Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bergamo il 16.2.1889, molatore di cristalli, antifascista, abita in via San Lorenzo 42. Ammonito il 22.2.1940 per manifestazione antifascista presso lo stabilimento ‘Vetraria Carlo d’Adda’ in via Baschenis 6 a Bergamo, cioè per avere pronunciato, insieme a Giovanni Gustavo Carrara, frasi irriverenti nei confronti di Mussolini. Il provvedimento si basa sulla testimonianza del collega di lavoro e fascista Vitale Angelo Ricci (di Vitale, iscritto al Pnf dal 18.10.1923), che in Questura mette a verbale la sua testimonianza con cui ricostruisce la dinamica dei fatti. Dichiara di aver sentito Gambirasio lamentarsi delle organizzazioni sindacali fasciste, di averlo invitato a rivolgersi ai superiori per esporre le sue ragioni, invito che ha indotto Gambirasio ad esternare “sentimenti ostili alle organizzazioni del Regime e del Partito stesso, dicendo che non esiste libertà di stampa, né di parola; che siamo schiavi del Fascismo; dei venduti e degli incoscienti. Inoltre alle mie nuove rimostranze per tutta risposta mi ha detto che lui taceva perché gli veniva imposto, ma ad ogni modo i suoi sentimenti antifascisti rimanevano immutati, soggiungendo la frase «cosa vuol dire la parola che il Duce ha sempre ragione?»”. Nel fascicolo ci sono altre quattro dichiarazioni simili di operai colleghi di Gambirasio. L’ammonizione viene revocata il 6.10.1941. Nel 1942 ottiene il passaporto per la Germania per motivi di lavoro. Il 19.2.1946 la ‘Camera Confederale del Lavoro di Bergamo e Provincia - Sindacato Vetro e Ceramica’ chiede all’Ufficio Politico della Questura di Bergamo i dati politici relativi a Gambirasio su richiesta di quest’ultimo. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia. Cpc, b. 2269, 1940-1942. (L. Citerio, R. Vittori)