuto un sussidio dalla Fntib, il 18.12.1924 ritorna in Italia in treno e al valico di Domodossola viene arrestato. Perquisito, viene trovato in possesso di 1230 lire italiane e 520 franchi francesi, che avrebbe dovuto consegnare al segretario amministrativo del 'Profilius', Giovanni Cassinelli, aderente all’Unione Anarchica Italiana (Uai) di Milano. Oltre ad alcune lettere, indirizzi e giornali sovversivi, Papini ha con sé anche 23 copie dell'opuscolo 'Sempre! Sprazzi di luce sulle lotte rivoluzionarie in Italia', 2a edizione di 175 pagine, uscito nel 1923 come almanacco n. 2 della rivista «Guerra di Classe» (1915-1923), organo ufficiale dell’Usi. L’almanacco è dedicato alle attività dell'Usi in Italia e all'estero e alle persecuzioni politiche operate dal regime fascista. Tra le lettere sequestrate c’è anche quella del 12.12.1924 di Alberto Meschi che spiega le ragioni per le quali, la sera di quello stesso giorno, non interviene alla riunione tenuta a Parigi degli aderenti all’Usi. Vengono sequestrate anche alcune note manoscritte in francese (in realtà verbali delle deliberazioni di riunioni della Fntib di Parigi) consegnategli da Masserotti per pubblicarle sulla rivista mensile dell'Usi «Rassegna sindacale» (ottobre 1924 - giugno 1925). Il 19.12.1924 viene interrogato e il verbale è conservato nel fascicolo: Papini spiega le ragioni del suo viaggio in Francia e il significato del materiale che gli è stato sequestrato al momento dell’arresto. Il giorno successivo, 20.12.1924, il funzionario di Ps della stazione internazionale di Domodossola indirizza un telegramma alla Questura di Milano chiedendo istruzioni sul da farsi, perché Papini dichiara di risiedere a Milano in via Borsieri 5 e non risulta tra i ricercati. In contemporanea, lo stesso 20.12.1924 gli agenti della Sotto-prefettura di Treviglio perquisiscono casa sua a Treviglio, dove vengono rinvenuti e sequestrati giornali sovversivi ed opuscoli sindacalisti, mentre non viene ritrovata corrispondenza. Dal 30.12.1924, sempre a cura della Sotto-prefettura trevigliese, viene compilata la sua scheda biografica che lo indica come “sovversivo pericoloso”. Dopo alcuni giorni di carcere a Domodossola, viene portato a Milano e nuovamente interrogato. Il verbale del suo interrogatorio viene trasmesso in copia al Ministero dell’Interno, al prefetto di Bergamo, alla Sotto-prefettura di Treviglio e al commissario di Ps addetto all’ambasciata d’Italia a Parigi per le informazioni relative agli antifascisti residenti a Parigi incontrati da Papini. Il commissario di Ps dell’ambasciata, però, risponde alla Prefettura di Bergamo osservando che le dichiarazioni contenute nel verbale ‘non hanno un particolare interesse per quanto riguarda, nelle sue linee generali, l’attività dei sovversivi italiani qui residenti’. Nel frattempo, il 15.1.1925 Papini, dopo aver avuto la diffida, viene tradotto da Milano a Treviglio e qui liberato il 17.1.1925. Stabilitosi presso la famiglia, è costantemente sorvegliato. Tutti i giorni si reca a Milano dove riprende il suo lavoro presso l'Azienda Consorziale dei Consumi, mentre il Comitato 'Profilius' viene sciolto; tuttavia, nel febbraio 1925 riesce a far pervenire del denaro a Lerici (Sp) ai parenti di oppositori politici detenuti. Il 19.4.1925 il suo cognome è compreso in un indirizzario sequestrato a Cisano Bergamasco al socialista Pietro Panzeri, senza che i Cc di Cisano lo colleghino a lui, cosa che invece accade in Questura a Bergamo, dato che una copia del verbale delle perquisizioni di Cisano si trova nel fascicolo di Papini. Nell’ottobre 1925 è ancora occupato a Milano nell’Azienda Consorziale dei Consumi e solo di rado, per lo più di notte, si reca a Treviglio per trovare la famiglia, per timore di essere di nuovo aggredito dai fascisti locali. Per questo, nel novembre 1926 anche la sua famiglia si trasferisce a Milano. Negli stessi giorni, cioè il 22.11.1926, il sottoprefetto di Treviglio lo propone per l'ammonizione, mentre il comandante dei Cc di Treviglio, capitano Salvatore Capozzi, il 29.11.1926 lo propone per il confino di polizia. Il 12.3.1927 viene arrestato a Milano perché, su informazione confidenziale, viene sorpreso dalla polizia fascista in una riunione segreta con anarchici, comunisti e repubblicani, indetta in via Pastrengo 11 per ricostituire un Comitato di difesa proletaria per aiutare le famiglie dei carcerati politici e fornire i mezzi per far espatriare i compagni colpiti da mandato di cattura o perseguitati da fascismo e polizia. Tutti gli arrestati vengono denunciati al Tribunale Speciale, il quale, ‘per il delitto di cui all’art. 3 della legge speciale per la difesa dello Stato’, con sentenza n° 52 del 26.5.1928, lo condanna a 10 anni di reclusione, alla interdizione perpetua dai pubblici uffici e a 3 anni di vigilanza speciale di Ps. Anche gli altri arrestati vengono condannati a pesanti pene detentive: il giardiniere anarco-sindacalista Vito Bellaveduta (10 anni); lo scultore comunista Osvaldo Benci (20 anni: nativo di Castellina a Torre, in provincia di Firenze, è ritenuto il principale responsabile del gruppo clandestino; Giovanni Farina (10 anni); l'oste repubblicano Anselmo Galassi (5 anni); l'operaio meccanico comunista Giuseppe Gervasio (2 anni e 6 mesi); l'operaio meccanico anarchico e in seguito comunista Nicola Modugno (15 anni). Al termine del processo Papini viene rinchiuso nel carcere di Pallanza. In seguito a ciò, la figlia maggiore, di 23 anni, si suicida. Il 20.10.1927 la polizia scientifica esegue la riproduzione delle fotografie segnaletiche scattate a Papini a Milano dopo l’arresto. Il 7.8.1928 il figlio Libero, che vive a Treviglio presso il nonno paterno Angelo, scrive a Mussolini chiedendo una riduzione di pena per il padre, del quale dice che “fu sempre, per quanto convinto, di quei socialisti nostrani che vedevano tutto roseo, e che, certamente di testa un po' ammalata, non hanno saputo comprendere che i tempi si erano cambiati”. Il 29 agosto successivo il Ministero degli Interni si rivolge alla Prefettura di Milano per avere un parere in proposito. Il prefetto di Milano risponde il 19.9.1928 con parere negativo alla riduzione di pena. Il 23.3.1929 anche la madre di Papini scrive a Mussolini chiedendo la grazia per il figlio ‘traviato e sedotto da false dottrine’, ma anche tale richiesta non è accolta. La madre muore a Treviglio il 9.7.1930, e le sorelle di Papini si rivolgono a Mussolini perché gli conceda il permesso di recarsi al funerale, ma il permesso non viene accordato. Nel luglio 1931, proveniente da Regina Coeli, giunge a Pallanza anche Ernesto Rossi e i due stringono un intenso rapporto di amicizia e stima. Scrivendo alla moglie da Pallanza il 28.9.1931, Rossi parla dell'anarchico trevigliese come di un uomo che sta sempre solo per poter studiare di più, che da autodidatta ha studiato matematica, contabilità, ragioneria, che ha imparato molto bene francese e inglese e sta studiando il tedesco: “E' veramente un buon diavolo: è quattro anni che è dentro e credo ne debba fare altrettanti, e il suo piatto straordinario è la cipolla cruda, che altro non si può permettere, ma è sempre allegro come ho visto ben poche persone”. Il 5.10.1931 ancora Rossi scrive: “Sembra un grosso frate zoccolante: la testa grossa, pelata, le sopracciglia come due accenti circonflessi, appena accennati, in alto, in alto, un nasone e due occhietti piccoli come quelli dell'elefante, che quasi scompaiono in una fitta rete di rughettine quando appena sorride, mostrando i denti a dadi staccati come si fanno in una zucca col coltello. E' stato contadino, ferroviere, facchino, organizzatore, ma ha una cultura più che discreta. Conosce anche Dante meglio di parecchi nostri universitari. (..) Credo abbia cominciato a fare il sovversivo da quando era lattante. Non mi sembra che abbia idee molto chiare sulle possibilità di riformare la società in modo che possa meglio corrispondere ai suoi ideali di giustizia e libertà, ma ha un cuore grande come uno Zeppelin ed è molto tollerante. E questo è il più”. Il rapporto di amicizia con Rossi ha anche una forte connotazione intellettuale, ma spesso ciò accade più a beneficio di Rossi che di Papini, dato che, grazie alle competenze linguistiche dell'anarchico trevigliese, Rossi può leggere un paio di pagine al giorno, in lingua originale, delle opere di Ricardo, 'The Works of David Ricardo' (a cura di J.R. Mc Culloch, London, John Murray 1881), tanto da arrivare ad averne tradotte, prima del trasferimento, circa 80 pagine. Leggono e discutono il libro del 1931 di Nicola Spinelli, 'Lezioni di terminologia economica e finanziaria inglese', progettando lavori editoriali in materia economica da realizzare insieme. Il 23.11.1931, giorno prima del trasferimento di Rossi al carcere di Piacenza, Papini confeziona per Rossi un paio di pedalini con la lana bianca che questi aveva acquistato. Una volta giunto a Piacenza, Rossi scrive alla moglie: “Mi è veramente dispiaciuto moltissimo di lasciarlo, ché non avevo mai trovato un uomo del popolo con un senso morale così alto. E la galera consente di conoscere intimamente gli uomini quasi quanto la trincea”. Anche dopo, nelle sue lettere, Rossi parla dell'amico anarchico, come nell'aprile 1932: “Nessun altro «sovversivo» ho trovato che fosse consapevole, così come egli è, che ogni vera rivoluzione deve avere il suo fondamento in una educazione che faccia gli uomini più buoni e faccia loro intendere l'importanza delle questioni di dignità”. Papini a Pallanza sconta anche 2 anni di segregazione cellulare continua, e viene punito con 60 giorni di cella aggravata per aver partecipato ad una protesta collettiva contro le disposizioni della direzione del carcere, e per questo sottoposto al trasferimento al carcere di Fossano (Cn) che avviene l'11.3.1933, dove rimarrà esattamente un anno. Il controllo della posta di e per Rossi è costante. In una lettera inviata ad Ernesto Rossi dalla moglie il 30.4.1933, per esempio, questa informa il marito di aver saputo del trasferimento di Papini dal carcere di Pallanza a quello di Fossano dal fratello di Papini, Gerolamo. Ciò induce la polizia fascista a ipotizzare, nell’attività antifascista, un qualche rapporto dei coniugi Rossi anche con il fratello di Papini, il che determina una perquisizione nella casa di quest'ultimo il 31.5.1933, senza esito. Ancora Rossi, scrivendo alla madre l'8.9.1933, parla dell'opera di rieducazione sociale nelle carceri, si mostra scettico in proposito e ricorda un commento di Papini sul rapporto tra sistema penitenziario e strutture sociali: “La giustizia è uguale per tutti, ma bisogna precisare, per tutti coloro che hanno i piedi scalzi”. A Fossano, con il n° di matricola 8727, rimane fino all'11.3.1934, quando viene liberato per condono di pena: il giorno dopo, infatti, il giudice di sorveglianza di Cuneo concede la libertà vigilata per 3 anni e conferisce la carta d'identità precettiva. Tra gli altri detenuti incontrati nel carcere di Fossano, ce n’è uno che avrà un ruolo notevole nella vita di Papini pochi anni dopo: si tratta di Giovanni Nicola, di Caravaggio (Bg), figura di spicco del partito comunista, che avrà modo di trascorrere un anno in compagnia di Papini. Era infatti giunto a Fossano pochi giorni prima di Papini, il 27.2.1933, e ne sarebbe uscito quasi 5 mesi dopo la liberazione di Papini. Nicola esce infatti il 24.7.1934 per amnistia e nel 1936 si trasferisce in Francia, da dove si metterà di nuovo in contatto con Papini. Questi, dopo l'uscita dal carcere, si trasferisce a Milano, in via Anfiteatro 20, dove il 17.7.1934 Ada Rossi lo incontra e ne riferisce per lettera al marito Ernesto: “Mi ha detto che ora fa il venditore di frutta e che dei giorni guadagna anche 13 lire, ma dei giorni pochi soldi. In principio nel commercio della frutta ci ha rimesso le 1000 lire ereditate dal padre [..] Povero Papini, è ancora sereno e non ha perduto il suo ottimismo nella bontà degli uomini. Vedessi la sua camera che è cucina, salotto e camera da letto, pulitissima, ordinata e con il tavolo pieno di libri”. Nel gennaio 1935 si trasferisce in via Anfiteatro 20. La libertà vigilata, però, il 29.4.1937 viene revocata dal giudice di sorveglianza di Milano. L'8.6.1938 la Commissione Provinciale di Milano (Giuseppe Marzano, prefetto; Federico Mancosu, procuratore del Re; Gaetano Laino, questore; Raffaele Galleani, comandante dei carabinieri; Giuseppe Achilli, console Mvsn) gli infligge 5 anni di confino di polizia per aver partecipato a Milano, nella notte tra il 23 e il 24.4.1938, alla diffusione e all'affissione di manifestini con scritte contrarie alla visita di Hitler in Italia. Insieme a lui, definito “elemento scaltrissimo” dall’ispettore generale di Ps Peruzzi, sono coinvolti il verniciatore anarchico Virgilio Triva, già tra gli accusati dell'attentato al Diana ma poi assolto dall’accusa, il cameriere comunista bresciano Arturo Baronchelli, segretario nazionale della Filam (Federazione Italiana Lavoratori Albergo e Mensa, sorta a Milano nel 1912) e il cuoco della stazione centrale di Milano, Carlo Francesco Denari, comunista. L'iniziativa, però, è del socialista e, dal 1924, comunista di Caravaggio (Bg) Giovanni Nicola, già citato, prima cameriere e poi impiegato, cognato del Denari. Nicola negli anni Venti era stato a sua volta segretario della Federazione Lavoratori Albergo e Mensa. Da Parigi era deciso a riannodare le fila del Pci a Milano. Nelle intenzioni del gruppo c'è anche l'intento di riorganizzare l'opposizione al fascismo e di reclutare e avviare “alla frontiera dei sovversivi diretti alla Spagna rossa”, seguendo la via clandestina sperimentata con successo nel maggio 1937 dal cameriere Cesare Ragni, combattente nella prima guerra mondiale, già militante dell'Uai, divenuto comunista e arruolatosi nelle brigate internazionali grazie all'aiuto di Triva. Ragni, nel contesto della Resistenza, sarà poi partigiano nella 47a Brigata Garibaldi. Nello stesso 1937 Triva aveva aiutato ad espatriare anche il falegname anarchico Alfiero Guerri. L'idea di coinvolgere Papini è appunto di Nicola. Dalla Francia questi fa pervenire a Denari il materiale propagandistico, distribuito tra Baronchelli e Papini e affisso in occasione sia della visita di Hitler che del successivo 1° maggio. Per scontare i 5 anni Papini viene mandato a Ventotene, dove arriva il 4.7.1938. Appena giunto sull’isola chiede di corrispondere con il fratello Gerolamo, con la sorella Maria (sposata con Giacomo Casati e domiciliata a Treviglio in via Mazzini 3), con le sorelle Francesca e Bettina (domiciliate entrambe a Treviglio presso la cascina Moroni, via Canonica 345). A Ventotene, come informa una nota della Prefettura di Littoria del 22.10.1938, ‘si è subito accompagnato agli elementi più pericolosi’. Per la ricorrenza del Natale 1938 viene prosciolto condizionalmente dal confino e il 22.12.1938 parte da Ventotene diretto a Milano e va a risiedere in via Legnano 20, dove risulta residente almeno fino all’aprile 1942, ultima segnalazione della Questura di Milano desumibile dalla scheda biografica. Benché costantemente sorvegliato, le notizie successive su di lui sono pochissime. Il 14.6.1943 la federazione di Bergamo del Pnf rivolge riservatamente alla Questura di Bergamo una richiesta di informazioni su Papini, che risulta essersi trasferito a Treviglio, ma la richiesta è inoltrata ai Cc della stazione di Treviglio, i quali l’8.7.1943 confermano il suo trasferimento da Milano a Treviglio per assumere impiego nella ditta del cognato Casati, marito della sorella Maria. Il 15.11.1943 i Cc di Treviglio alla Questura di Bergamo segnalano come provvisorio il ritorno di Papini da Milano a Treviglio. Nel secondo dopoguerra collabora alla ricostituita Cgil. Muore a Treviglio il 12.10.1955. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia in doppia posa. Cpc, b. 3722, f. 83230, 1925-1942, scheda biografica. (G. Mangini)
Familiari
Papini Angelo Carlo (padre)
Nato nel 1857, contadino.
Conforti Carolina (madre)
Nata nel 1861, contadina.
Papini Elisabetta Maria (sorella)
Nata a Treviglio il 27.6.1883, detta Bettina, contadina, residente a Treviglio presso la Cascina Moroni, via Canonica 345.
Papini Gerolamo Gaetano (fratello)
Nato a a Treviglio l’1.1.1886.
Papini Maria Angela (sorella)
Nata a Treviglio il 4.6.1888.
Papini Gaetano Luigi (fratello)
Nato a Treviglio il 30.9.1890.
Papini Maria Rosa (sorella)
Nata a Treviglio il 24.6.1898, sposata con Giacomo Casati e residente a Treviglio in via Mazzini 3.
Christillin Maria (moglie)
Sposata il 1.12.1904.
Papini Libero (figlio)
Togni Francesca (seconda moglie)
Nata a Calcio il 15.7.1895.
Luoghi di residenza
Treviglio Lombardia Italia (1881 - ) Milano Lombardia Italia via Borsieri 5 (1923 - ) Treviglio Lombardia Italia (1925 - 1926) Milano Lombardia Italia via Anfiteatro 20 (1926 - 1943) Treviglio Lombardia Italia (1943 - 1955)
Fatti notevoli
1898 - 1898
Promuove la costituzione di leghe operaie.
1909 - 1909
Fa parte anche del comitato esecutivo del Circolo socialista 'Scalarini', da lui fondato a Treviglio, dove nello stesso anno fa parte anche del gruppo anticlericale e antimilitarista 'Francisco Ferrer'.
1913/02 - 1913/02
Nel febbraio 1913 fa parte del neo-costituito Comitato di propaganda e azione sindacale per la ricostituzione della CdL di Bergamo, in crisi organizzativa dal 1910 e in faticosa ripresa nel 1911.
1913 - 1913
Nell'autunno 1913 aderisce all'Usi.
1914 - 1914
In occasione della settimana rossa tiene numerosi comizi di protesta.
1920 - 1920
Nel corso del 1920 tiene numerosi comizi nel territorio di Treviglio e dei comuni vicini.
1922 - 1922
Nel corso del 1922 viene aggredito due volte dai fascisti: il 25 settembre, a Caravaggio, dal notabile locale e poi deputato fascista Tobia Ceserani, come ritorsione per un articolo di Papini sulla rivista «Azione Proletaria», organo della CdL di Bergamo, e poi il 13 ottobre a Bergamo, da un gruppo di 7 o 8 fascisti nei locali del Caffé Bramati nel centro di Bergamo, insieme all'avvocato socialista Enrico Petro'.
1923 - 1923
Nel 1923 a Milano è membro aggiunto della giunta esecutiva dell’Usi - Unione Sindacale Italiana. Nello stesso anno costituisce ed è segretario del Comitato 'Profilius', Comitato pro figli dei carcerati politici d’Italia, con sede a Milano in via Achille Mauri 8.
1924/11 - 1924/11
Nel novembre 1924 si reca clandestinamente a Parigi su incarico della commissione esecutiva dell’Usi, per chiarire la posizione di alcuni emigrati sulla loro permanenza o meno nell’Usi, e per raccogliere materiali a stampa e fondi per la propaganda e per le famiglie dei confinati. Rientra in Italia a dicembre.
1928 - 1935
Viene condannato a 10 anni di reclusione, liberato nel 1935.
1938 - 1940
Nel 1938 viene condannato a 5 anni di confino di polizia a Ventotene, ma liberato nel 1940.
Sanzioni subite
diffida (1925/01/15 - )
Relaz. con altri soggetti
Caglioni Alessandro (socialista rivoluzionario)
ASBg, Sovversivi
Piccinini Aristide (sindacalista rivoluzionario)
ASBg, Sovversivi
Rocchi Agostino (sindacalista rivoluzionario)
ASBg, Sovversivi
Marcassoli Luigi (anarchico)
ASBg, Sovversivi
Petro' Enrico (socialista)
ASBg, Sovversivi
Chiesa Eugenio (repubblicano)
ACS, Cpc, b. 1301
Dettori Giovanni (anarchico)
ACS, Cpc, b. 1758
Meschi Alberto (anarchico)
ACS, Cpc, b. 3240
Masserotti Vittorio (anarchico)
Cassinelli Giovanni (anarchico)
ACS, Cpc, b. 1155
Rossi Ernesto (giellista)
ASBg, Sovversivi
Rossi Ada (giellista)
ASBg, Sovversivi
Triva Virgilio (socialista)
ACS, Cpc, b. 5221, f. 012556
Baronchelli Arturo (antifascista)
ACS, Cpc, b. 349
Denari Carlo Francesco (antifascista)
ACS, Cpc, b. 1727
Nicola Giovanni (comunista)
ASBg, Sovversivi
Bellaveduta Vito (anarchico)
ASC, Cpc, b. 447
Benci Osvaldo (comunista)
ASC, Cpc, b. 483
Farina Giovanni (anarchico)
ACS, Cpc, b. 1960
Galassi Anselmo (repubblicano)
ACS, Cpc, b. 2229
Gervasio Giuseppe (socialista)
ACS, Cpc, b, 2347
Modugno Nicola (socialista)
ACS, Cc, b. 3328
In rubrica di frontiera
no
In bollettino ricerche
no
Esclusione dallo schedario
no
Documentazione allegata
fotografie scattate dagli organi di polizia
Altre fonti archivistiche
(ACS-CPC) Archivio centrale dello Stato (Roma), Casellario Politico Centrale
Busta 3722, Fascicolo 83230
Riferimenti bibliografici
Dal Pont, Leonetti, Maiello, Zocchi 1961, 2a ed. 1976
Bendotti, Bertacchi 1985
Berardo 1994
Buttarelli 1998
Rossi 2001
DBAI 2004
riferimento http://bfscollezionidigitali.org/index.php/Detail/Object/Show/object_id/1676
Sempre! 1923
Ricardo 1881
Spinelli 1931