Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Pedrengo (Bg) il 20.9.1910, falegname, sovversivo. Emigra in Francia da bambino con la famiglia, probabilmente nel 1915. Torna a Pedrengo nel 1932 ma subito dopo si trasferisce a Bergamo. Nel novembre 1932 espatria di nuovo clandestinamente in Francia per raggiungere la famiglia. Rientra in Italia il 22.4.1934 da Bardonecchia, dove viene arrestato e denunciato per espatrio clandestino non essendo in possesso di documenti. Rimesso in libertà, il 24.5.1934 viene di nuovo arrestato a Ventimiglia per la stessa ragione e nel giugno successivo condannato dalla pretura locale a 4 mesi di reclusione con la condizionale e a pagare una multa di oltre 2000 lire. Dopo aver vagato per diverse città, il 4.8.1934 espatria di nuovo clandestinamente in Svizzera, da dove raggiunge ancora la Francia, presso i genitori, dove rimane fino al luglio 1935, poi si trasferisce in Lussemburgo e poi a Basilea, da dove viene avviato in patria dalle autorità diplomatiche italiane a spese dell’erario. Dopo il suo rientro vive senza fissa dimora. Stabilitosi a Bergamo, prende alloggio presso l’Opera Bonomelli. Nel frattempo, il 22.1.1936 il Cpc scrive al prefetto di Bergamo riferendo una nota del Consolato italiano di Nancy del 26.12.1935, che a sua volta trasmette un rapporto dell’agente consolare di Longwy (dipartimento Meurthe-et-Moselle, regione Grand Est), che a sua volta riferisce il rapporto stilato il 30.10.1935 dal locale fiduciario fascista e presidente dei Combattenti Italiani di Saulnes (dipartimento Meurthe-et-Moselle, regione Grand Est), al confine con il Lussemburgo e con il Belgio. Questi racconta che la sera del 29.10.1935, mentre tornava a casa alle 22.30 dal lavoro, era seguito da 4 persone a circa 30 metri di distanza che cantavano ‘Bandiera rossa’ a squarciagola. Dopo essere entrato in casa sua, vede i 4 che vanno avanti e indietro sotto le sue finestre insultando lui e il regime fascista. Uscito di casa per chiedere spiegazioni,
“tutti e quattro mi vennero incontro con insulti e nello stesso tempo mi invitarono a seguirli in aperta campagna dichiarando he avrebbero avuto dei conti da regolare con me. Dato he io mi rifiutai di seguirli gridarono ad alta voce che avrebbero atteso un’altra occasione per acciuffarmi. Di questi quattro malviventi, ho potuto identificare precisamente un certo Massironi residente con la famiglia a Saulnes, ma espulso dal territorio francese per vagabondaggio e, a quanto pare, vive tuttora con i famigliari trafficando di contrabbando. Ultimamente ha scontato un mese nelle carceri di Briey per espatrio clandestino”.
L’agente consolare di Longwy, poi, riferisce altre informazioni comunicate in un secondo momento dal fiduciario fascista, e cioè che nei 4 componenti del gruppo erano presenti anche altri due fratelli Massironi, uno renitente alla leva in Italia, un altro che ha svolto il servizio militare in Francia, mentre Camillo Massironi è rientrato in Italia il 20.11.1935: partito da Saulnes con una donna francese sposata e madre di 3 bambini, l’ha abbandonata a Strasburgo priva di mezzi dopo averle sottratto tutto il denaro che aveva con sé, circa 400 franchi. Massironi avrebbe poi scritto ai fratelli, rimasti a Saulnes, la sua intenzione di arruolarsi volontario per l’Africa Orientale. Tra il 1934 e il 1935 esce ed entra clandestinamente dalla Francia due o tre volte, l’ultima delle quali nascosto tra le ruote di un vagone ferroviario: scoperto, viene processato e condannato a 30 giorni di prigione. I due fratelli di Massironi nel frattempo hanno continuato a passare di notte davanti all’abitazione del fiduciario fascista insultandolo e minacciandolo. In un successivo rapporto del Consolato generale di Nancy dell’11.3.1936, si informa che uno dei fratelli di Camillo Massironi si chiama Guglielmo, vive a Saulnes in rue Francois Raty 11 e lavora come manovale nell’officina ‘Providence’ a Réhon e, avendo mantenuto la cittadinanza italiana, è renitente alla leva. Il 15.12.1935, quando Camillo è già in Italia, Guglielmo insieme all’altro fratello di cittadinanza francese, davanti alla casa di Carlo Micheletti a Saulnes, ricettatore dei Massironi, spara alcuni colpi di pistola convinti di essere inseguiti dai doganieri francesi. Il 24.8.1936 Camillo Massironi esce dal carcere di Breno (Bs) e subito dopo a Bergamo viene arrestato per furto di bicicletta, quindi rinchiuso nelle carceri locali il 3.10.1936 e, dal 27.10.1936, trasferito alle carceri di Sondrio. Morto all’ospedale di Bergamo il 3.12.1938, per cause imprecisate. Nel fascicolo è conservata una sua foto segnaletica in doppia posa. (G. Mangini)