Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Luzzana di Entratico (Bg) il 14.7.1904, boscaiolo, antifascista, forse popolare. Ha 2 sorelle, Paola Maria e Santa Giovanna, e 2 fratelli, Angelo (n. Luzzana il 14.4.1902) e Giuseppe (n. Vigano San Martino il 17.2.1900, morto a Bellinzona il 12.6.1936). Gran parte della documentazione conservata nel fascicolo deriva dalle difficoltà incontrate dagli organi dello Stato a distinguere tra i fratelli Ruggeri qui considerati e i fratelli Ruggeri, quasi del tutto omonimi, figli di Battista e Santa Imberti, nati a Casnigo, contadini, emigrati in Svizzera nel 1931 (l’omonimo di Giacomo è nato a Casnigo il 16.7.1896). Un telegramma del Ministero dell’Interno del 3.1.1931 diretto ai prefetti italiani informa: “Est stato riferito che certo Romaneschi Renato d’anni 28 nativo Biasca (Svizzera) avrebbe detto volersi recare a Roma per attentare vita S.E. Capo Governo. Pregasi disporre indagini vigilanza per fermo detto individuo qualora venisse Regno e fermo fratelli Bortolo e Giacomo Ruggeri non meglio identificati coi quali suddetto Romaneschi è solito accompagnarsi. Qualora dovessero presentarsi frontiera dovranno essere respinti”. Il 20.11.1931 un altro telegramma del Ministero dell’Interno al prefetto di Bergamo informa sul fatto che “Renato Romaneschi appartiene a un gruppo di giovani socialisti biaschesi che, specialmente nel 1928, durante le agitazioni pro Peretti, dettero prova di maggior accanimento contro il Fascio di Bellinzona e partecipò certamente a quelle incursioni che il gruppo faceva nei pomeriggi festivi con un camion attraversando velocemente Bellinzona e lanciando ingiurie sotto le finestre della Sede del fascio. Credo tuttavia che come i Ruggeri egli non sia pericoloso ma solamente un millantatore e che gli altri gli tengano bordone per viltà, sentimento ormai comune nei nostri emigrati temporanei che sanno bene come il permesso di soggiorno e il diritto al lavoro si acquisti nel Ticino spendendo moneta antifascista”. Ancora il Ministero tramette in copia al prefetto di Bergamo il rapporto del console italiano da Lugano del 28.1.1932: “Come già ebbi ad accennare nel mio rapporto 1483 del 10 ottobre 1931, i fratelli Ruggeri partecipavano alle gite politiche del Romaneschi più per condiscendenza passiva che per volontà determinata. Io credo che la loro attività (non) sia notevole, né pericolosa. Chi conosce l’ambiente ticinese e specialmente la zona di Biasca completamente dominata dai rossi, così da trasformare le fede socialista in una superstizione paurosa, non si meraviglia se elementi moralmente deboli come i nostri emigranti cedano alle lusinghe, o piuttosto alle minacce dell’ambiente. I Ruggeri sono compagni di lavoro e d’abitudine del Romaneschi, che è sobillatore e non ardiscono sottrarsi alla sua influenza per timore delle conseguenze, facilmente immaginabili. L’antifascismo assicura agli emigranti italiani una certa considerazione nell’ambiente sindacale, presso le amministrazioni municipali, i Capoposti della Gendarmeria (ormai tutti socialisti) che li riscatta dalla posizione di inferiorità in cui è tenuto generalmente l’emigrato di fronte al ticinese. Ritengo pertanto che la solidarietà dei Ruggeri col Romaneschi sia solo passiva e che se essi potessero uscire dall’ambiente in cui vivono non penserebbero certamente a professare contro il Fascismo che a loro non ha arrecato alcun danno”. Nell’agosto 1935 Ruggeri lavora presso Battista Belotti a Gorduno di Bellinzona, nella Svizzera Italiana, mentre a Tronzano, sempre in Svizzera, - come informa una nota dei Cc di Bergamo del 5.4.1935 alla Questura di Bergamo, “vi sono decine di altri individui di Luzzana e Entratico e probabilmente alcuni di essi si dedicano al contrabbando”, e tra questi i fratelli Ruggeri. Nel luglio 1938 lavora ad Arbedo, presso Bellinzona (Canton Ticino), nel novembre dello stesso anno torna a Luzzana per ingaggiare 11 boscaioli per il taglio di un bosco da lui preso a contratto, di proprietà di uno svizzero, sulla linea del confine italo-svizzero. Il 21.12.1940 torna a Luzzana, così come ha fatto periodicamente tra Luzzana e la Svizzera lungo tutti gli anni Trenta. Nell’ottobre 1941 è a Trivero Oro Lama (Vc) come boscaiolo, ma il 20.10.1941 Ruggeri viene interrogato in Questura a Bergamo, per via dell’omonimia già citata in precedenza: “Non conosco personalmente individui che portino il mio nome o quello del fratello Angelo e di quello defunto, a nome Giuseppe. Però da certo Rizzi Carlo, residente a Osogna, nel Canton Ticino, gerarca del Partito Nazionale fascista, seppi che nei pressi di Biasca (Canto Ticino) risiedevano tre fratelli Ruggeri, col nome di battesimo: Giacomo, Giuseppe e Bortolo e con uguale paternità, i quali lavorano in una cava di pietre ad Iragna, distante circa 2 chilometri da Biasca. Sempre secondo quanto ebbe a dire il Rizzi, costoro professerebbero teorie comuniste e tutti e tre, all’epoca della guerra in Spagna, si erano diretti colà per arruolarsi nelle milizie rosse, ma a Basilea vennero respinti. Ignoro di dove i predetti fratelli siano originari, ma sono sicuro che essi hanno la cittadinanza italiana ed il solo domicilio in Svizzera. Ignoro pure se siano provvisti di passaporto. Il mio fratello Angelo trovasi tuttora in Svizzera, a Gorduno (Canton Ticino) e lavora in una ferriera dei fratelli Cattaneo in Giubiasco. Non sono in grado di fornire più estese informazioni sugli individui omonimi miei e dei miei fratelli”. In effetti ad Iragna vi sono gli altri fratelli Ruggeri, figli di Bortolo, tutti divenuti cittadini svizzeri: Giacomo, scalpellino presso la cava del padre ad Iragna; Angelo, deceduto il 24.4.1929; Pietro, residente a Basilea; Mario, residente a Biasca; Maria, residente a Iragna. Questi ultimi fratelli Ruggeri, omonimi dei fratelli qui considerati, secondo la testimonianza di Giacomo Francesco Ruggeri frequenterebbero l’antifascista svizzero Renato Romaneschi di Biasca (n. 1903). Tuttavia, una nota del 31.5.1942 del Ministero dell’Interno diretta alla Prefettura di Bergamo, informa che gli ‘altri’ fratelli Ruggeri - Giacomo, Giuseppe e Bortolo Ruggeri, figli di Bortolo, dimoranti a Iragna, cittadini svizzeri - “non professano idee sovversive, tanto è vero che fanno parte del partito conservatore e non esplicano manifesta attività politica contraria all’Italia ed al Regime. Il nostro informatore esclude che i predetti abbiano tentato di recarsi in Spagna per arruolarsi nelle milizie rosse”. (G. Mangini)