Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Schilpario (Bg) il 16.4.1888, ha 2 fratelli e 5 sorelle. Soprannominato 'Pincì', cioè piccolino, a causa della bassa statura, frequenta la scuola fino alla 3a elementare. Dopo aver lavorato in Alta Val Seriana come lavorante fornaio e pastore, si trasferisce a Bergamo il 7.6.1905, mentre la sua famiglia d’origine rimane a Schilpario. Ghibesi trova lavoro come aiuto panettiere in un forno gestito da uno svizzero nella zona di Borgo Pignolo, quartiere popolare molto coeso dal punto di vista sociale e politico. E' in tale quartiere che trova casa dal 7.8.1911. Dopo il suo arrivo in città, inizia subito a frequentare i sindacalisti di Bergamo, partecipando a tutte le loro iniziative. E' soprattutto a contatto con la categoria dei lavoranti di panetteria, molto radicalizzata, che Ghibesi viene formando la sua coscienza anarchica. Nel 1913 si fa promotore di una raccolta di denaro per sostenere gli scioperanti di Torre Annunziata, Massafiscaglia e Torino. Aderisce al Gruppo Libertario Bergamasco, fondato a Bergamo nell'estate del 1914. Nel 1916 si sposa con Ester Caglioni, nata a San Paolo del Brasile da Giovanni e Vittoria Perico, a sua volta anarchica. L'anarchismo di sua moglie è dovuto al fatto di esser figlia di un emigrato che, al momento di essere pagato per il lavoro svolto in una fazenda brasiliana, viene ucciso a revolverate dal proprietario terriero, costringendo la famiglia a ritornare in Italia. Nel 1917 nasce il primo figlio della coppia, che viene chiamato Rivoluzionario, ma il nome non viene accettato all'anagrafe del Comune di Bergamo. Il problema è risolto grazie alla mediazione dell’amico anarchico Romeo Crotti, che ha un conoscente che lavora presso l'amministrazione comunale, il quale propone non di cambiare il nome, ma suddividerlo in tre parti: Rivo, Luzio e Nario. Anche nell'immediato dopoguerra Ghibesi è attivo in seno al Gruppo Libertario Bergamasco, frequentandone assiduamente i principali componenti: oltre al già citato R. Crotti, Luigi Caglioni, Silvio Lazzaroni, Luigi Marcassoli, Gaetano Ghirardi. Nel corso del 1920 distribuisce manifestini a favore delle vittime politiche, e nelle sere immediatamente precedenti alle elezioni comunali di Bergamo dell'ottobre 1920 affigge manifesti inneggianti all'astensione elettorale, stampati dalla tipografia dell'Avanguardia di Milano per conto dell'Unione Anarchica Italiana - Federazione Anarchica Lombarda. E' abbonato alla rivista «Fede». La sua casa in Borgo Pignolo costituisce il punto d'incontro per gli anarchici di Bergamo, anche per il fatto che l'ubicazione dell'appartamento, in caso di improvvisa perquisizione della polizia, consente una facile via di fuga attraverso un parco retrostante. Secondo la testimonianza del figlio Rivo Luzio Nario, che però non ha saputo precisare il periodo, suo padre ha anche incontrato Malatesta, del quale sono poi state distrutte le lettere scritte a Ghibesi per ragioni di sicurezza. Con l'avvento del fascismo, il forno svizzero chiude, e Ghibesi, non trovando alternative, diviene venditore ambulante di calze, girando la provincia con un carretto a mano, approfittandone per svolgere propaganda anarchica. Grazie all'aiuto dei suoi compagni, riesce ad acquistare un cavallo e un carro piatto per il suo lavoro, aiutato in questo dalla moglie. Nel 1923 nasce il secondo e ultimo figlio, chiamato Armando Errico in onore dei due leadres anarchici Armando Borghi ed Errico Malatesta. Il 4.2.1923 viene perquisita la sua abitazione, senza esito, pur avendovi nascosto il vessillo del Gruppo Libertario Bergamasco. In tale circostanza, nel loro rapporto gli agenti di PS lo definiscono “anarchico individualista, persona di azione assiduo a tutte le riunioni e dimostrazioni sovversive nonché pericoloso”. Sulla base di questa informativa, la Questura il 17.2.1923 invia una segnalazione su Ghibesi ai Cc di Bergamo, nella quale viene definito “sovversivo audace, nemico del Governo e dello Stato. In caso di moti sarebbe pericolosissimo: occorre pertanto vigilarlo sempre e impedirgli di nuocere”. Il lavoro di venditore ambulante di Ghibesi si svolge soprattutto nella zona meridionale della provincia di Bergamo, tra Treviglio, Caravaggio, Stezzano e l'area della cosiddetta Isola, tenendo in tal modo i contatti con gli anarchici della zona. Durante le giornate del suo lavoro di venditore ambulante con la moglie, il figlio Rivo Luzio Nario viene accolto nella casa dell'anarchico Marcassoli, fornaio. Il figlio, chiamato poi solo Rivo, diviene in seguito un importante militante del Pci In seguito alla fuga del tipografo Luigi Caglioni, esponente del Gruppo Libertario Bergamasco, ricercato perché accusato di detenzione di esplosivi, l'abitazione di Ghibesi viene perquisita il 9.2.1926, senza esito. La perquisizione viene ripetuta il giorno dopo, 10.2.1926, ancora senza esito, ma al termine Ghibesi viene comunque arrestato come presunto complice nella fuga di Luigi Caglioni e poi rilasciato. Lo stesso giorno viene aperta la sua scheda biografica. Dal 17.7.1928 al 2.9.1938 sono 30 le segnalazioni di Ps su di lui, senza che da parte della Questura si indichino elementi negativi sul suo conto, motivo per il quale, con autorizzazione ministeriale n. 70275/53462 del 18.9.1938, viene radiato dallo schedario dei sovversivi, anche se rimane nell’elenco dei sovversivi e quindi vigilato. Nel febbraio 1929 risulta essere residente in via Baioni 11 a Bergamo. Durante la Resistenza Ghibesi fornisce viveri e materiale propagandistico ai partigiani. Dopo la guerra riprende il suo lavoro di venditore ambulante. Muore a Bergamo il 27.9.1947 e al suo funerale partecipa una folla molto numerosa. Nel fascicolo sono conservate due sue fotografie in doppia posa e alcuni fogli dactiloscopici. Cpc, 2358, 1926-1942, scheda biografica. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori)