Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Persico Dosimo (Cr) il 5.9.1855, primo figlio di un fattore e di una casalinga. Nel 1856 il padre si trasferisce con tutta la famiglia a Casalbuttano (Cr), dove lavora come fattore nella cascina dei fratelli Turina, in località San Gervasio, a due chilometri da Casalbuttano. Arcangelo ha 8 tra fratelli e sorelle, dei quali però, oltre a lui, sopravvivono solo in tre, Rosina, Luigia e Amleto, i quali però a loro volta muoiono molto prima di lui. Si diploma ragioniere al termine dell'anno scolastico 1871/72 nel R. Istituto Tecnico di Cremona. Ghisleri è laico e anticlericale, repubblicano federalista seguace di Carlo Cattaneo, fonda e dirige di numerosi giornali e riviste, aderisce al Movimento Internazionale del Libero Pensiero, dalla metà degli anni Settanta diviene amico fraterno del cremonese Leonida Bissolati (1857-1920) e, per suo tramite, anche di Filippo Turati (1857-1932), i quali si laureano in Giurisprudenza e in seguito divengono due figure centrali del Partito socialista. Nel 1879 Ghisleri a Milano è l’ideatore e l’animatore della Consociazione Repubblicana Lombarda, antecedente regionale del futuro Partito repubblicano italiano (Pri). Dal 1879 al 1881 dirige a Bergamo il giornale laico e democratico «Bergamo Nuova» (1879-1881). Nel contesto bergamasco conosce Anna Maria Speranza, nata nel 1859 e originaria di Piario (Bg), nipote del vescovo di Bergamo Pier Luigi Speranza (1801-1879). I due si sposano il 28.8.1881, per Ghisleri il testimone di nozze è il ragionier Mauro Bertacchi. Dal matrimonio nascono numerosi figli, alcuni dei quali morti in tenera età, a partire dal primo, Amleto, nato il 2.6.1882 e morto dopo pochi mesi quand’era a balia a Treviglio (Bg) mentre i genitori erano a Napoli. Ne sopravvivono quattro: il secondo, a sua volta chiamato Amleto, poi Aurora, Luigi, detto Gino, ed Elvezia Teresita. Nel biennio 1882-1883 Ghisleri si trasferisce con la moglie a Napoli, dove lavora come capo-redattore del giornale irredentista «Pro Patria» (1882.1883), diretto da Matteo Renato Imbriani. Rimasto senza lavoro per la chiusura del giornale, nel 1884 entra nel mondo della scuola statale come insegnante di Storia e Geografia al liceo ‘Duni’ di Matera, dove rimane fino al 1886, quando viene trasferito al liceo ‘Chiabrera’ di Savona, dove fonda la rivista «Cuore e Critica» (1887-1890), stampata presso la tipografia vescovile Miralta. Nel 1888 viene trasferito al liceo classico ‘Sarpi’ di Bergamo. Qui entra in contatto con il tipografo Paolo Gaffuri per la stampa di «Cuore e Critica». Con Gaffuri inizia una collaborazione editoriale di notevole importanza, pubblicando le prime dispense di un innovativo ‘Testo-Atlante di Geografia Storica’ rivolto a studenti e insegnanti. Il 'Testo-Atlante' ha immediato successo commerciale in tutta Italia e in conseguenza di questo Ghisleri, insieme a Gaffuri, fonda una rivista di divulgazione, «La Geografia per tutti» (1891-1895). Tuttavia, per poter avere il tempo di dirigere la nuova rivista e occuparsi delle edizioni scolastiche, Ghisleri deve cedere «Cuore e Critica», che viene rilevata a Milano da Filippo Turati, che la trasforma in «Critica Sociale» (1891-1926), la più importante rivista di dibattito teorico-politico del movimento socialista italiano. Nel 1892 Ghisleri si trasferisce come insegnante da Bergamo a Cremona, la sua provincia d’origine, ma ciò non influisce sul solido rapporto di collaborazione editoriale con il bergamasco Gaffuri. Questi, la cui azienda ha ormai assunto dimensioni nazionali proprio grazie alla collaborazione con Ghisleri, nel giugno 1893 trasforma la sua tipografia-stamperia in un vero e proprio stabilimento editoriale industriale fondando l’Istituto Italiano d’Arti Grafiche. Nel 1895 Ghisleri e Gaffuri danno vita anche alla rivista mensile illustrata «Emporium» (1895-1964), le cui caratteristiche sono anche il frutto delle conoscenze editoriali acquisite da Ghisleri nel suo viaggio di studio dell’estate 1893 all’Esposizione Universale di Chicago. Il 21.4.1895 Ghisleri è tra i fondatori a Milano del Partito Repubblicano Italiano. Dopo le drammatiche vicende del 1898, che culminano a Milano con la strage di Bava Beccaris, e per effetto della successiva repressione politica, in quello stesso anno Ghisleri, esule volontario, si trasferisce in Svizzera, a Lugano, dove insegna presso il locale Liceo Cantonale, senza però interrompere il suo impegno politico repubblicano e la sua collaborazione editoriale con Gaffuri. Alla morte del padre Luigi, il 18.7.1900, è lo stesso Ghisleri, insieme al fratello Agostino, maestro elementare socialista nato nel 1862, a dichiararne la morte all’ufficio anagrafe di Casalbuttano. Dopo aver fondato e diretto la rivista «Educazione politica» (1898-1901) allo scopo di riprendere il dibattito politico soprattutto tra repubblicani e socialisti, Ghisleri si trasferisce di nuovo a Bergamo dal 30.5.1902, riprendendo un’intensa collaborazione con l’Istituto Italiano d’Arti Grafiche diretto da Gaffuri, in particolare realizzando un capolavoro editoriale, l’‘Atlante d’Africa’, iniziato appunto nel 1902 e portato a termine nel 1910. Nel frattempo, tra il 1907 e il 1908, Ghisleri si trasferisce a Roma per dirigervi il quotidiano repubblicano «La Ragione». Allo scoppio della prima guerra mondiale è tra i fautori dell’interventismo democratico, anche se nel giro di pochi mesi prende amaramente le distanze dalla guerra e assume una posizione pacifista. Proprio in occasione della guerra torna in Svizzera nel novembre 1914, rientrando a Bergamo solo nel 1921. I continui spostamenti di residenza e la brevità dei precedenti soggiorni a Bergamo contribuiscono a spiegare perché la sua scheda biografica presso la Questura di Bergamo venga aperta solo nel 1923. La circostanza che determina la sua schedatura a Bergamo si verifica il 26.6.1923, quando la Questura di Cremona chiede notizie su di lui a quella di Bergamo. Questa risponde il 14.7.1923 scrivendo che Ghisleri, “pur continuando a professare idee repubblicane, non dà luogo a rimarchi, tanto che è stato depennato dallo schedario dei sovversivi”. Il riferimento è allo schedario del Gabinetto della Questura di Bergamo, da cui è stato radiato nel 1923 per l’età avanzata e la condotta regolare. Il 6.9.1925 la stessa cosa risponde il prefetto di Bergamo al Ministero dell’Interno - Divisione Affari Generali e Riservati, che il 31.8.1925 ne aveva chiesto notizie. Per questo, il 20.10.1925 anche la Direzione Generale di Pubblica Sicurezza (DGPS) comunica la chiusura della cartella di Ghisleri al Cpc. Tuttavia, la sera del 6.12.1928, durante l’esecuzione musicale della ‘Marcia Reale’ e dell’inno fascista ‘Giovinezza’ al Teatro Nuovo di Bergamo, mentre tutto il pubblico è in piedi, Ghisleri e la figlia Elvezia rimangono seduti, “provocando i risentimenti da parte degli esponenti del fascio locale”, come scrivono il 7.12.1928 nella loro relazione gli agenti di Ps Jacobazzi e Calanca presenti a teatro. Il 10.12.1928, chiamato a giustificare il suo comportamento, Ghisleri “ha dichiarato che egli era, nel momento in cui suonavano la ‘Marcia Reale’ e l’inno ‘Giovinezza’ completamente assorto ed assente con lo spirito, mentre la figlia, malata, non era in grado, se non con grave incomodo, di alzarsi in piedi. Soggiunse comunque che non ebbero né lui, né sua figlia, minima intenzione di opporsi o protestare contro manifestazioni patriottiche”. Queste informazioni vengono poi riprese dalla Prefettura di Bergamo e inoltrate al Cpc il 31.1.1929. Nel frattempo, il 29.1.1929, la Prefettura di Milano comunica a quella di Bergamo che dall’ufficio milanese di revisione postale è stata sequestrata una copia indirizzata a Ghisleri del n° 15 del giornale democratico svizzero «L’Avanguardia» (10.1.1920 – 22.12.1951), edito a Lugano. Il 26.2.1929 è il Cpc che, dirigendosi alla Prefettura di Bergamo (e per conoscenza anche a quella di Brescia), pretende chiarimenti, evidenziando la contraddizione tra la segnalazione del 31.1.1929, in cui Ghisleri veniva definito dalla Prefettura di Bergamo come “fervente repubblicano, abbonato al soppresso organo del partito «La Voce Repubblicana», contrario naturalmente al regime attuale”, e il fatto che, in occasione della revisione dei sovversivi biografati, aggiornata dopo il luglio 1928, su Ghisleri non fossero pervenute segnalazioni in tal senso. Il 2.3.1929 la Questura di Cremona chiede a quella di Bergamo se Ghisleri il 20.10.1923 era davvero stato radiato dall’elenco dei sovversivi: la conferma è del 10.3.1929. Una nota interna alla Questura del 25.7.1933, redatta dal funzionario di Ps di Bergamo Santovito, rileva che Ghisleri “non è inscritto al P.N.F. di Bergamo. Egli risulta di regolare condotta morale; politicamente benché di età cadente, si dimostra tuttora ostile al Regime, quindi conserva sempre le sue vecchie idee di repubblicano. Il medesimo, saltuariamente, si reca alle Arti Grafiche, dove insegna gli scolastici (sic), essendo egli autore degli atlantini. Tenuto conto che il Ghisleri lascia tuttora dubitare della sua condotta politica, si esprime parere contrario alla radiazione dagli affiliati a partiti sovversivi”. In calce alla nota, il 4.8.1933 l’ufficiale di Ps Tito Calanca invece scrive: “Considerato che il prof. Ghisleri da molto tempo non dà più luogo a rimarchi e data la sua avanzatissima età si può proporre al superiore Ministero che il medesimo venga radiato dallo schedario dei sovversivi”. Pertanto, due giorni dopo, il 6.8.1933, il prefetto di Bergamo chiede al Cpc se Ghisleri sia stato o meno di nuovo inserito nello schedario dei sovversivi e, in caso affermativo, ritiene di suggerirne la radiazione per l’età e il comportamento. La proposta viene accolta il 30.8.1933. Tuttavia, due mesi dopo, il 26.10.1933, è la stessa DGPS a chiedere al prefetto di Bergamo se Ghisleri nel luglio 1929 fosse in possesso del passaporto, ricevendone risposta affermativa. La ragione di tale domanda è contenuta in una lettera del 12.11.1933 della DGPS al prefetto di Bergamo, nella quale si informa che appunto nel luglio 1929 Ghisleri si era recato in Svizzera per contatti con il repubblicano Randolfo Pacciardi (1899-1991), pertanto viene richiesto alla Prefettura di Bergamo di ripristinarne la sorveglianza e di segnalare al Ministero dell’Interno l'eventuale richiesta di rinnovo del passaporto da parte di Ghisleri. Il prefetto di Bergamo il 19.11.1933 assicura che verranno fatte entrambe le cose. Il 22.11.1933 la DGPS chiede inoltre al prefetto di Bergamo di “procurare riservatamente e trasmettere una copia della fotografia del repubblicano in oggetto, il quale deve essere nuovamente incluso nello schedario dei sovversivi”. L'1.12.1933 viene riprodotta la fotografia di Ghisleri, mentre dal 9.12.1933 la stessa Polizia Politica - DGPS prescrive alla Prefettura di Bergamo di dar luogo al controllo della posta di Ghisleri e l’invio in duplice copia al Ministero di quanto possa essere ritenuto sospetto, e “qualora si intercettassero lettere di contenuto importante, pregasi farle fotografare”. Il 20.12.1933 il prefetto di Bergamo assicura il controllo della posta. Il 27.1.1934 Francesco Nudi, Ispettore Generale di Ps, da Milano invia una lettera riservata al questore di Bergamo, nella quale si parla dei rapporti di Ghisleri con oppositori e fuorusciti repubblicani, come Eugenio Chiesa (che però era morto nel 1930), l’ingegnere Giobbe Giopp (1902-1983) e il già citato di Randolfo Pacciardi, raccomandando il controllo della posta di Ghisleri. Sono appunto il controllo della posta e le fotografie di alcune lettere della corrispondenza in arrivo all’indirizzo di Ghisleri che spiegano la presenza di alcune delle copie di tali lettere conservate nel fascicolo. Queste lettere non rivelano niente che riguardi una qualche forma esplicita di attività politica antifascista, forniscono invece uno spaccato significativo degli ultimi anni di vita di Ghisleri. Tra queste lettere ci sono quella di uno dei più fedeli discepoli repubblicani di Ghilseri, il medico romagnolo Aldo Spallicci (1886-1973), docente di Clinica Pediatrica a Milano, che invia i suoi saluti e chiede se sia completa presso Ghisleri la collezione degli scritti di Aurelio Saffi. C’è poi la lettera di domenica 24.2.1934 del figlio di Ghisleri, Gino (Luigi), in cui si parla soprattutto del lavoro complesso e faticoso di sistemazione dell’immenso materiale librario e archivistico accumulato dal padre a Bergamo in via Santa Lucia, per il quale il figlio spera, per l'estate successiva, nell’aiuto di g.a.b. di Roma, cioè di Giulio Andrea Belloni, un altro dei più fidati discepoli di Ghisleri. In merito a quest'ultima lettera, la sigla del nome attira subito l’attenzione del censore, che lo sottolinea in rosso. Con la stessa data del 24.2.1934 nel fascicolo è presente anche la copia di una lettera da Roma della vedova di Felice Albani, Alina (Adele) Tondi Albani (1862-1939), che non viene però identificata dagli uomini della Questura di Bergamo. Nella lettera, scritta su carta ìntestata ‘Rivista Mazziniana Fede Nuova Roma, via Magna Grecia 25’, Ghisleri viene ringraziato diffusamente per i doni da lui inviati, e cioè l’opuscolo con il resoconto della fondazione della Consociazione Repubblicana Lombarda del 1879 e l’effigie di Mazzini. Ancora con la stessa data del 24.2.1934 viene acquisito lo stato di famiglia di Ghisleri, controllato dall’agente Calanca. Tra le lettere indirizzate a Ghisleri e presenti in copia nel fascicolo, c’è anche quella da Genova del 2.3.1934, su carta intestata ‘Biblioteca Popolare Giuseppe Mazzini Genova - Istituto Consorziale -via Garibaldi n. 20 – Presidenza’, a firma di Gian Guido Triulzi (che parteciperà alla Resistenza e sarà il primo sindaco del comune di Isola del Cantone dopo la liberazione), che comunica di aver trovato nella casa editrice Apuania di Genova chi stamperà il libro del compianto avvocato repubblicano e mazziniano Giuseppe Macaggi (1857-1932). Triulzi ribadisce la difficoltà generale di pubblicare, come nel caso del volume di Gwilym O. Griffith, ‘Mazzini. Profeta di una nuova Europa’, tradotto dalla marchesa Bice Pareto Magliano (Genova, 1859 – Torino, 1940) per incarico dello stesso Triulzi (il libro esce nel 1935 da Laterza). Comunica inoltre che le condizioni economiche della famiglia Macaggi sono difficili, tanto che il figlio, laureato in legge, è disoccupato, e trasmette a Ghisleri i saluti dei repubblicani Ludovico Bretti (presidente della biblioteca popolare nazionale di Genova) e Dante Landi. La Questura di Genova, insieme a quella di Bergamo, si attivano per identificare le persone i cui nomi sono contenuti nella lettera e il 20.2.1935 il Questore di Aosta informa le Questure di Bergamo e Genova che “con riferimento alla nota n. 0727 del 16. corr. comunico che Bretti da Caluso identificasi in Bretti Giuseppe Lodovico fu Pietro e fu Giustelli Teresa, nato a Caluso il 6/2.1854, geometra, ispettore della FF.SS. a riposo, repubblicano che dall’anno scorso versa in precarie condizioni di salute. Il Questore Pietro Vercelli”. Intanto, il 25.3.1934 da Milano aveva scritto a Ghisleri l’ingegnere repubblicano Paolo Taroni, trasmettendogli una lettera da lui ricevuta da Chiaravalle (An) del 17.3.1934 e scritta dall’orefice repubblicano Adolfo Martorelli, chiedendo di metterlo in contatto con Ghisleri per conto del repubblicano Giovanni ‘Nino’ Woditzka (Zara, 1898 – Trieste, 1969), confinato a Ponza il quale, volendo laurearsi in Scienze Politiche, chiede libri di sociologia e filosofia a Ghisleri e all’avvocato Pesce di Bari. L’1.4.1934 è la volta del figlio Gino, che scrive interessanti considerazioni sulla generale situazione politica ed economica italiana e sul fatto che il fratello Amleto, nonostante il clima culturale nettamente laico della famiglia Ghisleri, si dimostrasse molto cattolico. Scrive infatti Luigi Ghisleri: “Il corporativismo lascia un po' incerti i grossi industriali i quali temono che succeda quello che è già stato fatto colle banche le quali sono ormai dirette alla semplice funzione di casse di risparmio, oppure di agenzie per il collocamento di titoli statali. Ne consegue che di lavoro nuovo vero e proprio – il quale poi è quello che può dare qualche soddisfazione a noi tecnici – non è il caso di sentirne oggi parlare. E quando manca il lavoro vero e abbondante, nascono le gelosie e i ripicchi, i dispetti, quando non è di peggio come necessario corollario della lotta per la vita. Forse, in questi periodi, vive più tranquillamente chi, come l’Amleto, si affida alla… Provvidenza”. Il 19.7.1934 veniva intercettata una lettera scritta da Livorno il 13.9.1934 e inviata dal maestro elementare repubblicano Garibaldo Tevené, figlio dell’insegnante livornese repubblicano Pilade, che spedisce a Ghisleri lo stralcio di un articolo pubblicato sul giornale francese «Echo de Paris». Il 16.8.1934 la Questura di Parma intercettat la corrispondenza di Alfredo Bottai, definito “antifascista repubblicano” domiciliato a Parma ma residente alla Spezia, con una persona che non viene identificata ma che è residente a Bergamo in via Santa Lucia 4 e per questo chiede lumi alla Questura di Bergamo, che provvede subito ad identificare Ghisleri. Sul n° del 5.4.1935 del giornale «Giustizia e Libertà» compare un breve articolo intitolato ‘La magnanimità del Duce’ a proposito dell’ottantesimo compleanno di Ghisleri. Questo il testo: “Ha recentemente compiuti gli ottant’anni il prof. Arcangelo Ghisleri, noto repubblicano e scienziato di valore. Da una lettera da Milano apprendiamo che il mattino del compleanno dell’ottuagenario, un commissario di polizia si presentò a lui, a Bergamo, dove risiede, per comunicargli che la bontà dell’incommensurabile duce aveva disposto che da quel giorno cessasse la vigilanza speciale di cui l’austero vegliardo era stato fatto fino allora oggetto. Magnanimo dittatore, cui Arcangelo Ghisleri non fece paura che sino a quando ebbe 79 anni e 364 giorni!”. Il 12.5.1935 la Prefettura di Milano informa della pubblicazione di tale articolo quella di Bergamo e il Ministero dell’Interno. Il 17.5.1935 il questore di Bergamo scrive al Ministero dell’Interno e al prefetto di Milano dicendo che quanto scritto nell’articolo è completamente falso. Questa vicenda ha un ulteriore risvolto. La settimana dopo, infatti, cioè il 19.5.1935, il maresciallo di 1a classe Salvatore Manganaro, comandante la stazione dei Cc di Bergamo scrive al questore di Bergamo a proposito di una dichiarazione di Ghisleri, che afferma di non avere corrispondenza con l’estero, di non essersi mai accorto di essere vigilato e di non aver mai avuto notifica a casa sua che la vigilanza su di lui era stata tolta. Il 26.6.1935 da Milano l’Ispettore Generale di Ps scrive al questore di Bergamo una lettera riservata, nella quale si esorta al controllo assiduo della corrispondenza di Ghisleri, avendo intercettato una sua lettera del 21.5.1935 all’avvocato repubblicano Ernesto Re, residente a Milano in via Luca Beltrami 2, allegata in copia fotografica, nella quale si sospettano essere presenti riferimenti massonici:
“Berg.o 21/5.35 - Caro Amico, - Mando la sua lettera al Pirolini, ma nel medesimo tempo declino la proposta che il depositario del libretto sia io - ciò ch’è assurdo, essendo io il più vecchio: se io muoio, a chi va? - Di quel lascito io mi sono sempre opposto che si sminuisse e se ne distraesse una parte per altre istituzioni o per mandarlo all’estero - ed auguro che rimanga in Italia. - Nella storia di questo periodo agitato può accadere l’imprevedibile (tre anni fa chi avrebbe preveduta l’attuale amicizia italo-francese?). - Potrà presentarsi, impreveduta, anche una mutazione di rapporti col Vaticano, da offrire l’occasione di far servire quel lascito De Natino a scopi conformi alle intenzioni del testatore. Questo è il mio pensiero: che intanto i denari rimangano a Milano a disposizione dell’imprevedibile. - S’intenda Ella col D.r Veratti, a cui mostrerà questa lettera e che La prego di salutare per me. Un notaio che riceva in deposito condizionato il libretto credo si possa sempre trovare. - Cordiali saluti anche dalle mie figlie anche a’ suoi cari dall’aff.o Ghisleri”.
Subito la DGPS si attiva e il 30.10.1935 comunica ai prefetti di Milano e di Bergamo l’identificazione delle persone nominate nel testo della lettera di Ghisleri, chiedendo di accertare il significato, massonico o meno, del lascito De Natino. Il 16.11.1935 il prefetto di Bergamo, dopo l’indagine dell’agente Sante Jacobazzi, scrive alla Prefettura di Milano e alla Direzione Generale di Pubblica Sicurezza di Roma che Ghisleri non ha mai appartenuto alla disciolta loggia massonica di Bergamo e che, data l’appartenenza repubblicana di Ghisleri, Re e Pirolini, è probabile si tratti di un lascito di un vecchio repubblicano, non di una loggia massonica. La stessa conclusione viene tratta dalla Prefettura di Milano il 24.1.1936. Il 26.10.1936 il brigadiere Calanca, che in precedenza l’aveva consigliata, non ritiene opportuna la radiazione di Ghisleri dallo schedario dei sovversivi. Tra le carte conservate nel fascicolo è presente anche un documento molto interessante. Si tratta di una nota riservata del 5.3.1937, inviata dal Prefetto di Bergamo Giuseppe Toffano al questore, che si riferisce ad un’iniziativa del Ministero per la Stampa e la Propaganda. Si tratta della realizzazione di una vera e propria schedatura professionale e politica dei più noti giornalisti italiani, coinvolgendo per questo tutte le Prefetture, ciascuna delle quali, con l’aiuto delle singole Questure, è chiamata a raccogliere e tenere aggiornate le informazioni non solo sui giornalisti professionisti, ma anche sui praticanti e sui pubblicisti iscritti all’albo professionale, “per avere in evidenza, ai fini di un’immediata consultazione, il ‘curriculum vitae’ di ciascuno, accompagnato da un cenno sulla condotta morale e politica”. Il documento prefettizio specifica poi più precisamente come debba essere realizzata la schedatura: “Agli effetti di questo servizio biografico verrà aperto un fascicolo per ciascun giornalista, contenente due cartelle di indicazioni fondamentali che si completano a vicenda. In una saranno riportati i dati anagrafici e quelli sulla carriera professionale, politica e militare dell’interessato, forniti dalle organizzazioni sindacali dei giornalisti. Nell’altra – di carattere riservatissimo – saranno invece trascritte le informazioni: a) sulla condotta morale e politica; b) sui precedenti politici; c) sulla capacità professionale; d) sugli eventuali incarichi giornalistici e non giornalistici disimpegnati; e) sullo stipendio ed eventuali altri proventi anche extra-professionali di cui ognuno dispone”. La nota della Prefettura sottolinea il fatto che, trattandosi di informazioni delicate, “che possono esercitare un notevole peso nella valutazione dei lavori dei singoli interessati”, le relative informazioni devono essere raccolte in modo scrupoloso “a cura di un funzionario adatto allo scopo”. Oltre a ciò e a scanso di equivoci, la nota fornisce ulteriori criteri ai quali i funzionari di Questura dovranno attenersi:
“nel «giudizio sulla condotta morale e politica» dovrà essere indicata la fede fascista, il tenore di vita, l’eventuale tendenza a contrarre debiti. Nei «precedenti politici», per coloro che ne hanno, dovrà essere segnalato l’atteggiamento assunto in passato nei riguardi del Fascismo con l’indicazione dei partiti politici cui eventualmente l’interessato ha appartenuto. Nel «giudizio sulla capacità professionale» dovrà essere precisata la estimazione che il giornalista gode nell’ambiente professionale. Infine occorre specificare se la persona di cui si tratta ha altri incarichi giornalistici e non giornalistici – stipendio ed altri eventuali introiti ecc. – al fine di poter stabilire se l’interessato ha cumuli di incari hi retribuiti”. I giornalisti della provincia di Bergamo che vengono individuati per la realizzazione delle schede da parte della Questura sono 18, indicati nell’ordine: Pier Mauro Valoti, Umberto Ronchi, Giovanni Battista Pesenti, Giulio Pavoni, Renzo Larco, Carlo De Martino, Aldo Boffa, Ermanno Bersani, Filippo Fighera, Gino Visentini, Ferruccio Vecchi, Ezio Sangiovanni, Luigi Pelandi, Luisa Ferrazzi Passi, Giacinto Gambirasio, Camillo Fumagalli, Giovanni Banfi. Il diciottesimo e ultimo è appunto Arcangelo Ghisleri. Il funzionario di Questura incaricato di predisporre la scheda biografica di Ghisleri è Tito Calanca, che consegna la sua scheda il 20.3.1937 che, con qualche correzione di forma operata dal questore, viene inoltrata al prefetto il 21.3.1937. Questo è quanto viene scritto nella scheda di Ghisleri:
“Ghisleri Prof. Arcangelo, fu Luigi e Lodoli Barbara, nato a Persico il 5 settembre 1855, professore e disegnatore di geografia, qui domiciliato in via S. Lucia n° 4, durante la sua permanenza in questa città ha serbato buona condotta morale senza pregiudizi penali in questi atti. Politicamente è di spiccati sentimenti repubblicani e come tale sottoposto a vigilanza. Pur non dando luogo a speciali rilievi conserva la sua avversione al fascismo. Conduce in tenore di vita molto ritirato e non ha tendenze a contrarre debiti. Ha precedenti politici in questi atti inquantoché il Ghisleri ha militato in passato nel disciolto Partito repubblicano dimostrando un atteggiamento contrario al Fascismo. Egli è professore e disegnatore geografico e come tale è comproprietario della maggior parte delle pubblicazioni geografiche dell’Istituto Italiano d’Arti Grafiche di Bergamo con diritto ad una percentuale sulla vendita. E’ molto noto per le sue opere scientifiche e gode una larga estimazione nell’ambiente professionale. Non ha altri incarichi giornalistici o non giornalistici né atri introiti, all’infuori delle percentuali spettantigli sulla vendita delle pubblicazioni geografiche del predetto Istituto”. L'8.9.1937 Ghisleri è a San Pellegrino (Bg) presso la casa di Cura Quarenghi. Il Questore di Bergamo chiede gli venga segnalata la partenza di Ghisleri da San Pellegrino. Il 23.9.1937 i Cc. di Zogno segnalano quanto richiesto e annotano che “qui ha mantenuto buona condotta”, mentre il 27.9.37 l'agente Santovito segnala che “il sovversivo in oggetto è giunto a Bergamo”. Nel fascicolo è presente la copia di un articolo dell’«Eco di Bergamo» del 5.2.1938 sulle onoranze tributate a Ghisleri, in calce al quale un appunto manoscritto della Questura chiede quando e dove si terranno tali onoranze. In un suo rapporto del 15.2.38, Calanca riferisce che avranno luogo nel settembre 1938, in occasione dell’82° compleanno di Ghisleri, con una pubblicazione di studiosi di Geografia, che si recheranno da lui per donargli copia della pubblicazione, ma ciò non avviene, perché il 19.8.1938 Ghisleri muore nella sua casa di Bergamo in via Santa Lucia 4. Nel fascicolo è conservata anche una copia del giornale «La Voce di Bergamo» di sabato 20.8.1938, con l’annuncio della morte avvenuta il giorno precedente. I funerali si tengono la domenica 21.8.1938 partendo dall’abitazione e si svolgono in forma laica. La Questura di Bergamo incarica il brigadiere Luigi Guidolotti di seguire la cerimonia e di riferire sui partecipanti. Il rapporto di Guidolotti (che per intendere ‘estinto’ scrive ‘istinto’) viene redatto lo stesso giorno: “oggi, dalle 11.15 alle ore 11.45, si sono svolti i funerali del defunto Ghisleri Arcangelo, con intervento di circa 100 persone, fra i quali si notavano gli ex massoni Baroni Baronio, Prof. Bizioli, avv. Vaiana, avv. Gennati, avv. Masi e Nosengo, più alcuni amici dell’istinto venuti da altre città, nonché diversi impiegati dell’Istituto Arti Grafiche. Il corteo senza entrare in chiesa e senza alcun prete, per via Santa Lucia, via Statuto, via Garibaldi si è portato alla Rotonda dei Mille, qui il Prof. Spallicci di Milano ha pronunziato parole in memoria dell’istinto. Di qui il corteo scortato da 15 macchine si è diretto al Cimitero unico ove veniva subito cremato. Nessun incidente”. Nel fascicolo sono presenti anche 3 copie della fotografia di Ghisleri: un originale con firma autografa e due copie fatte eseguire alla Questura di Brescia nel dicembre 1933 e restituite alla Questura di Bergamo con l’originale il 16.12.1933. ASCr, Fondo Questura – Sovversivi, b. 66, fasc. 1513. Cpc, b. 2368, 1898-1934, scheda biografica, materiale a stampa. (G. Mangini)