Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Zogno (Bg) il 26.8.1877 da Cesare e da Maria Offredi, famiglia di tradizioni liberali. Si laurea in giurisprudenza a Pavia nel 1899 ed in seguito esercita la professione forense a Milano, dedicandosi anche all’attività saggistica in campo giuridico-economico e storico. A partire dai primi anni del secolo inizia il suo impegno politico nel movimento liberale, nel 1907 viene eletto consigliere comunale di Zogno e un anno dopo consigliere provinciale a Milano. Nel 1913 si candida per i liberali al Parlamento per il collegio elettorale di Zogno, che lo elegge per la XXIV (1913-1919) legislatura, superando il candidato dello schieramento cattolico-clericale grazie al sostegno del ceto medio e della sinistra democratica. Viene successivamente rieletto nel collegio di Bergamo nella XXV legislatura (1919-1921) e nella XXVI (1921-1924). Inizialmente su posizioni neutraliste, all’entrata in guerra dell’Italia nel primo conflitto mondiale, aderisce alle tesi patriottiche, confluendo nel 1917 nel Fascio parlamentare di difesa nazionale, dal quale viene radiato nel 1919 quando entra nel ministero Nitti come sottosegretario al Tesoro, carica che lascia nel marzo 1920, ritenendo Nitti troppo favorevole ai socialisti. Delegato per l'Italia, con T. Tittoni e C. Schanzer, alla prima assemblea della Società delle Nazioni (1920), diviene ministro dell'Industria e Commercio nel gabinetto Bonomi (1921-1922) e deve affrontare lo scandalo della Banca italiana di sconto, esercitando la professione forense a Milano. Nel dopoguerra approvò l'azione di D'Annunzio a Fiume e, pur dissentendo dalla destra liberale incline ad alleanze coi fascisti, è dapprima fra quei liberali che vedono non senza simpatia l'affermarsi del fascismo. Nel 1921 si dimette dal gruppo parlamentare liberale a causa delle sue convinzioni più vicine al liberalismo democratico. Con la fine del governo Bonomi contribuisce alla fondazione del Partito liberale italiano e alla sua diffusione in area lombarda, ma dopo la marcia su Roma vota la fiducia al nuovo governo Mussolini, prendendone però via via le distanze a partire dal 1923. Con l'allontanamento dalla politica avvenuto verso la metà degli anni Venti, si dedica, oltre all'esercizio della professione forense, agli studi di storia e di diritto. Dopo il notevole successo editoriale de 'La vita di Bartolomeo Colleoni' (Bergamo 1923) s'interessa sempre più di storia bergamasca, coronando tale filone di ricerca con la 'Storia di Bergamo e dei bergamaschi' edita a Milano da Ceschina nel 1940. Intanto, il 27.10.1930 viene arrestato e condannato a 5 anni di confino per attività antifascista, perché in una lettera indirizzata al Bonomi, intercettata dalla polizia, formula giudizi assai poco lusinghieri per il modo con cui si era concluso il processo contro gli amministratori della Banca italiana di sconto: della pena sconta solo cinque mesi a Cava de' Tirreni (Sa). Dopo la caduta del fascismo nel luglio del 1943, riprende i contatti con gli uomini del liberalismo italiano, ma dopo l'8 settembre è costretto a riparare in Svizzera. Qui partecipa alle organizzazioni degli esuli moderati italiani e con Ettore Janni e Luigi Einaudi fonda il periodico «L'Italia e il Secondo Risorgimento» e tiene conferenze su Cavour e sulla prima guerra mondiale. Muore il 24.7.1944 a Sonvico, vicino a Lugano.
Le carte di polizia conservate nel fascicolo a lui dedicato nel fondo documentario dei sovversivi della Questura di Bergamo sono povere di informazioni su Belotti e riguardano solo il periodo 1930-1942: da esse si evince che Belotti era sorvegliato dalla polizia di Milano, e da quella di Bergamo quando si trasferiva nella sua villa a Zogno. A giudizio del questore Laino di Milano (lettera alla Questura di Bergamo del 25.11.1934), Belotti non è da considerarsi pericoloso perché non esplica attività politica e non frequenta compagnie sospette; tuttavia non se ne propone la radiazione a causa dei suoi precedenti politici. Quasi nulla si dice del periodo del confino, finché nel 1942 la Questura di Milano, città ove Belotti risiedeva in via Sant' Andrea 23, dietro consenso del Ministero dell’Interno (nota del 4.5.1942), lo cancella dallo schedario dei sovversivi “per avere dato concrete prove di ravvedimento”. (R. Vittori)