Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Bergamo il 23 febbraio 1881, operaio meccanico. Alto 1.56, nato in via Broseta, figlio di un calzolaio, ha la licenza elementare. Subito dopo la nascita della prima figlia Dolores, avvenuta il 15.3.1903, il 30.5.1903 si sposa a Bergamo con la coetanea Angela Maddalena Giuseppa Giordani, dalla quale, oltre alla prima, ha altre 2 figlie, Ofelia e Mercedes. Lavora presso la 'Società Elettrica Val Brembana', è attivo propagandista socialista rivoluzionario e sindacalista. Il 28.5.1893, giovanissimo, partecipa alla costituzione della Lega di Resistenza fra gli Operai Meccanici, Metallurgici e affini di Bergamo e alla stesura del relativo Statuto. Divenuto in seguito dirigente della Camera del Lavoro (CdL) di Bergamo, il 24.5.1903 presiede una riunione del Consiglio camerale per il rilancio organizzativo della stessa CdL, in difficoltà anche per lo scontro - emerso già dall'estate 1902 - tra la componente socialista riformista, che si ritrova nel 'Circolo socialista', e quella rivoluzionaria, che fa riferimento al 'Gruppo per la propaganda socialista' il quale è in relazione con Arturo Labriola e con la rivista milanese «Avanguardia socialista». Caglioni è legato a questa seconda componente, per conto della quale, nei primi anni del Novecento, tiene spesso conferenze di propaganda, soprattutto nel circondario di Treviglio (Bg). Il 25.7.1903 entra a far parte della nuova Commissione esecutiva della CdL di Bergamo, che nel mese di settembre si troverà a gestire lo sciopero degli operai fonditori quale forma di solidarietà alla lotta dei fonditori lecchesi. Nel 1906 fonda, dirige, compila ed è gerente responsabile del settimanale «Il Proletario. Giornale del Circolo Socialista Bergamasco», stampato a Bergamo dalla tipografia di Gerolamo Fagnani, il cui primo numero esce l’1.5.1906. Il periodico esprime un chiaro orientamento a favore della componente rivoluzionaria e sindacalista del partito socialista, ma il tentativo giornalistico si arena subito, molto probabilmente per ragioni di carattere economico. Una copia del primo numero è conservata presso la Biblioteca Nazionale Braidense di Milano. Nel dicembre 1906 risulta iscritto al Psi, ma le sue posizioni rivoluzionarie e sindacaliste evolvono in una prospettiva anarchica. Agli inizi di aprile 1907 lavora provvisoriamente presso la CdL di Milano. La sua scheda biografica viene aperta dalla Prefettura di Bergamo il 31.5.1907. Dopo un breve periodo di crisi della CdL di Bergamo, questa viene ricostituita agli inizi di agosto del 1907 da 18 rappresentanti di 12 organizzazioni sindacali locali, e in tale circostanza Caglioni tiene la relazione introduttiva. Il 13.9.1907, insieme al sindacalista Alessandro Scarpellini viene arrestato e portato in Questura per aver ostacolato i crumiri dello stabilimento tessile Zopfi e Oetiker di Bergamo. Due giorni dopo, la domenica 15.9.1907, nella sede della Lega dei Lavoranti Fornai di Bergamo si tiene una riunione privata dei garzoni vinai, dove Caglioni, davanti a 30 persone tra cui i sindacalisti Antonio Paratico e il già citato Scarpellini, parla sul tema 'Le forze dei movimenti proletari', sottolineando l'importanza dell'organizzazione proletaria. In quella circostanza viene deciso che il lunedì 23.9.1907 i garzoni vinai di Bergamo si asterranno dal lavoro se non verranno accettate le loro condizioni: 30% di aumento, diminuzione a 10.30 ore dell’orario di lavoro, aumento del 50% per le ore eccedenti le 10.30. Il 26.9.1907, su iniziativa della sezione di Bergamo della Federazione Italiana della Società Resistenza con Cassa Mutua per disoccupazione e malattia - Sezione Tornitori, Aggiustatori e Affini, di cui è segretario, Caglioni tiene un comizio agli operai dell'officina dell'Ing. Luigi Magrini di Bergamo sul tema 'Alla vigilia del Congresso'. Davanti a circa 100 operai, si dispiace che pochi operai metallurgici bergamaschi partecipino all'imminente terzo Congresso nazionale della Fiom di Bologna (29 settembre - 2 ottobre 1907), e sottolinea l'importanza della solidarietà operaia come unico modo perché gli operai oppressi possano liberarsi dall'oppressione capitalista manifestando così la loro umanità cosciente. Il 28.10.1907 partecipa al congresso Fiom. Il 26.11.1907 C. viene condannato a 20 giorni di reclusione per il reato di oltraggio ai Cc. Nel gennaio 1908 cambia casa, trasferendosi da via Broseta a via Sant' Alessandro. Tra le iniziative più significative dell'attività della CdL e di Caglioni è da annoverare il tentativo, compiuto tra il gennaio e il marzo del 1908, di sottrarre al sindacalismo cattolico locale la guida delle lotte operaie e contadine attivatesi spontaneamente a Villa d'Adda (Bg) e che, pur concludendosi con l'inevitabile sconfitta del tentativo socialista di fronte alla preponderanza numerica e organizzativa del fronte avversario, mostra il timore del mondo cattolico locale per l'iniziativa socialista nelle campagne bergamasche, timore a cui non è estranea la connotazione anticlericale delle posizioni di Caglioni e degli altri componenti della CdL. Lo scarso livello organizzativo del proletariato industriale bergamasco induce Caglioni ad un forte impegno propagandistico, anche se non mancano insuccessi e sconfitte, come il 13 e 14.3.1908, quando non riesce a tenere a Bergamo due comizi sulla necessità dell'organizzazione, rispettivamente agli operai delle officine 'Magrini' e 'Società Automobili Lombarda'. Il 6.4.1908, insieme all'anarchico Sante Arzuffi, al sindacalista Agostino Rocchi e agli operai A. Paratico e Zanardi, Caglioni viene colpito da mandato di cattura per oltraggio e resistenza a forza pubblica commesso due giorni prima, il 4 aprile, contro Cc, agenti di Ps e truppe in servizio per le vie della città per il mantenimento dell’ordine pubblico in occasione delle dimostrazioni di quel giorno. Per questo Caglioni si dà alla latitanza in Svizzera, analogamente a Paratico e Rocchi. Inizialmente si reca a Bellinzona sotto il falso nome di Alessandro Giordani, cioè con il cognome della moglie. Nel suo rapporto al Ministero dell'Interno del 22.4.1908, il prefetto di Bergamo, Aphel sottolinea la pericolosità di Caglioni, definito audace uomo d'azione, del quale evidenzia la progressiva radicalizzazione ideologica, dal socialismo al sindacalismo e infine all'anarchismo. Inoltre, il prefetto trasmette a Roma l'informazione, ottenuta dal deputato bergamasco liberal-moderato Attilio Rota, secondo la quale Caglioni avrebbe ricevuto, da un gruppo di anarchici bergamaschi e milanesi non meglio identificato, l'ordine di attentare alla vita del Re. Per questo il prefetto propone di mandare un funzionario di Ps in Svizzera a indagare sul caso. L'autorizzazione ministeriale giunge il 28.4.1908, del caso viene informato il Console italiano a Lugano e il Delegato di Ps di Bergamo Arnaldo De Franceschi viene inviato in Svizzera sulle tracce di Caglioni, senza però riuscire a trovare prove significative dell'attentato ipotizzato. Caglioni ottiene la carta di soggiorno dalla polizia di Bellinzona e lavora per qualche mese tra Bellinzona e Lugano. Il 2.5.1908, in contumacia, il Tribunale di Bergamo lo condanna a 20 giorni di reclusione per oltraggio alla forza pubblica. Nel corso del mese di maggio 1908 la Prefettura di Bergamo cerca in tutti i modi di costruire un caso intorno alla vicenda di Caglioni, che viene presentato, nelle relazioni prefettizie al Ministero, come uomo dai tratti morali discutibili e psicologicamente predisposto ad azioni riprovevoli a causa dei disturbi psichici del padre, per questo Caglioni avrebbe "i caratteri del degenerato ed è quindi capace di associare nella sua mente esaltata i propositi più arrischiati e pericolosi". Inoltre, la Prefettura di Bergamo accredita la notizia, riferita da due donne - Elisabetta Angioletti e Luigia Asperti - amiche della moglie di Caglioni, che questi sarebbe stato ucciso dai suoi stessi compagni per non aver portato a termine l'incarico dell'uccisione del Re. Non potendo provare nulla a suo carico, il prefetto di Bergamo conclude il suo rapporto riservato al Ministero dell'Interno del 30.5.1908 osservando che "ad ogni modo il Caglioni, privo affatto di ogni idealità e di senso morale, è certamente persona assai pericolosa della quale è necessario non perdere le tracce". Il 17.6.1908 il Tribunale di Bergamo lo condanna in contumacia a 4 anni e 15 giorni di reclusione per resistenza all’autorità e violenza privata. Dopo la condanna, la Prefettura di Bergamo intensifica le sue ricerche, seguendo e verificando con uomini e mezzi tutte le segnalazioni, che danno Caglioni, volta per volta, in viaggio per la Svizzera interna, gravemente ammalato in un ospedale della Svizzera italiana, rifugiato nell'Alta Valle Brembana a Roncobello (Bg). Finalmente, la domenica 27.9.1908, in occasione della visita ufficiale della Società Generale di Mutuo Soccorso di Bergamo alla consorella luganese, denominata "Figli d'Italia', Caglioni viene individuato grazie alla cronaca della giornata comparsa sul giornale di Lugano «Gazzetta Ticinese» del 28.9.1908, che riferisce dell'iniziativa e, in particolare, riporta il fatto che, in occasione del pranzo sociale, anche lui prende la parola per inneggiare alla rivoluzione sociale. Nella stessa circostanza Caglioni si incontra con la moglie e con il padre e, risiedendo a Biasca, dove lavora come sorvegliante di una cava di pietre, acquista opuscoli antimilitaristi per distribuirli ai lavoratori della cava di Biasca, dove è in contatto, tra gli altri, con Antonio Oliati e Raffaele Guarino. Il fiduciario del Console italiano cerca più volte di indurre Caglioni ad accompagnarlo per diporto in qualche comune italiano limitrofo, per poterlo così arrestare, senza però riuscirci. Nell'ottobre 1908 Caglioni tiene a Biasca la conferenza 'Abbasso il coltello'. Il suo ruolo a Biasca è significativo, dato che, in collaborazione con Giacinto Menotti Serrati, che a Lugano dirige «L'Avvenire del Lavoratore», e con il medico di Biasca, Vittorio Montemartini (fratello dei più noti Giovanni e Luigi), cerca di organizzare i lavoratori delle cave di pietra, numerosi in quell'area, con l'obiettivo di costituirvi una CdL, prestandosi anche all'attività di propagandista nella Svizzera interna, in particolare a Zurigo. Tuttavia, in seguito ad amnistia, può rientrare in Italia nel febbraio 1909, trasferendosi nell'abitazione del suocero, e immediatamente ricomincia su di lui la sorveglianza poliziesca. Nell'aprile 1909 rappresenta la Lega degli operai fornai nel contenzioso salariale con i proprietari dei forni. In tale contesto si inserisce anche il pubblico comizio organizzato dal Circolo Socialista di Treviglio e tenuto al teatro Prandina dove, oltre al socialista sindacalista A. Rocchi della CdL di Bergamo, al tramviere anarchico Giuseppe Papini, e al sindacalista Orioni, segretario della Federazione delle arti bianche di Milano, interviene lo stesso Caglioni davanti a circa 70 persone, deplorando la mancanza di organizzazione degli operai e dei contadini proletari della bassa bergamasca e sollecitando la costituzione di leghe di resistenza per contrapporsi al capitalismo. Nell'ottobre 1909 tiene una conferenza in una frazione di Brescia sul tema 'Il proletariato alla conquista del benessere comune', dove insiste sulla necessità dell'organizzazione operaia al di là delle divisioni di partito, come unica strada per l'auto-emancipazione proletaria, a cominciare dalle leghe di resistenza e dalla CdL. Nel corso del 1910 a Bergamo il gruppo dei sindacalisti rivoluzionari costituisce il Fascio Operaio. Tra i promotori, oltre a Caglioni, ci sono il tramviere Aristide Piccinini, Federico Luraschi, il tappezziere A. Rocchi, cioè le figure che due anni dopo daranno luogo alla costituzione dell'Unione Sindacale Bergamasca. Nel gennaio 1910 a Caglioni viene rilasciato il passaporto per la Svizzera, in primavera tiene conferenze in provincia, mentre il 1° maggio 1910 parla a Sarnico (Bg) in occasione della festa proletaria locale e, nella stessa occasione, recita nel teatro locale interpretando i bozzetti di Pietro Gori 'Senza patria' e '1° Maggio'. Per il 28.10.1911 organizza una conferenza dal titolo 'Le condizioni del proletariato bergamasco e le sue organizzazioni' presso i locali del Fascio Operaio di Bergamo, ma all'ora convenuta non si presenta nessuno. Nel mese di novembre del 1911 interviene ad un comizio in occasione dell'arrivo a Bergamo di alcuni bambini figli degli scioperanti di Piombino (Li). E' anche autore di un breve testo teatrale, uscito nel corso del 1912, intitolato 'Notte d'angoscia. Bozzetto in due quadri', pubblicato dalla tipografia Fagnani di Bergamo con l'introduzione di Nedda De Sanctis. E’ tra gli organizzatori e tra i più attivi partecipanti alle manifestazioni tenute a Bergamo nel giugno 1914 in seguito ai fatti di Ancona e alla settimana rossa. In particolare, il 21.6.1914, in un comizio improvvisato davanti ad un caffè del centro cittadino di Bergamo, esorta gli operai ad opporre al disprezzo borghese la loro violenza. Nel contesto delle attività sindacali bergamasche, molto forte è il conflitto, sul piano organizzativo e ideologico, tra l'area socialista e quella sindacalista. In tale contesto, Caglioni radicalizza la sua posizione sindacalista in senso più marcatamente libertario e, non accolto nel gruppo dirigente dell'USI bergamasca, nell'agosto 1914, insieme ad altri anarchici bergamaschi, fonda il Gruppo Libertario Bergamasco il quale, sempre per sua iniziativa, pubblica anche una propria rivista di quattro pagine, «Libertà. Quindicinale di propaganda libertaria», uscita con soli due numeri, nel settembre (a. I, n. 1, 6.9.1914) e nel novembre (a. I, n. 2, 15.11.1914) successivi. Il recapito della rivista è lo stesso dell'abitazione di Caglioni, che fa parte anche di un Comitato di Agitazione, presieduto da A. Rocchi, chi si costituisce nel corso dell'estate 1914 in seguito allo scoppio della guerra europea, e che si pone l'obiettivo di difendere le condizioni materiali di esistenza dei lavoratori in seguito alla crisi determinata dalle vicende belliche. Un'eco delle iniziative del Comitato si trova anche sulle pagine della rivista «Libertà», che esprime una linea libertaria anticapitalista, antimilitarista e antireligiosa. Il 12.11.1916 si reca ad Ancona presso la locale CdL portando con sé il rendiconto del proprio operato come segretario della CdL di Lecco. Riformato alla visita di leva per “debole costituzione persistente”, alla fine di dicembre del 1916 viene richiamato alle armi e, prima della sua partenza, a Lecco si tiene un'assemblea dei soci della CdL per salutarlo. Caglioni, improvvisando una conferenza di propaganda, esorta gli operai intervenuti a serrare sempre di più le fila dell'organizzazione per favorire l'obiettivo della cessazione della guerra. Viene assegnato al 35° Reggimento Fanteria, 9a compagnia, di stanza a Budrio (Bo), poi inserito nella Brigata Pistoia. Congedato nel febbraio 1919, ritorna a Lecco riprendendo il posto di segretario della CdL, attivandosi subito nei comuni del circondario con comizi e conferenze. Il 20.9.1919 parla a Bergamo agli operai metallurgici in sciopero, ai quali dice di portare il saluto dei 7.000 scioperanti di Lecco, che hanno mostrato compattezza nella lotta contro gli industriali, tanto da non far sentire la necessità delle squadre di vigilanza, e conclude invitando gli operai ad impadronirsi degli stabilimenti qualora gli industriali non dovessero accogliere le loro richieste. Il 23.1.1920 il sotto-prefetto di Lecco consegna a Caglioni il foglio di via obbligatorio per Bergamo, dove deve presentarsi in Questura, perché, non avendo un lavoro, non è in grado di giustificare come riesca a mantenersi. Il provvedimento nasconde il sospetto che Caglioni ricorra al furto e a prestiti da parte di suoi compagni, senza restituirli. Agli inizi di febbraio sostituisce per alcuni giorni a Magenta (MI) Giovanni Bensi nella direzione della locale CdL, per poi tornare a Lecco, dove nel frattempo è potuto tornare alla direzione della CdL. Il 24.2.1920, tuttavia, in concomitanza con un'intensificazione dei furti nei paesi vicini a Lecco, il prefetto di Como decide di assegnargli di nuovo il foglio di via obbligatorio con le stesse ragioni della volta precedente, ma proprio lo stesso giorno il lecchese Aloisio Berrettini, proprietario di un'officina meccanica, dichiara di assumere Caglioni come aggiustatore di biciclette, il che comporta la revoca del foglio di via. La stessa situazione si verifica ancora in seguito. In qualità di segretario della CdL di Lecco il 21.4.1920, presso la Trattoria della Ganascia di Alzano Maggiore (Bg) tiene una conferenza sul tema 'Lo sciopero dei cartai' davanti a circa 250 lavoratori della carta di quella località. In occasione delle celebrazioni del 1° maggio 1920 a Bergamo, in Piazza Pontida, davanti alla lapide dei tramvieri caduti collocata su di un carro, prende in mano la medaglia commemorativa della guerra che teneva appuntata sulla giacca e la chiama ‘palanca mata’ (cioè moneta senza valore) sputandole addosso, imitato in questo dal sindacalista socialista Aristide Piccinini. Nell'estate 1920 è ormai definitivamente tornato a Bergamo da Lecco. Il 30.7.1920, sul piazzale della stazione ferroviaria di Gazzaniga (Bg), davanti a circa 200 operai tra cementisti e cavatori, tiene una conferenza sul tema 'Unione delle masse operaie', sottolineando la differenza tra le sue posizioni, sindacaliste e libertarie, e quelle dei movimenti socialisti e cattolici. Il giorno dopo, 31.7.1920, insieme ad Egisto Ferruccio Mascioli tiene una conferenza a Dalmine (Bg) sul tema 'La battaglia dei metallurgici' davanti a circa 200 operai, esortandoli alla compattezza davanti al fronte padronale per favorire l'accoglimento delle richieste della commissione operaia. Per il 19.8.1920 la CdL di Bergamo organizza una conferenza di Caglioni su 'La delinquenza e la prostituzione', che però non ha luogo per mancanza di intervenuti. Nell'ottobre 1920 è segretario provinciale del sindacato edile aderente alla CdL di Bergamo e, in tale qualità, interviene nelle principali vertenze fra le ditte costruttrici e le maestranze. Si interessa inoltre delle agitazioni dei carrettieri, interviene nei comizi degli operai metallurgici, incitandoli alla resistenza. E' anche organizzatore di circoli vinicoli, nonché segretario della sezione muratori. Nell'ambito delle attività della locale Camera del Lavoro, tra il 1920 e il 1921 partecipa con il fratello Luigi, anarchico, alla costituzione della sezione di Bergamo dell'A.A.P.E. - Associazione Antialcoolica Proletari Escursionisti, che si contrappone all'associazionismo borghese che ormai caratterizza l'UOEI - Unione Operaia Escursionisti Italiani, da cui si scinde su una rigida base classista, per l'autonoma emancipazione civile, morale e culturale del proletariato, soprattutto contro la diffusissima piaga dell'alcolismo. Benché non sia ben chiaro attraverso quali contatti ed esperienze, risulta tuttavia che, agli inizi del 1923, Caglioni è diventato segretario della federazione di Bergamo del PCd'I. Una perquisizione in casa sua nel febbraio 1923 da parte degli agenti di Ps porta al rinvenimento di circolari del PCd'I - Sezione dell'Internazionale Comunista per la convocazione dei congressi federali del partito nel nuovo contesto fascista, nonché circolari emanate dallo stesso Caglioni per le sezioni e i gruppi comunisti della provincia bergamasca. In seguito a ciò viene arrestato e tratto in carcere insieme ad altri esponenti comunisti locali. Al suo posto, come segretario federale comunista di Bergamo subentra Achille Stuani. Nel luglio 1923 risulta ancora detenuto nelle carceri di Bergamo. Il 1° dicembre 1926 la Commissione Provinciale di Bergamo per il confino di polizia lo condanna, per tutti i suoi precedenti, a 3 anni di confino a Lampedusa. Nella stessa circostanza vengono arrestati, processati e condannati altri 11 militanti, bergamaschi, ritenuti i più pericolosi sul piano politico: Egidio Corti, Luigi Vitali e Gaetano Ghirardi, anarchici; Battista Bonomi, Giuseppe Beltrami, Vittorio Barcella, Guido Galimberti, Angelo Leris, comunisti; Dino Secco Suardo, popolare; Amedeo Cominetti, socialista; Michele Trovesi, calzolaio antifascista. Oltre a Caglioni, a Lampedusa vengono mandati Corti, Bonomi, Beltrami, Barcella, Galimberti, Ghirardi, mentre Leris, Trovesi e Vitali vengono inviati a Lipari, Secco Suardo a Ustica e Cominetti a Lagonegro. Contro l’assegnazione al confino Caglioni oppone ricorso, argomentando di aver cessato da tempo ogni attività politica per dedicarsi solo a lavoro e famiglia, oltre ad essere stato combattente, tanto che il Ministero degli Interni il 17.12.1926 invia al prefetto di Bergamo un telegramma per avere maggiori chiarimenti sulla posizione di Caglioni. Nonostante il ricorso, parte per Lampedusa il 22.12.1926. Il 22.1.1927 il segretario capo di Mussolini informa il prefetto di Bergamo che è stato emesso un assegno di lire 400 a favore delle figlie di Caglioni perché ex combattente. Il 14.2.1927 viene prosciolto dal confino e la pena residuale viene commutata in due anni di ammonizione fino al 2.12.1929. Nel settembre 1927 si trasferisce a Torino come imbianchino decoratore presso i padiglioni dell’Esposizione. Il 21.1.1928 muore a Parigi il fratello Luigi, a sua volta anarchico, rifugiatosi in Francia per sfuggire all'arresto con l'accusa di detenzione di esplosivi. Da Torino Caglioni rientra a Bergamo nel settembre 1928. Nel dicembre 1932 lavora a Bergamo come decoratore, ma è spesso disoccupato anche a causa delle cattive condizioni di salute per l'aggravarsi dei sintomi artritici. Negli anni Trenta viene sempre vigilato, in un paio di circostanze (1930 e 1939) viene condannato ad alcuni giorni di reclusione per furto e viene sempre ritenuto anarchico dalla Questura di Bergamo, anche se non fornisce più alcun rilievo riguardo alla sua condotta politica. E' incluso nell'elenco delle persone da fermare in determinate circostanze, ma nell'ottobre 1940, in seguito a nulla osta ministeriale, gli viene tolta la qualifica di schedato, anche se rimane incluso nel novero dei sovversivi per vigilanza generica. Pur dovendosi sottoporre a continue cure, nell'autunno 1940 viene assunto come meccanico dalla S.A. Caproni Aeronautica di Ponte San Pietro (Bg), dove ancora risulta occupato nel giugno 1942. Muore a Torre Boldone (Bg) il 20.2.1952 in una casa di riposo per anziani. Cpc, b. 930, 1907-1942. (G. Mangini)