Cesareni Anania Francesco


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n. busta
31
n. fascicolo
944
Primo estremo
1938
Secondo estremo
1941
Cognome
Cesareni
Nome
Anania
Altri nomi
Francesco
Presenza scheda biografica
no
Luogo di nascita
Data di nascita
1897/11/03
Livello di istruzione
diploma ragioniere
Professione
impiegato contabile
Collocazione politica
Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bergamo il 3.11.1897, residente a Bergamo, prima in via Locatelli 53 e poi in via Statuto 14, impiegato presso la sede centrale dell’Italcementi a Bergamo, antifascista, ha partecipato alla prima guerra mondiale ed è tenente di complemento in congedo. Ha quattro fratelli (rag. Cesare, ing. Carlo, Alessandro, Antonio, morto nella prima guerra mondiale), tre dei quali ufficiali nella prima guerra mondiale, e una sorella, infermiera volontaria durante la guerra d’Etiopia e la guerra di Spagna, sposata con il ragionier Attilio Japicca. Il fratello Carlo è stato segretario federale del Pnf nel 1922. Lui stesso è amico di vecchia data di Giuseppe Beratto e Luigi Cristini, a loro volta ex-segretari federali di Bergamo del Pnf, e di Bindo Missiroli, Tito Legrenzi, Camillo Bucci, Antonio Festa. Sposato, ha una figlia e, al momento dell’arresto nell’aprile 1938, la moglie è incinta di 4 mesi. Ragioniere, dal 1923 lavora all’Italcementi come impiegato contabile. Ex combattente nella prima guerra mondiale negli anni 1916, 1917 e 1918, congedato come tenente di fanteria, nel 1938 figura ancora nei quadri degli ufficiali di complemento. Nel corso dei primi mesi del 1938 alcuni suoi colleghi di lavoro presso la ‘Società Italiana Italcementi’ di via Camozzi 12 a Bergamo, riferiscono alla XIV legione Mvsn ‘La Garibaldina’ che, insieme ai colleghi di lavoro Luigi Mioni e a Giovanni Lodi, Cesareni non perde occasione per formulare giudizi denigratori nei confronti del fascismo. La milizia fascista informa delle accuse la Questura di Bergamo. Arrestato l’8.4.1938 insieme a Mioni e Lodi, Cesareni viene deferito alla Commissione Provinciale per il confino di polizia. Dopo l’arresto, rimane in carcere fino al 15 aprile, quando viene liberato con l’ingiunzione a non allontanarsi dalla città senza permesso. La Questura di Bergamo informa delle motivazioni dell’arresto il Ministero dell’Interno, che il 16 aprile risponde con l’indicazione della pena da infliggere agli arrestati: diffida per Giovanni Lodi, 5 anni di confino di polizia a Cesareni e a Mioni. Il 18 aprile Cesareni viene di nuovo arrestato e tradotto nelle locali carceri sulla base delle conclusioni dell’inchiesta, condotta personalmente dal questore Pumo e trasmesse nella stessa data al prefetto Toffano in vista delle decisioni della Commissione Provinciale. Nella sua relazione Pumo ritiene “provata l’opera di denigrazione verso il Fascismo ad opera del Mioni e del Cesareni, opera che si palesa estremamente grave per l’abilità con cui era condotta e per i riflessi che poteva avere nella compagine degli Impiegati della Italcementi”, pertanto propone il confino di polizia. Le accuse riguardano le affermazioni e i comportamenti di Cesareni e di Mioni: affermazioni come “sempre le stesse storie” oppure “sempre le medesime fregnacce” in riferimento ai contenuti relativi al fascismo presenti nei giornali, oppure lamentele per dover recuperare, al termine del normale orario di lavoro, il tempo trascorso nella sala del Dopolavoro aziendale ad ascoltare i discorsi di Mussolini, in particolare quello tenuto in seguito all’anschluss dell’Austria dal parte della Germania nazista, oppure ancora il fastidio per il saluto romano, espresso nel 1932 da Cesareni in risposta al saluto fascista rivoltogli dal colonnello Errardo di Aichelburg, dipendente dell’Italcementi. Prima dell’udienza davanti alla Commissione Provinciale, però, alla Commissione perviene la relazione sullo stesso caso redatta anche dai Cc di Bergamo e datata 20.4.1938, cioè 2 giorni dopo quella della Questura e 2 giorni prima dell’udienza. La relazione è firmata dal capitano Giuseppe Passanisi, comandante della Compagnia dei Cc Bergamo interna. In tale relazione, Passanisi ridimensiona la portata delle accuse rivolte a Cesareni dai fascisti dell’Italcementi, e “non ritiene il Cesareni passibile di un provvedimento tanto grave quale può essere quello della sua assegnazione al confino di polizia e propone invece che sia diffidato”. Lo stesso Anania Cesareni il 21.4.1938 redige, su carta da bollo, una propria memoria difensiva indirizzata al prefetto, presidente della Commissione Provinciale. In essa respinge sia le accuse che gli vengono rivolte “di allontanare con particolare indifferenza o dispregio i quotidiani dopo averli rapidamente scorsi” e il “non intervento al discorso del duce sull’annessione dell’Austria alla Germania”, sia la riesumazione dell’episodio del suo rifiuto di rispondere al saluto romano rivoltogli nell’inverno 1932 da Errardo di Aichelburg nei locali della mensa Italcementi, citato dai fascisti dell’azienda come precedente e quindi come aggravante delle accuse correnti. Il 22.4.1938 Cesareni compare davanti alla Commissione Provinciale, composta dal prefetto, avvocato e Gr. Uff. Giuseppe Toffano; dal Procuratore del Re, comm. dott. Francesco Calcaterra; dal questore, comm. Giuseppe Pumo; dal console Mvsn, cav. Giovanni Gallo e dal maggiore dei Cc, Carlo Perinetti. La Commissione, con la significativa e inusuale opposizione del procuratore del Re, Francesco Calcaterra (che invece aveva votato come gli altri per la condanna di Luigi Mioni), si esprime per la condanna a 5 anni di confino di polizia da scontare nella colonia delle isole Tremiti a partire da una data successiva al 15 maggio, cioè dopo le decisioni della Commissione Centrale d’Appello di Roma in seguito all’eventuale ricorso dei condannati. La presenza nella Commissione del maggiore dei Cc Perinetti e non del capitano Passanisi, contrario al confino ma inferiore di grado rispetto a Perinetti, spiega il voto di quest’ultimo a favore e non contro il confino. Il 23 aprile, giorno successivo alla condanna, il prefetto trasmette alla Direzione Generale di PS Divisione Affari Generali e Riservati del Ministero dell’Interno di Roma l’informativa sulle decisioni prese a riguardo di Anania Cesareni e Luigi Mioni, “in obbedienza alle disposizioni impartite da codesto On. Ministero con dispaccio N° 12735/442 del 16 andante”. Tra i documenti conservati nel fascicolo, con data 15.5.1938 c’è una nota informativa non firmata che ridimensiona la portata propriamente politica di quanto addebitato a Cesareni. Lo stesso prefetto Toffano, che pure in sede di Commissione il 22.4.1938 si era pronunciato per il confino, il 19.5.1938 si rivolge al Ministero dell’Interno contro la condanna, ridimensionando le accuse che il mese precedente lo avevano portato alla condanna, con ciò accogliendo di fatto la posizione espressa dal capitano dei Cc Passanisi e sconfessando quella del questore Pumo. Il prefetto così presenta gli atteggiamenti antifascisti di Cesareni: “non sembrano essere la conseguenza di convincimento lungamente maturato, ma appaiono come manifestazioni contingenti, al prodursi delle quali molto ebbe forse a influire lo stato d’animo derivante dalla precarie condizioni di salute della moglie”, e conclude scrivendo che “una notevole riduzione della pena sarebbe favorevolmente accolta, senza escludere, in un secondo tempo, un atto di clemenza del Duce, che commutando il provvedimento del confino in quello dell’ammonizione susciterebbe il consenso generale”. Il 17.6.1938 giunge da Roma la comunicazione dell’avvenuta trasformazione in diffida della precedente condanna, comunicata a Cesareni il 18 giugno in Questura a Bergamo dal commissario di Ps Francesco Giongo. Come avviene nel caso di Mioni, nel giugno 1940 anche Cesareni chiede di iscriversi al Pnf, approfittando dell’opportunità concessa da Mussolini agli ex-combattenti della prima guerra mondiale. Il 20.6.1940 il vice-segretario federale, titolare dell’Ufficio Disciplina della Segreteria Politica della Federazione di Bergamo del Pnf, scrive una lettera riservata alla Mvsn – Ufficio Politico, al questore e al comando dei Cc di Bergamo, chiedendo informazioni dettagliate sulla condotta morale e politica, sui precedenti penali e sulla posizione militare di Cesareni, specificando che “si gradirebbe conoscere come è visto negli ambienti fascisti e se ha in precedenza fatto altra domanda d’iscrizione al P.N.F.”. La stessa lettera, su modulo prestampato, era stata scritta 5 giorni prima per Luigi Mioni (b. 65). Il 30.6.1940 il maresciallo di Ps Tito Calanca risponde ricostruendo in breve la vicenda di Cesareni, osservando che questi, prima e dopo il provvedimento di polizia, “non ha mai dato luogo a rilievi con la sua condotta politica”. La domanda di Cesareni, però, ha esito negativo, ragione per la quale, nel novembre 1940, la Questura decide di non eliminare il suo nominativo dal registro dei sovversivi. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia in doppia posa, scattata in Questura a Bergamo il 19.4.1938. Assente al Cpc. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori)
Familiari
Cesareni Cesare Antonio (padre)
Nato nel 1856, industriale.
Ambiveri Pace (madre)
Cesareni Teodolnda Carolina Pace Maria (sorella)
Nata a Bergamo il 6.11.1887, infermiera volontaria durante la guerra d’Etiopia e la guerra di Spagna, sposata con il ragionier Attilio Japicca..
Cesareni Carlo Alessandro Anania Luigi (fratello)
Nato a Bergamo il 12.11.1888, ingegnere, iscritto al Pnf, del quale è stato segretario federale, nel 1925, legato a Giacomo Suardo, è delegato della società per la costruzione e l’esercizio dell’Autostrada Bergamo-Milano realizzata con 54 milioni di lire da lui raccolti, amministratore de «La Rivista di Bergamo» durante la direzione di Antonio Locatelli.
Cesareni Antonio Edoardo Umberto Vittorio (fratello)
Nato a Bergamo il 19.10.1891, morto a Sotto il Monte il 10.1.1892.
Cesareni Antonio Anania Cesare (fratello)
Nato a Bergamo il 18.10.1895, morto nella prima guerra mondiale.
Cesareni Cesare Vittorio Emanuele Umberto (fratello)
Nato a Bergamo il 30.7.1900, dove si sposa il 12.2.1938 con Giovanna Ferrari, padre di Mariella e Antonello, ragioniere, liberale, amico di Luigi Bruni e della sua famiglia, morto a Bergamo il 2.4.1966.
Cesareni Alessandro Giuseppe Luigi Angelo Custode (fratello)
Nato a Bergamo il 21.7.1890.
Luoghi di residenza
Bergamo Lombardia Italia via Locatelli 53 Bergamo Lombardia Italia via Statuto 14
Fatti notevoli
1938/04/08
Arrestato e poi in un primo tempo condannato dalla Commissione provinciale a 5 anni di confino quale antifascista per aver manifestato sul posto di lavoro atteggiamenti e opinioni contrari al fascismo, poi viene semplicemente diffidato.
Sanzioni subite
confino politico (1938/04/22 - 1938/06/18)
diffida (1938/06/18 - )
Relaz. con altri soggetti
Mioni Luigi Carlo Angelo (antifascista)
ASBg, Sovversivi
Lodi Giovanni (sospetto antifascista)
ASBg, Sovversivi
In rubrica di frontiera
no
In bollettino ricerche
no
Esclusione dallo schedario
no
Documentazione allegata
fotografie scattate dagli organi di polizia (5 fotografie in duplice posa.)
Riferimenti bibliografici
Zamagni 2005