Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bergamo il 6.2.1893, dove risiede in via Borgo Santa Caterina 92, operaio tornitore, licenza elementare, sposato con Rosa Carbone, casalinga. Scheda biografica aperta il 26.3.1926. Dal novembre 1912 al dicembre 1913 risiede in Francia per lavoro. Rientrato in Italia per il servizio militare, il 4.12.1913 viene arruolato come marinaio presso il compartimento navale di Genova. Il 1.6.1914 diviene cannoniere scelto, come tale congedato il 4.12.1916 con l'attestato di buona condotta, ma contemporaneamente è richiamato alle armi e trasferito alla forza militare in congedo dell'esercito presso il distretto militare di Bergamo. È il fiduciario del Gruppo Libertario Bergamasco e, secondo le fonti di polizia, esercita sui suoi compagni notevole ascendente, essendo un assiduo lettore della stampa anarchica. In particolare, è incaricato di distribuire ai suoi compagni la rivista anarchica «Fede». Promotore di raccolte di denaro tramite sottoscrizioni, spedisce le somme ricavate alla stampa anarchica e ai detenuti politici. Nel 1924 nasce il primo figlio, chiamato Armando in onore di Borghi. Il 7.2.1926 viene arrestato insieme ad altri del Gruppo Libertario Bergamasco per la presunta complicità con Luigi Caglioni nella detenzione di esplosivi e nella fuga di Caglioni, principale imputato. Lo stesso giorno viene perquisita la sua abitazione, con il rinvenimento di copie della rivista «Fede» e opuscoli anarchici che le fonti di polizia non specificano. Al momento dell'arresto, Ghirardi è meccanico presso la Società della tramvia a vapore Bergamo-Sarnico. In seguito al ritrovamento di materiale esplosivo nella tipografia dove lavora l’anarchico Luigi Caglioni, suo amico e sodale, il 7.2.1926 viene condannato a sei mesi di carcere per favoreggiamento nella detenzione di esplosivi e il 7.8.1926 viene scarcerato. Riprende subito a frequentare ancora più assiduamente i componenti del Gruppo Libertario Bergamasco, in particolare Luigi Marcassoli, Egidio Corti, Camillo Mazzoleni e, al di fuori del Gruppo, il comunista Battista Bonomi. Inoltre, appena fuori dal carcere, cerca subito lavoro chiedendo solidarietà ai suoi compagni anarchici. Per questo, il 20.8.1926 presenta alla Questura di Bergamo la domanda per ottenere il passaporto per l'interno, che gli viene concesso a condizione che, prima di allontanarsi da Bergamo, si presenti in Questura per spiegarne le ragioni. Il 22.8.1926 si reca a Monza e a Milano presso militanti anarchici locali, sempre alla ricerca di lavoro, inutilmente. Agli inizi di settembre 1926 è assunto come operaio presso l’officina meccanica Mainardi di Valtesse (Bg). Dal 24.10.1926 lavora presso lo stabilimento Battaggion di Bergamo, dove viene ancora arrestato il 2.12.1926 per antifascismo, insieme ad altri 11 oppositori politici, dalla polizia locale ritenuti i più pericolosi: Luigi Vitali ed Egidio Corti, anarchici; Alessandro Caglioni, sindacalista rivoluzionario, fratello maggiore del tipografo anarchico Luigi Caglioni fuggito in Francia nel febbraio 1926; Battista Bonomi, Giuseppe Beltrami, Vittorio Barcella, Guido Galimberti, Angelo Leris, comunisti; Dino Secco Suardo, popolare; Amedeo Cominetti, socialista; Michele Trovesi, calzolaio antifascista. Il 12.12.1926, in base alla legge di Ps, art. 184, con sentenza della Commissione Provinciale, Ghirardi viene assegnato per 3 anni al confino di polizia a Lampedusa. La stessa destinazione tocca ad Alessandro Caglioni, Bonomi, Beltrami, Barcella, Galimberti, Ghirardi, mentre Leris, Trovesi e Vitali vengono inviati a Lipari, Secco Suardo a Ustica e Cominetti a Lagonegro. Al momento dell’arresto ha un figlio di due anni, sua moglie è incinta e priva di ogni sostegno. Il 20.12.1926 Ghirardi parte da Bergamo per Lampedusa e l’8.1.1927 viene trasferito a Ustica. Il 15.2.1927 il segretario politico della Presidenza del Consiglio comunica al prefetto di Bergamo di aver disposto l'erogazione di un contributo di 500 lire per la famiglia di Ghirardi in quanto ex combattente, e poche settimane dopo, il 27.4.1927, viene liberato con la condizionale e il 29.4.1927 avviato a Bergamo con foglio di via obbligatorio. Il 5.5.1927 si presenta in Questura a Bergamo al Commissario aggiunto di Ps Guido Masiero, dove viene munito di carta di permanenza secondo gli articoli 117 e 118 della legge di Ps del 30.6.1889, che impone i seguenti obblighi:
1 darsi a stabile lavoro
2 non cambiare domicilio né allontanarsi dalla città senza il permesso della P.S.
3 rincasare la sera alle ore 21 e non uscire al mattino prima delle ore 6
4 non asportare né tenere armi proprie od altri strumenti atti ad offendere
5 non frequentare postriboli, né osterie od altri esercizi pubblici
6 non frequentare pubbliche riunioni spettacoli o trattenimenti pubblici
7 non associarsi a pregiudicati o ad elementi prevenuti in linea politica
8 tener buona condotta e non dar luogo a sospetti
9 astenersi da qualsiasi attività politica contraria alle attuali istituzioni
10 portare sempre la carta di permanenza ed esibirla ad ogni richiesta degli ufficiali ed Agenti di P.S.
11 senza giustificato motivo non accedere né trattenersi nelle sale delle udienze penali.
Dopo un periodo di circa due mesi di disoccupazione, nel giugno-luglio 1927 trova lavoro presso la fonderia Cortinovis di Bergamo di via Lorenzo Lotto. E' sempre anarchico, ma non frequenta i suoi compagni, e alla sera rimane in casa con la moglie, che nei primi giorni di luglio 1927 ha dato alla luce una bambina, Franca. Nella seconda metà del 1928 lascia la fonderia per lavorare presso il Cotonificio Beltracchini di Redona (Bg). Viene incluso nell'elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze ed è costantemente vigilato. Nel 1933, insieme alla moglie, gestisce un'osteria in via Quarenghi 10, una delle zone più popolari della città. La diffidenza nei suoi confronti è sempre molto alta, come scrive in una nota del 4.6.1934 l’agente Sante Jacobazzi della squadra politica della Questura, il quale rileva che Ghirardi si comporta bene ma è sempre convinto delle sue idee perché è l’ex-capo del disciolto gruppo anarchico di Bergamo, è un tipo “truce e violento”, che non ha mai manifestato sentimenti di ravvedimento, pertanto è da ritenersi pericoloso e non va eliminato dallo schedario dei sovversivi. Tuttavia, un anno e mezzo dopo, in una nota del 7.12.1935, un altro componente della squadra politica della Questura, Tito Calanca, lo ritiene meritevole alla cancellazione dall’elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze perché non è da ritenersi pericoloso. Nel marzo del 1937 lavora come operaio meccanico presso l'officina Viscardi, nel settembre 1938 passa allo stabilimento Magrini, mentre nel marzo 1940 lavora presso l'officina meccanica Battaggion. La Questura lo sorveglia costantemente, ritenendolo ancora pericoloso anche perché, fino al 1940, Ghirardi non ha mai fatto domanda d'iscrizione al Pnf come ex combattente. Tale iscrizione tuttavia avviene nel 1941, ma già dal gennaio 1942 la Federazione dei Fasci di Combattimento di Bergamo non lo annovera più tra i propri iscritti. Viene sempre sorvegliato. Il 21.8.1947 l'APPIA gli riconosce la qualifica di anarchico antifascista confinato politico. Muore a Bergamo il 3.4.1975. Nel fascicolo è contenuta la carta d’identità obbligatoria con la sua fotografia in doppia posa, scattata a Lampedusa l’11.3.1927, insieme ai fogli dactiloscopici. Cpc, b. 2366, 1926-1942, scheda biografica. (L. Citerio, G. Mangini, R. Vittori)