Profilo sintetico riassuntivo
Nato a Madone (Bg) il 21.11.1907, mezzadro, iscritto al Pnf dal 31.7.1933, sposato con Maria Locatelli, a sua volta contadina, dalla quale ha 5 figli: Severino, Rita, Giorgio, Angelo e Anna. Il 29.9.1934, durante un banchetto nuziale a Madone, qualcuno dei presenti grida “A chi il Duce?” “A noi”, e lui: “Ciàpa i bàle e fàle bòi”, frase che gli procura la patente di antifascista e un cumulo di grane. Tra i presenti al banchetto c’è anche un milite della Mvsn, il contadino Giovanni Meringi, che riferisce l’accaduto al segretario politico fascista di Centrisola, Carlo Ravasio. L’11.10.1934 a Facheris viene ritirata la tessera fascista “per assoluta mancanza di fede fascista”. Nel suo rapporto del 26.11.1934 al prefetto, il questore di Bergamo così commenta: “Tale frase, che significa ‘ prendi i coglioni e falli bollire’, fece pessima impressione tra i presenti anche per la circostanza in cui veniva pronunziata, in quanto era detta in risposta ad un grido che suole indicare entusiasmo fascista e venerazione per l’Animatore di tutte l’energie della nuova Italia. Il Facheris, che è anche iscritto al Fascio, nella circostanza era alquanto brillo, ciò che se potrebbe costituire attenuante dal punto di vista giuridico, indica però che la deplorevole espressione è frutto dei suoi veri sentimenti politici, sentimenti che attraverso la poca considerazione e stima in cui tiene il Capo del Governo, non possono che definirsi antifascisti”. Per lui intercedono il sacerdote di Madone, don Davide Brevi (1876-1946), con una lettera alla Questura del 14.12.1934, e il proprietario del fondo a conduzione mezzadrile della famiglia Facheris, dr. Guido Finardi di Bergamo, podestà di Madone. Facheris viene diffidato il 15.12.1934. Nel dicembre 1942 gli viene concesso il passaporto per la Germania a scopo di lavoro. (L. Citerio, G. Mangini, R. Viuttori)