Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Seriate (Bg) il 9.2.1899, partecipa come soldato alla prima guerra mondiale. Nel 1919 lascia Seriate e si trasferisce a Torino, dov’è addetto al Deposito ferroviario come manovale con funzioni di fuochista e dove fa parte di una cellula comunista. Scoperto, l’1.10.1927 “fu tradotto in arresto e denunciato al Tribunale Speciale, unitamente ad altre persone, perché mediante riunioni clandestine, raccolta di fondi per la sovvenzione di giornali, opuscoli sovversivi, stampati alla macchia e la diffusione dei medesimi, mirava alla ricostituzione del partito comunista”. Le ‘altre persone’ con le quali Amigoni viene arrestato sono Alessio Ponzio (nato a Orbassano, Torino, il 21.10.1886, manovale ferroviario), Giulio Cortesi (nato a Pontebosio, Massa, il 20.2.1902, operaio meccanico), Marco Gatti (nato a Torino il 16.5.1901, segatore meccanico) e Alessandro Rosario Mileti (nato a Specchia, Lecce, il 26.9.1909, operaio meccanico). Con la sentenza n. 71 del 21.7.1928 il Tribunale Speciale, presieduto dal giudice e generale di Divisione Augusto Ciacci, condanna tutti gli imputati, tranne Mileti, che invece viene assolto: Ponzio e Gatti a 3 anni, Cortesi a 4 anni. L’unico assolto, Mileti, dopo la sentenza viene avvicinato dall’Ovra, con cui inizia a collaborare diventando un vero e proprio delatore, la cui opera contribuisce all’arresto di militanti comunisti, tra i quali Pietro Secchia. Il centro estero del Pci decide allora di neutralizzare l’azione di Mileti facendolo uccidere e invia per questo in Italia il giovane Arturo Mior, che però riesce solo a ferire Mileti il quale, dopo questo episodio, si trasferisce in Africa. Amigoni, dal canto suo, viene condannato a 3 anni di carcere ‘per appartenenza al Partito Comunista e propaganda sovversiva’. Sua madre, residente a Seriate in via Brescia 19, il 5.3.1930 scrive a Mussolini chiedendo clemenza per il figlio, che sarebbe stato traviato da persone maligne. Di fronte alla richiesta della madre di Amigoni, l’Ufficio di Polizia Giudiziaria del Tribunale Speciale di Roma il 27.3.1930, a firma del capo ufficio Roberto Marino, maggiore dei Cc, si rivolge alla Questura di Bergamo per averne un parere. Il prefetto di Bergamo il 23.6.1930 è contrario alla possibilità della scarcerazione anticipata di Amigoni per le seguenti motivazioni: a) l’evento “non produrrebbe troppo buona impressione nel pubblico, dati i cattivi precedenti dell’Amigoni” e le sue idee sovversive; b) a Seriate è conosciuto come prepotente e ribelle alle leggi dello stato, avendo aderito fin dall’inizio al PCdI; c) durante la guerra non si è distinto per atti di particolare valore. Su tale base, il Ministero dell’Interno il 2.7.1930 esprime parere contrario all’accoglimento della domanda, pertanto la Procura Generale del Tribunale Speciale il 18.7.1930 comunica ai Cc e alla Questura di Bergamo il mancato accoglimento della domanda di grazia da parte del Ministero di Grazia e Giustizia, quando in realtà è lo stesso Ministero degli Interni a negarne l’accoglimento. Scarcerato l’1.10.1930 per fine pena dal reclusorio di Sulmona, rientra a Torino e prende residenza in via Varaita 9. Viene sottoposto a vigilanza speciale, dalla quale è prosciolto l’11.4.1932 con decreto del Giudice di Sorveglianza. Nel 1934 lavora come verniciatore presso la Carrozzeria Massena di Torino, è sposato con Lavinia De Petri, friulana, operaia alle officine di Villar Perosa (To), mentre nell’ottobre 1938 è verniciatore presso la ditta Bersia di Torino. Secondo una nota della Prefettura di Torino, nel febbraio 1940 lavora come operaio presso lo stesso stabilimento della moglie. Ha un fratello di nome Guerino, presso il quale si reca nel marzo 1944 per alcuni giorni, rientrando a Torino l’1.4.1944. Il 12.4.1944 ritorna a Seriate come sfollato, ma si tratta di un fatto provvisorio. Tra il 1944 e il 1945 i suoi spostamenti sono tutti segnalati e pedinati. Come risulta da una nota del Ministero dell’Interno, nella primavera del 1945 lavora ancora a Torino: il 30.3.1945 il Cpc informa il capo della Provincia di Torino e quello della Provincia di Bergamo che Amigoni vive a Torino in via Genova 97 bis ed è operaio presso le officine di Villar Perosa. Nel fascicolo è conservata una sua fotografia in divisa militare. Cpc, b. 102, 1927-1945. (G. Mangini, R. Vittori)