Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Luzzana (Bg) il 19.4.1902, boscaiolo, emigrato in Svizzera, ha due fratelli, Giacomo Francesco (b. 93) e Giuseppe, a loro volta boscaioli, segnalati come aderenti al Ppi e tutti e tre in RF. Nel 1931 viene segnalato come antifascista perché nel 1928, insieme a Renato Romaneschi e ad altri giovani socialisti, nei pomeriggi domenicali a bordo di un camion passava sotto le finestre della sede del fascio di Bellinzona, contro la quale gridavano insulti. Nel corso del 1932 il Cpc trasmette alla Questrura di Bergamo copia del rapporto sui fratelli Ruggeri inviato al Cpc il 28.1.1932 dal console italiano di Lugano, Silvio Camerani: “Come già ebbi ad accennare nel mio rapporto 1483 del 10 ottobre 1931, i fratelli Ruggeri partecipavano alle gite politiche del Romaneschi più per condiscendenza passiva che per volontà determinata. Io non credo che la loro attività sia notevole, né pericolosa. Chi conosce l’ambiente ticinese e specialmente la zona di Biasca completamente dominata dai rossi, così da trasformare la fede socialista in una superstizione paurosa, non si meraviglia se elementi moralmente deboli come i nostri emigranti cadono alle lusinghe, o piuttosto alle minacce dell’ambiente. I Ruggeri sono compagni di lavoro e d’abitudine del Romaneschi, che è il sobillatore e non ardiscono sottrarsi alla sua influenza per timore delle conseguenze, facilmente immaginabili. L’antifascismo assicura agli emigrati italiani una certa considerazione nell’ambiente sindacale, presso le amministrazioni municipali, i Capoposti della gendarmeria (ormai tutti socialisti) che li riscatta dalla posizione di inferiorità in cui è tenuto generalmente l’emigrato di fronte al ticinese. Ritengo pertanto che la solidarietà dei Ruggeri col Romaneschi sia solo passiva e che se essi potessero uscire dall’ambiente in cui vivono non penserebbero certamente a protestare”. Ruggeri, temporaneamente a Luzzana, interrogato dal Commissario di Ps Francesco Giongo, afferma che in Svizzera, nei pressi di Biasca, ci sono altri fratelli con lo stesso cognome, sospetti di simpatie comuniste, che lavorano in una cava di pietra ad Iragna, portano gli stessi nomi dei suoi fratelli e del proprio e hanno anche in comune il nome del padre, sostenendo perciò l’ipotesi che le indagini a riguardo suo e dei propri fratelli si basi solo sull’equivoco dovuto ad una singolare omonimia. Le indagini successive, tuttavia, smentiscono quanto asserito da Ruggeri, dato che gli altri Ruggeri che lavorano la pietra non sono comunisti, il loro padre non è omonimo del proprio e la struttura onomastica della famiglia è diversa. (G. Mangini)